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mercoledì 6 febbraio 2019

Aeromorto



giovedì 31 gennaio 2019

La strana coppia


giovedì 10 gennaio 2019

Amare riflessioni di un vecchio rincoglionito


Da quando ho l’uso del comprendonio, sento sempre le varie generazioni (me compreso) che criticano le successive (a torto o ragione) per il loro modo di essere o di comportarsi. In merito all’essere, mi sembra normale con l’evoluzione e il progresso: non possono essere uguali persone che non conoscevano, per esempio e per non andare più indietro, la luce elettrica o l’acqua corrente in casa, da altre che a tre anni usano già PC, Tablet, I-Phone e apparati del genere che chissà cosa riserverà (ad altre generazioni) il futuro. In merito al comportamento invece sono stupìto, proprio perché col passare del tempo e col progresso l’intelligenza, la conoscenza e la cultura, migliorano, o dovrebbero, non capisco come mai si perdono sempre più le basi di un minimo di educazione, rispetto e socialità con il prossimo. Sono quotidiani ed evidenti i segni di disprezzo del prossimo, vandalismo o maleducazione. Per fare altri esempi: come quelle di non cedere il posto a sedere sui mezzi pubblici a persone anziane, sofferenti, vibilmente discapacitate o donne in dolce attesa, così come tenere apparecchi musicali a tutto volume giorno e notte, dalle auto alle case, strade o medesimi mezzi pubblici. Si diventa sempre più dipendenti dalla tecnologia della comunicazione arrivando al punto che due persone, sedute fianco a fianco, si scambino, tramite i telefoni portatili, messaggini in lingua semi criptica invece di guardarsi in faccia e parlarsi. Personalmente non sono contrario al progresso e la tecnologia, infatti uso questi mezzi per esprimere le mie, discutibili, opinioni al plurale e con persone non raggiungibili fisicamente, ma non certo per propagandare astruse teorie sul fatto che la Terra è piatta, come succede. Ben venga il progresso tecnologico se ci deve, come lo vedono i progettisti, aiutare a migliorare la vita, non per peggiorarne la qualità. Ma, forse, la qualità è migliore scrivendosi nell’etere stando a due centimetri di distanza. Chissà.
Questa dipendenza, tecnologica, sembra avere le stesse radici e i sintomi delle dipendenze da stupefacenti o dall’abuso di droghe legali come alcol, tabacco o caffè.

Da parte mia, sono contento di essere nato e aver mosso i primi passi in un mondo che usciva da una guerra che non ha aggettivi per essere definita. Di non aver vissuto l’infanzia sotto dittature più o meno “morbide” e contro la mia volontà. Poi con la crescita (legata anche alla tecnologia) aver visto il miglioramento della qualità di vita, la caduta di regimi di destra e sinistra i cui dirigenti interpretavano il progresso sociale a beneficio proprio o malinterpretavano i Dogmi e le Ideologie, in buona o mala fede. Indubbiamente non si è finito lì, c’era ancora moltissimo da fare anche nell’Occidente Cristiano, ma oggi mi sembra che con la globalizzazione si stiano facendo strada movimenti che rimpiangono o vorrebbero peggiorare certi malanni del passato. Ricordo, in Italia, l’ultimo dopoguerra fino agli anni ’80 quando si è cominciato ad avere un certo degrado, dopo la lenta e costante ricostruzione dalle macerie economiche e morali. “Prima” i capitalisti che non erano certo dame della carità, vivevano nel lusso sfrenato che si erano creati in modi leciti o a volte no o che avevano ereditato. I lavoratori, ovviamente, non erano contenti e si erano creati sindacati e leggi che seppur non impoverendo i ricchi impedivano, a loro, di abusare oltre un certo limite. La classe “alta” mangiava a quattro palmenti, ma lasciava gli avanzi al proletariato, poi si è creata la “recessione”. Quasi da un giorno all’altro si sono susseguiti fallimenti, licenziamenti, disoccupazione, lavoro “nero”, chiusure o trasferimenti di fabbriche che davano lavoro a decine se non a centinaia di migliaia di lavoratori di ogni categoria. Allora (meglio tardi che mai) ho capito che il vero potere è quello economico, i politici sono solo lo strumento che mostra la faccia. Guarda caso non ci sono più “borghesi illuminati”, ma solo affaristi senza scrupoli. A fare le nuove leggi e provvedimenti ci sono i “nuovi politici”, sic!!! Nuovi partiti o movimenti che predicano il cambio, da una parte o dall’altra, ma che alla fine pur di raggiungere o mantenersi al Governo che si nutre e a sua volta alimenta il vero potere, quello economico e che si prestano, come i loro disprezzati predecessori, ad alleanze quantomeno contraddittorie nei termini di programmi o promesse e nel terzo millennio, avanzano prepotentemente fazioni che praticano o vorrebbero praticare l’esatto contrario di quello che predicava l’ispiratore dell’Occidente Cristiano, ovvero lo stesso Gesù Cristo, disputato fra palestinesi ed ebrei per le sue origini il quale, pur essendo nato in Palestina, era discendente dalla religione ebraica e non era certo di razza ariana né avea capelli biondi e occhi azzurri. Sicuramente Lui non avrebbe detto (sempre per esempio): America first!

