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lunedì 27 febbraio 2017

Ristoranti italiani storici all'Avana

Questa è la parte della "colonna" settimanale che Ciro Bianchi pubblica ogni domenica su "Juventud Rebelde" e che è uscito proprio ieri, domenica 26. Come sempre, mi ha concesso di tradurlo e pubblicarlo. Ne ho estrapolato la parte che ci riguarda strettamente e che verrà pubblicato (con alcune fotografie) nel libro che sto preparando e ho registrato da tempo, sulla rinascita del turismo a Cuba dalla fine degli anni '70 ad oggi.
Il libro che spero di pubblicare on line il prossimo marzo sarà ricco di fotografie d'epoca e recenti (sicuramente più di 100) e alle quali ho dato uno spazio privilegiato alla fine di ogni capitolo inerente e al termine con una piccola "galleria".



A richiesta del lettore

Di Ciro Bianchi Ross.

Nell’Avana degli anni ’50, il ristorante Frascati in Prado 357 fra Neptuno e Virtudes, aveva la fama di essere la miglior cucina italiana a Cuba. Altri ristoranti e pizzerie appaiono registrati nell’elenco telefonico del 1958: Montecatini in 15 angolo “J” nel Vedado; Sorrento, in Calzada e 20, pure nel Vedado, si faceva annunciare come “super ristorante capace di fare di ogni piatto una specialità”, poi La Piccola Italia in Consulado 221 e un altro in “L” tra 15 e 17, dove successivamente ci fu il Pío-Pío. Non dico che fossero tutti. Doña Rosina in “I”, quasi all’angolo con Calzada è un po’ più recente. Già da allora erano molto popolari le pizzette del Ten Cents di Galiano e San Rafael; una pizza elaborata davanti agli occhi del cliente che si tagliava in diverse fette e si vendeva a porzioni. Si mangiava in piedi o mentre si camminava, per coloro a cui mancava un tempo più lungo.
Lo scriba, in questi riferimenti, da risposta alle richieste di Eduardo Castillero, interessato nel saper se vincere o perdere una discussione, sul fatto che le pizze si conoscessero prima o dopo del 1959.
Evidentemente si conoscevano. Niente a che vedere con ciò che si vendeva già negli anni ’60. È allora che la cucina italiana diventa popolare in tutta l’Isola e le pizzerie arrivano agli angoli più sperduti. La pasta di grano, il formaggio, il pomodoro, in definitiva erano qua presenti fino dalla Colonia.
Quando a Cuba si parla di cucina italiana, ci si riferisce specialmente agli spaghetti, i cannelloni, le lasagne e naturalmente, della pizza. Ne parliamo, per farlo, esattamente di una cucina di pasta che è essenzialmente del sud della Penisola. Questa è solo una parte della cucina italiana. È realmente una cucina molto ricca che si distingue in ogni regione con elementi che la distinguono e la differenziano. È così varia, si dice che se un ristorante si proponesse di esordire con un piatto italiano ogni settimana, tarderebbe anni nel finire il ricettario. Nel sud, dove alla fine del XIX secolo nasce la pizza, “invenzione” che si internazionalizza dopo la fine della seconda Guerra Mondiale convertendosi nel piatto stellare della cucina rapida.
In quei, già lontani, anni ‘60 una caffetteria come La Central di Lawton, all’angolo di Porvenir e Dolores, diventa ad essere la pizzeria La Romana, la gelateria di 23 e “I” sarà Buona Sera, Las Delicias de Medina, in “L” e 19, sarà Vita Nuova e uno dei ristoranti di 23 e 12, vicino all’ICAIC riceverà il nome, inevitabile, di Cinecittà. Non è tutta armonia, sorsero pizzerie che mantennero i nomi inconcepibili di Kasalta, Cujae, Viñales e Lisboa, mentre il cafè Europa nella calle Obispo, famoso in altri tempi per i dolciumi, passa ad essere la pizzeria Europa, con un splendido riservato.
La pizza,quindi, assunse a Cuba non solo la categoria di piatto insegna della cucina rapida, ma si è cubanizzata tanto che è già quasi nostra come il congrí, los tachinos (tipo di banana) e la bistecca in padella.
Alludo, naturalmente, a una pizza adattata al gusto e al carattere cubano. Con diametro inferiore a quella italiana, però più alta, meno croccante, più spugnosa, più morbida. I condimenti e il formaggio sono diversi tra una e l’altra. Il cubano medio non ha l’abitudine di mangiare una pizza condita con origano o basilico  che sono speciali nella pizza Margherita e con il formaggio giallo da il “tocco” alla pasta. È un piatto che si vende anche a Miami col nome di “pizza cubana”.
È durante il XIX secolo che si comincia a conoscere la cucina italiana a Cuba, allora era la prelibatezza della borghesia creola. Però già alla metà del XX secolo delizia la classe media avanera. È tra il 1940 e 1950 che nascono  prendono fama alcuni ristoranti di cucina italiana. Pochi; non come l’esplosione degli anni ’60.
D’altra parte si trattava di cucina economica, di facile lavorazione, rapida e la popolazione l’accolse immediatamente: suppliva il razionamento imposto dall’embargo nordamericano che cominciava a sentirsi particolarmente in quegli anni. Le pizze, le uova  e anche i ceci furono i piatti di maggior aiuto e i più utilizzati in quei giorni, quello che porterà Gabriel García Márquez, Premio Nobel di Letteratura, a dire che il monumento alla Rivoluzione si sarebbe dovuto fare rotondo.
Chi le visse e non ricorda le code infinite alle porte di una pizzeria? Valeva la pena quel sacrificio perché quando si entrava nell’esercizio si “risolveva” la giornata con l’offerta del luogo: piatti ben fatti e con la giusta dose di formaggio parmigiano grattato e salsa di pomodoro, perché il settore non aveva ancora imparato a  “dominarla”. Piatti economici, tanto che la pizza come gli spaghetti e si pagavano un peso ciascuno e le lasagne uno e 20 di allora e la tradizionale bottiglia di birra 80 centesimi. Il guaio è che non si poteva ripetere. Lei come cliente – lo scriba non può precisare se allora si usava il termine di “utente”; pensa di no – aveva diritto a un piatto di spaghetti e una pizza o una lasagna e una birra. Lo stesso succedeva al Carmelo di Calzada e nell’Alborada dell’Hotel Nacional, un sandwich e una birra a testa e se si voleva ripetere bisognava fare di nuovo la coda che metteva paura all’animo più coraggioso.

Ciro Bianchi Ross

Fin qua il “pezzo” del nostro Ciro che riguarda la nostra presenza gastronomica e che nel libro sarà corredato di alcune fotografie.

venerdì 24 febbraio 2017

Delegazione di congressisti USA a Cuba

Una delegazione bi partitica  e bi camerale di congressisti nordamericani è stata ricevuta a Cuba dal presidente e altre autorità, politiche scientifiche e tecniche. Nella dichiarazione finale rilasciata dai politici del nord è risaltata la soddisfazione della visita e si è dichiarato che i progressi ottenuti nella relazione internazionale sono praticamente irreversibili e se il loro Presidente li “aiuta” o quantomeno non interpone ostacoli, le cose possono migliorare nel demolire alcuni aspetti dell’embargo ed arrivare anche alla sua totale abolizione.

In particolare, fra l’altro, sono stati firmati protocolli d’intesa con i porti della Louisiana per accordi di navigazione fra i due Paesi.

domenica 19 febbraio 2017

Negato l'ingresso negli USA ad Alberto Juantorena

Il pluricampione olimpico e primatista mondiale di atletica degli anni ‘70/80, Alberto Juantorena, soprannominato “el Caballo”, famoso per l’elegante falcata oltre alla poderosa progressione, specie negli 800 e 1500 metri, attualmente presidente della Federazione Atletica Cubana e vicepresidente di quella mondiale, ha dichiarato che gli è stato negato il visto d’ingresso agli Stati Uniti dove avrebbe dovuto partecipare a una riunione di detta organizzazione.
Al di la che questo divieto è quantomeno contrario ad ogni etica, visto che si tratta di consesso internazionale, Alberto è stato decine di volte negli Stati Uniti, sia come atleta che come dirigente sportivo, non è un possibile immigrante e non è nemmeno islamico. Come la chiamiamo? Provocazione, sopruso, cretinata?
Nel corso della sua dichiarazione Juantorena ha citato nomi di Enti e cifre di denaro dovute allo Sport cubano e bloccate in Paesi terzi per gli effetti extraterritoriali della legge sull’embargo.
Saranno i primi dei 180 gradi? Non voglio immaginarmi gli ultimi.





sabato 18 febbraio 2017

Fiera del Libro

Domani, domenica, si chiude la 26ma edizione della Fiera Internazionale del Libro dell’Avana, mentre proseguirà nel resto del Paese fino ad aprile.
Ieri, venerdì (ahimè 17) sono andato a visitarla: nessuna novità di rilievo rispetto alle precedenti edizioni, l’organizzazione lascia sempre un po’ a desiderare e gli spazi di vendita generalisti di libri, in moneta nazionale non convertibile, sempre più insufficienti per la sempre maggior affluenza di pubblico che per scegliere un libro deve sottoporsi a lunghe code sotto un sole cocente.

