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venerdì 30 gennaio 2015

Tra i fornelli, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato sulla Rivista Réplica di Miami
Gennaio 2015 (non ci sono immagini)

Oltre ottanta ristoranti, contati approssimativamente, si classificano come di cucina cubana a Miami. Nove di loro si trovano nell’aeroporto, otto a Coral Gables, undici a South Beach. Sedici si trovano nel nord-nord est e 18 nel sud di Miami Dade. Aventura, una comunità a maggioranza ebrea ne ospita uno.
Alcuni portano nomi che vengondo dalla nostalgia profonda: Ayestarán, la Esquina de Tejas, Río Cristal, Puerto de Sagua...Ci sono da asporto, come l’Havana Harry’s Café o emblematici come il Versalles con i suoi 360 coperti, una clientela cosmopolita, ma comunque economico. Prezzi molto favorevoli li garantisce l’offerta de El Polo Norte, celebre anche per il suo buon caffè a davvero popolari i dodici esercizi di Pollo Tropical, i sette de El Palacio de los Jugos che godono di un’accettazione crescente per il loro menù vario, la familiarietà del servizio che vi si presta e la qualità della cucina.
El Palacio de los Jugos dona sempre allegria al visitatore. È un posto unico per godere della cucina cubana in un ambiente familiare. Quello che si trova all’angolo della 57 con Flagler ha ottenuto il nome di “el original”. Fu lì dove i loro proprietari, la coppia composta da Apolonia e Reinaldo Bermúdez aprirono, nel 1977, un piccolo spaccio di cibi da asporto. Il giro di affari crebbe con la vendita di frutta e l’aggiunta di altri piatti tradizionali al menù che si cominciò a consumare anche sul posto, per diventare un concetto originale di ristorante dal salone aperto alla brezza e coperto da un soffitto a colori vibranti, al quale si aggiunse un mercato annesso con ortaggi, verdure, carne, pesce e altri prodotti già elaborati o da confezionare a casa.
Il menù de El palacio de los Jugos comprende la cucina cubana di sempre: carne con patate, ropa vieja (strisce di carne in salsa), bistecche con patate fritte, riso con pollo, quimbombó (ortaggio tropicale) con gamberi secchi, tamal  (specie di polenta) nella foglia o tamal en cazuela (nel contenitore di coccio)...e naturalmente riso e latte, dolcetti di cocco scuri, dolce di latte cagliato...
Una gamma molto varia di pane e dolci si trova al Gran París, all’angolo della 7ma strada con la 30ma avenue, la prima panetteria e pasticceria cubana di Miami.
La culinaria cubana, complessa e semplice allo stesso tempo, ha i suoi sapori caratteristici che sollevano i sensi e che, come la storia, sono espressione di un’identità nazionale. Le influenze che ha ricevuto attraverso gli anni hanno dato come risultato una gastronomia saporita, per il gusto dei latinoamericani e anglosassoni allo stesso modo, assicura Cristina Juri Arencibia, specialista in questi temi culinari.
A suo giudizio, piatti come il tamal en cazuela continuano ad essere graditi a tutti, in particolare dei giovani che non sono cresciuti nell’epoca delle cosiddette cucine veloci. Cristina Juri precisa che la base tradizionale dei piatti dell’Isola è variata poco, per soddisfare i palati giovani o quelli che innovano sul classico e creano sapori nuovi e deliziosi. Questo è il caso del famoso chéf Douglas Rodríguez, cui saporiti piatti Nuovo Latino, sono conosciuti da molti in questa città e anche oltre i suoi limiti. Il suo enchilado de camarones (gamberi in salsa piccante), riflette il gusto cubano per i frutti del mare, giacché Cuba è circondata dalle acque e il sud della Florida non resta indietro. Secondo Rodríguez, nel suo libro di cucina “Nuovo latino” la parola “enchilado”, piatto di frutti di mare cubano in salsa piccante, non si deve confondere con la “enchilada” la “tortilla” messicana ripiena e arrotolata.
Due aspetti, oggi quasi scomparsi della gastronomia popolare dell’Isola continuano ad esistere e con tutto rispetto, a Miami. Sono la frita (polpetta di carne), la regina della cucina veloce cubana e il sandwich chiamato “cubano”. La prima sembra dormire il sonno della dimenticanza, sull’altra sponda e il sandwich autenticamente cubano ha attualmente una timida rinascita in alcune caffetterie private sorte al calore delle riforme che vogliono dare impulso all’economia nazionale.
Si dice che la frita cubana arrivò a Miami nel 1961. La portò Dagoberto Estevil, amico all’Avana di uno dei figli di Sebastián Carro, il miglior “fritero” della città. Aprì il suo esercizio nell calle 8 angolo avenida 12 e le chiamò “Fritas Dominó”, forse per la prossimità del parco con questo nome.
Estevil, che morì nel 1980, ebbe imitatori e seguaci. Già  Dominó non esiste, ma nel sud della Florida ci sono molti spacci di queste polpette che si confezionano con carne bovina e di maiale, macinate e mescolate che si condiscono con paprika e altre spezie prima di servirle in due fette di pane unte con pasta o salsa di pomodoro e accompagnate con stick di patate.
Fra questi spacci, quelli della catena El Rey de las Fritas sono fra l’altro tutto un campionario della gastronomia veloce e popolare cubana. Nell’esercizio della calle 8 angolo 18 avenida, un locale ambientato con riproduzioni di caricature del disegnatore cubano Silvio e foto dell’Avana si offrono, oltre alle fritas, queste delizie del palato cubano che sono el pan con lechon (porchetta), los tostones (ruote di banana fritta) e la cotoletta di maiale, così come i frullati, succhi di frutta, il caffè e il rinfrescante guarapo (spremuta di canna da zucchero). Non tutte le fritas che si offrono a Miami sono di qualità. Quelle del Rey de las Fritas, seppure un po’ care, sono fra le migliori come quelle de La Carreta e de Las Islas Canarias, un ristorante pieno a qualunque ora e famoso per le sue frittelle di prosciutto, le migliori di tutta Miami.
Se la frita è arrivata nel 1961, il sandwich ebbe un ingresso precoce in Florida. Successe nel 1905, però non a Miami, ma al caffè Columbia della comunità cubana di Ibor City a Tampa. Solo che quello che si elaborava a Tampa si differenziava da quello di Miami per le fette di salame che si aggiungono ai suoi componenti. Ingrediente, questo, che si introdusse in entrambe le località da un paio d’anni quando Tampa volle dichiarare spuntino ufficiale il sandwich cubano che oggi si può trovare in ristoranti molto buoni come Versalles, La Carreta, Islas Canarias o Latin American Bakery y Café.
In ogni modo, con salame o senza salame, è un boccone squisito che ugualmente alla frita, non ha niente a che vedere col sapore uniforme e standardizzato dei prodotti fast food.
Opzioni eccellenti per mangiare cucina cubana a Miami.

All’Avana:

