domenica 20 luglio 2025

Da Il Fatto Quotidiano

 Anche i farmaci che arrivano a Cuba sono sotto embargo Usa. Sfatiamo qualche mito

Flavio Bacchetta

Flavio Bacchetta

Reporter indipendente e fotografo

William “Willy” Herrera, mentre puliva la sua bella casa habanera nel quartiere Vedado di fronte al Malecón, ebbe una crisi respiratoria; trasportato d’urgenza all’ospedale Calixto Garcia, lì morì. Il ventilatore meccanico non funzionò, essendo privo dei pezzi di ricambio. Willy è solo una delle tante vittime della crisi sanitaria cubana, peggiorata dopo l’annullamento voluto da Trump del decreto di Biden, che aveva rimosso l’isola dalla lista degli Stati terroristi.

Gli ospedali a Cuba, privi già da un decennio di farmaci essenziali, macchinari funzionanti e persino aghi per le siringhe, hanno subito il colpo di grazia dal segretario di Stato Marco Rubio – anticastrista estremo – che ha inasprito l’embargo, incurante delle conseguenze non solo per i cubani, ma per tutti i popoli caraibici e latino-americani collegati al sistema cubano di assistenza internazionale, tanto efficiente all’estero quanto deficitario in patria.

Balle a stelle e strisce

Mi ha fatto sorridere (amaro) l’ipocrisia delle motivazioni di Rubio per la guerra a questo sistema, vitale per Cuba ai fini di migliorare la sua disastrata economia: medici e infermieri in cambio di finanziamenti e carburante di cui l’isola ha bisogno per sopravvivere. Nel meeting in Giamaica e nei successivi in Guyana e Suriname, Rubio aveva attaccato gli Stati partecipanti per essere complici del regime che sfrutta i medici emigrati all’estero costretti, secondo lui, ad assecondare il traffico di esseri umani. Accuse rispedite al mittente soprattutto grazie all’intervento energico di Mia Mottley, primo ministro delle Barbados, che aveva insistito per mantenere il programma cubano.

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Posizione poi condivisa da tutti i partecipanti che fece fallire la missione di Rubio. Frustrato da questo insuccesso, Trump ha emesso nuove sanzioni per violazione dei diritti umani da parte di Diaz Canel durante le proteste a Cuba di luglio 2021. Sentir parlare Trump di diritti umani, alla luce delle incessanti deportazioni dei migranti in atto negli Stati Uniti, fa pensare al detto del bue che dice cornuto all’asino.

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Ma, tornando al ruolo del bloqueo Usa nel crollo della sanità a Cuba, ci sono miti peggiori da sfatare, riguardanti l’errata informazione che farmaci e macchinari sanitari siano esclusi dall’embargo. E questa smentita viene proprio dagli Stati Uniti ossia dal Rapporto di Oxfam America dal titolo “MYTHS AND FACTS”, datato 1997. Ci troviamo alla fine del periodo especial nell’isola, quando il welfare era ancora decente, grazie al turismo in piena crescita che lasciava margini anche per l’acquisto di materia prima per la produzione di farmaci locali, ai fini di contrastare le restrizioni dell’import Usa, già allora in calo. Letto ai giorni nostri, dopo la pandemia e il crollo verticale del turismo, oggi a – 30%, è chiaro quanto la sanità cubana sia ridotta ai minimi termini.

Sul Rapporto si legge:

1 – Cuba non può acquistare parti per apparati a raggi X, così come non può comprare da altri stati pezzi per la manutenzione del sistema idrico pubblico costruito dagli Stati Uniti.

2 – I pezzi di ricambio per la produzione di vitamine prenatali sono legalmente reperibili solo negli Usa. Derivati sintetici della prostaglandina, principio attivo dei farmaci che facilitano il parto, furono oggetto della ricerca di Upjohn, divisione della Pfizer. Dopo la fusione con Mylan, il brevetto è rimasto monopolio della casa farmaceutica, il cui export su Cuba è precluso. Secondo i ginecologi cubani, i farmaci sostitutivi sono ad alto rischio per madri e neonati [non la pensa così la Corte di Cassazione di Roma che, nel 2024, ha respinto il ricorso della stessa Pfizer per “abuso di posizione dominante” condannandola a pagare 13 milioni di euro per aver intralciato l’ingresso di farmaci generici meno costosi nel mercato italiano].