L’unica cosa che ha richiamato la mia attenzione, è stato lo spazio riservato agli Stati Uniti, dove sono entrato incuriosito. La curiosità è diventata stupore quando ho visto gli scaffali dello stand completamente vuoti. Erano presento solamente tre dei rappresentanti la delegazione, accucciati in un angolo che non hanno voluto essere fotografati né identificati. Alla mia domanda su come mai lo stand fosse completamente sguarnito hanno detto che “la Dogana era venuta a raccogliere i libri perché l’esposizione era terminata…”). Ma come? Tre giorni prima? Non indaghiamo, i rapporti fra i due Paesi tornano ad essere ancora difficili, dopo le ultime elezioni. 





venerdì 17 febbraio 2017

Cuba migliora sempre più il turismo

Gli alberghi Royalton Hicácos e Iberostar Varadero, sono stati nominati, da una commissione specializzata i due alberghi migliori per servizi e prestazioni nell’area dei Caraibi.

Intanto, la compagnia aerea spagnola Aireuropa ha dichiarato di mettere in linea, a partire dal mese di marzo i nuovissimi Boeing 787 che collegheranno la capitale iberica all’Avana.

domenica 12 febbraio 2017

Casa all'Avana

Lungi da me trasformarmi in agente immobiliare, ma raggiunta la giovane età sto pensando di trasferirmi in una zona più agreste e lasciare quella centrale dell’Avana, pertanto sto mettendo in vendita il mio appartamento che fa parte di un piccolo edificio a due piani, occupando quello terreno. La superficie totale della proprietà è di 82 mq. Di cui quasi 20 sono occupati dalla camera da letto che in una delle sue pareti ha un armadio in cedro, costruito su misura di quasi 5 m. x circa 3 di altezza. Cucina a vista con un muretto di separazione dalla sala da pranzo, anch’essa grande (circa 15 mq.). sul fronte c’è una piccola sala  d’ingresso, originalmente lunga e stretta, separata anch’essa da un muretto basso dove è installata una finestra d’epoca di cui sono stati sostituiti i vetri (vergognosi) originali, con dei vitrales colorati, l’insieme da un tocco di originalità e una semi separazione dei due locali adiacenti. Al fianco delle due salette c’è la porta d’ingresso al garage (con chiave) di circa 5 m. x 2 che è interamente pavimentato in granito, foderato in pietra di Jaimanitas e con finestrone, in alto, per tutta la lunghezza. In fondo al garage è stato ricavato un bagnetto di servizio per cui rende il locale completamente indipendente e usufruibile, volendo, come studio, laboratorio, locale di vendita o attività varia.
Nessuna opera di restauro o ristrutturazione necessaria. Abitabile subito.
L’acqua, calda e fredda, è garantita 24 ore al giorno e con una buona pressione.
Sono presenti molteplici prese di corrente, separate fra di loro, a 110 o 220 volt.
E prese per la linea telefonica praticamente in ogni locale.
L’appartamento si trova in una zona semicentrale a poche centinaia di metri dalla Piazza della Rivoluzione e altrettanto dallo Stadio Latinoamericano e pur appartenendo al Municipio Cerro è colindante con Plaza (Vedado) di cui faceva parte fino all’ultima divisione politico amministrativa.
È doveroso far sapere, a chi non lo sappia, che il titolo di proprietà può essere dato solo a che possiede residenza permanente a Cuba, sia cubano che straniero.

Il prezzo richiesto è di 35.000 €uro. Se ci fosse qualche persona interessata mi può contattare ai telefoni: +53778798494 (fisso) oppure +5353601038 (cellulare) oppure alla e-mail: aldoab@enet.cu





giovedì 9 febbraio 2017

Al via la Fiera del Libro 2017

Oggi si apre la 26ma edizione della Fiera del Libro Habana 2017, dedicata ad Armando Hart e con il Canada come Paese invitato speciale. Numerose le editrici di tutto il mondo e la presentazione di 24 titoli dedicati a Fidel Castro, dai suoi scritti ad altri volumi che ne raccontano, aneddoti, personalità e storia.

mercoledì 1 febbraio 2017

A Mosca, una piazza Fidel Castro e una Hugo Chávez

Il Presidente, alterno, Vladimir Putin del vecchio/nuovo (prossimo futuro?) nemico URSS/Russia degli Stati Uniti d’America, ha fatto sapere che Mosca avrà una piazza centrale col nome di Fidel Castro che peraltro ha lasciato detto di non volere che nessun luogo pubblico o privato a Cuba abbia il suo nome e anche una col nome di Hugo Chávez.

Non starà, il nostro, meditando un ritorno al Socialismo Reale? Dopo essere stato intimo di Berlusconi e Trump, è probabile. A questo proposito in un reportage di oltre 55 anni orsono, riproposto dalla TV cubana e che ricordava la prima visita di Fidel in URSS, vicino a Khruscëv, Kossighin e compagnia bella, appariva la faccia bionda e sorridente (si fa per dire), dell’allora, compagno Vladimir, colonnello del KGB. Stessa faccia, forse solo qualche capello in più di oggi. Ma quanti anni ha? Non avrà trovato da qualche parte il presunto scomparso ritratto di Dorian Grey?

domenica 22 gennaio 2017

Per chi avesse perso "tre soldi a Cuba...

Fra le interviste raccolte da Fiorella Cappelli, quella di Cecilia è andata in onda il 16 gennaio alle ore 19.45 nel programa “Tre soldi” su Radiorai 3, la mia il 19 stessa ora e stesso programa. Chi fosse interessato o curioso la può trovare sul sito www.rai.it. 

sabato 14 gennaio 2017

Tre soldi...di interviste a Cuba

Lunedì 16, martedì 17 e giovedì 19 andranno in onda su Radiorai3, nel programma "Tre soldi", alle 19.45, una serie di interviste raccolte a Cuba da Fiorella Cappelli. In due di queste ci saremo Cecilia e io, non sappiamo in che ordine verranno trasmesse e fra l’altro ci saranno altri due programmi in data non ancora precisata. Chi fosse interessato può sintonizzarsi nelle date e ore di cui sopra. È possibile sintonizzarsi anche sul sito di Radiorai3.

