Fra le
interviste raccolte da Fiorella Cappelli, quella di Cecilia è andata in onda il
16 gennaio alle ore 19.45 nel programa “Tre soldi” su Radiorai 3, la mia il 19
stessa ora e stesso programa. Chi fosse interessato o curioso la può trovare
sul sito www.rai.it.
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domenica 22 gennaio 2017
sabato 14 gennaio 2017
Tre soldi...di interviste a Cuba
Lunedì 16, martedì 17 e giovedì 19 andranno in onda
su Radiorai3, nel programma "Tre soldi", alle 19.45, una serie di interviste raccolte a Cuba da Fiorella
Cappelli. In due di queste ci saremo Cecilia e io, non sappiamo in che ordine
verranno trasmesse e fra l’altro ci saranno altri due programmi in data non
ancora precisata. Chi fosse interessato può sintonizzarsi nelle date e ore di
cui sopra. È possibile sintonizzarsi anche sul sito di Radiorai3.
venerdì 13 gennaio 2017
Obama lascia con exploit finale
Come
nella miglior tradizione del secondo mandato presidenziale, colpo di coda in
“zona Cesarini” dell‘amministrazione Obama nei confronti dei rapporti con Cuba
con un accordo che probabilmente, non verrà messo in discussione dalla futura
amministrazione Trump.
Nel
tardo pomeriggio di ieri è stato reso noto con un comunicato congiunto dei due
Governi, un cambio fondamentale nella politica migratoria che abolisce la
politica dei “piedi asciutti e piedi bagnati”, che non era una legge vera e
propria, ma solo un atteggiamento, appunto, politico anche se rimane una delle
“stranezze americane” che potrebbe essere eliminata soltanto con la volontà del
Congresso del grande Paese del nord che
è la legge (questa sì) chiamata “Ley de Ajuste Cubano” che continua a permettere
ai cittadini cubani che entrino legalmente, ovvero con un visto di lavoro o per
visita famigliare, di ottenere asilo e assistenza da parte del governo degli
Stati Uniti. Naturalmente il numero totale di chi si potrebbe avvalere di
questa legge, adesso, viene drasticamente ridotto.
Vediamo
pertanto cosa cambia e cosa no, premettendo che questo accordo, con effetto
immediato, è comunque di grande portata:
in sostanza gli Stati Uniti non permetteranno più l’ingresso illegale dei
cittadini cubani che fino a ieri potevano raggiungere il territorio “asciutto”
degli Stati Uniti con qualunque mezzo sia per mare che per aria o per terra da
Paesi terzi (Messico in testa, o Canada) creando anche un “effetto domino” in
altri Paesi centro o sud americani da dove, cittadini cubani entrati, anche
legalmente, cercavano di raggiungere il Messico da dove era relativamente
facile, per loro, accedere agli Stati Uniti.
Il nuovo accordo prevede il rimpatrio di tutti
i cittadini cubani sprovvisti di regolare visto consolare. In questo modo si
eliminano i pericoli di traversate rischiose con un numero imprecisato di morti
o scomparsi in mare, o di traffico illegale, dal risultato incerto, portato
avanti da persone senza scrupoli. L’accordo prevede anche l’abolizione, da parte
degli USA di un programma denominato “Parole” che favoriva la diserzione di
personale medico o comunque sanitario, di cubani in missione in Paesi del Terzo
Mondo con l’ammissione agevolata negli Stati Uniti.
Si
mantiene la quota di un minimo di 20.000 emigranti l’anno, concessa dal Governo
nordamericano.
L’accordo
comprende anche risvolti secondari che potrebbero avere effetto retroattivo in
alcuni casi, come quello di 2.486 persone emigrate col famoso esodo del Mariel
nel 1980 e che sono rimasti nel limbo per tutti questi anni, in quanto non
graditi e imprigionati anche per lunghi periodi, ma non accettati, di ritorno,
dalle Autorità cubane.
In
ogni caso un altro passo avanti per eliminare il contenzioso per una
auspicabile, reale, normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Adesso le
grosse spine rimaste sono due, Ley de Ajuste a parte: sollevamento dell’embargo
finananziario, economico e commerciale e restituzione del territorio occupato di
Guantánamo dove esiste, l’unica base militare al mondo, mantenuta a dispetto
del volere di un Governo e di un popolo.
Ma
un lungo cammino si compie con piccoli passi.
mercoledì 11 gennaio 2017
Mondo bestia, con finale triste
SECONDA
EDIZIONE, RIVEDUTA, CORRETTA E AMPLIATA
MONDO
BESTIA, CON FINALE TRISTE
Oca
gatto a letto, diceva quel porco di un cane, puzzolente come un pesce e dalla
pelle di cappone, matto come un cavallo, ostinato come un mulo e ignorante come
un asino. Ovviamente era sempre nudo come un verme, non usava giacche di renna,
cappotti di cammello, golf di alpaca, copricapi di astrakan o scarpe di
coccodrillo, però era pieno di pregi e difetti, contraddizioni che apparivano
secondo le circostanze: paziente come un bue, forte come un toro, quasi sempre era
muto come un pesce o si ripeteva a pappagallo, coraggioso come un leone o
pauroso come un coniglio, veloce come una lepre o un furetto, oppure lento come
una tartaruga o lumaca, secondo i casi. Aveva una memoria da elefante, le
orecchie da pipistrello, naso da tapiro e denti da castoro. Il pelo liscio come
una foca, bianco e nero che lo faceva sembrare un pinguino, specialmente quando
camminava sulle due zampe posteriori.
Feroce
come una tigre o mite come un agnello. Aveva una barba caprina e dormiva sopra
la panca per non rischiare di crepare, occhi di lince, ogni tanto da triglia, ma
a volte era cieco come una talpa. Furbo come una volpe o tonto come una cernia.
Agile come una scimmia, elegante come una gazzella. Faceva il galletto, alzando
la cresta e cercava di conquistare le cagnette, ma restava sempre con un pugno
di mosche, mentre le sue amichette razzolavano come galline. Ebbe una compagna
che gli mise le corna come un cervo o un’alce.
Nuotava
come uno squalo anche se era grasso come una balena, seppure da giovane era
stato magro come un’acciuga. A volte era strisciante come un serpente, scontroso
come un orso e affamato come un lupo, piombava sulle prede come un falco,
ridendo come una iena e poi banchettava come un avvoltoio.
Laborioso
come una formica o pigro come un bradipo, aveva la saggezza di un vecchio gufo,
era acuto come un’aquila o ottuso come una trota. Cantava come un usignolo o
stonava come una cornacchia, dormiva come una marmotta, russando come un ghiro
o saltava come un grillo. Quando ci si metteva era noioso e fastidioso come una
zanzara. Stando al sole diventava rosso come un gambero e vergognandosi,
nascondeva la testa sotto la sabbia come uno struzzo.