Le corporation a stelle e strisce dominano comunque il mercato mondiale e i concorrenti stranieri sono soggetti alle sanzioni se esportano farmaci a Cuba. Questo monopolio concerne anche la Kodak X-ray film, l’unica accreditata alla produzione di pellicola per la diagnostica del cancro al seno. Ciò riguarda anche la produzione di alcune chemioterapie, il cui brevetto è stato acquistato da farmaceutiche Usa che non possono vendere a Cuba. Ha fatto scalpore il caso di Pharmacia, società svedese che dagli anni 70 ha venduto terapie ormonali e chemio a Cuba, ma da quando è stata assorbita da un gruppo statunitense nel 1995, ha chiuso la filiale all’Avana.

3 – Le azioni legali hanno reso più onerose per l’isola le alternative estere, soprattutto a causa delle sanzioni che gli Stati Uniti impongono ai paesi più esposti del Terzo Mondo se commerciano con Cuba. Tra l’altro, le suddette nazioni non possono riesportare su Cuba prodotti che abbiano almeno il 20% dei componenti made in Usa. Questa sorta di dazio ha aumentato del 43% il costo dell’import cubano dal 1993.

4 – Il capitolo Donazioni è quello più fasullo: sui media mainstream vengono comprese nelle esenzioni dalll’embargo, ma non hanno niente a che vedere con il commercio vero e proprio, oltre al fatto che molte Ong sono costrette a ricorrere a espedienti per aggirare i divieti. Alcuni macchinari americani sono obsoleti per la mancata produzione di pezzi di ricambio, come i 25 respiratori per incubatrice donati all’isola, inservibili per lo stesso motivo.

E comunque l’entità delle suddette donazioni è irrisoria a fronte del quantitativo di merci di cui il paese caraibico ha bisogno. Per ammissione dello stesso Tesoro Usa, subito dopo il cosiddetto CDA (Cuban Democracy Act) la legge che “esenta” la vendita di farmaci dall’embargo, il volume tra vendita e donazioni di medicine e cibo dal 1992 al 1995 arrivò a 63 milioni di USD, mentre nel 1990 solamente – prima dell’approvazione della legge – aveva toccato la cifra record di 400 milioni! Le cifre non mentono, mettendo in risalto l’ipocrisia Yankee.

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In conclusione posso evincere che sono gli Stati Uniti i soli autorizzati a vendere (a caro prezzo e senza agevolazioni di pagamento) farmaci e parti di ricambio per macchinari a uso medico. Qualsiasi altra nazione lo faccia, è soggetta a sanzioni da parte Usa che gravano pesantemente sul bilancio cubano. Rubio e Trump, al di là della loro arroganza, sono solo la punta dell’iceberg-embargo. La persecuzione americana nei confronti di Cuba ha radici profonde, che di certo né la propaganda buonista di Obama o il ripensamento senile di Biden potevano intaccare.

Foto © F.Bacchetta

 

sabato 19 luglio 2025

Cuba, dire «qui niente poveri» ora costa il posto (dal Manifesto)