venerdì 21 dicembre 2018

Come cambiano i tempi

Come cambiano i tempi! Dopo la vittoria della Rivoluzione e fino alla prima metà degli anni ’80 c’era una rivista in bianco e nero, edita dal Ministero del Commercio Interno che si chiamava “Opina”. Il suo Direttore responsabile era l’allora vice Ministro Eugenio Rodríguez Balari. La pubblicazione, settimanale, andava letteralmente a ruba, anche per la relativa tirata limitata. Piaceva molto, specie alle signore, per i suoi contenuti leggeri fra i quali anche l’oroscopo. Una delle sue sezioni era data dagli annunci economici. Improvvisamente, Opina sparì come, poco dopo, il suo Direttore responsabile col quale avevo avuto una piacevole cena in compagnia di amici. La o le ragioni di questa scomparsa erano per le difficoltà affrontate dalla stampa scritta in generale o anche perché considerata di stampo “capitalista”? Ai postini l’ardua sentenza. Intanto, recentemente, è apparsa “Offerta” che ha il taglio che aveva “Opina”, ovviamente adeguato ai tempi e guarda caso ha un inserto dedicato agli annunci economici...




mercoledì 19 dicembre 2018

È difficile usare logica e buon senso?

ÈDIFFICILE USARE LOGICA E BUON SENSO?











Personalmente credo che noi appartenenti al “Primo mondo”, particolarmente  gli europei abbiamo, del resto come tutti, pregi e difetti. Alcune di queste doti che per alcuni sono pregi e vengono apertamente manifestati, chi li considera difetti non li dimostra, ma credo che esistano latenti e inconsci dentro di noi anche se non lo vogliamo ammettere e tantomeno manifestare.
Fra queste caratteristiche classificherei, per esempio: il colonialismo, l’eurocentrismo, l’individualità che rasenta l’egoismo, l’affarismo sfrenato, la prevaricazione e il complesso di superiorità. Questi sono esempi di quelli che per me sono difetti e per altri virtù. In compenso però abbiamo doti che sono certamente positive universalmente come ad esempio: la cultura, il buon gusto e il senso della logica. Cosa che nel “resto del mondo” a volte può mancare o essere insufficiente. La mancanza, almeno di senso della logica, mi sembra che a Cuba si manifesti abbastanza nell’organizzazione di molti eventi a carattere internazionale, particolarmente quelli dedicati al grande pubblico.
Negli anni ’80 del secolo scorso, Fidel Castro ebbe l’idea di far costruire uno spazio espositivo chiamato Expocuba, fatto su scala infinitamente minore a modo imitativo della moscovita Vedenkhà che raccoglieva i successi economici e scientifici sovietici, con particolare riguardo alle conquiste spaziali e doveva esporre a Cuba le indubbie conquiste della Rivoluzione nei diversi padiglioni di settore.
Questo spazio, al sud est dell’Avana è stato, ed è tuttora, grandemente sub utilizzato se si considera che l’unico evento importante si svolge una settimana all’anno ed è la Fiera Internazionale dell’Avana. Considerando che un’altro spazio espositivo, il Pabexpo è ormai insufficiente e il Pabellon Cuba lo è ancor molto meno il resto delle Fiere, più o meno popolari e importanti, vengono generalmente svolte all’interno della fortezza di San Carlos de la Cabaña, un luogo che indubbiamente è di un fascino mozzafiato a qualunque ora del giorno e con ogni condizione atmosferica per le sue caratteristiche architettoniche, paesaggistiche e panoramiche. Peccato che è totalmente inadatto a ricevere mostre mercato nelle sue viscere anguste e buie dove si è costretti a percorrere a vuoto lunghe camminate, su un incomodo selciato, per cercare quello che si vorrebbe vedere. La Fiera del Libro, la Convenzione del Turismo e la medesima FIART ed altre che potrebbero venire, sono soffocate in cotanto ambiente che è completamente contrario allo spirito di mostre mercato di grande affluenza, sia di espositori che di pubblico.
Il senso della logica suggerirebbe di utilizzare meglio e di più, in modo pressoché permanente, lo spazio di Expocuba che è anche suscettibile di ampliamenti e crescita in altezza (senza esagerare). Se si tratta di attrarre il pubblico in modo massiccio alla “Cabaña” credo ci siano altri modi culturali e ricreativi con attività che possano utilizzare gli ampi spazi aperti come concerti e spettacoli che peraltro si sono già effettuati. Al di là di queste sporadiche attività sono sempre convinto che un giorno di “tour delle Fortezze” dell’Avana: Morro, Cabaña, Real Fuerza, Punta, Puntilla, Atarés e Principe, possa essere attrattivo e interessante per il turismo sia internazionale che interno. Basta attrezzarle e attrezzarsi, così si raggiungrebbe uno scopo più consono agli ambienti.
Penso che fra le manifestazioni effettuate e da effettuare, probabilmente l’unica che potrebbe giovarsi dell’ambiente sarebbe la Biennale d’Arte dell’Avana, particolarmente negli ampi spiazzi e cortili..