venerdì 13 gennaio 2017

Obama lascia con exploit finale

Come nella miglior tradizione del secondo mandato presidenziale, colpo di coda in “zona Cesarini” dell‘amministrazione Obama nei confronti dei rapporti con Cuba con un accordo che probabilmente, non verrà messo in discussione dalla futura amministrazione Trump.
Nel tardo pomeriggio di ieri è stato reso noto con un comunicato congiunto dei due Governi, un cambio fondamentale nella politica migratoria che abolisce la politica dei “piedi asciutti e piedi bagnati”, che non era una legge vera e propria, ma solo un atteggiamento, appunto, politico anche se rimane una delle “stranezze americane” che potrebbe essere eliminata soltanto con la volontà del Congresso del grande Paese  del nord che è la legge (questa sì) chiamata “Ley de Ajuste Cubano” che continua a permettere ai cittadini cubani che entrino legalmente, ovvero con un visto di lavoro o per visita famigliare, di ottenere asilo e assistenza da parte del governo degli Stati Uniti. Naturalmente il numero totale di chi si potrebbe avvalere di questa legge, adesso, viene drasticamente ridotto.
Vediamo pertanto cosa cambia e cosa no, premettendo che questo accordo, con effetto immediato,  è comunque di grande portata: in sostanza gli Stati Uniti non permetteranno più l’ingresso illegale dei cittadini cubani che fino a ieri potevano raggiungere il territorio “asciutto” degli Stati Uniti con qualunque mezzo sia per mare che per aria o per terra da Paesi terzi (Messico in testa, o Canada) creando anche un “effetto domino” in altri Paesi centro o sud americani da dove, cittadini cubani entrati, anche legalmente, cercavano di raggiungere il Messico da dove era relativamente facile, per loro, accedere agli Stati Uniti.
Il nuovo accordo prevede il rimpatrio di tutti i cittadini cubani sprovvisti di regolare visto consolare. In questo modo si eliminano i pericoli di traversate rischiose con un numero imprecisato di morti o scomparsi in mare, o di traffico illegale, dal risultato incerto, portato avanti da persone senza scrupoli. L’accordo prevede anche l’abolizione, da parte degli USA di un programma denominato “Parole” che favoriva la diserzione di personale medico o comunque sanitario, di cubani in missione in Paesi del Terzo Mondo con l’ammissione agevolata negli Stati Uniti.
Si mantiene la quota di un minimo di 20.000 emigranti l’anno, concessa dal Governo nordamericano.
L’accordo comprende anche risvolti secondari che potrebbero avere effetto retroattivo in alcuni casi, come quello di 2.486 persone emigrate col famoso esodo del Mariel nel 1980 e che sono rimasti nel limbo per tutti questi anni, in quanto non graditi e imprigionati anche per lunghi periodi, ma non accettati, di ritorno, dalle Autorità cubane.
In ogni caso un altro passo avanti per eliminare il contenzioso per una auspicabile, reale, normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Adesso le grosse spine rimaste sono due, Ley de Ajuste a parte: sollevamento dell’embargo finananziario, economico e commerciale e restituzione del territorio occupato di Guantánamo dove esiste, l’unica base militare al mondo, mantenuta a dispetto del volere di un Governo e di un popolo.

Ma un lungo cammino si compie con piccoli passi.

mercoledì 11 gennaio 2017

Mondo bestia, con finale triste

SECONDA EDIZIONE, RIVEDUTA, CORRETTA E AMPLIATA
MONDO BESTIA, CON FINALE TRISTE
Oca gatto a letto, diceva quel porco di un cane, puzzolente come un pesce e dalla pelle di cappone, matto come un cavallo, ostinato come un mulo e ignorante come un asino. Ovviamente era sempre nudo come un verme, non usava giacche di renna, cappotti di cammello, golf di alpaca, copricapi di astrakan o scarpe di coccodrillo, però era pieno di pregi e difetti, contraddizioni che apparivano secondo le circostanze: paziente come un bue, forte come un toro, quasi sempre era muto come un pesce o si ripeteva a pappagallo, coraggioso come un leone o pauroso come un coniglio, veloce come una lepre o un furetto, oppure lento come una tartaruga o lumaca, secondo i casi. Aveva una memoria da elefante, le orecchie da pipistrello, naso da tapiro e denti da castoro. Il pelo liscio come una foca, bianco e nero che lo faceva sembrare un pinguino, specialmente quando camminava sulle due zampe posteriori.
Feroce come una tigre o mite come un agnello. Aveva una barba caprina e dormiva sopra la panca per non rischiare di crepare, occhi di lince, ogni tanto da triglia, ma a volte era cieco come una talpa. Furbo come una volpe o tonto come una cernia. Agile come una scimmia, elegante come una gazzella. Faceva il galletto, alzando la cresta e cercava di conquistare le cagnette, ma restava sempre con un pugno di mosche, mentre le sue amichette razzolavano come galline. Ebbe una compagna che gli mise le corna come un cervo o un’alce.
Nuotava come uno squalo anche se era grasso come una balena, seppure da giovane era stato magro come un’acciuga. A volte era strisciante come un serpente, scontroso come un orso e affamato come un lupo, piombava sulle prede come un falco, ridendo come una iena e poi banchettava come un avvoltoio.
Laborioso come una formica o pigro come un bradipo, aveva la saggezza di un vecchio gufo, era acuto come un’aquila o ottuso come una trota. Cantava come un usignolo o stonava come una cornacchia, dormiva come una marmotta, russando come un ghiro o saltava come un grillo. Quando ci si metteva era noioso e fastidioso come una zanzara. Stando al sole diventava rosso come un gambero e vergognandosi, nascondeva la testa sotto la sabbia come uno struzzo.
Purtroppo un brutto giorno di pioggia, bagnato come un pulcino, attraversando l’autostrada l’hanno schiacciato come uno scarafaggio rendendolo piatto come una sogliola. Vacca rana che sfortuna. Amen.
C’è qualche umano che gli assomiglia?
Questa è farina del mio sacco e quindi posso dire gatto, come insegnava  il buon Trap.
©®ÐØ#@&%$µ§¥¢Ø.Tutti i diritti, curvi, o storti, sono di Aldo Abuaf.


venerdì 6 gennaio 2017

Una foto per la (mia) storia




Questa è la foto che mi hanno fatto al Consolato Generale di Cuba a Milano, durante il periodo di apposizione delle firme in omaggio a Fidel Castro, a fianco di quella che avevo avuto la fortuna e l’opportunità di scattare al Comandante il 16 dicembre 1986, in occasione dell’inaugurazione della Scuola del Nuovo Cine Latinoamericano e TV di San Antonio de los Baños.

(Cortesia di Oneida Baró, Console Generale della Repubblica di Cuba a Milano)


L'immagine originale

mercoledì 28 dicembre 2016

Commenti ai post

Cara Befana,


visto che è passato il Natale e non mi è arrivato quanto avevo chiesto, non potresti mandarmi, almeno tu, la possibilità di tornare ad avere i commenti su questo blog? Il signor Google non mi da il minimo ascolto.

In attesa di non ricevere come al solito, il carbone, mi preparo ad appendere la calza (virtuale).

Il titolare del blog.

Ma il Premio Nobel per la Pace è per chi fa meglio la guerra?

Dopo Barack Hussein Obama che appena ricevuto l’onorificenza, con relativo congruo appannaggio, ha incrementato e continua ad incrementare la distruzione di quello che resta del Medio Oriente, tocca a Juan Manuel Santos, presidente colombiano mostrare la faccia non proprio da colomba, volendo far entrare il suo Paese nella NATO che proprio non è una delle organizzazioni predilette da Gandhi o da Madre Teresa di Calcutta, dopo aver strombazzato che l’America Latina è “territorio di pace”,.
Va bene che la politica è la politica con tutti i suoi giochi di menzogne, ma mi sembra che a tutto ci sia un limite. O no?

venerdì 9 dicembre 2016

Mi sento tanto Santiago al rientro dalla pesca...

È iniziato il 38° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano e purtroppo non credo di poterlo seguire per una serie di contingenze creatasi durante la mia breve assenza e che qua richiedono tempo per essere risolte.
Elenco problemini da risolvere:
Ricerca cibo per Cane
Ricerca bottiglioni acqua minerale
Auto con problemi di carburazione
Split condizionatore che non raffredda
Lavatrice che non centrifuga
Miglioramento connessione internet (senza soluzione, anzi...)



Casa, dolce casa

Dopo il blitz europeo sono tornato all’Avana, la mia limousine 126 polacca, classe 1987 ferma da 12 giorni, è partita senza tante storie, ma...ho trovato una gomma (posteriore destra) un po’ sgonfia, l’avevo fatta riparare non da molto perché il sistema “tubeless” dei cerchi in lega non stava sigillando bene il pneumatico. Dopo alcuni chilometri, poi, mi ha fatto tribulare per un difetto congenito nel sistema di carburazione e sono riuscito a compiere il mio tragitto con ritorno a casa solo a tappe. Il tutto sotto un discreto solleone e 32 gradi al’ombra che qua non abbonda. Internet funziona sempre peggio. Risveglio brusco, ma non fuori dalla norma. Come diceva Rossella O’ Hara: “Domani è un altro giorno”.

venerdì 2 dicembre 2016

Le sorprese della vita

Oggi (venerdì), mentre ero in giro per Milano ed essendo nella zona, mi è venuto spontaneo  entrare al Consolato Generale di Cuba per la firma sul libro delle condoglianze. Si dava il caso che in quel momento usciva il console di Turchia a Milano, dalla quale ero appena rientrato dopo il blitz raccontato. Entrato nella stanza allestita per l’espletamento di questà incombenza ho notato il grande mazzo di fiori con nastro rosso con a fianco l’ingrandimento di una foto di Fidel Castro che mi è sembrata famigliare, guardandola meglio, mi sono reso conto che era una foto scattata da me il giorno dell’inaugurazione della Scuola del Nuovo Cine Latinoamericano di San Antonio de los Baños il 15 dicembre 1986, giusto trent’anni fa, nell’ambito delle attività collaterali al Festival del Cinema dell’Avana. Lo scatto è stato effettuato in un momento in cui era pensieroso, molto probabilmente sul suo successivo intervento a seguire quello di Fernando Birri e Gabriel García Márquez, presidente della omonima Fondazione del Cinema. Dopo un attimo di stupore e anche di soddisfazione, mi sono ricordato che quell’ingrandimento lo avevo fatto e regalato al Console di circa una ventina di anni prima a Milano, Andrés Gonzáles Garrído, al quale era piaciuta l’immagine e che dopo il termine del suo mandato era rimasta sulla parete dell’ufficio del Console in carica.