Purtroppo
un brutto giorno di pioggia, bagnato come un pulcino, attraversando
l’autostrada l’hanno schiacciato come uno scarafaggio rendendolo piatto come
una sogliola. Vacca rana che sfortuna. Amen.
C’è
qualche umano che gli assomiglia?
Questa
è farina del mio sacco e quindi posso dire gatto, come insegnava il buon Trap.
©®ÐØ#@&%$µ§¥¢Ø.Tutti i diritti, curvi, o storti, sono di Aldo Abuaf.
venerdì 6 gennaio 2017
Una foto per la (mia) storia
Questa
è la foto che mi hanno fatto al Consolato Generale di Cuba a Milano, durante il periodo di
apposizione delle firme in omaggio a Fidel Castro, a fianco di quella che avevo
avuto la fortuna e l’opportunità di scattare al Comandante il 16 dicembre 1986,
in occasione dell’inaugurazione della Scuola del Nuovo Cine Latinoamericano e
TV di San Antonio de los Baños.
(Cortesia di Oneida Baró, Console Generale della Repubblica di Cuba a Milano)
(Cortesia di Oneida Baró, Console Generale della Repubblica di Cuba a Milano)
L'immagine originale
mercoledì 28 dicembre 2016
Commenti ai post
Cara Befana,
visto che è passato il Natale e non mi è arrivato quanto avevo chiesto, non potresti mandarmi, almeno tu, la possibilità di tornare ad avere i commenti su questo blog? Il signor Google non mi da il minimo ascolto.
In attesa di non ricevere come al solito, il carbone, mi preparo ad appendere la calza (virtuale).
Il titolare del blog.
Ma il Premio Nobel per la Pace è per chi fa meglio la guerra?
Dopo Barack Hussein
Obama che appena ricevuto l’onorificenza, con relativo congruo appannaggio, ha
incrementato e continua ad incrementare la distruzione di quello che resta del
Medio Oriente, tocca a Juan Manuel Santos, presidente colombiano mostrare la faccia
non proprio da colomba, volendo far entrare il suo Paese nella NATO che proprio
non è una delle organizzazioni predilette da Gandhi o da Madre Teresa di
Calcutta, dopo aver strombazzato che l’America Latina è “territorio di pace”,.
Va bene che la politica è la politica con tutti i suoi giochi di menzogne, ma mi sembra che a tutto ci sia un limite. O no?
Va bene che la politica è la politica con tutti i suoi giochi di menzogne, ma mi sembra che a tutto ci sia un limite. O no?
venerdì 9 dicembre 2016
Mi sento tanto Santiago al rientro dalla pesca...
È iniziato il 38° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano e purtroppo non
credo di poterlo seguire per una serie di contingenze creatasi durante la mia
breve assenza e che qua richiedono tempo per essere risolte.
Elenco problemini da risolvere:
Ricerca cibo per Cane
Ricerca bottiglioni acqua minerale
Auto con problemi di carburazione
Split condizionatore che non raffredda
Lavatrice che non centrifuga
Miglioramento connessione internet (senza soluzione, anzi...)
Casa, dolce casa
Dopo il blitz europeo sono tornato all’Avana, la mia limousine 126 polacca,
classe 1987 ferma da 12 giorni, è partita senza tante storie, ma...ho trovato
una gomma (posteriore destra) un po’ sgonfia, l’avevo fatta riparare non da
molto perché il sistema “tubeless” dei cerchi in lega non stava sigillando bene
il pneumatico. Dopo alcuni chilometri, poi, mi ha fatto tribulare per un
difetto congenito nel sistema di carburazione e sono riuscito a compiere il mio
tragitto con ritorno a casa solo a tappe. Il tutto sotto un discreto solleone e
32 gradi al’ombra che qua non abbonda. Internet funziona sempre peggio. Risveglio
brusco, ma non fuori dalla norma. Come diceva Rossella O’ Hara: “Domani è un
altro giorno”.
venerdì 2 dicembre 2016
Le sorprese della vita
Oggi (venerdì), mentre ero in giro per Milano ed essendo
nella zona, mi è venuto spontaneo
entrare al Consolato Generale di Cuba per la firma sul libro delle
condoglianze. Si dava il caso che in quel momento usciva il console di Turchia
a Milano, dalla quale ero appena rientrato dopo il blitz raccontato. Entrato
nella stanza allestita per l’espletamento di questà incombenza ho notato il
grande mazzo di fiori con nastro rosso con a fianco l’ingrandimento di una foto
di Fidel Castro che mi è sembrata famigliare, guardandola meglio, mi sono reso
conto che era una foto scattata da me il giorno dell’inaugurazione della Scuola
del Nuovo Cine Latinoamericano di San Antonio de los Baños il 15 dicembre 1986,
giusto trent’anni fa, nell’ambito delle attività collaterali al Festival del
Cinema dell’Avana. Lo scatto è stato effettuato in un momento in cui era pensieroso, molto probabilmente sul suo successivo intervento a seguire quello di Fernando Birri e Gabriel García Márquez, presidente della omonima Fondazione del Cinema. Dopo un attimo di stupore e anche di soddisfazione, mi sono
ricordato che quell’ingrandimento lo avevo fatto e regalato al Console di circa
una ventina di anni prima a Milano, Andrés Gonzáles Garrído, al quale era
piaciuta l’immagine e che dopo il termine del suo mandato era rimasta sulla
parete dell’ufficio del Console in carica.
Il personale del consolato si è interessato alla storia e origine
dell’immagine, dicendo che per loro era quella che preferivano, tanto che mi
hanno chiesto di posare per un breve video e una foto che pubblicheranno sul
tweet di @consulcubamilano e sul sito facebook del Consolato di Cuba a Milano.
Sotto: con Birri e il "Gabo"in attesa dei rispettivi discorsi, nella medesima sequenza
Istanbul, Costantinopoli...
Ho fatto un salto, con mia
moglie, a Istanbul a trovare quello che resta dei miei parenti e devo dire che
tempo a parte ho ricevuto una calda accoglienza e ospitalità. Siamo partiti il
mar... mattna ed arrivati nel pomeriggio con un tempo di mer...pioggia, vento e
freddo.
Il giorno dopo, mer...ha
confermato il prefisso, anzi lo ha rafforzato con una gelida tramontana. Solo
la mattina di giov... si è avuta una schiarita che ha permesso di vedere la
città in tutto il suo splendore, poi, mentre ci si avviava allaeroporto è
tornato a prepararsi il maltempo. In ogni caso sono contento di essere tornato
nella culla di una parte dei miei antenati dove, dopo quasi quarant’anni, ho
trovato uno sviluppo incredibile ed allora imprevedibile.
lunedì 28 novembre 2016
Gli onori resi al Comandante
Sto seguendo via Cubavision Internacional le immagini degli omaggi e interviste rese al Comandante. Devo dire che per quel poco che l’ho conosciuto, al di la della sua grande cultura e intelligenza, o forse proprio per quello, aveva uno spiccato senso dell’umorismo e un ottimismo inossidabile senza il quale, molto probabilmente non avrebbe avuto il percorso storico che ha avuto.