Speriamo che chi ha voce in capitolo si renda conto, a rigor di logica che probabilmente quanto ho modestamente espresso, seppure come opinione personale, possa essere una vantaggio per tutti coloro che usufruiscono dei luoghi menzionati.









Ciro Bianchi 51 anni di carriera

Nel pomeriggio di ieri, l’UNEAC (Associazione degli Artisti e Scrittori di Cuba) ha conferito un omaggio alla carriera, per i suoi 70 anni di cui 51 di professione, a Ciro Bianchi, cubano da cinque generazioni e italiano di origine come fanno fede il suo nome e cognome.
Ciro è titolare da oltre 17 anni di una colonna di storia e costume sull’edizione domenicale di Juventud Rebelde, dove ha pubblicato 887 dei suoi scritti manifestando amore e conoscenza per la sua città, relativa storia, cultura e tradizioni. Ha partecipato e partecipa come esperto e consulente a un’infinità di trasmissioni televisive ed è autore di oltre 30 libri che raccolgono immagini di vita dell’Avana di ieri e di oggi. Nella sua lunga carriera, oltre a tanti riconoscimenti, ha ottenuto due Premi Nazionali di Giornalismo  “José Martí”.
Il suo primo articolo è stato pubblicato su “El Mundo”, uno dei maggiori quotidiani dell’Avana di ieri, quando aveva solo 17 anni e il testo era piaciuto al direttore a cui lo aveva sottoposto. Il lavoro gli venne pagato come collaboratore, ma la sua cera carriera è iniziata solo dopo un paio d’anni di praticantato presso il medesimo giornale e pagato a prestazioni. Ai suoi inizi, “costretto” a pubblicare sulle stesse pagine di famosi  e popolari colleghi più anziani, fra i quali anche Gabriel García Márquez, aveva timore di pubblicare articoli di cronaca o di opinione e quindi decise di essere intervistatore di personaggi famosi pensando: “Se non leggono me, per la mia firma sconosciuta, leggeranno per sapere di più sull’intervistato”. Poi si è giustamente conquistato la sua popolarità e affetto del pubblico.

Tanti auguri e lunga vita di lavoro, Ciro.







martedì 18 dicembre 2018

Venezia all'Avana, FIART 2018

Dopo la chiusura del 40° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano, prosegue la XXII edizione della FIART (Fiera Internazionale dell’Artigianato), inaugurata lo scrso 6 di dicembre, come il Festival, ma che prosegue fino al 21 con il Messico come Paese invitato d’onore.