Il personale del consolato si è interessato alla storia e origine dell’immagine, dicendo che per loro era quella che preferivano, tanto che mi hanno chiesto di posare per un breve video e una foto che pubblicheranno sul tweet di @consulcubamilano e sul sito facebook del Consolato di Cuba a Milano.



Sotto: con Birri e il "Gabo"in attesa dei rispettivi discorsi, nella medesima sequenza




Istanbul, Costantinopoli...

Ho fatto un salto, con mia moglie, a Istanbul a trovare quello che resta dei miei parenti e devo dire che tempo a parte ho ricevuto una calda accoglienza e ospitalità. Siamo partiti il mar... mattna ed arrivati nel pomeriggio con un tempo di mer...pioggia, vento e freddo.
Il giorno dopo, mer...ha confermato il prefisso, anzi lo ha rafforzato con una gelida tramontana. Solo la mattina di giov... si è avuta una schiarita che ha permesso di vedere la città in tutto il suo splendore, poi, mentre ci si avviava allaeroporto è tornato a prepararsi il maltempo. In ogni caso sono contento di essere tornato nella culla di una parte dei miei antenati dove, dopo quasi quarant’anni, ho trovato uno sviluppo incredibile ed allora imprevedibile.












lunedì 28 novembre 2016

Gli onori resi al Comandante

Sto seguendo via Cubavision Internacional le immagini degli omaggi e interviste rese al Comandante. Devo dire che per quel poco che l’ho conosciuto, al di la della sua grande cultura e intelligenza, o forse proprio per quello, aveva uno spiccato senso dell’umorismo e un ottimismo inossidabile senza il quale, molto probabilmente non avrebbe avuto il percorso storico che ha avuto.
Non ha mai avuto paura della morte e negli ultimi tempi era completamente preparato all’evento.viste in momenti e luoghi imprevisti. Credo che sorriderebbe se gli si facesse presente che è stato coerente fino alla fine: quando tutti lo “volevano” morto era vivo e vegeto, nel momento in cui lo si vedeva vivo e vegeto, almeno nel limite del possibile, se ne è andato appena poche ore dopo aver ricevuto l’ennesimo Capo di Stato (vietnamita) che riceveva privatamente in una tappa “obbligatoria”  dopo le loro visite ufficiali a Cuba

Milano oh cara! AhhhhhhhTM

Oggi ero in giro per Milano dove ho piacevolmente, anche se brevemente, conversato conun vecchio compagno di lavoro, Umberto, però mica solo lui è vecchio...Ritornando verso l’albergo in zona Rogoredo ed essendo sulla linea 1 della metropolitana sento un annuncio che dice “....il traffico della linea 3 è interrotto tra le stazioni di Porta Romana e Centrale, è in funzione un servizio sostitutivo di superficie....”. A Duomo scendo per cercare il “collegamento” e vedo in via Mazzini dei bus che svolgono questo servizio in direzione Centrale. Mi sposto, ovviamente, sul marciapiedi opposto dove, dopo lunga attesa senza vedere nessun bus, un funzionario???? o disfunzionario dell’onnipotente ATM mi informa che “in Missori ci sono gli autobus”. Come si dice a Milano: Gnénte! Un altro disfunzionario ATM dice che con il tram linea 16, si arrivava a Crocetta dove c’era il collegamento. Una sola fermata e la più lunga..., ma anche a Crocetta nada...mentre in senso opposto i bus avevano una frequenza più che accettabile. Quindi a scarpe fino a Porta Romana dove era in attesa un treno zeppo di gente che non sapeva in che direzione andasse. Solo dopo qualche minuto di attesa, la voce del manovratore annunciava che il treno aveva limitato la sua corsa e tornava a San Donato, come doveva essere, solo che se gli annunci non vengono dati in maniera chiara c’è anche chi non capisce e nella fattispecie erano in tanti, infatti appena sentito l’annuncio, almeno la metà dei passeggeri è scesa.
La causa, purtroppo, è stata il suicidio di un anziano. In merito al suicidio dei disservizi dell’ATM, non ho altre parole.



sabato 26 novembre 2016

La fine di un'epoca

La notizia era attesa, con diversi stati d'animo, da molto tempo. Bene o male, secondo i punti di vista: Fidel Castro è stato un grande della Storia ed è superfluo dire che tutti i Media del mondo, molto più autorevoli e organizzati di queste note ne parlano e parleranno diffusamente, molto meglio di me.
Da parte mia posso dire che come milioni di (ex) giovani più o meno della mia generazione e anche delle successive l'ho ammirato e condiviso molte delle sue scelte. Ho anche avuto il privilegio di averlo incontrato più volte, in occasioni ufficiali e indubbiamente ne sono stato "affascinato". La personalità era veramente fuori dal comune.












venerdì 25 novembre 2016

Ingredibbileeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!

Sono dovuto arrivare in Europa per recuperare il mio account per gestire il blog che spero riprenda al mio ritorno a Cuba (o forse anche prima). Chiedo scusa ai lettori ma, forse non è stata tutta colpa mia...

sabato 22 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BRAGOZZO: pantalone rustico

giovedì 20 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BRACA: mutanda, pantalone

martedì 18 ottobre 2016

Apagones, che passione

La settimana scorsa, quasi ogni giorno, abbiamo avuto un black aut di corrente che durava dalle due alle 5 ore circa, ieri invece "solo" 10. Si tratta di lavori di manutenzione, senza preavviso naturalmente. Oltre alla sostituzione di pali di sostegno, trasformatori e cavi, si aggiungono periodicamente i lavori di potatura degli alberi per limitare eventuali danni da uragani e trormente e io continuo a chiedermi come mai si insiste con le linee aeree, sia di luce che di telefono, in una zona prediletta dagli eventi estremi. In quanto a internet, per almeno 16/18 ore al giorno: "c'è congestione sulle linee" come annuncia un bel messaggio registrato con musichetta di sottofondo oppure la linea cade dopo qualche minuto, mentre uno sta leggendo o scrivendo. Che gioia! 

Dizionario del mare per lupi di terra

BRACCIO: arto superiore, se "falso" è da borsaiolo

domenica 16 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BOZZELLO: piccolo ematoma cusato da contusione

sabato 15 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BOZZA: prima tiratura di un testo da correggere e passare alla stampa