Non ha mai avuto paura della morte e negli ultimi tempi era completamente preparato all’evento.viste in momenti e luoghi imprevisti. Credo che sorriderebbe
se gli si facesse presente che è stato coerente fino alla fine: quando tutti lo
“volevano” morto era vivo e vegeto, nel momento in cui lo si vedeva vivo e
vegeto, almeno nel limite del possibile, se ne è andato appena poche ore dopo
aver ricevuto l’ennesimo Capo di Stato (vietnamita) che riceveva privatamente
in una tappa “obbligatoria” dopo le loro
visite ufficiali a Cuba
Milano oh cara! AhhhhhhhTM
Oggi ero in giro per Milano dove ho piacevolmente, anche se
brevemente, conversato conun vecchio compagno di lavoro, Umberto, però mica
solo lui è vecchio...Ritornando verso l’albergo in zona Rogoredo ed essendo
sulla linea 1 della metropolitana sento un annuncio che dice “....il traffico
della linea 3 è interrotto tra le stazioni di Porta Romana e Centrale, è in
funzione un servizio sostitutivo di superficie....”. A Duomo scendo per cercare
il “collegamento” e vedo in via Mazzini dei bus che svolgono questo servizio in
direzione Centrale. Mi sposto, ovviamente, sul marciapiedi opposto dove, dopo
lunga attesa senza vedere nessun bus, un funzionario???? o disfunzionario
dell’onnipotente ATM mi informa che “in Missori ci sono gli autobus”. Come si
dice a Milano: Gnénte! Un altro disfunzionario ATM dice che con il tram linea
16, si arrivava a Crocetta dove c’era il collegamento. Una sola fermata e la
più lunga..., ma anche a Crocetta nada...mentre in senso opposto i bus avevano
una frequenza più che accettabile. Quindi a scarpe fino a Porta Romana dove era
in attesa un treno zeppo di gente che non sapeva in che direzione andasse. Solo
dopo qualche minuto di attesa, la voce del manovratore annunciava che il treno
aveva limitato la sua corsa e tornava a San Donato, come doveva essere, solo
che se gli annunci non vengono dati in maniera chiara c’è anche chi non capisce
e nella fattispecie erano in tanti, infatti appena sentito l’annuncio, almeno
la metà dei passeggeri è scesa.
La causa, purtroppo, è stata il suicidio di un anziano. In
merito al suicidio dei disservizi dell’ATM, non ho altre parole.
sabato 26 novembre 2016
La fine di un'epoca
La notizia era attesa, con diversi stati d'animo, da molto tempo. Bene o male, secondo i punti di vista: Fidel Castro è stato un grande della Storia ed è superfluo dire che tutti i Media del mondo, molto più autorevoli e organizzati di queste note ne parlano e parleranno diffusamente, molto meglio di me.
Da parte mia posso dire che come milioni di (ex) giovani più o meno della mia generazione e anche delle successive l'ho ammirato e condiviso molte delle sue scelte. Ho anche avuto il privilegio di averlo incontrato più volte, in occasioni ufficiali e indubbiamente ne sono stato "affascinato". La personalità era veramente fuori dal comune.
venerdì 25 novembre 2016
Ingredibbileeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!
Sono dovuto arrivare in Europa per recuperare il mio account per gestire il blog che spero riprenda al mio ritorno a Cuba (o forse anche prima). Chiedo scusa ai lettori ma, forse non è stata tutta colpa mia...
sabato 22 ottobre 2016
giovedì 20 ottobre 2016
martedì 18 ottobre 2016
Apagones, che passione
La settimana scorsa, quasi ogni giorno, abbiamo avuto un black aut di corrente che durava dalle due alle 5 ore circa, ieri invece "solo" 10. Si tratta di lavori di manutenzione, senza preavviso naturalmente. Oltre alla sostituzione di pali di sostegno, trasformatori e cavi, si aggiungono periodicamente i lavori di potatura degli alberi per limitare eventuali danni da uragani e trormente e io continuo a chiedermi come mai si insiste con le linee aeree, sia di luce che di telefono, in una zona prediletta dagli eventi estremi. In quanto a internet, per almeno 16/18 ore al giorno: "c'è congestione sulle linee" come annuncia un bel messaggio registrato con musichetta di sottofondo oppure la linea cade dopo qualche minuto, mentre uno sta leggendo o scrivendo. Che gioia!
domenica 16 ottobre 2016
sabato 15 ottobre 2016
Dizionario del mare per lupi di terra
BOZZA: prima tiratura di un testo da correggere e passare alla stampa
venerdì 14 ottobre 2016
Dizionario del mare per lupi di terrra
BOROSA: può esssere "vecia" per un alpino raffreddato che la tiene di riserva
giovedì 13 ottobre 2016
Dario Fo, un'altro grande ci lascia
Proprio ieri ho pubblicato uno scorcio di ricordo della
settimana che ho, in parte condiviso con Dario Fo e famiglia. Oggi mi è
arrivata la notizia della sua scomparsa o che è “andato avanti” come suol dire
il mio ex collega Gianfranco Peletti, con un’espressione che alleggerisce la
drammaticità dell’evento.
Immagino che fonti e persone molto più autorevoli abbiano, o stiano per farlo, pubblicato “il coccodrillo” riguardante la vita e opera del grande
artista e Premio Nobel per la Letteratura. Da parte mia, oltre al grande
piacere e onore di averlo conosciuto, ricordo quando ero bambino e ascoltavo un
programma radiofonico, di cui non ricordo il nome, nel quale faceva sketch con
il suo collega e amico Franco Parenti altro grande, col quale ha condiviso
lunghi anni di attività teatrale. Ricordo vagamente anche qualche film
vagamente neorealista e di “bocca buona” interpretato assieme alla sua adorata
Franca e sinceramente, almeno dal punto di vista fisico, mi sembrava fosse
davvero una strana coppia. Evidentemente, invece, c’erano cose ben più profonde
e importanti che legavano quel tipo bruttino, magro, allampanato e con i denti
da coniglio a quella bionda esplosiva, la “Marilyn Monroe dei poveri”,
naturalmente di allora.
Nella sua lunga vita dopo aver scelto di percorrere una
propria strada, senza peraltro terminare l’amicizia, affetto e stima personale
con Franco. Cominciò a scrivere e interpretare testi sempre più impegnati. Ebbe
anche un lungo periodo di collaborazione con Enzo Jannacci, col quale compose
molte canzoni milanesi, interpretate, fra i tanti, anche da Cochi e Renato coi
quali collaborò anche nei loro testi surreali e strampalati.