Durante una breve visita ai padiglioni, ho avuto una gradita sorpresa: entrando a curiosare nel padiglione dell’India, a un certo punto mi sono trovato di fronte ad oggetti di una certa familiarità e guardandomi bene attorno mi sono accorto di essere nello stand dell’unico Artigiano rappresentante l’Italia e in particolare la sua Venezia, con articoli di bigiotteria lavorati in vetro. Dopo una breve e frettolosa presentazione, l’incontro ha preso più corpo scoprendo che Massimiliano, Maestro nell’arte del vetro e disegnatore delle sue collezioni per la sua azienda, MUMU, mi ha riconosciuto essendo anche un lettore delle mie note sul blog, così che abbiamo preso l’impegno di rivederci in compagnia delle nostre mogli cubane, Ania che e anche collaboratrice nel lavoro e  Cecilia.










martedì 4 dicembre 2018

Sembra ieri, ma sono 40

Fra due giorni si apre la quarantesima edizione del Festival del Nuovo Cine Latinoamericano dell’Avana che si chiuderà il 16 prossimo. La rassegna aumenta anno dopo anno la sua importanza e popolarità anche nel resto del mondo. Nella sua ormai non breve storia ha presentato pellicole di grande qualità oltre a retrospettive o opere fuori concorso anche di altre latitudini. Assieme ai film, non sono mancati invitati e partecipanti di eccellenza, sia come ospiti che come giurati. Quest’anno l’attenzione è rivolta a due grandi cineasti, fondatori dell’Istituto Cubano del Cinema e anche del Festival, come Alfredo Guevara che ne è stato Presidente e Tomás Gutiérrez Alea “Titón”, probabilmente il maggior realizzatore cubano, la cui pellicola “Memorias del subdesarrollo” recentemente restaurata e digitalizzata è nella classifica delle migliori al mondo.
Personalmente ho avuto il piacere e l’onore di conoscere miti del passato come Gian Maria Volonté, Vittorio Gassman, Jack Lemmon, Gregory Peck. Gabriel García Márquez, Jorge Amado. Tutti ormai scomparsi ed altri miti ancora vivi di cui non starò a fare l’elenco.
Per ragioni che non sto a spiegare, mi sarà difficile “coprire” l’avvenimento, sarò anche fuori città, ma penso di scrivere qualche altra riga sull’argomento.

A proposito dei 40, fra poco (il prossimo 26) saranno quelli che hanno visto il mio primo piede in terra cubana. Solo qualche anno dopo Cristoforo Colombo e con altro mezzo di trasporto, oltre al fatto che io sapevo dov’ero.

giovedì 15 novembre 2018

L'Avana verso il mezzo millennio

Domani 16 novembre, La Villa di San Cristóbal de La Habana compie 499 anni.
L’abnegato lavoro dell Historiador de la Ciudad Eusebio Leal Spengler e dei suoi collaboratori fa in modo di presentare, nei limiti del possibile, una città bella e accogliente per il suo mezzo millennio con imponenti lavori di restauro di molti immobili di civile abitazione o commerciali. Non mancheranno di sicuro molte manifestazioni culturali tra le quali la Biennale d’Arte

Intanto sarà presentato alla Stampa nazionale e internazionale il programma del 40° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano che si terrà dal 6 al 16 del mese prossimo.