venerdì 14 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terrra

BOROSA: può esssere "vecia" per un alpino raffreddato che la tiene di riserva

giovedì 13 ottobre 2016

Dario Fo, un'altro grande ci lascia

Proprio ieri ho pubblicato uno scorcio di ricordo della settimana che ho, in parte condiviso con Dario Fo e famiglia. Oggi mi è arrivata la notizia della sua scomparsa o che è “andato avanti” come suol dire il mio ex collega Gianfranco Peletti, con un’espressione che alleggerisce la drammaticità dell’evento.
Immagino che fonti e persone molto più autorevoli abbiano, o stiano per farlo, pubblicato “il coccodrillo” riguardante la vita e opera del grande artista e Premio Nobel per la Letteratura. Da parte mia, oltre al grande piacere e onore di averlo conosciuto, ricordo quando ero bambino e ascoltavo un programma radiofonico, di cui non ricordo il nome, nel quale faceva sketch con il suo collega e amico Franco Parenti altro grande, col quale ha condiviso lunghi anni di attività teatrale. Ricordo vagamente anche qualche film vagamente neorealista e di “bocca buona” interpretato assieme alla sua adorata Franca e sinceramente, almeno dal punto di vista fisico, mi sembrava fosse davvero una strana coppia. Evidentemente, invece, c’erano cose ben più profonde e importanti che legavano quel tipo bruttino, magro, allampanato e con i denti da coniglio a quella bionda esplosiva, la “Marilyn Monroe dei poveri”, naturalmente di allora.
Nella sua lunga vita dopo aver scelto di percorrere una propria strada, senza peraltro terminare l’amicizia, affetto e stima personale con Franco. Cominciò a scrivere e interpretare testi sempre più impegnati. Ebbe anche un lungo periodo di collaborazione con Enzo Jannacci, col quale compose molte canzoni milanesi, interpretate, fra i tanti, anche da Cochi e Renato coi quali collaborò anche nei loro testi surreali e strampalati.
A lui si deve anche il salvataggio e la riutilizzazione della Palazzina Liberty dell'ex Ortomercato, guarda caso, diventata poi roccaforte della destra che a suo tempo voleva abbatterla.
Senza dubbio la sua opera maggiore rimane il “Mistero buffo”, portato sulle scene di tutto il mondo e sempre aggiornato col passare dei tempi. Parte del testo era in legnanese abbastanza stretto, per cui alcuni dettagli erano difficili da capire anche per i milanesi. Ma erano proprio dettagli. La mimica e il “gramelot” utilizzato, rendevano comprensibile l’insieme dell’opera anche a chi parla lingue distanti dalle radici latine.
Anche lui, come molti grandi, fra i quali il principe Antonio De Curtis iniziò dalla gavetta e dalla fame, con un tipo di comicità molto semplice e ingenua, probabilmente adatta ai tempi.
Poi fu maturando sempre più, nella sua arte e nella sua vita rivolta all’aiuto dei più sfortunati con scelte, a volte estremiste che non condividevo, ma che segnano il profilo della sua grande umanità.

Non mi resta che salutarlo con una frase storica che era il tormentone del suo duetto radiofonico con Franco Parenti, ciao Dario: “poer nanu”.

mercoledì 12 ottobre 2016

Raggiunti i tre milioni di visitatori a Cuba

Alla fine del mese di settembre scorso, si sono raggiunti i tre milioni di turisti che hanno visitato Cuba, si conta di arrivare a 3,7 entro la la fine del 2016. E dire che il "grosso" dei nordamericani non può ancora venire...nel frattempo si aprono nuovi mercati e si aggiungono linee aeree straniere che operano su Cuba. Una delegazione del Ministero del Turismo si trova attualmente in Italia per promuovere il "prodotto" in uno dei maggiori mercati emissori.

Dizionario del mare per lupi di terra

BORDO: orlo

lunedì 10 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BORDEGGIARE: ricamare, fare orli

sabato 8 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BORDATA: rifinita con orlo

venerdì 7 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BORA: quando è doppia è un incantevole atollo del sud Pacifico

Usa - Cuba, la diplomazia del pallone

Dopo 69 anni dall’ultimo incontro amichevole, in questo strano tentativo di normalizzazione tra USA e Cuba, le rispettive nazionali di calcio si sono affrontate, questo pomeriggio sul terreno dal fondo insidioso, dello stadio Pedro Marrero nella capitale cubana. Per la cronaca la squadra ospite ha vinto per 0 a 2 con marcature nella prima metà del secondo tempo, dove la squadra cubana ha mostrato qualche cedimento rispetto ai primi 45 minuti. La solita Cuba, abbastanza grintosa in difesa, meno che nelle occasioni dei due gol nordamericani e sempre senza idee e potenza di penetrazione dalla metà campo in avanti. È vero che oggi si è vista una squadra leggermente migliore del solito, specie nella prima metà, ma la differenza di “rango” è diventata evidente. Indubbiamente gli USA hanno una squadra più geometrica ed esperta, con giocatori che militano in diversi campionati professionisti, anche in Europa. Le sostituzioni effettuate dal CT, nostra vecchia conoscenza Jurgen Klinsman, hanno spostato in avanti il baricentro della sua squadra mettendo a dura prova il centrocampo e difesa cubana che comunque ha retto con dignità, nonostante il risultato avverso.

mercoledì 5 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BONACCIA: prosperosa

martedì 4 ottobre 2016

Nuovo premio a Luca Lombroso


Nel pomeriggio di Domenica 2 Ottobre presso il festival “Un mare di lettere” tenutosi sulla costa tirrenica laziale di Civitavecchia,

Luca Lombroso, presidente dell’Associazione ASMER Emilia Romagna Meteo, è stato premiato con un importante riconoscimento.

Il libro “Ciao fossili – cambiamenti climatici resilienza e futuro post Carbon”, Edizioni Artestampa, Vince il contro premio Carver 2016 Sezione saggistica.

Complimenti e auguri all'amico Luca.


Dizionario del mare per lupi di terra

BOMPRESSO: con Sofro e Pietrostefano coinvolto in omicidio politico

lunedì 3 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BOMA: tutte le stbade vi ci pobtano, al contrario "amob"

sabato 1 ottobre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BOLINA: distorsione al femminile di celebre vocabolo ligure

venerdì 30 settembre 2016

Dizionario del mare per lupi di terra

BOLERO: languido ritmo cubano

mercoledì 28 settembre 2016

Dizionario del mare, per lupi di terra (riproviamoci)

BOCCAPORTO: orifizio utile al porto per nutrirsi e parlare

lunedì 26 settembre 2016

Il Reportage, da Cuba

Da domani dovrebbe essere in edicola la rivista trimestrale Il Reportage con una serie di interviste, fatte da Giulio Messina, a personaggi anche di alto profilo con le loro opinioni sull'attuale situazione del Paese. 
C'è anche l'intervista a un non cubano, non di alto profilo, ma il resto è molto interessante.
Un numero certamente da non perdere per i "cubanofili".

venerdì 9 settembre 2016

Torniamo a parlare di Cuba

Come avevo scritto, ho sospeso (temporaneamente) il blog per cause di connettività. Ultimamente ho notato che i momenti in cui si possa entrare in rete, lentamente e col rischio di restare a metà strada, sono leggermente migliorati nonostante, per esempio, l’urgenza che ieri mi ha costretto a servirmi dei “profumati” servigi del Melià (sic!) Habana Libre.
Da un po’ di tempo non faccio i miei personali e discutibili commenti su quanto, vengo a sapere, di ciò che succede a Cuba.
In questi ultimi tempi si stanno concretizzando gli annunciati voli commerciali delle linee nordamericane. Secondo dichiarazioni di un rappresentante dell’American Airlines, i voli potranno essere usufruiti non solo dai cubani e statunitensi in possesso dei requisiti richiesti dal Governo nordamericano, ma anche da cittadini di pesi terzi. In parole povere, per esempio, se un italiano volesse visitare entrambi i Paesi, lo potrebbe fare con relativo visto per Cuba ed ESTA per gli USA. Non solo, ma con un “piano voli” preorganizzato, potrebbe ottenere connessioni con altri Paesi. Direi che dissipato questo dubbio, la notizia non è solo buona, ma ottima.
Sempre restando nel campo “visite”, ma completamente turistiche, si prevede un buon incremento di crociere con base o scalo all’Avana e altri porti cubani. MSC, raddoppia, così come la consociata di Carnival Cruise ed a loro dovrebbero aggiungersi altre compagnie, di cui sembra certo, una tedesca.

In compenso, proprio oggi (venerdì), in un’affollata conferenza stampa, il Ministro degli esteri Bruno Rodriguez Parrilla ha annunciato il contenuto del nuovo ricorso all’Assemblea Generale dell’ONU, sottolinenando che seppure ci sono stati progressi nelle relazioni bilaterali, secondo il punto di vista cubano, il Presidente Obama non ha usato tutte le sue prerogative per “alleggerire” alcuni aspetti dell’embargo che in toto non potrebbe comunque eliminare. Non solo, l’annunciato consenso alle transazioni finanziarie in dollari USA da parte delle banche ed enti commerciali cubani, non è mai diventata effettiva.

lunedì 5 settembre 2016

Ma i vecchi, sono rimbecilliti o saggi?