A lui si deve anche il salvataggio e la riutilizzazione della Palazzina Liberty dell'ex Ortomercato, guarda caso, diventata poi roccaforte della destra che a suo tempo voleva abbatterla.
A lui si deve anche il salvataggio e la riutilizzazione della Palazzina Liberty dell'ex Ortomercato, guarda caso, diventata poi roccaforte della destra che a suo tempo voleva abbatterla.
Senza dubbio la sua opera maggiore rimane il “Mistero
buffo”, portato sulle scene di tutto il mondo e sempre aggiornato col passare
dei tempi. Parte del testo era in legnanese abbastanza stretto, per cui alcuni
dettagli erano difficili da capire anche per i milanesi. Ma erano proprio
dettagli. La mimica e il “gramelot” utilizzato, rendevano comprensibile
l’insieme dell’opera anche a chi parla lingue distanti dalle radici latine.
Anche lui, come molti grandi, fra i quali il principe
Antonio De Curtis iniziò dalla gavetta e dalla fame, con un tipo di comicità
molto semplice e ingenua, probabilmente adatta ai tempi.
Poi fu maturando sempre più, nella sua arte e nella sua
vita rivolta all’aiuto dei più sfortunati con scelte, a volte estremiste che
non condividevo, ma che segnano il profilo della sua grande umanità.
Non mi resta che salutarlo con una frase storica che era
il tormentone del suo duetto radiofonico con Franco Parenti, ciao Dario: “poer
nanu”.
mercoledì 12 ottobre 2016
Raggiunti i tre milioni di visitatori a Cuba
Alla fine del mese di settembre scorso, si sono raggiunti i tre milioni di turisti che hanno visitato Cuba, si conta di arrivare a 3,7 entro la la fine del 2016. E dire che il "grosso" dei nordamericani non può ancora venire...nel frattempo si aprono nuovi mercati e si aggiungono linee aeree straniere che operano su Cuba. Una delegazione del Ministero del Turismo si trova attualmente in Italia per promuovere il "prodotto" in uno dei maggiori mercati emissori.
lunedì 10 ottobre 2016
sabato 8 ottobre 2016
venerdì 7 ottobre 2016
Dizionario del mare per lupi di terra
BORA: quando è doppia è un incantevole atollo del sud Pacifico
Usa - Cuba, la diplomazia del pallone
Dopo 69 anni dall’ultimo incontro amichevole, in questo strano tentativo di normalizzazione tra USA e Cuba, le rispettive nazionali di calcio si sono affrontate, questo pomeriggio sul terreno dal fondo insidioso, dello stadio Pedro Marrero nella capitale cubana. Per la cronaca la squadra ospite ha vinto per 0 a 2 con marcature nella prima metà del secondo tempo, dove la squadra cubana ha mostrato qualche cedimento rispetto ai primi 45 minuti. La solita Cuba, abbastanza grintosa in difesa, meno che nelle occasioni dei due gol nordamericani e sempre senza idee e potenza di penetrazione dalla metà campo in avanti. È vero che oggi si è vista una squadra leggermente migliore del solito, specie nella prima metà, ma la differenza di “rango” è diventata evidente. Indubbiamente gli USA hanno una squadra più geometrica ed esperta, con giocatori che militano in diversi campionati professionisti, anche in Europa. Le sostituzioni effettuate dal CT, nostra vecchia conoscenza Jurgen Klinsman, hanno spostato in avanti il baricentro della sua squadra mettendo a dura prova il centrocampo e difesa cubana che comunque ha retto con dignità, nonostante il risultato avverso.
mercoledì 5 ottobre 2016
martedì 4 ottobre 2016
Nuovo premio a Luca Lombroso
Nel
pomeriggio di Domenica 2 Ottobre presso il festival “Un mare di lettere”
tenutosi sulla costa tirrenica laziale di Civitavecchia,
Luca Lombroso,
presidente dell’Associazione ASMER Emilia Romagna Meteo, è stato premiato
con un importante riconoscimento.
Il libro “Ciao
fossili – cambiamenti climatici resilienza e futuro post Carbon”, Edizioni
Artestampa, Vince il contro premio Carver 2016 Sezione saggistica.
Complimenti e auguri all'amico Luca.
Complimenti e auguri all'amico Luca.
Dizionario del mare per lupi di terra
BOMPRESSO: con Sofro e Pietrostefano coinvolto in omicidio politico
lunedì 3 ottobre 2016
sabato 1 ottobre 2016
venerdì 30 settembre 2016
mercoledì 28 settembre 2016
Dizionario del mare, per lupi di terra (riproviamoci)
BOCCAPORTO: orifizio utile al porto per nutrirsi e parlare
lunedì 26 settembre 2016
Il Reportage, da Cuba
Da domani dovrebbe essere in edicola la rivista trimestrale Il Reportage con una serie di interviste, fatte da Giulio Messina, a personaggi anche di alto profilo con le loro opinioni sull'attuale situazione del Paese.
C'è anche l'intervista a un non cubano, non di alto profilo, ma il resto è molto interessante.
Un numero certamente da non perdere per i "cubanofili".
C'è anche l'intervista a un non cubano, non di alto profilo, ma il resto è molto interessante.
Un numero certamente da non perdere per i "cubanofili".
venerdì 9 settembre 2016
Torniamo a parlare di Cuba
Come avevo scritto, ho sospeso (temporaneamente) il blog
per cause di connettività. Ultimamente ho notato che i momenti in cui si possa
entrare in rete, lentamente e col rischio di restare a metà strada, sono
leggermente migliorati nonostante, per esempio, l’urgenza che ieri mi ha
costretto a servirmi dei “profumati” servigi del Melià (sic!) Habana Libre.
Da un po’ di tempo non faccio i miei personali e
discutibili commenti su quanto, vengo a sapere, di ciò che succede a Cuba.
In questi ultimi tempi si stanno concretizzando gli
annunciati voli commerciali delle linee nordamericane. Secondo dichiarazioni di
un rappresentante dell’American Airlines, i voli potranno essere usufruiti non
solo dai cubani e statunitensi in possesso dei requisiti richiesti dal Governo
nordamericano, ma anche da cittadini di pesi terzi. In parole povere, per
esempio, se un italiano volesse visitare entrambi i Paesi, lo potrebbe fare con
relativo visto per Cuba ed ESTA per gli USA. Non solo, ma con un “piano voli”
preorganizzato, potrebbe ottenere connessioni con altri Paesi. Direi che
dissipato questo dubbio, la notizia non è solo buona, ma ottima.
Sempre restando nel campo “visite”, ma completamente
turistiche, si prevede un buon incremento di crociere con base o scalo
all’Avana e altri porti cubani. MSC, raddoppia, così come la consociata di
Carnival Cruise ed a loro dovrebbero aggiungersi altre compagnie, di cui sembra
certo, una tedesca.