 – Roberto Livi, 19.07.2025 

 Cacciata la ministra Meno di 48 ore dopo il suo intervento la ministra ha dato le dimissioni, con un mea culpa sull’«errore» commesso nel suo discorso, che era diventato virale ed aveva provocato forti critiche in rete anche da parte di militanti del Pcc È del tutto inusuale a Cuba che un ministro – e membro del Comitato centrale del Partito comunista – venga silurato, per di più sotto pressione di una forte reazione nei social media. È quanto è accaduto martedì alla (ex) ministra del lavoro Marta Elena Feitó Cabrera che, nel corso di un dibattito in una commissione dell’Assemblea nazionale del Poder popular (Parlamento), aveva asserito: «A Cuba non vi sono mendicanti» né povertà. Quelli che con un eufemismo di lunga data vengono indicati come deambulantes non sarebbero che «persone travestite da mendicanti che in questo modo si guadagnano facilmente la vita senza dover lavorare». Meno di 48 ore dopo il suo intervento la ministra ha dato le dimissioni, con un mea culpa sull’«errore» commesso nel suo discorso, che era diventato virale ed aveva provocato forti critiche in rete anche da parte di militanti del Pcc. Lo stesso presidente Miguel Díaz-Canel aveva pubblicamente censurato la Feitó accusandola di essere «disconnessa dalla realtà in cui viviamo». «Non si difende la rivoluzione quando occultiamo i problemi che abbiamo», aveva affermato il presidente di fronte al Parlamento, indignato per la prova di «superbia» e di «prepotenza» della sua (ex) ministra. La decisione del presidente di prendere pubblicamente le distanze da una sua subalterna (ma compagna del Comitato centrale) è un fatto del tutto inusuale. Che indica non solo la gravità della questione povertà nell’isola ma anche un forte disagio politico nel Paese. Il presidente e primo segretario del Pcc non abbandona i suoi compagni di partito e governo, specie in un frangente in cui il governo socialista è nel mirino di una vera e propria guerra economico-commerciale decretata dall’amministrazione Trump. La decisione di silurare la ministra – non vi è stato alcun accenno a «un trasferimento ad altri incarichi», formula con la quale il partito-governo sostituisce i suoi responsabili – indica una situazione politicamente del tutto nuova in Cuba. Da una parte la pressione di economisti, intellettuali e cubani de a pie per censurare la ministra del lavoro indica la possibile gestazione in Cuba di una vera società civile indipendente (quella ufficiale è di fatto composta da cinghie di trasmissione del Pc) che pretende di essere ascoltata. E di essere politicamente partecipe. Dall’altra, se Díaz-Canel ha prontamente e pubblicamente reagito all’ondata di critiche e sdegno che vengono dal basso significa che il presidente sceglie di schierarsi contro una parte del partito che probabilmente avrebbe – al massimo – spostato la ministra ad altro incarico. In effetti l’intervento della Feitó nella commissione parlamentare non aveva ricevuto alcun segnale di critica, anzi aveva avuto applausi per quella che era (e tutto sommato resta) la linea ufficale: le «situazioni di vulnerabilità» in crescita nell’isola – nella grande maggioranza dei pensionati e in buona parte dei neri – sono responsabilità del bloqueo degli Usa e non si configurano come povertà grazie ai programmi di aiuti dello Stato. Riconoscere, come ha fatto Diaz-Canel che «dobbiamo abbordare con serietà e umanismo le problematiche che esistono….e per combatterle bisogna riconoscerle» significa ammettere responsabilità ed errori del governo e dunque del Partito. Analizzare realisticamente la situazione e ammettere errori è la premessa per impostare ed eventualmente mettere in opera quelle riforme di struttura del socialismo cubano che vengono chieste da anni da economisti vicini al governo e fino a oggi ignorate. Díaz- Canel– che a differenza dei suoi predecessori Fidel e Raúl Castro non possiede il carisma dei comandanti e nemmeno una grande popolarità – sembra dunque appoggiare la necessità di riforme sempre più richieste dalla base e che, con evidenza, sono rifiutate da altri alti dirigenti del Pc. È difficile avere un’idea chiara dei rapporti di forza all’interno dell’Ufficio politico del Pcc e del vertici dello Stato visto che lo slogan ripetuto a ogni passo è l’unità nel solco della «continuità della Rivoluzione». Ma il fatto che i superfalchi della gang di Trump, in primis il segretario di Stato Marco Rubio, abbiano emesso di recente sanzioni contro Díaz-Canel (e famiglia e alleati) potrebbe rafforzare l’idea di un presidente disposto a riforme di sistema. 

Trump e Rubio non vogliono riforme a Cuba ma abbatterne il governo.

venerdì 18 luglio 2025

Da ANSA Messico: rimose le statue di Fidel e del Che

 Città del Messico, via le statue di Fidel Castro e del Che

La sindaca di una delle 16 unità capitoline 'mai autorizzate'

CITTÀ DEL MESSICO, 18 luglio 2025, 00:39

Redazione ANSA

 

Le statue di bronzo di Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara, che dal 2017 erano su una panchina in un parco della colonia Tabacalera, un quartiere di Città del Messico, sono state rimosse per ordine di Alessandra Rojo de la Vega, la sindaca (del Partito rivoluzionario istituzionale) di Cuauhtémoc, una delle 16 unità amministrative in cui è divisa la capitale messicana.