Da che ho l’età della ragione, i vecchi hanno sempre avuto a che dire su tutto, cominciando dal tempo che “è (sempre) impazzito” i “miei” vecchi, molto prima delle attuali emergenze, davano la colpa alle bombe atomiche che, dopo Hiroshima e Nagasaki, si continuava a far esplodere in atmosfera per provarne i miglioramenti. Qualcuno invece, magari dei più vecchi (saggi) diceva: “El temp l’è cume el cü, el fa semper me voeur lü!”
Per i “vecchi”, la gioventù è sempre stata “perduta”, senza valori, morale, educazione, cultura, musica e chi più ne ha più ne metta. Vuoi al tempo dei “capelloni” che a quello dei “naziskin” pelati, al di la delle differenze socio politiche.
Poi c’erano i dualismi sportivi che partendo da Binda e Guerra, passavano poi a Coppi e Bartali o Moser e Adorni, nel ciclismo, solo per ricordare i più famosi, ma non unici.
Nel calcio ricordo Buffon (Lorenzo) e Giorgio Ghezzi, Pelé con la “meteora” Eusebio, Mazzola (Sandro) e Rivera, Baggio e Del Piero per arrivare oggi a Ronaldo (Cristiano) e Messi.
Nello spettacolo: Corrado Mantoni o Mike Bongiorno, Enzo Tortora o Pippo Baudo? Sempre per citare i più famosi.
Adesso che sono vecchio anch’io vengo portato ai dilemmi della politica che più che sporca mi sembra proprio lurida. Nel nostro stivale è indimenticabile la rivalità, prima tra Monarchia e Repubblica e poi, DC/PCI, questa, portata magistralmente nei libri e poi sugli schermi con Don Camillo  e Peppone.
Tra il dopoguerra e quella “fredda”, ricordo le divergenze tra paesi che dovevano essere “fratelli”: Cina e Urss, per esempio o Albania e URSS o il triangolo Jugoslavia/Albania/URSS. Per non parlare degli arabi che pur essendo dello stesso ceppo etnico avevano profonde differenze, sopratutto religiose, così come nel resto del mondo islamico non arabo.
Adesso, nel 21° secolo, io invece mi chiedo come possono esistere strane alleanze o complicità del tutto contrastanti.
URSS/USA: dopo essere passati dal disgelo del neoliberale Ronald Reagan col comunista Michail Gorbachëv sono tornati ad esser nemici seppure con la Russia non più comunista. Mentre sono culo e camicia con i comunisti cinesi e vietnamiti, che a suo tempo avevano invaso con una guerra dolorosa e perdente. Ma quello che più mi richiama l’attenzione è la situazione medio orientale e i suoi risvolti in altre aree. Tutti sanno che l’Arabia Saudita (modello di Democrazia e Dirirtti Umani, sic!!!!) è l’alleato d’acciaio degli Stati Uniti, mentre è acerrimo nemico dell’altro alleato, di titanio: Israele. La stessa Arabia Saudita è, in questi giorni, stata al centro di progetti di collaborazione con Cuba che nonostante tutto, non è proprio sorella di USA e Israele...La Turchia, altro alleato inossidabile dei nordamericani, pur essendo paese islamico e con il partito religioso al potere, è “amico” di Israele e nemico dell’Arabia Saudita. Il Paese del “popolo eletto”, da parte sua contro tutto e tutti, prosegue la sua politica repressiva contro i palestinesi e costruendo nuove colonie nei territori occupati e non cede un centimetro in favore di concedere uno Stato indipendente in terre nelle quali hanno coabitato per secoli. In più, è notizia recente, ha bombardato postazioni in Siria. Tutti sappiamo che nei momenti di tensione e di guerra tra Islam e Ebraismo, la Siria è stata una dei nemici più acerrimi e irriducibili, ma...se tra i due mali è meglio scegliere il minore, in questo particolare momento storico, non sarebbe meglio (per loro) se non sostenere, almeno non combattere il regime di Assad per far si che non cada in mano del cosiddetto Stato Islamico?
Afganistan, Iraq e Libia, non hanno insegnato proprio niente?
Certo le incongruenze non finiscono qua, nel mondo, ma io non sono certo uno studioso, sono solo un vecchio imbecille, saggio o semplicemente una persona normale? Ai postini l’ardua sentenza. (Perdonami Don Lisander, ma era lui?).

sabato 3 settembre 2016

3 settembre

Oggi sono 27 anni dal tragico incidente...

martedì 5 luglio 2016

Washington versus Madrid: pagine di guerra (III e fine), di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 3/7/16

Washington vs. Madrid: Páginas de la guerra (III y final) Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
2 de Julio del 2016 19:10:44 CDT

La derrota de la escuadra española, barrida total y en toda la línea por la flota norteamericana, no solo elimina la última de las esperanzas de España en su victoria en la guerra con EE.UU., sino que desmoraliza a los defensores de Santiago de Cuba. El Ejército Libertador, por su parte, mantiene cercada la ciudad y con su acerado despliegue impide que le lleguen refuerzos desde otras plazas militares de la provincia oriental, en tanto que en el resto de la Isla los mambises mayorean a sus adversarios.
Los días 10 y 11 de julio, una semana después del desastre naval, las tropas norteamericanas de mar y tierra abren fuego sobre las posiciones españolas en los límites de Santiago, y el general Shafter, jefe del ejército norteamericano en Cuba, amenaza con bombardear la ciudad si no se rinde.
Comienza el éxodo de la población civil atemorizada y hambrienta. Unos buscan amparo en los campamentos norteamericanos, otros se dirigen a las zonas controladas por los mambises. En el campo cubano, el mayor general Calixto García, lugarteniente general del Ejército Libertador, revisa las listas con los nombres de los refugiados. Se topa en una de ellas con el de Federico Capdevila, capitán retirado del ejército español.
Llama de inmediato a su ayudante Luis Rodolfo Miranda de la Rúa y le ordena que localice a Capdevila, le presente, en su nombre, sus respetos, y se entere de lo que quiera o pueda necesitar para él o su familia. Recalca el guerrero:
—Fíjese bien, Comandante, tengo especial interés en que no le ocurra a Capdevila nada desagradable. ¡Cuide a ese hombre que supo serlo cuando muchos no fueron capaces de ello!
Federico Capdevila fue, en 1871, el valiente defensor de los estudiantes de Medicina.

Circula un rumor

El 16 se rinden las tropas españolas que defienden Santiago. Al día siguiente entran en la ciudad los norteamericanos; solo los norteamericanos, pues el general Shafter prohíbe la entrada a las tropas cubanas.
Un hecho digno de tenerse en cuenta ocurre cuando en el Palacio de Gobierno es arriada la bandera española y se iza la de EE. UU.
Indignados y coléricos, los mambises destacados en el fuerte de La Socapa izan, en señal de protesta, la bandera de la estrella solitaria, que es rápidamente retirada para que la sustituya la de las barras y las estrellas.
José de Armas y Cárdenas, uno de los periodistas cubanos más destacados de todos los tiempos y que hizo célebre el seudónimo de Justo de Lara, escribe entonces desde el mismo teatro de operaciones donde asiste como corresponsal de guerra: «Mientras que el general Shafter necesitó del general García, se comunicaba con él, poniéndolo al corriente de todas las operaciones. Una vez que acordó con los españoles la rendición de la plaza, se apartó del general cubano, a quien llegó a ocultar la importante operación que iba a realizar».
Es el mismo Calixto García quien ofrece los elementos de juicio necesarios para comprender lo que pasa, cuando en la carta que dirige a Shafter y que dicta a Justo de Lara, afirma:
«Los importantes actos de la rendición del ejército español y de la toma de posesión de la ciudad por usted tuvieron lugar, y solo llegaron a mi conocimiento por rumores públicos. No fui tampoco honrado con una sola palabra de parte de usted, invitándome a mí, a los demás oficiales de Estado Mayor, para que representáramos al ejército cubano en ocasión tan solemne.
«Sé, por último, que usted ha dejado constituidas en Santiago a las mismas autoridades españolas contra las cuales he luchado tres años como enemigas de la independencia de Cuba. Yo debo informar a usted, que esas autoridades no fueron nunca electas por los habitantes residentes en Santiago de Cuba, sino nombradas por un decreto de la reina de España».
Expresa, por último, el mayor general Calixto García:
«Circula un rumor, que por lo absurdo no es digno de crédito general, de que la orden de impedir a mi ejército su entrada en Santiago ha obedecido al temor de venganza contra los españoles. Permítame usted que proteste contra la más ligera sombra de semejante pensamiento, porque no somos un pueblo de salvajes que desconoce los principios de la guerra civilizada, formamos un ejército pobre y harapiento como lo fue el ejército de sus antepasados en su guerra noble por la independencia de Estados Unidos de América, pero a semejanza de los héroes de Saratoga y Yorktown, respetamos demasiado nuestra causa para mancharla con la barbarie y la cobardía».