Castropol, unico e indimenticabile

Castropol assicura un’esperienza indimenticabile a chi lo visita. La critica specializzata lo qualifica fra i migliori di Cuba. Sorprende per il suo menù squisito e vario, l’efficienza del servizio e un’eccellente rapporto prezzo-qualità. Come se questo fosse poco, la sua ubicazione privilegiata gli concede un valore aggiunto. È ubicato di fronte al mitico Malecón avanero e dalle sue terrazze regala un panorama di questa strada, la più cosmopolita dell’Avana, che mozza il fiato. Per questo si dice, a ragione, che scegliere un piatto al Castropol è una sfida al palato, ma goderne vicino al Malecón è un’esperienza unica.
L’esercizio ha guadagnato il Certificato d’Eccellenza 2014 che assegna il conosciuto sito web Tripadvisor. Lo si considera iedale per famiglie con bambini e lo è, inoltre, per incontri romantici, d’affari o occasioni speciali. La sua clientela è maggiormente cubana. È frequentato anche dal settore diplomatico accreditato sull’Isola e non sono pochi i governanti stranieri che hanno goduto della sua cucina al loro passaggio dalla capitale cubana. È lunga la lista di notabili – cubani o no – che figurano fra i suoi abituali clienti.
Quattro ambienti, tutti disposti con eleganza, distinguono il Castropol. La griglia offre tutte le carni elaborate al carbone e un “cooking show” di pizze speciali, confezionate in modo artigianale con una pasta sottile all’olio d’oliva e cucinate in forno a legna di mattoni refrattari. Dal cortile, il cliente, può seguire in tutti i dettagli la ricchezza di questo processo portato avanti da un personale specializzato nel medesimo.
La rivendita di pane e dolci denota qualità e distinzione nella sua varia offerta mentre il video bar, contiguo alla griglia, offre servizio agli eventi sociali che accoglie.
Al piano superiore dell’esercizio, il ristorante gourmet offre piatti deliziosi delle cucine cubana e internazionale. Piatti elaborati al tegame, con olio d’oliva. La cucina asturiana quì si fonde con ricette tipiche cubane e dell’alta cucina internazionale, tutte con un tocco di preparazione e presentazione squisite
Castropol è una società culturale e di beneficenza che compone la Federazione Asturiana di Cuba. Possiede un locale proprio e un sistema di autofinanziamento raggiunto dai servizi gastronomici che presta. Fu fondata il 10 aprile del 1929 da persione oriunde della località di questo nome e i loro discendenti residenti a Cuba. Un consiglio diviso in nove “parrocchie”, con circa 3500 abitanti e una fonte di lavoro centrata essenzialmente nei cantieri navali della regione e la pesca di vongole e cozze.
Cosa scegliere davanti all’ampio menù del Castropol? Forse il lettore è interessato a seguire i consigli del cronista o, almeno, a conoscere i suoi gusti. Nell’area della griglia la preferenza si inclina per la grigliata speciale che comprende, per due persone, pollo, bovino,agnello, gamberi, pesce e aragosta con tre contorni a scelta e due bicchieri di vino, anche se risultano ugualmente tentatrici la grigliata del pescatore, elaborata con prodotti del mare e la grigliata contadina con prodotti della campagna. Per qualcosa di più leggero, forse risulta adatta la cotoletta di maiale affumicata o i rotoli di agnello col proprio sugo, alla brace, senza dimenticarci del pollo arrosto, i frutti di mare e le polpe di maiale fritte. O una buona pizza, sottile e croccante.
Nel ristorante gourmet non è facile prendere decisioni. Forse dei tostones ripieni, una terrina di frutti di mare e pesce con crema di polpo al pesto o un rituale di champignon alla crema. Fra i piatti di mare la corona va alla paella marinera con aragosta, pesce, gamberi, cozze, vongole e gamberetti. Anche i gamberi impanati con malanga, salsa tartara, salsa di miele e soia, mentre fra i piatti di terra la scelta risulta difficile tra la salamella al tegame con vino rosso su champignones tostati, il piatto stufato, l’agnello Ararat, il maiale affumicato o le spalle di coniglio avvolte al bacon, mele e salsa di sidro...
Come si diceva all’inizio di questa nota, le decisioni sono difficili da prendere al Castropol, tutta una sfida al palato, ma qualunque scelta assicurerà al commensale un’esperienza unica per la qualità della sua cucina, la efficacia del servizio e l’opportunità di degustarlo avvolti nel sogno che regala il Malecón dell’Avana.

Castropol
Griglia. Ristorante gourmet. Video-Bar. Dalle 12 alle 24
Pasticceria dalle 10 alle 24
Malecón, 107 entre Crespo y Genios. Tel.: 861 4864


Sapori del mio Paese    
Di Silvia Mayra Gómez

Pollo arrosto
4 porzioni
Ingredienti:
un pollo grande, 116 gr. di vegetali misti, 29 gr. di olive snocciolate, 29 gr. di salame o prosciutto, 6 gr. di burro, ¼ di tazza di vino bianco secco, 1 tazza di brodo, 29 gr. di salsa di pomodoro, 4 denti di aglio, 1 cipolla media, 1 arancia amara, pepe bianco e sale a piacere, a discrezione salsa piccante, foglie di lattuga.
Preparazione:
tagliare il pollo in quarti, marinarlo con sale, pepe e il succo dell’arancia amara e lasciarlo riposare con questa guarnizione.
Preparare una salsa col brodo e la salsa di pomodoro e saltare nel burro l’aglio pelato e la cipolla pulita, entrambi tagliati fini.
Preparare un letto coi vegetali in una casseruola appropriata, collocare il pollo e aggiungere la salsa, le spezie saltate, il vino, il salame o prosciutto, le olive e la salsa piccante. Cuocere a fuoco lento per 30 minuti.
Servirlo in una marmitta. Collocare il pollo arrosto su un fondo di foglie di lattuga e versargli sopra il resto della cottura. Accompagnarlo con riso in bianco e insalata di vegetali freschi.
Inoltre raccomandiamo:
Paladar San Cristóbal
Avvicinatevi ad assaggiare l’Avana dei ‘50
Da lunedì a sabato dalle 12 alle 24
San Rafael, 469 entre Lealtad y Campanario. Centro Habana
Tel.: 8679109 – 8601705

Razones y Motivos
Bar Ristorante
Cucina cubana e internazionale. Il meglio dell’utopia
Calle F, 63 e 3ra y 5ta. Vedado
Tel.: 8328732

El Asturianito
Cucina cubana, internazionale e italiana
Più che una promessa, una garanzia
Tutti i giorni dalle 12 alle 24
Paseo del Prado, 563 entre Dragones y Teniente Rey. La Habana
Tel.: 8632985

Mimosa
Pizzeria, pasta fresca
Dove si viziano i sensi
Tutti i giorni dalla 12 alle 24
Calle Salud, 317 entre Gervasio y Escobar. Centro Habana
Tel.: 8671790

Los Nardos
L’autentica cucina caraibica, Varia e squisita. Cantina con otre 500 marche
Tutti i giorni dalle 12 alle 24
Paseo del Prado, 563 entre Dragones e Teniente Rey. La Habana
Tel.: 8632985 -  8635999

La Flor de Loto. Lien Fa
Cucina asiática con un tocco tropicale
Tutti i giorni dalle 12 alle 24
Calle Salud, 313 entre Gervasio y Escobar. Centro Habana

Up & Down
Bar Ristorante
Tutti i giorni dalle 15 alle 3
Calle Quinta angolo B. Vedado

Topoly
Ristorante iraniano, Snack, Sala da the
Dalle 10 – alle 24
Calle 23, 669 angolo D. Vedado
Tel.: 8323224

El Litoral
Bar Caffè, Ristorante
Dalle 12 alle 24
Malecón, 161 entre K y L. Vedado
Tel.: 8302201 – 53446191

Starbien
Cucina cubana e internazionale
Da lunedì a sabato dalle 12 alle 24
Calle 29, 205 entre B y C. Vedado
Tel.: 8300711

Esto no es un Café
Ristorante, Bar, Galleria d’Arte, l’arte della cucina coincide con le arti visive
Tutti i giorni dalle 12 alle 24
Calle San Ignacio, 58 entre O’ Reilly y Empedrado, Callejon del Chorro.
Plaza de la Catedral. Habana Vieja
Tel.: 8625109

Divino
Cucina cubana e internazionale, cantina con oltre 300 marche
Calle Raquel, 50 entre Esperanza y Lindero. Reparto Castillo Averhoff
Mantilla. Arroyo Naranjo
Tel.: 6437734. Prenotazioni: 58127164

Union Francesa
Ristorante di specialità, grigliata, cucina italiana
Calle 17 angolo 6. Vedado



ENTRE FOGONES
Revista Réplica. Miami. Enero, 2015
(No se muestran imágenes)