mercoledì 7 novembre 2018

Italia-Cuba, oltre 5 secoli di relazioni

Inutile ricordare che I legami strorici tra Italia e Cuba sono cominciati nel 1492, ma ci sono stati eventi successive, meno conosciuti che hanno rafforzato questi legami specialmente nel campo culturale: dale fortezze antonelliane, costruite da generazioni di appartenenti a questa famiglia, ai monumenti principali della capitale cubana e non solo, alle masicce importazioni di marmi di Carrara per detti monumenti e altri eretti da architetti cubani o di altri Paesi.
All’Avana c’è un luogo in particolare che ricorda una tappa importante di questi legami storico culturali: Il Gran Teatro Alicia Alonso, già Gran Teatro Nacional che è sorto sull’area dell’antico teatro Tacón che è stato letteralmente inghiottito dall’attuale costruzione, costruita mantenendo al suo interno la sala principale del vecchio teatro ampliandone la superficie totale e rendendolo architettonicamente maestoso.
In questo teatro, dall’ultimo terzo del XIX° secolo, sono sfilati numerosissimi artisti italiani, molti poco conosciuti e alcuni di gran nome comenTitta Ruffo, Eleonora Duse, Enrico Caruso o Beniamino Gigli, fra gli altri. In particolare si è distinta la soprano Marietta Gazzaniga che ha spopolato con la sua interpretazione di Violetta, nella Traviata,per la quale le era stata fabbricato un calice d’oro da utilizzare nel brindisi. A lei si deve “l’importazione” di un dolce caratteristico che ha assunto il suo nome debitamente cubanizzato: la “Gazeñiga”. Una specie di pan dolce adatto per la colazione del mattino.
In questo Teatro sono state presentate, in prima assoluta nelle Americhe, 5 delle opere di Giuseppe Verdi: I Lombardi alla Prima Crociata, l’Ernani, La Traviata, il Nabucco e l’Aida. Proprio in virtù di quest’ultima opera, l’emigrante fiorentino Antonio Meucci, attrezzista capo del Teatro, fece gli esperimenti che lo condussero all’invenzione del telefono, cercando il modo di poter comunicare a distanza coi suoi collaboratori sullo scenario di un’opera tanto complessa.

Su queste ed altre presenze italiane a Cuba, si sono scritti libri e girati documentari, ma nel mio piccolo, mi è sembrato doveroso ricordarle.

giovedì 1 novembre 2018

Presenza italiana alla Fiera dell'Avana

Giornata di gloria per l’imprenditoria italiana presente alla 36ma edizione della Fiera dell’Avana che si chiude domani 2 novembre. All’evento sono presenti oltre 30 aziende che si suddividono il “padiglione Italia”.

Dopo la chiusura della Fiera, questo fine settimana si tornerà all’orario solare.

Altra vittoria (di Pirro) per Cuba sullo scenario mondiale

Ieri, 31 ottobre, è stata presentata per la 27ma volta la Risoluzione che chiede l’abolizione dell’embargo economico, finanziario e commerciale degli Stati uniti contro Cuba che dura da 56 anni e oltre ai danni economici, viola i Diritti Umani del popolo cubano. Questa volta la risoluzione non si è potuta votare nello stesso giorno, come solitamente è avvenuto, dal momento che i rappresentanti di Trumpaccio hanno presentato 1 emendamento poi scisso in 8 parti per intorbidire e ostacolare la presentazione della Risoluzione dato che dovevano essere analizzati dall’Assemblea Generale prima della votazione sulla Risoluzione presentata da Cuba. Come previsto, gli emendamenti sono stati bocciati perché non pertinenti.
La votazione di oggi, ancora una volta ha visto isolati gli Stati Uniti dal momento che la Risoluzione di Cuba, accompagnata da un brillantissimo e incisivo intervento del Ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez Parrilla, ha avuto 189 voti a favore e 2 contro (USA e Israele) con nessuna astensione, su 191 Paesi votanti.

Contestualmente il Trumpaccio ha inviato il suo consigliere Bolton ad annunciare ai tirannosauri di Miami che inasprirà ulteriormente le sanzioni contro Cuba, Nicaragua e Venezuela, colpevoli di lesa Maestà.

venerdì 12 ottobre 2018

Matanzas compie 325 anni

In occasione del 325° anniversario dalla fondazione della città di San Carlos y San Severino de Matanzas, questa sera verrà celebrata una serata di gala nel completamente restaurato teatro Sauto. Auguri alla città conosciuta come “la Atena de Cuba” per la sua cultura.