Shafter obedece instrucciones

Shafter sin embargo no actuaba por iniciativa propia. Lo deja muy claro en su respuesta a Calixto: «Yo no puedo discutir la política del Gobierno de Estados Unidos, al querer que continúen en sus puestos temporalmente las personas que los ocupaban. Para que usted se entere bien, le remito copia de las instrucciones del Presidente que recibí ayer, las cuales resuelven cualquier dificultad que pueda suscitarse en el Gobierno de este territorio mientras esté ocupado por Estados Unidos».
Cuando Calixto García logra entrar en la ciudad, son apoteósicos el entusiasmo y la alegría de los santiagueros que salen en masa a saludarlo, y lo mismo sucederá a su llegada a La Habana. En carta al mayor general Máximo Gómez presenta su renuncia irrevocable al cargo de Lugarteniente General «por no estar dispuesto a seguir obedeciendo las órdenes y cooperando a los planes del ejército americano». Informa que marcha a Jiguaní, con toda la tropa bajo su mando, en espera de la respuesta del jefe del Ejército Libertador. El 29 de julio ocupa Gibara y presta toda la ayuda posible a heridos y enfermos españoles que abarrotan los hospitales de guerra de esa localidad. Días después, derrota, en las inmediaciones de esa ciudad, a la tropa del general Luque, que intenta recuperar Gibara. No pasa mucho tiempo sin que Shafter sea relevado de su mando y sustituido por el general Lawton.
En Washington se tributaría a Calixto García una acogida que testigos cubanos califican de «grandiosa», si bien no se concedió carácter oficial a su visita.
«Se cometió el error de poner al general Shafter al frente de las tropas que vinieron a Santiago, y su ineptitud tenía que traer, como trajo, la protesta del mayor general García, quien no podía, por la dignidad y prestigio de su ejército, y del suyo propio de soldado, aceptar la preterición de que fuimos objeto, cuando el buen éxito de la campaña de Santiago corresponde en gran parte —como algún día próximo he de demostrar— al ejército cubano de Oriente y a sus valientes generales bajo el mando del propio general García».
Así lo declara a un semanario habanero, el 20 de octubre de 1898, el coronel Cosme de la Torriente, uno de los oficiales del Estado Mayor de Calixto y que andando el tiempo —falleció en 1956— llegaría a ser embajador y canciller de Cuba y presidente de la Asamblea de la Sociedad de Naciones, un distinguido jurista con bufete en Mercaderes número 26, en La Habana Vieja.
Escribe Torriente, el 11 de diciembre de 1899, en ocasión del primer aniversario de la muerte de Calixto:
«Cuando alguno de los que estuvieron con él en el sitio de Santiago de Cuba publique sus recuerdos de esa campaña… entonces, solo entonces se podrán apreciar sus grandes servicios al ejército americano; entonces se podrá conocer la participación principalísima que en tal campaña tuvo el ejército cubano, que tan criticado fue por los que tanto le debieron; entonces se podrán aquilatar el gran tacto y la gran pericia de Calixto García para tratar con aquel general inepto… y entonces se verán también las grandes virtudes de nuestro héroe, su gran patriotismo, su gran respeto a la ley y a la libertad».

Ochenta y seis corresponsales de guerra

Se dice que esta fue la primera guerra moderna. No por el armamento empleado, sino por su impacto mediático. Sucesos que antecedieron al estallido de la contienda fueron enfocados por la prensa norteamericana con un tinte «amarillo» y sensacionalista que en buena medida acondicionó para lo que vendría la mentalidad del norteamericano promedio.
Hubo hechos construidos por la propia prensa, como la fuga de la patriota cubana Evangelina Cossío de la Casa de Recogidas de La Habana, a quien, ya en EE. UU., se le tributó una recepción grandiosa en Madison Square, el Presidente la recibió en la Casa Blanca, la agasajaron en el Congreso y las familias más conspicuas, mientras se fundían en su honor cien mil monedas de plata para hacerle vivir sus 15 minutos de gloria, porque moriría olvidada y en la pobreza.
Para reportar el conflicto —algo insólito en la época— 86 periodistas se acreditaron y viajaron como corresponsales de guerra, entre ellos 20 fotógrafos y seis dibujantes. Con ellos vino el antes aludido Justo de Lara.
El cinematógrafo, recién inventado entonces, no quedó fuera y llegó asimismo para dar testimonio en las principales direcciones en que el cine habría de desarrollarse: la ficción y el documental. Fue entonces cuando se filmaron, por la Vitagraph Company, las primeras imágenes en movimiento de una guerra real. La historia del teniente Rowan, portador del célebre mensaje del Presidente norteamericano, a Calixto García, se ficcionó en una cinta de Hollywood protagonizada por Wallace Beary, uno de los adelantados del entonces incipiente sistema de estrellas.
¿Qué nombre dar a esta guerra? Durante años, mientras se daba al conflicto el nombre de guerra hispano-norteamericana, historiadores cubanos se empeñaron y consiguieron un nuevo nombre: guerra hispano-cubano-americana.
¿Cuál de los dos es más apropiado? El historiador Oscar Loyola se decide por el primero. La guerra que Cuba libró contra España entre 1895 y 1898 —guerra hispano-cubana— fue una clásica guerra anticolonial; la intervención norteamericana no introdujo un tercer elemento en esta guerra, dice Loyola, pues los sujetos sociales implicados se mantuvieron idénticos. Lo que sucedió es que a esa contienda anticolonial se le superpuso otra, la de EE. UU. contra España por el dominio de Cuba; un colonialismo nuevo que daba una batalla, ganada de antemano, por desplazar de la Isla a un viejo colonialismo.
Esa guerra, que debe denominarse hispano-norteamericana, se libra en el mismo escenario geográfico en que transcurría la guerra hispano-cubana. Apunta Loyola: «Los intereses que llevaron a Cuba, a España y a EE. UU. a la guerra eran tremendamente diferentes… Lo que determina el carácter de una guerra es el fin que persigue. A la guerra nacional liberadora del pueblo cubano le fue arrebatada, en los marcos de una guerra entre potencias, la primacía histórica.

Ciro Bianchi Ross


Washington vs. Madrid: Páginas de la guerra (III y final) Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
2 de Julio del 2016 19:10:44 CDT

La derrota de la escuadra española, barrida total y en toda la línea por la flota norteamericana, no solo elimina la última de las esperanzas de España en su victoria en la guerra con EE.UU., sino que desmoraliza a los defensores de Santiago de Cuba. El Ejército Libertador, por su parte, mantiene cercada la ciudad y con su acerado despliegue impide que le lleguen refuerzos desde otras plazas militares de la provincia oriental, en tanto que en el resto de la Isla los mambises mayorean a sus adversarios.
Los días 10 y 11 de julio, una semana después del desastre naval, las tropas norteamericanas de mar y tierra abren fuego sobre las posiciones españolas en los límites de Santiago, y el general Shafter, jefe del ejército norteamericano en Cuba, amenaza con bombardear la ciudad si no se rinde.
Comienza el éxodo de la población civil atemorizada y hambrienta. Unos buscan amparo en los campamentos norteamericanos, otros se dirigen a las zonas controladas por los mambises. En el campo cubano, el mayor general Calixto García, lugarteniente general del Ejército Libertador, revisa las listas con los nombres de los refugiados. Se topa en una de ellas con el de Federico Capdevila, capitán retirado del ejército español.
Llama de inmediato a su ayudante Luis Rodolfo Miranda de la Rúa y le ordena que localice a Capdevila, le presente, en su nombre, sus respetos, y se entere de lo que quiera o pueda necesitar para él o su familia. Recalca el guerrero:
—Fíjese bien, Comandante, tengo especial interés en que no le ocurra a Capdevila nada desagradable. ¡Cuide a ese hombre que supo serlo cuando muchos no fueron capaces de ello!
Federico Capdevila fue, en 1871, el valiente defensor de los estudiantes de Medicina.