Comer cubano en Miami
Ciro Bianchi Ross

Más de ochenta restaurantes, contados ¨por arribita¨,  clasifican en
Miami como de cocina cubana. Nueve de ellos abren sus puertas solo en
el aeropuerto,  ocho en Coral Gables y once en South Beach. Dieciséis
se hallan establecidos en el Norte-Noroeste y 18 en el sur de Miami
Dade. Aventura, una comunidad mayoritariamente judía, cuenta con uno.
        Algunos  tienen nombres que vienen desde el hondón de la nostalgia:
Ayestarán, La Esquina de Tejas, Río Cristal, Puerto de Sagua… Los hay
de empaque, como el Havana Harry’s Café, y emblemáticos, como el
Versailles con sus 360 capacidades,  una clientela cosmopolita y aun
así económico. Precios muy favorables garantiza la oferta de El Polo
Norte, célebre asimismo por su buen café,  y verdaderamente populares
son los doce establecimientos de Pollo Tropical, y los siete de El
Palacio de los Jugos, que gozan de una aceptación creciente por su
menú variado, lo familiar de la atención que en ellos se presta y la
calidad de su cocina.
        El Palacio de los Jugos regala siempre una alegría al visitante.  Es
un lugar único para disfrutar de la cocina cubana en un ambiente
familiar. El que se ubica en la esquina de la 57 con la calle Flagler
recibe el apelativo de ¨el original¨.  Fue allí donde sus
propietarios, el matrimonio conformado por Apolonia y Reinaldo
Bermúdez abrieron en 1977 un pequeño expendio de comidas para llevar.
El negocio creció con la venta de frutas y la adición de otros platos
tradicionales al menú, que empezó a degustarse también en el lugar,
para asentar un concepto original de restaurante con su salón abierto
a la brisa y resguardado con una cubierta de colores vibrantes, al que
se le sumó un mercado anexo con viandas, vegetales, carnes, pescados y
otros productos ya elaborados o para confeccionar en casa.
        El menú de El Palacio de los Jugos incluye la comida cubana de
siempre: carne con papas, ropa vieja, bistec con papas fritas, arroz
con pollo, tasajo con boniato hervido, quimbombó con camarones secos,
el tamal en hoja y el tamal en cazuela… y, por supuesto, arroz con
leche, coquitos prietos, dulce de leche cortada… Una gama muy variada
de panes y dulce se encuentra en Gran París, en la esquina de la calle
7 y la 30 avenida, la primera panadería y dulcería cubana de Miami.
         La culinaria cubana, compleja y sencilla a la vez, tiene sus sabores
distintivos, que realzan los sentidos y que al igual que la historia,
son una expresión de identidad nacional. Las influencias que ha
recibido a través de los años, han dado como resultado una sabrosa
gastronomía del agrado de latinoamericanos y anglos por igual, asegura
Cristina Juri Arencibia, especialista en estos temas culinarios.
        A su juicio, platos como el tamal en cazuela siguen siendo del agrado
de todos, particularmente de los jóvenes que no crecieron en la época
de las llamadas comidas rápidas. Precisa Cristina Juri que la base
original de platos tradicionales de la Isla ha variado un poco para
satisfacer los paladares más jóvenes y aquellos que innovan sobre lo
clásico y crean nuevos y deliciosos sabores. Este es el caso del
famoso chef Douglas Rodríguez, cuyos sabrosos platos Nuevo Latino son
de muchos conocidos en esta ciudad y allende fronteras. Su enchilado
de camarones refleja el gusto cubano por los frutos del mar, ya que
Cuba está rodeada de agua, y el sur de la Florida no se queda atrás.
Según Rodríguez, en su libro de cocina Nuevo Latino, ``la palabra
`enchilado', plato de mariscos cubano, en una salsa de tomate picante,
no debe confundirse con la enchilada, tortilla mexicana rellena y
enrollada''.
        Dos renglones hoy casi desaparecidos de la gastronomía popular de la
Isla siguen campeando por sus respetos en Miami. Son la frita, la
reina de las comidas rápidas cubanas, y el sándwich llamado cubano. La
primera parece dormir el sueño del olvido en la otra orilla y el
sándwich auténticamente cubano tiene ahora un tímido renacer en
algunas cafeterías privadas surgidas al calor de las reformas que
pretenden impulsar la economía nacional.
        Se dice que la frita cubana llegó a Miami en 1961. La trajo Dagoberto
Estevil, amigo, en La Habana, de uno de los hijos de Sebastián Carro,
el mejor fritero de la ciudad.  Abrió su negocio en la calle 8 esquina
a la avenida 12, y le llamó Fritas Dominó, quizás por la proximidad
del parque de ese nombre.
        Estevil, que fallecería en 1980, tuvo imitadores y continuadores. Ya
Dominó no existe, pero hay en el sur de la Florida muchos expendios de
esas albondiguillas que se confeccionan con carne de res y carne de
cerdo molidas y mezcladas y se sazonan con paprika y otras especies
antes de servirla entre dos tapas de pan untadas de pasta o salsa de
tomate y acompañarla con palitos de papa.
        Entre esos expendios, los de la cadena de El Rey de las Fritas, es
además todo un muestrario de la gastronomía rápida y popular cubana.
En el establecimiento de la calle 8 esquina a 18, un local ambientado
con reproducciones de caricaturas del dibujante cubano Silvio y fotos
de La Habana, se oferta, además de las fritas, esas delicias del
paladar cubano que son el pan con lechón, los tostones y la chuleta de
puerco, así como los batidos y los jugos de frutas, el café y el
refrescante guarapo, hijo de la caña de azúcar. No todas las fritas
que se ofertan en Miami son de calidad. Las de El Rey de las Fritas,
si bien algo caras, son de las mejores, al igual que las La Carreta y
las de Islas Canarias, un restaurante lleno a todas horas y famoso por
sus croquetas de jamón, las mejores de todo Miami.
        Si la frita llegó en 1961, el sándwich tuvo una entrada temprana en
Florida. Ocurrió en 1905, pero no en Miami, sino en el café Columbia
de la comunidad cubana de Ibor City, de Tampa. Solo que el que se
elabora en Tampa se diferencia del de Miami por  las lascas de salami
que se añaden a sus componentes. Ingrediente este que enfrentó a ambas
localidades hace un par de años cuando Tampa quiso declarar bocata
oficial el sándwich cubano, que hoy puede adquirirse y muy buenos en
restaurantes como  Versailles, La Carreta, Islas Canarias y Latin
American Bakery y Café.
De cualquier manera, con salami o sin salami, es un bocado exquisito y
que, al igual que la frita, nada tiene que ver con el sabor uniforme
y, estandarizado de los productos de fast food.
        Excelentes opciones para comer cubano en Miami.


Castropol, único e inolvidable

Castropol asegura un experiencia inolvidable a los que lo visitan.  La
crítica especializada cataloga este restaurante entre los mejores de
Cuba.  Sorprende por su menú exquisito y variado, la eficiencia del
servicio y una excelente relación precio-calidad. Como si eso fuese
poco, su privilegiada ubicación  le concede un valor añadido. Está
emplazado frente al mítico Malecón habanero y desde sus terrazas
regala una visión de esa vía, la más cosmopolita de La Habana, que
corta el aliento.  Por eso se afirma con razón que escoger un plato en
Castropol es un desafío al paladar, pero disfrutarlo junto al Malecón
es una vivencia única.
        Este establecimiento mereció el Certificado de Excelencia 2014 que
otorga el respetado sitio web Tripadvisor. Se le considera ideal para
familias con niños, y lo es además para encuentros románticos y de
negocios y ocasiones especiales. Su clientela es mayormente cubana.
Es frecuentado asimismo por el sector diplomático acreditado en la
Isla y no son pocos los mandataros extranjeros que han disfrutado de
su cocina a su paso por la capital cubana. Es gruesa la lista de
¨notables¨ -cubanos y no- que figuran entre sus habituales.
        Cuatro ambientes, dispuestos todos con elegancia, destacan en Castropol.
La parrillada oferta todas las carnes elaboradas al carbón y un
cooking show de especialidades de pizzas confeccionadas de manera
artesanal con una masa fina de aceite de oliva y cocinadas con leña en
un horno de ladrillos refractarios.  Desde el patio puede el cliente
seguir en todos sus detalles la riqueza de este proceso llevado a cabo
por un personal especializado en esa práctica.
La tienda de panes y dulces denota calidad y distinción en su variada
oferta mientras que el video-bar, contiguo a la parrillada, ofrece
servicio a los eventos sociales que acoge.
En los altos del establecimiento, el restaurante gourmet  regala
platos deliciosos de las cocinas cubanas e internacional. Platos
elaborados al sartén, con aceite de oliva. La cocina asturiana se
funde aquí con recetas típicas cubanas y de la alta cocina
internacional, todas con un toque de fusión y una presentación
exquisita.
Castropol es una sociedad cultural y de beneficencia que integra la
Federación Asturiana de Cuba.  Posee local propio y un sistema de
autofinanciamiento alcanzado por los servicios gastronómicos que
presta. Fue fundada el 10 de abril de 1929 por personas oriundas de la
localidad asturiana de ese nombre y sus descendientes radicados en
Cuba. Un concejo dividido en nueve parroquias, con unos 3 500
habitantes y una fuente de empleo centrada en lo esencial en los
astilleros de la región y en la pesca de ostras y almejas.
¿Por qué decidirse ante la amplia carta de Castropol?  Quizás se
interese el lector por seguir los consejos del cronista o, al menos,
conocer sus gustos. En el área de la parrilla la preferencia se
inclina por la parrillada especial que incluye, para dos personas,
pollo, res, cordero, camarones, pescado y langosta con tres
guarniciones, a escoger, y dos copas de vino, aunque resultan
igualmente tentadoras la parrillada del pescador, elaborada con
productos del mar, y la parrillada campesina, con frutos del campo.
Para algo más ligero quizás resulte oportuno el chuletón de lomo de
cerdo ahumado o los rollos de cordero braseados en su jugo, sin
olvidarnos del pollo asado, los mariscos y las masas de cerdo fritas.
O una buena pizza, fina y crocante.
En el restaurante gourmet no resulta fácil tomar decisiones. Tal vez
unos tostones rellenos, una terrina de mariscos y pescado con crema de
pulpo al pesto o un ritual de champiñones a la crema. Entre los platos
del mar, la corona es para la paella marinera con langosta, pescado,
camarones, mejillones, almejas y gambas. También los camarones
rebosados con malanga, salsa tártara, salsa de miel  y soya, mientras
que entre los platos de la tierra, la elección resulta difícil entre
el solomillo al sartén con vino tinto sobre tostado de champiñones, el
pato estofado, el cordero Ararat, el ahumado de cerdo o las espalditas
de conejo envueltas con bacón, manzanas y salsa de sidra…
Como se afirmó al comienzo de esta nota, las decisiones son difíciles
de tomar en Castropol, todo un desafío al paladar, pero cualquier
elección asegurará al comensal una experiencia única por la calidad de
su cocina, lo eficaz del servicio y la oportunidad de degustarlo
envuelto en el ensueño que regala el Malecón de La Habana.
Parrillada. Restaurante gourmet. Video-Bar. Dulcería
        12 m – 12 pm. Dulcería: 10 am – 12 pm.
Malecón, 107 e/ Crespo y Genios. La Habana. Tfno.: 861 4864