lunedì 8 ottobre 2018

Masochismo Latinoamericano

Negli anni ‘60/70 del secolo scorso, il compianto Enzo Iannacci dottore in medicina di mestiere, cantautore e attore comico per hobby (ben retribuito), cantava: “Messico e nuvole, la faccia triste dell’America che voglia di piangere ho....” Direi che per estensione, la “faccia triste” anche se non lo sembra nel carattere della gente, sia tutto il resto del Continente a sud del Rio Bravo. I Caraibi e il Centro America flagellati, sempre più di frequente e con maggior intensità, dagli uragani e alluvioni. Haiti, una volta di più, devastata da un potente terremoto. Fenomeni naturali a parte, la maggioranza degli abitanti di questo sub Continente che non si dimostrano tristi, pare siano anche contenti di essere poveri nonostante le immense ricchezze naturali dei loro Paesi sfruttate dalle multinazionali che nella migliore delle ipotesi lasciano le briciole e nei peggiori non sono nemmeno obbligate a risarcire i danni ambientali causati da ricerche ed estrazioni del petrolio (leggi Ecuador).
Ieri si è votato nel gigante Brasile dove, i rappresentanti del Partito che ha dato loro anni di buon Governo che ha tolto dalla miseria o dalla soglia della povertà milioni di cittadini, hanno subito una batosta elettorale difficilmente recuperabile nel secondo turno presidenziale e crollando nelle elezioni locali.
Pare che l’esempio dei vicini di casa argentini non abbia insegnato niente a loro e a quanto pare, nemmeno alla “maggioranza silenziosa” del Paese dei “Gauchos”, dove il Governo di Macri ha distrutto l’economia dovendo ricorrere una volta di più all’aiuto, non certo disinteressato, del FMI e facendo ricrescere al galoppo l’inflazione, assieme agli abnormi aumenti tariffari dovuti anche alla privatizzazione di settori strategici per l’equilibrio economico.
Se questi Paesi (dovrebbero) piangere, anche diversi altri non hanno gran che da ridere come ad esempio la Colombia dove l’ex Presidente Santos aveva dato una speranza e guadagnato un Premio Nobel della Pace, firmando un accordo con la FARC che da esercito combattente si è trasformato in movimento politico e parlamentare, ma dove proseguono omicidi di dirigenti di opposizione e massacri di contadini da parte delle forze paramilitari protette dal Governo.

Questi sono gli esempi più eclatanti di masochismo politico e anche se a “loro” va bene così...che voglia di piangere ho.

sabato 6 ottobre 2018

Quando le colpe dei padri ricadono sui figli...

Lo scorso 1° ottobre La Suprema Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, ha rifiutato la domanda di “negoziare il legittimo diritto di uscita al mare” dello Stato Plurinazionale della Bolivia con il Cile. La sentenza, anticipata da una lunga disquisizione del suo presidente, è stata bocciata per 12 voti  contro 3 e la motivazione è data dal fatto che la Bolivia non ha prodotto Trattati Ufficiali veri e propri, ma solo accordi verbali o scritti di funzionari cileni, nell’arco degli anni che non avevano la consistenza di un vero Trattato a negoziare con lo Stato confinante a cui aveva strappato 1500 km. quadrati di territorio, di cui 400 lineari di costa sull’Oceano Pacifico durante la guerra, tra i due Stati, del 1879. Al di la della negativa a poter negoziare un eventuale accordo, i boliviani non hanno nemmeno il diritto di richiedere la restituzione dei territori occupati durante la citata guerra, perché era stata dichiarata dall’allora Governo boliviano in carica. Pertanto non sono stati usurpati, ma sconfitti in una guerra dichiarata da loro stessi.
Naturalmente l’attuale Presidente, Evo Morales, non ne ha colpa così come il suo Governo e men che meno il popolo andino.
Un vero peccato perché con il Governo di Morales la Bolivia, diventata Stato Plurinazionale, ha compiuto passi da gigante in ogni settore: dall’economia alla dignità popolare specialmente per gli indigeni che proprio da Morales sono stati elevati dal loro stato sub umano. La possibilità di uno sbocco sul Pacifico avrebbe dato un’ulteriore spinta all’economia e benessere del Paese, ma in questo caso...le colpe dei padri ricadono sui figli.