Circula un rumor

El 16 se rinden las tropas españolas que defienden Santiago. Al día siguiente entran en la ciudad los norteamericanos; solo los norteamericanos, pues el general Shafter prohíbe la entrada a las tropas cubanas.
Un hecho digno de tenerse en cuenta ocurre cuando en el Palacio de Gobierno es arriada la bandera española y se iza la de EE. UU.
Indignados y coléricos, los mambises destacados en el fuerte de La Socapa izan, en señal de protesta, la bandera de la estrella solitaria, que es rápidamente retirada para que la sustituya la de las barras y las estrellas.
José de Armas y Cárdenas, uno de los periodistas cubanos más destacados de todos los tiempos y que hizo célebre el seudónimo de Justo de Lara, escribe entonces desde el mismo teatro de operaciones donde asiste como corresponsal de guerra: «Mientras que el general Shafter necesitó del general García, se comunicaba con él, poniéndolo al corriente de todas las operaciones. Una vez que acordó con los españoles la rendición de la plaza, se apartó del general cubano, a quien llegó a ocultar la importante operación que iba a realizar».
Es el mismo Calixto García quien ofrece los elementos de juicio necesarios para comprender lo que pasa, cuando en la carta que dirige a Shafter y que dicta a Justo de Lara, afirma:
«Los importantes actos de la rendición del ejército español y de la toma de posesión de la ciudad por usted tuvieron lugar, y solo llegaron a mi conocimiento por rumores públicos. No fui tampoco honrado con una sola palabra de parte de usted, invitándome a mí, a los demás oficiales de Estado Mayor, para que representáramos al ejército cubano en ocasión tan solemne.
«Sé, por último, que usted ha dejado constituidas en Santiago a las mismas autoridades españolas contra las cuales he luchado tres años como enemigas de la independencia de Cuba. Yo debo informar a usted, que esas autoridades no fueron nunca electas por los habitantes residentes en Santiago de Cuba, sino nombradas por un decreto de la reina de España».
Expresa, por último, el mayor general Calixto García:
«Circula un rumor, que por lo absurdo no es digno de crédito general, de que la orden de impedir a mi ejército su entrada en Santiago ha obedecido al temor de venganza contra los españoles. Permítame usted que proteste contra la más ligera sombra de semejante pensamiento, porque no somos un pueblo de salvajes que desconoce los principios de la guerra civilizada, formamos un ejército pobre y harapiento como lo fue el ejército de sus antepasados en su guerra noble por la independencia de Estados Unidos de América, pero a semejanza de los héroes de Saratoga y Yorktown, respetamos demasiado nuestra causa para mancharla con la barbarie y la cobardía».

Shafter obedece instrucciones

Shafter sin embargo no actuaba por iniciativa propia. Lo deja muy claro en su respuesta a Calixto: «Yo no puedo discutir la política del Gobierno de Estados Unidos, al querer que continúen en sus puestos temporalmente las personas que los ocupaban. Para que usted se entere bien, le remito copia de las instrucciones del Presidente que recibí ayer, las cuales resuelven cualquier dificultad que pueda suscitarse en el Gobierno de este territorio mientras esté ocupado por Estados Unidos».
Cuando Calixto García logra entrar en la ciudad, son apoteósicos el entusiasmo y la alegría de los santiagueros que salen en masa a saludarlo, y lo mismo sucederá a su llegada a La Habana. En carta al mayor general Máximo Gómez presenta su renuncia irrevocable al cargo de Lugarteniente General «por no estar dispuesto a seguir obedeciendo las órdenes y cooperando a los planes del ejército americano». Informa que marcha a Jiguaní, con toda la tropa bajo su mando, en espera de la respuesta del jefe del Ejército Libertador. El 29 de julio ocupa Gibara y presta toda la ayuda posible a heridos y enfermos españoles que abarrotan los hospitales de guerra de esa localidad. Días después, derrota, en las inmediaciones de esa ciudad, a la tropa del general Luque, que intenta recuperar Gibara. No pasa mucho tiempo sin que Shafter sea relevado de su mando y sustituido por el general Lawton.
En Washington se tributaría a Calixto García una acogida que testigos cubanos califican de «grandiosa», si bien no se concedió carácter oficial a su visita.
«Se cometió el error de poner al general Shafter al frente de las tropas que vinieron a Santiago, y su ineptitud tenía que traer, como trajo, la protesta del mayor general García, quien no podía, por la dignidad y prestigio de su ejército, y del suyo propio de soldado, aceptar la preterición de que fuimos objeto, cuando el buen éxito de la campaña de Santiago corresponde en gran parte —como algún día próximo he de demostrar— al ejército cubano de Oriente y a sus valientes generales bajo el mando del propio general García».
Así lo declara a un semanario habanero, el 20 de octubre de 1898, el coronel Cosme de la Torriente, uno de los oficiales del Estado Mayor de Calixto y que andando el tiempo —falleció en 1956— llegaría a ser embajador y canciller de Cuba y presidente de la Asamblea de la Sociedad de Naciones, un distinguido jurista con bufete en Mercaderes número 26, en La Habana Vieja.
Escribe Torriente, el 11 de diciembre de 1899, en ocasión del primer aniversario de la muerte de Calixto:
«Cuando alguno de los que estuvieron con él en el sitio de Santiago de Cuba publique sus recuerdos de esa campaña… entonces, solo entonces se podrán apreciar sus grandes servicios al ejército americano; entonces se podrá conocer la participación principalísima que en tal campaña tuvo el ejército cubano, que tan criticado fue por los que tanto le debieron; entonces se podrán aquilatar el gran tacto y la gran pericia de Calixto García para tratar con aquel general inepto… y entonces se verán también las grandes virtudes de nuestro héroe, su gran patriotismo, su gran respeto a la ley y a la libertad».

Ochenta y seis corresponsales de guerra

Se dice que esta fue la primera guerra moderna. No por el armamento empleado, sino por su impacto mediático. Sucesos que antecedieron al estallido de la contienda fueron enfocados por la prensa norteamericana con un tinte «amarillo» y sensacionalista que en buena medida acondicionó para lo que vendría la mentalidad del norteamericano promedio.
Hubo hechos construidos por la propia prensa, como la fuga de la patriota cubana Evangelina Cossío de la Casa de Recogidas de La Habana, a quien, ya en EE. UU., se le tributó una recepción grandiosa en Madison Square, el Presidente la recibió en la Casa Blanca, la agasajaron en el Congreso y las familias más conspicuas, mientras se fundían en su honor cien mil monedas de plata para hacerle vivir sus 15 minutos de gloria, porque moriría olvidada y en la pobreza.
Para reportar el conflicto —algo insólito en la época— 86 periodistas se acreditaron y viajaron como corresponsales de guerra, entre ellos 20 fotógrafos y seis dibujantes. Con ellos vino el antes aludido Justo de Lara.
El cinematógrafo, recién inventado entonces, no quedó fuera y llegó asimismo para dar testimonio en las principales direcciones en que el cine habría de desarrollarse: la ficción y el documental. Fue entonces cuando se filmaron, por la Vitagraph Company, las primeras imágenes en movimiento de una guerra real. La historia del teniente Rowan, portador del célebre mensaje del Presidente norteamericano, a Calixto García, se ficcionó en una cinta de Hollywood protagonizada por Wallace Beary, uno de los adelantados del entonces incipiente sistema de estrellas.
¿Qué nombre dar a esta guerra? Durante años, mientras se daba al conflicto el nombre de guerra hispano-norteamericana, historiadores cubanos se empeñaron y consiguieron un nuevo nombre: guerra hispano-cubano-americana.
¿Cuál de los dos es más apropiado? El historiador Oscar Loyola se decide por el primero. La guerra que Cuba libró contra España entre 1895 y 1898 —guerra hispano-cubana— fue una clásica guerra anticolonial; la intervención norteamericana no introdujo un tercer elemento en esta guerra, dice Loyola, pues los sujetos sociales implicados se mantuvieron idénticos. Lo que sucedió es que a esa contienda anticolonial se le superpuso otra, la de EE. UU. contra España por el dominio de Cuba; un colonialismo nuevo que daba una batalla, ganada de antemano, por desplazar de la Isla a un viejo colonialismo.
Esa guerra, que debe denominarse hispano-norteamericana, se libra en el mismo escenario geográfico en que transcurría la guerra hispano-cubana. Apunta Loyola: «Los intereses que llevaron a Cuba, a España y a EE. UU. a la guerra eran tremendamente diferentes… Lo que determina el carácter de una guerra es el fin que persigue. A la guerra nacional liberadora del pueblo cubano le fue arrebatada, en los marcos de una guerra entre potencias, la primacía histórica.

Ciro Bianchi Ross