Sabores de mi país
Silvia Mayra Gómez


Pollo asado
4 Servicios

Ingredientes:
Un pollo grande, 116g de vegetales mixtos, 29g de aceitunas
deshuesadas, 29g de salami o jamón, 6g de mantequilla, ¼ taza de vino
seco, 1 taza de caldo, 29g de pasta de tomate, 4 dientes de ajo, 1
cebolla mediana, l naranja agria, pimienta blanca y sal a gusto, salsa
picante a discreción, hojas de lechuga.

Preparación:
Corte el pollo en cuartos.  Marínelo con sal, pimienta y el zumo  de
la naranja agria. Déjelo reposar en ese adobo.
Prepare una salsa con el caldo y la  pasta de tomate y saltee en
mantequilla el ajo pelado  y la cebolla limpia, ambos  cortados
finamente.
En una cacerola apropiada forme un lecho con los vegetales, coloque el
pollo y agréguele la salsa, las especies salteadas, el vino, el salami
o jamón, las aceitunas y la salsa picante. Cocine a fuego bajo durante
30 minutos.
Sírvalo en una fuente. Sobre un  fondo hojas de lechuga, coloque el
pollo asado. Viértale por encima los restos de la cocción. Acompáñelo
con arroz blanco y  una ensalada de vegetales frescos.




Recomendamos además

San Cristóbal
        Paladar
Acérquese a saborear La Habana de los 50
        De lunes a sábado. 12 m a 12 pm
        San Rafael, 469 e/ Lealtad y Campanario. Centro Habana
        Tfnos.: 867 9109 – 860 1705

Razones y Motivos
        Restaurante Bar
Cocina cubana e internacional. Lo mejor dela utopía        
Calle F, 63 e/ 3ra y 5ta. Vedado
Tfno.: 832 8732
restaurante.razones@gmail.com

El Asturianito
        Cocina cubana e internacional. Cocina italiana
        Más que una promesa es una garantía
        Todos los días. 12 m – 12 pm
        Paseo del Prado, 563 e/ Dragones y Tte Rey. La Habana
        Tfno.: 863 2985

Mimosa
        Pizzería. Pastas frescas
        Donde se miman los sentidos
        Todos los días. 12 m – 12 pm
        Calle Salud, 317 e/ Gervasio y Escobar. Centro Habana
        Tfno.: 867 1790

Los Nardos
        La auténtica cocina fusión caribeña. Variada y exquisita. Cava con
        más de 500 etiquetas
        Todos los días. 12 m – 12 pm
        Paseo del Prado, 563 e/ Dragones y Tte Rey. La Habana
        Tfnos.: 863 2985 – 863 5999

La Flor de Loto. Lien Fa
        Cocina asiática con un toque tropical
        Todos los días. 12 m – 12 pm
        Calle Salud, 313 e/ Gervasio y Escobar. Centro Habana
        Tfno.: 860 8501


Up&Down
        Restaurante. Bar
        Todos los días. 3 pm – 3 am
        Calle Quinta esq a B. Vedado


Castropol
        Parrillada. Restaurante gourmet. Video-Bar. Dulcería
        12 m – 12 pm. Dulcería: 10 am – 12 pm
        Malecón, 107 e/ Crespo y Genios. La Habana
        Tfno.: 861 4864

Topoly
        Restaurante iraní. Snack. Salón de te
        10 am – 12 pm
        Calle 23, 669 esq a D. Vedado
        Tfno.: 832 3224

El Litoral
        Bar. Restaurante. Café
        12 m – 12 pm
        Malecón, 161 e/ K y L. Vedado
        Tfno.: 830 2201 – 5 344 6191

Starbien
        Cocina cubana e internacional
        De lunes a sábado. 12 m a 12 pm
        Calle 29, 205 e/ B y C. Vedado
        Tfno.: 830 0711

Esto no es un café
Restaurante. Bar. Galería de Arte. Donde  el arte de la cocina
coincide con las artes visuales
        Todos los días. 12 m – 12 pm
        Calle San Ignacio, 58 A e/ O’Reilly y Empedrado. Callejón del Chorro.
Plaza de la Catedral. Habana Vieja
Tfno.: 862 5109
estonoesuncafé@gmail.com


Divino
        Cocina cubaba e internacional. Cava con más de 300 etiquetas
Calle Raquel, 50 e/ Esperanza y Lindero. Reparto Castillo de Averhoff.
Mantilla. Arroyo Naranjo
Tfno.: 643 7734. Reservaciones 5 812 7164


Unión Francesa
        Restaurante de especialidades. Parrillada. Cocina italiana
        Calle 17 esq a 6. Vedado


        
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/








giovedì 29 gennaio 2015

Festival dell'Habano 2015



I marchi Montecristo e Romeo y Julieta saranno i protagonisti dei lanci di Habanos S.A. per questo 2015.
Dal 23 al 27 febbraio 2015 Cuba accoglierà il XVII Festival dell`Habano, incontro che come in ogni edizione incorporerà diverse novità.
I marchi Montecristo e Romeo y Julieta saranno i protagonisti dei lanci di Habanos S.A. per questo 2015 e ne saranno assagiate nel corso dell`incontro. Tutti i partecipanti individuali che vogliono viaggiare all`origine di una tradizione centenaria nell`Isola potranno scoprire le diverse sorprese che il XVII Festival dell`Habano prepara sulla web www.habanos.com
L`inaugurazione della Fiera Commerciale associata, nel Palazzo dei Convegni dell`Avana, luogo ideale per gli scambi tra gli uomini d`affari, i produttori ed i fornitori del mondo del tabacco, segnarà l`inizio ufficiale dell`incontro.
Quel giorno sarà celebrata la Notte del Benvenuto nell`antico Magazzino del Legno e del Tabacco, posto unico all`Avana Vecchia, con una vista panoramica della baia dell`Avana. Romeo y Julieta, e la sua Gran Riserva 2009, sarà la protagonista della serata, con l`interpretazioni d`artisti riconosciuti a livello nazionale ed internazionale.
Si faranno gli abbinamenti tra gli Habanos e prodotti grastonomici esclusivi. La sorprendente varietà di sapori prodotto del`Abbinamento con i prestigiosi vini Chianti**, in Italia, sarà una delle novità con maggior aspettativa in questa edizione. Conferenze interesanti sull`Habano, la 14° edizione del Concorso Internazionale Habanosommelier, oltre a la seconda  competizione per chi riesce a mantenere la cenere più lunga, fanno parte delle attività che saranno celebrate nel Palazzo dei Convegni.
Le visite tradizionali alle migliori piantagioni di tabacco a Vuelta Abajo (Pinar del Rio) ed alle storiche Fabbriche di La Corona e H. Upmann sono programmate per il martedì ed il giovedì della settimana dell`incontro, rispettivamente. Il mercoledì 25 febbraio sarà celebrato il 25 anniversario di “La Casa dell`Avano”, un omaggio molto speciale alla prestigiosa rete di più di 140 punti-vendita degli Habanos nel mondo.
La chiusura del Festival sarà una Notte di Gala nella quale sarà lanciata la modalità 80 Anniversario del marchio Montecristo. La consegna dei premi secondo le diverse categorie –Produzione, Comunicazione ed Affari- e la tradizionale vendita all`incanto, i cui ricavati ogni anno sono destinati al Sistema Cubano di Salute Publica, saranno la fine della notte.