Lo rendono noto i principali media messicani.
    "Le abbiamo rimosse per tre ragioni molto semplici e molto chiare", ha spiegato in un video diffuso sulle reti sociali Rojo de la Vega, "la prima è che non c'è mai stato un procedimento corretto per collocarle.

Non esiste il certificato obbligatorio richiesto dal Comitato dei monumenti e delle opere artistiche negli spazi pubblici di Città del Messico; in secondo luogo, negli archivi del comune, non esiste un solo documento che autorizzi la loro installazione; in terzo luogo, le sculture erano sotto la custodia irregolare di un dipendente comunale senza alcun mandato legale per questo. Così non si fanno le cose".
    Le due statue di bronzo di 250 chilogrammi, progettate nel 2017 dal celebre e compianto scultore messicano Óscar Ponzanelli (1966-2024) ed inaugurate nel dicembre dello stesso anno, raffiguravano il momento in cui Fidel Castro e Che Guevara si conobbero proprio nella colonia Tabacalera, nel 1955, e decisero di unire le loro forze per rovesciare Fulgencio Batista, dittatore della Cuba dell'epoca, riporta il sito di El País.
    



    

mercoledì 16 luglio 2025

Si salvi chi può

 Adesso la moda, all'Avana, non è di seguire con le interruzioni di 4 o 5 ore programmate. Tolgono la corrente a brevi intervalli nell'arco delle 24 ore, così succede quando meno te lo aspetti e con buona pace degli elettrodomestici.

 

giovedì 10 luglio 2025

Status Symbol

 La moda del momento è quella di avere una “Tarjeta Clàsica”, la specie di carta di credito, ad uso esclusivamente interno, che permette l’acquisto in valuta dove richiesto. Il problema è che detta scheda ha bisogno di un fondo che la alimenti e questo è permesso solo agli imprenditori stranieri che non possono esportare gli utili. L’altro modo è di recarsi a una CADECA (Casa de Cambio) e depositare il contante, ma chi non ha un ingresso costante del medesimo cosa ci fa con la Clàsica? Supponiamo che si venga in possesso, saltuariamente, di qualche dollaro chi ce lo fa fare di avere la scheda potendo andare negli appositi esercizi e pagare col contante che avremmo depositato?

Senza un conto che mantenga attiva in permanenza la Clàsica è proprio inutile, se non controproducente. Il metodo per avere valuta è praticamente solo l’importazione, manuale, dall’estero e questo non è semplice, con le ultime trumpate poi diventa ancora più difficile.

Però è uno “status symbol”: io ho la Clàsica e tu no. Non importa se non serva, in pratica, a niente.

mercoledì 9 luglio 2025

Va bene che non si vive di solo pane, ma...

 Davanti a casa mia c’è la panetteria di Stato che dovrebbe fornire il pane, principalmente, con la “libreta” annonaria al costo di 1 Peso per ogni pagnottella da 60 gr. Che è la quota giornaliera per persona. 60 grammi equi valgono a poco più di una michetta milanese o rosetta romana. In caso di eccedenza di farina e altri ingredienti, una volta soddisfatta la domanda potrebbero preparare il pane per la vendita libera che da 12 pesos è passato di colpo a 25 per lo stesso formato…

Improvvisamente i panettieri hanno capito che possono guadagnare un sacco di soldi e il pane calmierato è praticamente sparito, mentre ci sono quintali di pane alla vendita libera. Ma il controllo a chi spetta? I delegati al Poder Popular, appena eletti o quelli che c’erano prima, se non sono gli stessi, a cosa servono? Qua si tratta di truffa ai danni dello Stato e dei cittadini che non possono permettersi un prezzo così esoso per un panino che non copre nemmeno un buchino dello stomaco.