In compenso, proprio oggi (venerdì), in un’affollata
conferenza stampa, il Ministro degli esteri Bruno Rodriguez Parrilla ha
annunciato il contenuto del nuovo ricorso all’Assemblea Generale dell’ONU,
sottolinenando che seppure ci sono stati progressi nelle relazioni bilaterali,
secondo il punto di vista cubano, il Presidente Obama non ha usato tutte le sue
prerogative per “alleggerire” alcuni aspetti dell’embargo che in toto non
potrebbe comunque eliminare. Non solo, l’annunciato consenso alle transazioni
finanziarie in dollari USA da parte delle banche ed enti commerciali cubani,
non è mai diventata effettiva.
lunedì 5 settembre 2016
Ma i vecchi, sono rimbecilliti o saggi?
Da che ho l’età della ragione, i vecchi hanno sempre
avuto a che dire su tutto, cominciando dal tempo che “è (sempre) impazzito” i
“miei” vecchi, molto prima delle attuali emergenze, davano la colpa alle bombe
atomiche che, dopo Hiroshima e Nagasaki, si continuava a far esplodere in
atmosfera per provarne i miglioramenti. Qualcuno invece, magari dei più vecchi
(saggi) diceva: “El temp l’è cume el cü,
el fa semper me voeur lü!”
Per i “vecchi”, la gioventù è sempre stata “perduta”,
senza valori, morale, educazione, cultura, musica e chi più ne ha più ne metta. Vuoi al
tempo dei “capelloni” che a quello dei “naziskin” pelati, al di la delle
differenze socio politiche.
Poi c’erano i dualismi sportivi che partendo da Binda e
Guerra, passavano poi a Coppi e Bartali o Moser e Adorni, nel ciclismo, solo
per ricordare i più famosi, ma non unici.
Nel calcio ricordo Buffon (Lorenzo) e Giorgio Ghezzi, Pelé
con la “meteora” Eusebio, Mazzola (Sandro) e Rivera, Baggio e Del Piero per
arrivare oggi a Ronaldo (Cristiano) e Messi.
Nello spettacolo: Corrado Mantoni o Mike Bongiorno, Enzo
Tortora o Pippo Baudo? Sempre per citare i più famosi.
Adesso che sono vecchio anch’io vengo portato ai dilemmi
della politica che più che sporca mi sembra proprio lurida. Nel nostro stivale
è indimenticabile la rivalità, prima tra Monarchia e Repubblica e poi, DC/PCI, questa, portata magistralmente nei libri e poi
sugli schermi con Don Camillo e Peppone.
Tra il dopoguerra e quella “fredda”, ricordo le
divergenze tra paesi che dovevano essere “fratelli”: Cina e Urss, per esempio o
Albania e URSS o il triangolo Jugoslavia/Albania/URSS. Per non parlare degli
arabi che pur essendo dello stesso ceppo etnico avevano profonde differenze,
sopratutto religiose, così come nel resto del mondo islamico non arabo.
Adesso, nel 21° secolo, io invece mi chiedo come possono
esistere strane alleanze o complicità del tutto contrastanti.
URSS/USA: dopo essere passati dal disgelo del neoliberale
Ronald Reagan col comunista Michail Gorbachëv sono tornati ad esser nemici
seppure con la Russia non più comunista. Mentre sono culo e camicia con i
comunisti cinesi e vietnamiti, che a suo tempo avevano invaso con una guerra
dolorosa e perdente. Ma quello che più mi richiama l’attenzione è la situazione
medio orientale e i suoi risvolti in altre aree. Tutti sanno che l’Arabia
Saudita (modello di Democrazia e Dirirtti Umani, sic!!!!) è l’alleato d’acciaio
degli Stati Uniti, mentre è acerrimo nemico dell’altro alleato, di titanio: Israele.
La stessa Arabia Saudita è, in questi giorni, stata al centro di progetti di
collaborazione con Cuba che nonostante tutto, non è proprio sorella di USA e
Israele...La Turchia, altro alleato inossidabile dei nordamericani, pur essendo
paese islamico e con il partito religioso al potere, è “amico” di Israele e
nemico dell’Arabia Saudita. Il Paese del “popolo eletto”, da parte sua contro
tutto e tutti, prosegue la sua politica repressiva contro i palestinesi e
costruendo nuove colonie nei territori occupati e non cede un centimetro in
favore di concedere uno Stato indipendente in terre nelle quali hanno coabitato
per secoli. In più, è notizia recente, ha bombardato postazioni in Siria. Tutti
sappiamo che nei momenti di tensione e di guerra tra Islam e Ebraismo, la Siria
è stata una dei nemici più acerrimi e irriducibili, ma...se tra i due mali è meglio
scegliere il minore, in questo particolare momento storico, non sarebbe meglio
(per loro) se non sostenere, almeno non combattere il regime di Assad per far
si che non cada in mano del cosiddetto Stato Islamico?
Afganistan, Iraq e Libia, non hanno insegnato proprio niente?
Certo le incongruenze non finiscono qua, nel mondo, ma io
non sono certo uno studioso, sono solo un vecchio imbecille, saggio o
semplicemente una persona normale? Ai postini l’ardua sentenza. (Perdonami Don
Lisander, ma era lui?).
sabato 3 settembre 2016
martedì 5 luglio 2016
Washington versus Madrid: pagine di guerra (III e fine), di Ciro Bianchi Ross
Pubblicato su Juventud Rebelde del 3/7/16
Washington vs. Madrid: Páginas de la guerra (III y final) Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
Washington vs. Madrid: Páginas de la guerra (III y final) Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
2 de Julio del 2016 19:10:44 CDT
La derrota de la escuadra española,
barrida total y en toda la línea por la flota norteamericana, no solo elimina
la última de las esperanzas de España en su victoria en la guerra con EE.UU.,
sino que desmoraliza a los defensores de Santiago de Cuba. El Ejército
Libertador, por su parte, mantiene cercada la ciudad y con su acerado
despliegue impide que le lleguen refuerzos desde otras plazas militares de la
provincia oriental, en tanto que en el resto de la Isla los mambises mayorean a
sus adversarios.
Los días 10 y 11 de julio, una
semana después del desastre naval, las tropas norteamericanas de mar y tierra
abren fuego sobre las posiciones españolas en los límites de Santiago, y el
general Shafter, jefe del ejército norteamericano en Cuba, amenaza con bombardear
la ciudad si no se rinde.
Comienza el éxodo de la población
civil atemorizada y hambrienta. Unos buscan amparo en los campamentos
norteamericanos, otros se dirigen a las zonas controladas por los mambises. En
el campo cubano, el mayor general Calixto García, lugarteniente general del
Ejército Libertador, revisa las listas con los nombres de los refugiados. Se
topa en una de ellas con el de Federico Capdevila, capitán retirado del
ejército español.