Pedante

PEDANTE: per Dante (Roma)

mercoledì 28 gennaio 2015

Torneo Hemingway 2015

Pubblicato da Redazione TTC in Opinione,/Prensa Latina



Il metodo impiegato è stato quello di Segnare e Lasciare, per contribuire alla protezione delle specie e dell`ambiente.
Da Roberto F. Campos, Agenzia Prensa Latina
L`Avana, (PL).- Il Torneo Internazionale della Pesca dell`Aguglia Ernest Hemingway è molto famoso. Questa competizione è conosciuta da tutti nel mondo, poiché ne è una delle più antiche nel Pianeta in questa modalità.
Perciò, il Torneo Internazionale della Pesca dell`Aguglia, che ha lo stesso nome del romanziere, ha tantissimo impatto su tutti, fino a significare uno scenario che accumula punti per una rete internazionale in questo sport, dove sono misurate la forza e l`intelligenza del pesce e dell`unomo.
Nonostante, questo tipo d`incontro, che si pensa abbia significazione soltanto per lo sport, è molto relazionato con il turismo cubano, come un valore aggiuntivo allo sforzo delle autorità per rinforzare la nautica ricreativa e l`industria dello svago nel paese.
Nella scorsa edizione (2014), la novità di questo incontro è stata, precisamente, la forte presenza di stranieri.
In un altro senso, la Fiera Internazionale del Turismo FITCuba 2015, a maggio, sarà dedicata alla nautica cubana e sarà celebrata al nord centrale di Jardines del Rey, una regione di piccole isole.
I cubani sono bravi pescatori.
Perciò, oltre al premio al vincitore assoluto, l`altro riconoscimento importante è stato il Premio 64 Torneo Internazionale di Pesca dell` Aguglia Ernest Hemingway (il precedente per quello del 2015). Quest`incontro costituisce il secondo con maggior partecipazione negli ultimi 10 anni.
Questa presenza rappresenta un valore aggiuntivo all`industria ricreativa cubana, dopo che le autorità hanno annunciato che l`anno 2014 aveva finito con più di tre milioni di visitatori stranieri, cifra che è stata un record.
Il Torneo Hemingway (generalmente a maggio o giugno), uno dei più antichi nel mondo, nel 2014 ha avuto un successo assoluto, secondo quello che pensano gli organizzatori ed i partecipanti, ed il trionfo della squadra cubana è un buon augurio per l`anno 2015.
Nella scorsa convocazione sono stati iscritti 82 pescatori raggruppati in 22 squadre, la seconda maggior partecipazione dell`ultima decade, rappresentando 11 paese, con la presenza del Canada, gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, Cuba, l`Italia, la Letonia, il Messico, la Spagna e la Russia.
Il metodo impiegato è stato quello di Segnare e Lasciare, per contribuire alla protezione delle specie e dell`ambiente, come accade tradizionalmente.
Il Comitato Organizzatore ha detto che 26 Marlins sono state segnate e fotografate e che 48 dorati si sono catturati, cifra elevata rispetto alle scorse edizioni, indicando una ricchezza nella fauna della zona dell`incontro, il litorale dell`Avana.
Con cinque Dorati e quattro Marlins, la squadra di Cuba ha vinto la prima posizione, dopo quatro giorni di pesca. La barca Santy (Cuba) ha sorpassato le altre imbarcazioni nella gara.
Le imbarcazioni Odds and Ends e Tag and Release, ambidue dagli Stati Uniti, si sono trovate al secondo ed al terzo posto del concorso, rispettivamente.
Rebel Yell, dalla Spagna, ha catturato il maggior Tunido, secondo è stato certificato dalla competizione, il primo marchio di Marlin è stato ottenuto da Macondo III, dal Canada; mentre che il Santy ha mantenuto il record al maggior Dorato (40,5 lb).
Nell`atto di chiusura, il primo viceministro del Ministero del Turismo (Mintur), Alexis Trujillo, ha detto che la 64° Edizione ha costituito un esempio della ricchezza dell`ambiente marino dell`arcipelago caribico, ed ha aperto le porte per la celebrazione del 65° Torneo Hemingway dal 25 al 30 maggio 2015.
La sede attuale di questo torneo è la Marina Hemingway, al ovest dell`Avana, e la sua storia ha cominciato nel 1950, quando il romanziere era ancora vivo.
Questa competizione è la più antica del Pianeta, unicamente superata dalla Coppa Mondiale del Tonno, a Nueva Escocia, ed il Torneo nel Messico.
Un paradiso per la pesca
A proposito del Torneo, gli esperti ricordano la bellezza speciale che ha un sentiero marino battezzato col nome del romanziere statunitense negli anni 50.
La “Milla Hemingway” ha una rilevanza particolare tra i pescatori, perché è un cammino che si trova insieme al litorale dell`Avana e ha il mito delle meravigliose catture dei pesci pelagici o pesci “di becco”, dipendente dalla Corrente del Golfo del Messico. Queste caratteristiche sono state riconsciute dai pescatori presenti, che inoltre si sono innamorati degli attrazioni turistici che si trovano intorno alla sede dell`incontro, la Marina Hemingway.
Nel mondo non c´è un altro evento naturale che abbia un rapporto così intimo con questo personaggio della letteratura come la Corrente del Golfo, che si trova tra gli Stati Uniti e Cuba, e che è stata sempre inseparabile da Hemingway.
Da quando l`autore del romanzo “Adios a las Armas” è arrivato per la pirma volta all`Avana come passeggero della nave a vapore Orita, nel 1928, il mare e la sua corrente marina sono stati un colpo al suo sguardo ed ai suoi sentimenti.
Nel 1932 lui ha navigato verso l`Isola insieme a Joe Russell, il suo amico che trafficava l`alcol nei tempi della “Ley Seca” negli Stati Uniti, quando ha capito che a Cuba se poteva vivere e pescare bene. Secondo lo scrittore, nella sua cronaca “El Gran Rio Azul” (1949), “…la principale ragione per vivere a Cuba è il Gran Fiume Azzuro, che è profondo circa 1500 metri e lungo circa 120 chilometri”.
Questa corrente è stata la sua ispirazione per la letteratura e la sua inclinazione, quasi professione, per la pesca, fino a scrivere “El viejo y el Mar”, un romanzo che ha avuto un`influenza notevole perché lui fosse il Premio Nobel della Letteratura nel 1954.
Lui ha comprato il yacht Pilar nel 1934 ed ha esaminato con cura la Corrente del Golfo, dove socondo lui la pesca è straordinaria. Questa corrente è una via marittima molto peculiare, che attraversa lo Stretto della Florida fino ad avere una lunghezza di 80 quilometri ed una profondità variabile di circa 600 a 1000 metri, secondo gli sperti.
Lo scrittore ha speso molto tempo in questo scenario, e come conseguenza la parte centrale è oggi conosciuta come “La Milla Hemingway”, dove si facevano le migliori catture dei “pesci di becco”, sebbene il riscaldamento globale ed altri eventi naturali hanno provocato un cambio nell`habitat delle specie.
Comunque, l`ambiente marino e turistico che si trova intorno a questo torneo, è un`attrazione particolare per parecchie persone nel mondo, e rifletta tutto quello che può offrire Cuba come destinazione di godimento, non soltanto nella modalità Sole e Spiaggia, ma anche per quanto riguarda l`avventura, le passeggiate e la nautica.