Un’altra perla è quella del gas GPL che da un giorno all’altro è sparito. A noi toccava la bombola calmierata, quella liberata nemmeno a sognarla, lo scorso dicembre. L’abbiamo avuta in giugno. Il bello è che se prima durava almeno due mesi, adesso non è durata nemmeno due settimane…

E c’è chi si lamenta nella opulenta Europa…

domenica 6 luglio 2025

L'America solo agli americani e soci

 Dopo aver cancellato gli ESTA ai cittadini europei residenti a Cuba, durante il suo primo mandato, adesso Trump ha dato disposizione alle Ambasciate nordamericane nel Mondo, di non rilasciare più visti d’ingresso a chiunque abbia avuto contatti con Cuba anche solo per un breve soggiorno turistico, ma non solo anche che abbiano assistito a eventi culturali o sportivi. Questo impedisce a molti atleti di diversi Paesi di poter partecipare a competizioni di qualunque disciplina e di qualunque livello, negli States.

Non solo, i cittadini europei residenti a Cuba a cui era stato cancellato l’ESTA e si erano muniti di un visto decennale e tutt’ora vigente, vengono respinti alla frontiera. Il visto è stato rilasciato dalle Ambasciate sparse per il Mondo nell’epoca Biden e “Lui” non lo riconosce, anche a me era stato rilasciato dall’Ambasciata a Roma pertanto chi ha parenti o amici negli USA deve dimenticarsi di loro anche perché, sempre Trump, ha vietato ai suoi concittadini di recarsi a Cuba. Alla mia tenera età non so se e quando potrò rivedere mie figlia e mia nipote che risiedono in Florida. I cittadini cubani non possono avere visto per “turismo” che maschera la visita famigliare.

Vediamo come reagirà a medio e lungo termine la “lobby” cubano americana di cui fa parte anche il Segretario degli Esteri Marco Rubio dal momento che diventerà sempre più difficile dare soccorso ai parenti poveri dal momento che il passamano di dollari diventerà pressoché impossibile e le rimesse bancarie non esistono dall’inizio dell’Embargo.

Questo è un esempio della più grande (secondo loro) Democrazia del Mondo. La speranza è che trascorso il quadriennio di questo Governo non ne venga uno peggiore, sempreché il “nostro” non trovi il modo di restare al potere per tutta la vita, ma sarebbe difficile.

venerdì 4 luglio 2025

Mostra fotografica di Ivan Falardi

 Facendo seguito alla cortese segnalazione ricevuta, pubblico il link dove si trova un informazione più completa sull'Artista e sul contenuto della mostra.