Llama de inmediato a su ayudante
Luis Rodolfo Miranda de la Rúa y le ordena que localice a Capdevila, le
presente, en su nombre, sus respetos, y se entere de lo que quiera o pueda
necesitar para él o su familia. Recalca el guerrero:
—Fíjese bien, Comandante, tengo
especial interés en que no le ocurra a Capdevila nada desagradable. ¡Cuide a
ese hombre que supo serlo cuando muchos no fueron capaces de ello!
Federico Capdevila fue, en 1871, el
valiente defensor de los estudiantes de Medicina.
Circula un rumor
El 16 se rinden las tropas españolas
que defienden Santiago. Al día siguiente entran en la ciudad los
norteamericanos; solo los norteamericanos, pues el general Shafter prohíbe la
entrada a las tropas cubanas.
Un hecho digno de tenerse en cuenta
ocurre cuando en el Palacio de Gobierno es arriada la bandera española y se iza
la de EE. UU.
Indignados y coléricos, los mambises
destacados en el fuerte de La Socapa izan, en señal de protesta, la bandera de
la estrella solitaria, que es rápidamente retirada para que la sustituya la de
las barras y las estrellas.
José de Armas y Cárdenas, uno de los
periodistas cubanos más destacados de todos los tiempos y que hizo célebre el
seudónimo de Justo de Lara, escribe entonces desde el mismo teatro de
operaciones donde asiste como corresponsal de guerra: «Mientras que el general
Shafter necesitó del general García, se comunicaba con él, poniéndolo al
corriente de todas las operaciones. Una vez que acordó con los españoles la
rendición de la plaza, se apartó del general cubano, a quien llegó a ocultar la
importante operación que iba a realizar».
Es el mismo Calixto García quien
ofrece los elementos de juicio necesarios para comprender lo que pasa, cuando
en la carta que dirige a Shafter y que dicta a Justo de Lara, afirma:
«Los importantes actos de la
rendición del ejército español y de la toma de posesión de la ciudad por usted
tuvieron lugar, y solo llegaron a mi conocimiento por rumores públicos. No fui
tampoco honrado con una sola palabra de parte de usted, invitándome a mí, a los
demás oficiales de Estado Mayor, para que representáramos al ejército cubano en
ocasión tan solemne.
«Sé, por último, que usted ha dejado
constituidas en Santiago a las mismas autoridades españolas contra las cuales
he luchado tres años como enemigas de la independencia de Cuba. Yo debo
informar a usted, que esas autoridades no fueron nunca electas por los
habitantes residentes en Santiago de Cuba, sino nombradas por un decreto de la
reina de España».
Expresa, por último, el mayor
general Calixto García:
«Circula un rumor, que por lo
absurdo no es digno de crédito general, de que la orden de impedir a mi
ejército su entrada en Santiago ha obedecido al temor de venganza contra los
españoles. Permítame usted que proteste contra la más ligera sombra de
semejante pensamiento, porque no somos un pueblo de salvajes que desconoce los
principios de la guerra civilizada, formamos un ejército pobre y harapiento
como lo fue el ejército de sus antepasados en su guerra noble por la
independencia de Estados Unidos de América, pero a semejanza de los héroes de Saratoga
y Yorktown, respetamos demasiado nuestra causa para mancharla con la barbarie y
la cobardía».
Shafter obedece instrucciones
Shafter sin embargo no actuaba por
iniciativa propia. Lo deja muy claro en su respuesta a Calixto: «Yo no puedo
discutir la política del Gobierno de Estados Unidos, al querer que continúen en
sus puestos temporalmente las personas que los ocupaban. Para que usted se
entere bien, le remito copia de las instrucciones del Presidente que recibí
ayer, las cuales resuelven cualquier dificultad que pueda suscitarse en el
Gobierno de este territorio mientras esté ocupado por Estados Unidos».
Cuando Calixto García logra entrar
en la ciudad, son apoteósicos el entusiasmo y la alegría de los santiagueros
que salen en masa a saludarlo, y lo mismo sucederá a su llegada a La Habana. En
carta al mayor general Máximo Gómez presenta su renuncia irrevocable al cargo
de Lugarteniente General «por no estar dispuesto a seguir obedeciendo las
órdenes y cooperando a los planes del ejército americano». Informa que marcha a
Jiguaní, con toda la tropa bajo su mando, en espera de la respuesta del jefe
del Ejército Libertador. El 29 de julio ocupa Gibara y presta toda la ayuda
posible a heridos y enfermos españoles que abarrotan los hospitales de guerra
de esa localidad. Días después, derrota, en las inmediaciones de esa ciudad, a
la tropa del general Luque, que intenta recuperar Gibara. No pasa mucho tiempo
sin que Shafter sea relevado de su mando y sustituido por el general Lawton.
En Washington se tributaría a
Calixto García una acogida que testigos cubanos califican de «grandiosa», si
bien no se concedió carácter oficial a su visita.
«Se cometió el error de poner al
general Shafter al frente de las tropas que vinieron a Santiago, y su ineptitud
tenía que traer, como trajo, la protesta del mayor general García, quien no
podía, por la dignidad y prestigio de su ejército, y del suyo propio de
soldado, aceptar la preterición de que fuimos objeto, cuando el buen éxito de
la campaña de Santiago corresponde en gran parte —como algún día próximo he de
demostrar— al ejército cubano de Oriente y a sus valientes generales bajo el
mando del propio general García».
Así lo declara a un semanario
habanero, el 20 de octubre de 1898, el coronel Cosme de la Torriente, uno de los
oficiales del Estado Mayor de Calixto y que andando el tiempo —falleció en
1956— llegaría a ser embajador y canciller de Cuba y presidente de la Asamblea
de la Sociedad de Naciones, un distinguido jurista con bufete en Mercaderes
número 26, en La Habana Vieja.
Escribe Torriente, el 11 de
diciembre de 1899, en ocasión del primer aniversario de la muerte de Calixto:
«Cuando alguno de los que estuvieron
con él en el sitio de Santiago de Cuba publique sus recuerdos de esa campaña…
entonces, solo entonces se podrán apreciar sus grandes servicios al ejército
americano; entonces se podrá conocer la participación principalísima que en tal
campaña tuvo el ejército cubano, que tan criticado fue por los que tanto le
debieron; entonces se podrán aquilatar el gran tacto y la gran pericia de
Calixto García para tratar con aquel general inepto… y entonces se verán
también las grandes virtudes de nuestro héroe, su gran patriotismo, su gran
respeto a la ley y a la libertad».
Ochenta y seis corresponsales de guerra
Se dice que esta fue la primera
guerra moderna. No por el armamento empleado, sino por su impacto mediático.
Sucesos que antecedieron al estallido de la contienda fueron enfocados por la
prensa norteamericana con un tinte «amarillo» y sensacionalista que en buena
medida acondicionó para lo que vendría la mentalidad del norteamericano
promedio.