Pastorizzare

PASTORIZZARE: formare nuovi pastori

martedì 27 gennaio 2015

Navigazione marittima e aerea sull'Avana

La compagnia spagnola di bandiera Iberia, ha annunciato che dal 1­­° giugno prossimo riannoderà i voli da Madrid per l'Avana. La frequenza sarà di cinque voli settimanali. In precedenza era giornaliera ed i voli erano sempre pieni...Nel frattempo ha ricominciato ad operare su Santo Domingo. La sospensione dei voli su una tratta che non era certo un "ramo secco" era stata accolta con grande sorpresa: Iberia non aveva mai smesso di volare a Cuba nemmeno ai tempi del dittatore Francisco Franco che aveva risposto alle pressioni degli Stati Uniti dicendo che "Cuba era un affare di famiglia".

Sempre nel campo aeronautico c'è una nuova "via" per e da Miami all'Avana: si tratta di un volo settimanale (il martedì) che raggiunge Freeport (Bahamas) con Cubana de Aviación e prosegue per Miami con la compagnia charter nordamericana Swift Air. Per i mesi di gennaio e febbraio la LatitudCuba (latitudcuba@mtc.co.cu) ha un'offerta promozionale al costo di 399 CUC per andata e ritorno valida 85 giorni.

Nel frattempo si spera in un'apertura del traffico marittimo con gli Stati Uniti, ancora vietato dalla legge sull'embargo degli USA e rafforzato dalla cosiddetta Helms/Burton dai nomi dei senatori che l'hanno proposta e fatta approvare. Purtroppo si prevedono tempi molto lunghi dal momento che non sarebbe nelle prerogative del Presidente farla abrogare, ammesso che lo desiderasse. Intanto giungono alcune navi di altre nazionalità che non possono toccare porti statunitensi nei successivi 180 giorni dal loro attracco a Cuba.





Passo

PASSO: fora de testa

lunedì 26 gennaio 2015

Una foto storica



Quando si parlava di un incontro Cassius Clay (non ancora Muhammad Alì) e Teofilo Stevenson


Partoriente

PARTORIENTE: vado in Asia

Sanguily, il mambí dalla camicia rossa, di Ciro Bianchi Ross


Pubblicato su Juventud rebelde del 25/1/15


Fernando Ortiz raccontava che nella sua gioventù, mostrò a Cesare Lombroso, il famoso antropologo italiano di cui era discepolo, una copia della Costituzione cubana del 1901 con le firme autografe dei membri della Commissione che la stipularono. Voleva che il suo maestro, considerato grafologo acuto, classificasse a partire dalla scrittura il carattere di quelle persone, da lui sconosciute. Lombroso esaminò minuziosamente il documento. “Questa è la firma di un alcolizzato” disse. Aggiunse: “Questa di un buffone e quest’altra di un uomo onorato”. “Questa è di un anziano rammollito” proseguì. Così una dopo l’altra, mentre Ortiz seguiva le sue parole in silenzio, convinto di quanta verità c’era nelle affermazioni del maestro. Questi giunse alla firma di Manuel Sanguily. Meditò un momento e disse: “Questa è la firma di un genio”.
José de la Luz y Caballero chiamava Sanguily “Manuel de Manueles”. Un gran giornalista cubano, José Antonio de Castro, in una vivace biografia che scrisse su di lui lo chiama “il mambí dalla camicia rossa” perché, come membro delle leggendarie schiere garibaldine, si vestì di questo colore nei combattimenti a cui prese parte all’inizio della Guerra Grande, nella quale finì con le stelle da colonnello, perché agli ordini di Ignazio Agramonte e del fratello Julio, si cimentò in oltre 50 combattimenti e precedentemente, con la Costituzione di Guáimaro già proclamata, parlò a richiesta di Agramonte davanti all’Assemblea Costituente, per risaltare la presenza di un pugno di antichi schiavi, redenti dalla Rivoluzione. Parole che emozionarono i presenti e strapparono i loro fervidi applausi. Già nella Repubblica, nella sua lotta contro la penetrazione nordamericana, fu portavoce del sentimento nazionale. Come oratore, nessuno eccetto Martí, lo superò nel XIX secolo cubano. Come critico letterario pochi, nella sua epoca, gli guadagnarono nella sicurezza del metodo e nella sagacità e profondità dei suoi apprezzamenti, tanto che fu un giornalista dallo stile magnifico e folgorante.
“Sanguily fu anzitutto sé stesso, ed è la sua personalità quella che veneriamo. Caratteri come il suo, simbolo della passione e della dignità umana, riassumono tutta la nobiltà di un’epoca, l’epoca del sacrificio e dello sforzo”. Scrive Max Enríquez Ureña.
Nel febbraio del 1917, in disaccordo con la politica per la rielezione del presidente Menocal, rinuncia alla direzione generale delle scuole militari della nazione e si ritira dalla vita pubblica. L’uomo che in diversi momenti della vita repubblicana fu senatore, cancelliere e ispettore generale dell’Esercito col grado di brigadiere generale, non ha risorse per vivere e il Congresso deve votare una pensione a suo favore.
Sanguily soleva dire che la Calzada de Belascoaín segnava il limite dell’Avana. Il resto, da Belascoaín in là, affermava, era campagna. I suoi ultimi anni, peraltro, li trascorre a la Vibora. Abita in Calle José Miguel Gómez – Correa – e fino lì si trasferiscono 90 anni orsono, due giovani studenti: Eduardo Robreño e José Lezama Lima. Lezama che lo aveva visto da bambino, durante una visita che Sanguily fece a suo padre, allora direttore della Scuola dei Cadetti, non aveva dimenticato gli occhi azzurri scintillanti e allucinati del patriota. Robreño e Lezama vogliono sentire i suoi consigli da vecchio scrittore, fargli rivivere i suoi giorni alla macchia, sentire le sue opinioni sulla situazione del Paese.
I giovani scelgono male il giorno per la visita. Non li riceve nessuno. Già davanti alla porta di casa, la notizia gli esplode in faccia di colpo.
Manuel Sanguily è morto. È il 23 di gennaio del 1925.

Nella macchia

Manuel Sanguily y Garrite, nacque all’Avana il 26 marzo del 1848. Non scorreva sangue spagnolo nelle sue vene. Il padre, cubano, discendeva da una famiglia del sud della Francia, dalla Guascogna, “terra di poeti e di moschettieri”, dicono i suoi biografi. Il suo cognome deriva dal francese Saint Guilly. La madre, inglese,era nata nella città di Manchester. Rimase orfano di padre molto presto. La madre affronta la vita e la cura dei suoi tre figli piccoli con lavori di cucito. Muore anche lei e il bambino Manuel resta con la protezione del suo padrino, il colonnello Manuel Pizarro y Morejón che ricorderà come “un corretto cavaliere, molto aristocratico, molto spagnolo”.
Ha otto anni d’età, quando il padrino lo iscrive al collegio di José de la Luz y Caballero. Sanguily efettuerà lì la scuola elementare e le medie inferiori. Il bambino ha una così bella calligrafia che Don Pepe lo fa il suo scrivano. Nel collegio El Salvador si disimpegnano come professori intellettuali del calibro di Enrique Piñeyro e José Ignacio Rodríguez.
Don Pepe muore nel 1862, quando Sanguily ha 14 anni e nonostante si mantenga la sua linea etica e pedagogica, lascia un vuoto difficile da colmare ne El Salvador. In uno studio biograficoncritico, Sanguily evocherà con affetto José de la Luz y Caballero, le riunioni nel collegio, la relazione che c’era tra i maestri e gli alunni, le conversazioni del sabato di Don Pepe fino all’ultima in cui, già molto affaticato e malato, prese la parola per dire soltanto: “Signori, parlo per dire che non posso parlare”.
Nel 1864 Sanguily si confronta con un tremendo dilemma. Il padrino vuole che faccia la carriera militare in Spagna. Si rifiuta rotondamente a ubbidire al Colonnello e quella stessa sera, con un fagotto, abbandona la casa. Non ha chi lo accolga e dorme nei portici del Palazzo di Aldama. La fortuna lo accompagna. José María Zayas, il successore di Don Pepe alla direzione de El Salvador gli offre un posto di professore supplente. Diventa liceale e si iscrive alla Facoltà di Diritto dell’Università, studi che interrompe allo scoppio della Guerra dei Dieci Anni. Continua ad essere legato a El Salvador e riallaccia le relazioni col padrino, ma non torna ad abitare nella sua casa. Esordisce come giornalista e fa conoscere i suoi primi articoli nel giornale El Siglo, del Conte di Pozos Dulces e nella Revista del Pueblo, del suo maestro Enrique Piñeyro.
Sono sempre più i giovani che spariscono dall’Avana per apparire, poi, nella macchia redentrice. Un giorno sparisce Julio, il fratello maggiore, Manuel non tarda a seguirne le orme. Nel gennaio del 1869, con un’altra trentina di cubani si imbarca, a Nassau, sulla goletta inglese Galvanic che li trasporta a Cayo Romano. Gli spedizionari attraversano un breve tratto di mare e sbarcano a Guanaja sulla costa nord camagüeyana. A Guáimaro conosce il Padre della Patria e Manuel de Quesada, generale a capo dell’Esercito di Liberazione, lo designa segretario privato del Ministro della Guerra. Avvocato in potenza assunse con frequenza, nei consigli di guerra, la difesa di insorti accusati di qualche infrazione o delitto e anche di soldati e ufficiali spagnoli, per molti dei quali – tra loro Vicente Mariteguy, che col passare del tempo sarà Ministro della Guerra nel suo Paese – ottennero l’assoluzione.
Giunge l’anno 1877. Sanguily è già colonnello e suo fratello Julio, maggior generale. L’insurrezione è minacciata dal collasso definitivo. Il Governo della Repubblica in Armi, nomina julio suo agente confidenziale all’estero e Manuel lo accompagna in qualità di segretario. Tanto in Giamaica come a New York e altre città nordamericane, sono inutili i suoi sforzi per far giungere armi ed equipaggiamenti agli insorti. La distensione interna mina la Rivoluzione e non tarda a concretarsi col Patto del Zanjón.