https://www.clp1968.it/mostra/ivan-falardi-eyes-in-havana/

giovedì 3 luglio 2025

Dal Manifesto

 Trenta giorni ai falchi Usa per strangolare Cuba– 

Roberto Livi, L’AVANA, 03.07.2025 Usa-Cuba Nuova stretta e sanzioni nel memorandum del presidente statunitense Più che annunciato, è stato diffuso il memorandum presidenziale con il quale Trump chiede alla sua amministrazione di stabilire nuove sanzioni per strangolare Cuba. L’avviso era giunto chiaro la settimana scorsa quando il segretario di Stato, il cubano americano Marco Rubio, aveva imposto all’Organizzazione degli Stati americani (Osa) di eleggere la “profuga” cubana Rosa Maria Payá come membro del Commissione interamericana per i diritti dell’uomo. Pena l’uscita degli Usa e la fine dei finanziamenti all’Osa, organizzazione che Fidel Castro aveva definito il «ministero delle colonie» degli Usa. LA GIOVANE PAYÁ – a differenza del padre Oswaldo morto a Cuba in un incidente – è nota per essere stata creata e finanziata dalla contra e dalla Cia e ha sempre usato la leva (in senso unilaterale) dei diritti umani contro il governo dell’Avana. La sua elezione sbandierata a suon di fanfare dagli anticastristi di Miami – annunciava appunto tempesta per Cuba. Il memorandum presidenziale l’ha scatenata. Trump ha dato trenta giorni ai suoi falchi per trovare misure che portino alla fine del socialismo cubano. Il lasso di tempo relativamente lungo (rispetto alle roboanti affermazioni di The Donald circa la sua capacità di far finire la guerra in Ucraina in un paio di giorni e sistemare il Medio oriente in breve tempo) è dovuto al fatto che già nella sua prima amministrazione il presidente aveva emanato più di duecento sanzioni – che si aggiungevano al sessantennale embargo – per strangolare Cuba. La più letale delle quali era il nuovo inserimento di Cuba nella lista nera dei paesi che favoriscono il terrorismo. Misura mantenuta dal presidente democratico Biden, nonostante il Dipartimento di Stato avesse dichiarato l’aperta collaborazione dell’Avana in termini di lotta alla droga e al terrorismo. Trovare nuove sanzioni e misure aggiuntive per abbattere il governo cubano dunque si presenta come un compito complicato. Anche se le direttive sono chiare: colpire dove fa più male, turismo e missioni mediche cubane all’estero. Oltre, naturalmente, nel campo del rispetto dei diritti umani (repressione dell’opposizione e della libertà di espressione) che però si annuncia come un’arma spuntata, vista la politica autoritaria di Trump e soprattutto la sua ossessione anti immigrazione che l’ha portato ad annullare i privilegi per anni concessi ai profughi cubani, 300.000 dei quali oggi corrono il rischio di essere espulsi a forza dagli Usa, per decenni da loro considerati il paradiso della democrazia. LA DRAMMATICA SITUAZIONE di Cuba – definita una «policrisi» dagli economisti locali visto che da tre anni l’isola è in recessione, il turismo in crisi, l’inflazione rimane alta e difficilmente controllabile e il sistema di produzione di energia elettrica sull’orlo del collasso– è però un obiettivo vulnerabile. Uno strangolamento delle rimesse, il blocco del turismo dagli Usa (soprattutto di cubano-americani) e l’accusa di «moderno schiavismo» rivolta ai medici cubani inviati in missione all’estero sono gli obiettivi più sensibili indicati nel memorandum. Sono obiettivi che colpiscono direttamente la popolazione dell’isola, più che la sua classe dirigente. Ed è questa la denuncia principale sollevata sia dal ministro degli Esteri Bruno Rodriguez – «sono sanzioni che colpiscono l’intero popolo cubano» – sia dal suo vice Carlos Fermandez de Cossio – «un tentativo di screditare le missioni umanitarie mediche di Cuba». Lo scopo, dunque, è quello di sempre: provocare fame e disperazione nella popolazione cubana per indurla ad abbattere il governo. Il problema da sempre irrisolto dalla contra statunitense è che non vi è in Cuba un’opposizione organizzata che abbia un «programma di transizione verso la democrazia». L’OBIETTIVO DELLA CONTRA di Miami e dei vari presidenti statunitensi, da Eisenhower in poi, è sempre stato quello abbattere il socialismo cubano, non favorire un possibile cambiamento democratico nell’isola. Dunque una geopolitica imperiale. Alla quale la dirigenza cubana risponde sullo stesso terreno. In previsione del memorandum capestro di Trump, il presidente Miguel Díaz-Canel ha cercato, con missioni politche, di rinforzare i vincoli politici e commerciali con la Russia (trovando Putin ben disposto a contromisure verso gli Usa) e più recentemente con la Bielorussia. Oltre a ottenere una forma di associazione al gruppo dei Brics+ che potrebbe garantire a Cuba uno spazio geopolitico non controllato dal dollaro. © 2025 il manifesto – copia esclusivamente per uso personale

Mostra fotografica a e su l'Avana, ricevo e pubblico

 

Ilenia Rubino <ilenia.rubino@clp1968.it>

08:23 (3 ore fa)

a me

Buongiorno Aldo,

sono Ilenia Rubino dell’ufficio stampa CLP Relazioni Pubbliche, piacere di conoscerla, io la disturbo perché stiamo seguendo la comunicazione della mostra del fotografo bergamasco Ivan Falardi Eyes in Havana alla FAC Fábrica de Arte Cubano all’Avana, Cuba, fino al 31 agosto.
Si tratta di una mostra personale, con oltre 300 opere stampate su ChromaLuxe, che dialogano con l’architettura industriale del polo artistico multidisciplinare della capitale cubana e che riflettono, mediante la tecnica del Light Painting, sull’idea della visione.

La mostra è curata da Patricia Silverio Guzmán e gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a L’Avana.

A questo link potrà trovare materiale stampa e immagini.

 

Spero possa essere di suo interesse per una segnalazione sul suo blog e non esiti a scrivermi per qualsiasi cosa.

A presto e un caro saluto,

Ilenia

Ilenia Rubino

CLP Relazioni Pubbliche

Via Fratelli Bronzetti 27

20129 Milano

M. +39 333 2238560

T. +39 02 36755700

www.clp1968.it

 

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