Hubo hechos construidos por la
propia prensa, como la fuga de la patriota cubana Evangelina Cossío de la Casa
de Recogidas de La Habana, a quien, ya en EE. UU., se le tributó una recepción
grandiosa en Madison Square, el Presidente la recibió en la Casa Blanca, la
agasajaron en el Congreso y las familias más conspicuas, mientras se fundían en
su honor cien mil monedas de plata para hacerle vivir sus 15 minutos de gloria,
porque moriría olvidada y en la pobreza.
Para reportar el conflicto —algo
insólito en la época— 86 periodistas se acreditaron y viajaron como
corresponsales de guerra, entre ellos 20 fotógrafos y seis dibujantes. Con
ellos vino el antes aludido Justo de Lara.
El cinematógrafo, recién inventado
entonces, no quedó fuera y llegó asimismo para dar testimonio en las
principales direcciones en que el cine habría de desarrollarse: la ficción y el
documental. Fue entonces cuando se filmaron, por la Vitagraph Company, las
primeras imágenes en movimiento de una guerra real. La historia del teniente
Rowan, portador del célebre mensaje del Presidente norteamericano, a Calixto
García, se ficcionó en una cinta de Hollywood protagonizada por Wallace Beary,
uno de los adelantados del entonces incipiente sistema de estrellas.
¿Qué nombre dar a esta guerra?
Durante años, mientras se daba al conflicto el nombre de guerra
hispano-norteamericana, historiadores cubanos se empeñaron y consiguieron un
nuevo nombre: guerra hispano-cubano-americana.
¿Cuál de los dos es más apropiado?
El historiador Oscar Loyola se decide por el primero. La guerra que Cuba libró
contra España entre 1895 y 1898 —guerra hispano-cubana— fue una clásica guerra
anticolonial; la intervención norteamericana no introdujo un tercer elemento en
esta guerra, dice Loyola, pues los sujetos sociales implicados se mantuvieron
idénticos. Lo que sucedió es que a esa contienda anticolonial se le superpuso
otra, la de EE. UU. contra España por el dominio de Cuba; un colonialismo nuevo
que daba una batalla, ganada de antemano, por desplazar de la Isla a un viejo
colonialismo.
Esa guerra, que debe denominarse
hispano-norteamericana, se libra en el mismo escenario geográfico en que
transcurría la guerra hispano-cubana. Apunta Loyola: «Los intereses que
llevaron a Cuba, a España y a EE. UU. a la guerra eran tremendamente diferentes…
Lo que determina el carácter de una guerra es el fin que persigue. A la guerra
nacional liberadora del pueblo cubano le fue arrebatada, en los marcos de una
guerra entre potencias, la primacía histórica.
Ciro Bianchi
Ross
Washington vs. Madrid: Páginas de la guerra (III y final) Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
2 de Julio del 2016 19:10:44 CDT
La derrota de la escuadra española,
barrida total y en toda la línea por la flota norteamericana, no solo elimina
la última de las esperanzas de España en su victoria en la guerra con EE.UU.,
sino que desmoraliza a los defensores de Santiago de Cuba. El Ejército
Libertador, por su parte, mantiene cercada la ciudad y con su acerado
despliegue impide que le lleguen refuerzos desde otras plazas militares de la
provincia oriental, en tanto que en el resto de la Isla los mambises mayorean a
sus adversarios.
Los días 10 y 11 de julio, una
semana después del desastre naval, las tropas norteamericanas de mar y tierra
abren fuego sobre las posiciones españolas en los límites de Santiago, y el
general Shafter, jefe del ejército norteamericano en Cuba, amenaza con bombardear
la ciudad si no se rinde.
Comienza el éxodo de la población
civil atemorizada y hambrienta. Unos buscan amparo en los campamentos
norteamericanos, otros se dirigen a las zonas controladas por los mambises. En
el campo cubano, el mayor general Calixto García, lugarteniente general del
Ejército Libertador, revisa las listas con los nombres de los refugiados. Se
topa en una de ellas con el de Federico Capdevila, capitán retirado del
ejército español.
Llama de inmediato a su ayudante
Luis Rodolfo Miranda de la Rúa y le ordena que localice a Capdevila, le
presente, en su nombre, sus respetos, y se entere de lo que quiera o pueda
necesitar para él o su familia. Recalca el guerrero:
—Fíjese bien, Comandante, tengo
especial interés en que no le ocurra a Capdevila nada desagradable. ¡Cuide a
ese hombre que supo serlo cuando muchos no fueron capaces de ello!
Federico Capdevila fue, en 1871, el
valiente defensor de los estudiantes de Medicina.
Circula un rumor
El 16 se rinden las tropas españolas
que defienden Santiago. Al día siguiente entran en la ciudad los
norteamericanos; solo los norteamericanos, pues el general Shafter prohíbe la
entrada a las tropas cubanas.
Un hecho digno de tenerse en cuenta
ocurre cuando en el Palacio de Gobierno es arriada la bandera española y se iza
la de EE. UU.
Indignados y coléricos, los mambises
destacados en el fuerte de La Socapa izan, en señal de protesta, la bandera de
la estrella solitaria, que es rápidamente retirada para que la sustituya la de
las barras y las estrellas.
José de Armas y Cárdenas, uno de los
periodistas cubanos más destacados de todos los tiempos y que hizo célebre el
seudónimo de Justo de Lara, escribe entonces desde el mismo teatro de
operaciones donde asiste como corresponsal de guerra: «Mientras que el general
Shafter necesitó del general García, se comunicaba con él, poniéndolo al
corriente de todas las operaciones. Una vez que acordó con los españoles la
rendición de la plaza, se apartó del general cubano, a quien llegó a ocultar la
importante operación que iba a realizar».
Es el mismo Calixto García quien
ofrece los elementos de juicio necesarios para comprender lo que pasa, cuando
en la carta que dirige a Shafter y que dicta a Justo de Lara, afirma:
«Los importantes actos de la
rendición del ejército español y de la toma de posesión de la ciudad por usted
tuvieron lugar, y solo llegaron a mi conocimiento por rumores públicos. No fui
tampoco honrado con una sola palabra de parte de usted, invitándome a mí, a los
demás oficiales de Estado Mayor, para que representáramos al ejército cubano en
ocasión tan solemne.
«Sé, por último, que usted ha dejado
constituidas en Santiago a las mismas autoridades españolas contra las cuales
he luchado tres años como enemigas de la independencia de Cuba. Yo debo
informar a usted, que esas autoridades no fueron nunca electas por los
habitantes residentes en Santiago de Cuba, sino nombradas por un decreto de la
reina de España».