Fra le due guerre

Allora va in Spagna, con l’aiuto che gli presta la madre dello scomparso patriota Luis Ayestarán e finisce gli studi di diritto. Ma non giunge a esercitare l’avvocatura. Per farlo dovrebbe prestare giuramento di fedeltà alla metropoli e al monarca spagnolo e non è disposto a ciò. Torna a Cuba nell’ottobre 1879. Vive molto modestamente con quello che gli apportano le lezioni private che impartisce, la correzione di bozze nella Revista de Cuba e i lavori ausiliari che presta in un paio di studi di grande prestigio.
Dopo il decennio passato nella Guerra Grande, Sanguily si trova in un mondo diverso. Il movimento intellettuale fiorisce nell’Isola e rinasce la vita culturale. Nei dieci anni precedenti, sorsero nuove tendenze e orientamenti nelle arti, le lettere, il pensiero.
Sorge all’Avana la Società Antropologica; Varona comincia all’Accademia delle Scienze le sue Conferenze filosofiche, ci sono serate e dibattiti alla Caridad del Cerro e nel liceo di Guanabacoa. Sanguily deve aggiornarsi. Interrompe la sua produzione letteraria per i tre anni che seguono il suo ritorno a Cuba mentre, in quello che riguarda la sua vita pubblica,assume il ruolo di osservatore perché non è disposto ad affacciarsi al dibattito di idee politiche se non per dire la sua verità ad alta voce e riaffermare le sue idee independentiste.
Rompe il silenzio nel 1882. È assiduo alle serate de la Revista de Cuba e quando questa, nel 1885, è sostituita dalla Revista Cubana di Varona, si converte in suo assiduo collaboratore. Nel 1887 si lancia nel gioco politico nel Circulo de la Juventud Liberal de Matanzas, senza che questo significhi l’adesione al Partido Liberal Autonomista né ad alcuna associazione politica. Tutto un popolo levò la sua voce quando rese il suo tributo di ammirazione e rispetto a coloro che sostenevano l’ideale dell’indipendenza. Poco dopo tornava al Circulo de la Juventud Liberal. Si raccoglievano i fondi per il monumento agli studenti di Medicina fucilati il 27 novembre del 1871. Sanguily chiama “bestie furiose rivoltantesi nel sangue” i colpevoli di quella giornata e il delegato del Governatore spagnolo, presente in sala, lo interrompe con alte grida dando per conclusa la serata.
Non importa, i presenti circondano Sanguily e già nella pubblica piazza gli chiedono che prosegua con le sue perorazioni e che le autorità provino a interromperlo.
Nel marzo del 1891 comincia a pubblicare la sua rivista Hojas Literarias. Più che la critica dei libri a Sanguily interessavano i temi relativi al processo politico di Cuba. Articoli che senza bavaglio glorificavano la Rivoluzione e nel tono generale della rivista fecero si che il Pubblico Ministero per la Stampa denunciasse Sanguily e lo portasse davanti ai tribunali. Miguel Figueroa lo fece assolvere. Si origina una nuova accusa, ma il Tribunale emana un decreto di libertà condizionale. Sanguily non riposa. Continua ad essere, nella sua pubblicazione, l’insorto indomabile di sempre che denuncia malefatte ed errori. In dicembre del 1894 scompare Hojas Literarias. Nel febbraio 1895 scoppia la Guerra d’Indipendenza. Sanguily non tarda nell’uscire allo scoperto. Scrive in Patria e altri giornali ed è instancabile nella sua predica dalla tribuna. (Continua)


Sanguily, el mambí de la camisa roja (I)
  

 Ciro Bianchi Ross * 
digital@juventudrebelde.cu
24 de Enero del 2015 18:41:27 CDT


Contaba Fernando Ortiz que, en su juventud, mostró a César Lombroso,
el famoso antropólogo italiano, de quien era discípulo, una copia de
la Constitución cubana de 1901 con las firmas autógrafas de los
miembros de la Convención que la redactó. Quería que su maestro,
considerado un agudo grafólogo, calificara, a partir de las rúbricas,
el carácter de aquellas personalidades para él desconocidas. Lombroso
examinó minuciosamente el documento. “Esta es la firma de un
alcohólico”, dijo. Añadió: “Esta, la de un farsante, y esta otra, la
de un hombre honrado”. “Esta es la de un anciano reblandecido”,
prosiguió. Así una tras otra, mientras que Ortiz seguía sus palabras
en silencio, convencido de cuanta verdad había en las aseveraciones
del maestro. Llegó este a la firma de Manuel Sanguily. Meditó un
momento y advirtió: “Esta es la firma de un genio”.
“Manuel de los Manueles”, llamaba José de la Luz y Caballero a
Sanguily. Un gran periodista cubano, José Antonio Fernández de Castro,
en una vívida semblanza que escribió sobre él, lo llama “el mambí de
la camisa roja”, porque, como un miembro de las legendarias huestes
garibaldinas, vistió de ese color en los combates en los que tomó
parte en los inicios de la Guerra Grande, en la cual terminaría con
las estrellas de coronel. Porque a las órdenes de Ignacio Agramonte,
Máximo Gómez y su hermano Julio se batió en más de 50 combates
--Peralejo, Palo Seco, el ataque a la torre óptica de Colón y la toma
de Las Tunas, entre otros-- y resultó herido en dos de estos.
Durante la guerra no fueron pocas las veces que pronunció fogosas
arengas a caballo antes de entrar en combate, y con anterioridad,
proclamada ya la Constitución de Guáimaro, habló, a petición de
Agramonte, ante la Asamblea Constituyente, para resaltar la presencia
de un puñado de antiguos esclavos redimidos por la Revolución,
palabras que emocionaron a los presentes y arrancaron aplausos
fervorosos. Ya en la República, en su lucha contra la penetración
norteamericana, fue vocero del sentimiento nacional. Como orador,
nadie, salvo Martí, lo superó en el siglo XIX cubano. Como crítico
literario, pocos en su época le ganaron en la seguridad del método y
en la sagacidad y hondura de sus apreciaciones, en tanto que fue un
periodista de estilo magnífico y fulgurante.
“Sanguily fue, ante todo, él mismo, y es su personalidad lo que más
veneramos. Caracteres como el suyo, símbolo de la pasión y de la
dignidad humana, resumen toda la nobleza de una época, la época del
sacrificio y del esfuerzo”, escribe Max Henríquez Ureña.
En febrero de 1917, en desacuerdo con la política reeleccionista del
presidente Menocal, renuncia a la dirección general de las escuelas
militares de la nación y se retira de la vida pública. El hombre que
en diferentes momentos de la vida republicana fue senador, canciller e
inspector general del Ejército con el grado de brigadier general, no
tiene recursos para vivir y debe el Congreso votar una pensión a su
favor.
Sanguily solía decir que la Calzada de Belascoaín marcaba el límite de
La Habana. Lo demás, de Belascoaín para allá, afirmaba, era el campo.
Sus años finales, sin embargo, los pasa en la Víbora. Vive en la calle
José Miguel Gómez --Correa-- y hasta allí se trasladan, hace 90 años,
dos jóvenes estudiantes, Eduardo Robreño y José Lezama Lima. Lezama,
que lo había visto de niño, en una visita que Sanguily hizo a su
padre, director entonces de la Escuela de Cadetes, no olvidaba los
ojos azules chisporroteantes y alucinados del patriota. Robreño y
Lezama quieren oírle sus consejos de viejo escritor, hacerle revivir
sus días en la manigua, escucharle sus opiniones sobre la situación
del país.
Los jóvenes escogen mal día para la visita. Nadie los atiende. Ya ante
la puerta de la casa, la noticia les explota de golpe en la cara.
Manuel Sanguily ha muerto. Es el 23 de enero de 1925.

En la manigua

Manuel Sanguily y Garrite nació en La Habana el 26 de marzo de 1848.
No corría sangre española por sus venas. El padre, cubano, descendía
de una familia francesa del sur, de Gascuña, “tierra de poetas y de
mosqueteros”, dicen sus biógrafos. Del apellido francés Saint Guilly
viene el suyo. La madre, inglesa, había nacido en la ciudad de
Manchester. Muy pronto quedó huérfano de padre. La madre, con labores
de costura, enfrenta la vida y el cuidado de sus tres pequeños hijos.
Fallece ella también, y el niño Manuel queda al amparo de su padrino,
el coronel Manuel Pizarro y Morejón, a quien recordaría como “un
cumplido caballero, aristócrata, muy español”.
Tiene ocho años de edad cuando el padrino lo matricula en el colegio
de José de la Luz y Caballero. Allí cursará Sanguily la primera y la
segunda enseñanza. Tiene tan buena letra el niño que Don Pepe lo hace
su amanuense. En el colegio El Salvador se desempeñan como profesores
intelectuales del calibre de Enrique Piñeyro y José Ignacio Rodríguez.
Muere Don Pepe en 1862, cuando Sanguily tiene 14 años, y aunque se
mantiene su ideario ético y pedagógico, deja en El Salvador un hueco
difícil de llenar. En un estudio biográfico crítico, Sanguily evocará
con cariño a José de la Luz y Caballero, las reuniones en el colegio,
la relación que existía allí entre maestros y alumnos, las pláticas
sabatinas de Don Pepe hasta aquella última en la que ya, muy fatigado
y enfermo, tomó la palabra para decir tan solo: “Hablo, señores, para
decir que no puedo hablar”.
En 1864 se enfrenta Sanguily a un tremendo dilema. El padrino quiere
que curse la carrera militar en España. Se niega de manera rotunda a
obedecer al Coronel y esa misma noche, con un pequeño bulto de ropa,
abandona la casa. No tiene quien lo acoja y duerme en los portales del
Palacio de Aldama. La suerte lo acompaña. José María Zayas, el sucesor
de Don Pepe en la dirección de El Salvador, le ofrece en el colegio
una plaza de profesor sustituto. Se hace bachiller y matricula Derecho
en la Universidad, estudios que interrumpe al estallar la Guerra de
los Diez Años. Sigue vinculado a El Salvador y reanuda relaciones con
el padrino, pero no vuelve a residir en su casa. Se inicia como
periodista y da a conocer sus artículos iniciales en el diario El
Siglo, del Conde de Pozos Dulces, y en la Revista del Pueblo, de su
maestro Enrique Piñeyro.
Cada vez son más los jóvenes que desaparecen de La Habana para
aparecer luego en la manigua  redentora. Un día desaparece Julio, el
hermano mayor. Manuel no demora en seguirle las huellas. En enero de
1869, con otros treintitantos cubanos, aborda en Nassau la goleta
inglesa Galvanic, que los lleva a Cayo Romano. Atraviesan los
expedicionarios un corto tramo de mar y desembarcan en la Guanaja, en
la costa norte camagüeyana. Conoce, en Guáimaro, al Padre de la
Patria, y Manuel de Quesada, general en jefe del Ejército Libertador,
lo designa secretario particular del Ministro de Guerra. Abogado en
ciernes, asumió con frecuencia, en los consejos de guerra, la defensa
de insurrectos acusados de alguna infracción o delito y también de
soldados y oficiales españoles, para muchos de los cuales --entre ellos
Vicente Martitegui, que andando el tiempo sería en su país ministro de
Guerra-- obtuvo la absolución.
Llega el año de 1877. Sanguily es ya coronel y su hermano Julio, mayor
general. La insurrección está amenazada del colapso definitivo. El
Gobierno de la República en Armas nombra a Julio su agente
confidencial en el exterior, y Manuel lo acompaña en calidad de
secretario. Tanto en Jamaica como en Nueva York y otras ciudades
norteamericanas, son inútiles sus esfuerzos por allegar armas y
pertrechos para el campo insurrecto. La disensión interna mina la
Revolución y no tarda en concretarse el Pacto del Zanjón.

Entre dos guerras

Se va entonces a España, con la ayuda que le presta la madre del
desaparecido patriota Luis Ayestarán, y concluye los estudios de
Derecho. Pero no llega a ejercer la abogacía. Para hacerlo tendría que
prestar juramento de fidelidad a la metrópoli y al monarca español, y
no está dispuesto a ello. Regresa a Cuba en octubre de 1879. Vive muy
modestamente con lo que le reportan las clases privadas que imparte,
la corrección de pruebas en la Revista de Cuba y los trabajos
auxiliares que presta en un par de bufetes de prestigio.
Tras la década pasada en la Guerra Grande, Sanguily emerge a un mundo
distinto. El movimiento intelectual florece en la Isla y renace la
vida cultural. En los diez años precedentes surgieron nuevas
tendencias y orientaciones en las artes, las letras, el pensamiento.
Sesiona, en La Habana, la Sociedad Antropológica; Varona inicia, en la
Academia de Ciencias, sus Conferencias filosóficas, hay veladas y
debates en la Caridad del Cerro y en el Liceo de Guanabacoa. Sanguily
debe ponerse al día. Interrumpe su producción literaria durante los
tres años que siguen a su regreso a Cuba, mientras que, en lo que
atañe a la vida pública, asume el papel de observador porque no está
dispuesto a asomarse al debate de las ideas políticas si no para decir
su verdad en voz alta y reafirmar sus ideas independentistas.
Rompe el silencio en 1882. Es asiduo a las veladas de la Revista de
Cuba, y cuando esta, en 1885, es reemplazada por la Revista Cubana, de
Varona, se convierte en su colaborador asiduo. En 1887 se lanza al
ruedo político en el Círculo de la Juventud Liberal de Matanzas, sin
que eso signifique su adhesión al Partido Liberal Autonomista ni a
organización política alguna. Todo un pueblo habló por su voz cuando
rindió tributo de admiración y respeto a los que sostuvieron y
sostenían el ideal de la independencia. Poco después volvía al Círculo
de la Juventud Liberal. Se recaudaban fondos para el monumento a los
estudiantes de Medicina fusilados el 27 de noviembre de 1871. Sanguily
llama “bestias enfurecidas revolcándose en la sangre” a los culpables
de aquella jornada, y el delegado del Gobernador español, presente en
la sala, lo interrumpe y, a grito pelado, da por concluida la velada.
No importa. Los presentes rodean a Sanguily y ya en la plaza pública
le piden que prosiga su peroración, sin que las autoridades se atrevan
a interrumpirlo.
En marzo de 1891 comienza a publicar su revista Hojas Literarias. Más
que la crítica de libros interesaban a Sanguily los temas relacionados
con el proceso político de Cuba. Artículos que de manera desembozada
glorificaban a la Revolución y el tono general de la revista hicieron
que el Fiscal de Imprenta denunciara a Sanguily y lo llevara ante los
tribunales. Miguel Figueroa lo sacó absuelto. Se origina una nueva
acusación, pero la Audiencia dicta un acto de sobreseimiento libre.
Sanguily no descansa. Sigue siendo en su publicación el insurrecto
indomable de siempre que denuncia lacras y errores. En diciembre de
1894 desaparece Hojas Literarias. En febrero de 1895 estalla la Guerra
de Independencia. No tarda Sanguily en salir al exterior. Escribe en
Patria y otros periódicos y es incansable en su prédica desde la
tribuna.
(Continuará)