Expresa, por último, el mayor
general Calixto García:
«Circula un rumor, que por lo
absurdo no es digno de crédito general, de que la orden de impedir a mi
ejército su entrada en Santiago ha obedecido al temor de venganza contra los
españoles. Permítame usted que proteste contra la más ligera sombra de
semejante pensamiento, porque no somos un pueblo de salvajes que desconoce los
principios de la guerra civilizada, formamos un ejército pobre y harapiento
como lo fue el ejército de sus antepasados en su guerra noble por la
independencia de Estados Unidos de América, pero a semejanza de los héroes de Saratoga
y Yorktown, respetamos demasiado nuestra causa para mancharla con la barbarie y
la cobardía».
Shafter obedece instrucciones
Shafter sin embargo no actuaba por
iniciativa propia. Lo deja muy claro en su respuesta a Calixto: «Yo no puedo
discutir la política del Gobierno de Estados Unidos, al querer que continúen en
sus puestos temporalmente las personas que los ocupaban. Para que usted se
entere bien, le remito copia de las instrucciones del Presidente que recibí
ayer, las cuales resuelven cualquier dificultad que pueda suscitarse en el
Gobierno de este territorio mientras esté ocupado por Estados Unidos».
Cuando Calixto García logra entrar
en la ciudad, son apoteósicos el entusiasmo y la alegría de los santiagueros
que salen en masa a saludarlo, y lo mismo sucederá a su llegada a La Habana. En
carta al mayor general Máximo Gómez presenta su renuncia irrevocable al cargo
de Lugarteniente General «por no estar dispuesto a seguir obedeciendo las
órdenes y cooperando a los planes del ejército americano». Informa que marcha a
Jiguaní, con toda la tropa bajo su mando, en espera de la respuesta del jefe
del Ejército Libertador. El 29 de julio ocupa Gibara y presta toda la ayuda
posible a heridos y enfermos españoles que abarrotan los hospitales de guerra
de esa localidad. Días después, derrota, en las inmediaciones de esa ciudad, a
la tropa del general Luque, que intenta recuperar Gibara. No pasa mucho tiempo
sin que Shafter sea relevado de su mando y sustituido por el general Lawton.
En Washington se tributaría a
Calixto García una acogida que testigos cubanos califican de «grandiosa», si
bien no se concedió carácter oficial a su visita.
«Se cometió el error de poner al
general Shafter al frente de las tropas que vinieron a Santiago, y su ineptitud
tenía que traer, como trajo, la protesta del mayor general García, quien no
podía, por la dignidad y prestigio de su ejército, y del suyo propio de
soldado, aceptar la preterición de que fuimos objeto, cuando el buen éxito de
la campaña de Santiago corresponde en gran parte —como algún día próximo he de
demostrar— al ejército cubano de Oriente y a sus valientes generales bajo el
mando del propio general García».
Así lo declara a un semanario
habanero, el 20 de octubre de 1898, el coronel Cosme de la Torriente, uno de los
oficiales del Estado Mayor de Calixto y que andando el tiempo —falleció en
1956— llegaría a ser embajador y canciller de Cuba y presidente de la Asamblea
de la Sociedad de Naciones, un distinguido jurista con bufete en Mercaderes
número 26, en La Habana Vieja.
Escribe Torriente, el 11 de
diciembre de 1899, en ocasión del primer aniversario de la muerte de Calixto:
«Cuando alguno de los que estuvieron
con él en el sitio de Santiago de Cuba publique sus recuerdos de esa campaña…
entonces, solo entonces se podrán apreciar sus grandes servicios al ejército
americano; entonces se podrá conocer la participación principalísima que en tal
campaña tuvo el ejército cubano, que tan criticado fue por los que tanto le
debieron; entonces se podrán aquilatar el gran tacto y la gran pericia de
Calixto García para tratar con aquel general inepto… y entonces se verán
también las grandes virtudes de nuestro héroe, su gran patriotismo, su gran
respeto a la ley y a la libertad».
Ochenta y seis corresponsales de guerra
Se dice que esta fue la primera
guerra moderna. No por el armamento empleado, sino por su impacto mediático.
Sucesos que antecedieron al estallido de la contienda fueron enfocados por la
prensa norteamericana con un tinte «amarillo» y sensacionalista que en buena
medida acondicionó para lo que vendría la mentalidad del norteamericano
promedio.
Hubo hechos construidos por la
propia prensa, como la fuga de la patriota cubana Evangelina Cossío de la Casa
de Recogidas de La Habana, a quien, ya en EE. UU., se le tributó una recepción
grandiosa en Madison Square, el Presidente la recibió en la Casa Blanca, la
agasajaron en el Congreso y las familias más conspicuas, mientras se fundían en
su honor cien mil monedas de plata para hacerle vivir sus 15 minutos de gloria,
porque moriría olvidada y en la pobreza.
Para reportar el conflicto —algo
insólito en la época— 86 periodistas se acreditaron y viajaron como
corresponsales de guerra, entre ellos 20 fotógrafos y seis dibujantes. Con
ellos vino el antes aludido Justo de Lara.
El cinematógrafo, recién inventado
entonces, no quedó fuera y llegó asimismo para dar testimonio en las
principales direcciones en que el cine habría de desarrollarse: la ficción y el
documental. Fue entonces cuando se filmaron, por la Vitagraph Company, las
primeras imágenes en movimiento de una guerra real. La historia del teniente
Rowan, portador del célebre mensaje del Presidente norteamericano, a Calixto
García, se ficcionó en una cinta de Hollywood protagonizada por Wallace Beary,
uno de los adelantados del entonces incipiente sistema de estrellas.
¿Qué nombre dar a esta guerra?
Durante años, mientras se daba al conflicto el nombre de guerra
hispano-norteamericana, historiadores cubanos se empeñaron y consiguieron un
nuevo nombre: guerra hispano-cubano-americana.
¿Cuál de los dos es más apropiado?
El historiador Oscar Loyola se decide por el primero. La guerra que Cuba libró
contra España entre 1895 y 1898 —guerra hispano-cubana— fue una clásica guerra
anticolonial; la intervención norteamericana no introdujo un tercer elemento en
esta guerra, dice Loyola, pues los sujetos sociales implicados se mantuvieron
idénticos. Lo que sucedió es que a esa contienda anticolonial se le superpuso
otra, la de EE. UU. contra España por el dominio de Cuba; un colonialismo nuevo
que daba una batalla, ganada de antemano, por desplazar de la Isla a un viejo
colonialismo.
Esa guerra, que debe denominarse
hispano-norteamericana, se libra en el mismo escenario geográfico en que
transcurría la guerra hispano-cubana. Apunta Loyola: «Los intereses que
llevaron a Cuba, a España y a EE. UU. a la guerra eran tremendamente diferentes…
Lo que determina el carácter de una guerra es el fin que persigue. A la guerra
nacional liberadora del pueblo cubano le fue arrebatada, en los marcos de una
guerra entre potencias, la primacía histórica.
Ciro Bianchi
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