venerdì 28 settembre 2018

Trappole, bel suol d'amore

Come molti sanno, le strade dell’Avana sono in gran parte disastrate. Ci sono buche che ho visto crescere come bambini, anno dopo anno. Alcune si sono trasformate i piscine o anche in voragini, tanto che so pensando di creare una “Mappa delle buche dell’Avana”. Le più pericolose, per uomini e mezzi sono quelle, insidiose che si trovano in presunte “strade principali” o “ben tenute”. Di colpo, specie col buio, o con la pioggia scrosciante che ricopre i manti stradali, ci si trova dentro con buona fortuna di gomme, cerchioni e ammortizzatori, se si transita in auto. Per le moto possono essere vere e proprie trappole mortali. Nelle strade secondarie, specialmente nei quartieri periferici è d’obbligo il passo d’uomo dal momento che sono veri e propri percorsi di guerra.
Chi percorre spesso un determinato itinerario ha imparato a sapere dove si trovano, ma se si è distratti o si passa per la prima volta? Senza contare che con la grande umidità,ne sorgono anche nuove, come funghi capovolti. Ogni tanto ne tappano qualcuna, magari lasciando aperte altre adiacenti. La domanda inquietante è se per caso in “quella” sia successo qualche incidente grave o a qualche personalità “importante”.
Negli ultimi annni si sono visti lavori stradali che un tempo erano sconosciuti e molte strade sono state completamente riasfaltate, ma il risultato è ancora insufficiente, specialmente in importanti arterie di quartieri come Playa, per esempio, ma non solo. La qualità dell’asfalto e a volte la mano d’opera non sono poi delle migliori e col clima tropicale, spesso, durano come le rose (di una volta). In più di un occasione si asfalta sopra l’asfalto esistente, senza raspare gli strtat preesistenti, pertanto con poca efficacia e lasciando profondi dislivelli (buche) dove esistono chiusini.
Al di la dei rischi per l’incolumità di cui sopra, però, il folklore dove lo mettiamo?

giovedì 27 settembre 2018

Assemblea ONU e Società mista cubano-statunitense

Durante la 73ma Assemblea Generale dell’ONU si è assistito all’ultimo, in ordine cronologico, show di Trumpaccio che ha minacciato amici e nemici di rappresaglie e misure di ogni ordine e tipo. Le risposte più forti e i contrattacchi a queste misure e all’uso della prepotenza oltre all’ipocrisia sui “Diritti Umani” da parte degli Stati uniti, oltre alle altre violazioni e violenze applicate su gran parte del resto del mondo sono arrivate, naturalmente, da Cuba, Bolivia e Venezuela il cui presidente (eletto col 68% dei voti popolari) ha accusato direttamente i Governi Colombiano, Cileno e Messicano di aver preso parte all’attentato alla sua vita del 4 settembre scorso, manovrati dagli stessi Stati Uniti che da parte loro negano la loro partecipazione. Tutto, a suo dire, suffragato da prove e alcuni accusati confessi, accompagnati dalla pubblicazione di fatti su giornali nordamericani.
Nel frattempo a Cuba si giunti alla associazione di Medicuba con un’impresa statunitense per la ricerca e la commmercializzazione dei prodotti, particolarmente sui tumori. Fra di essi il già collaudato Cimavax G, vaccino per il cancro ai polmoni che per il momento, però, non è la bacchetta magica: è efficace a proteggere chi è già stato operato da una evetuale ricaduta e deve essere somministrato regolarmente una volta al mese per ilo resto della vita. Da questa unione si spera un ulteriore avanzamento in questo ed altri campi della medicina avanzata e della ricerca.
Questo risultato è parte di una deroga alle legge sull’embargo imposto dagli USA a 

venerdì 7 settembre 2018

Un commiato ritardato, ma involontario a Mimmo Càndito

Era molto tempo che non ricevevo sue notizie e questo mi era sembrato inquietante. Stavo per mandargli una mail per sapere, quando qualcosa di lui, ma un presentimento mi ha fatto aprire la pagina di Google a lui dedicata e che riunisce, praticamente, tutta la sua vita lavorativa. Tristemente ho letto la data di morte: 3 marzo del 1918.
Avevo saputo che gli avevano scoperto, casualmente, un tumore ad un polmone mentre si trovava negli Stati Uniti. Il fatto era dovuto alla respirazione del fosforo contenuto nelle bombe lanciate dai medesimi soldati americani durante la guerra civile nella ex Yugoslavia che lui ha “coperto” per il suo giornale. Ci eravamo rivisti in Italia e a Miami alcuni anni fa, sapevo che l’ntervento era riuscito ed era in fase di  recupero.  Di tanto in tanto ci scambiavamo notizie per via elettronica, poi ho saputo che avevano scoperto un’altro maledetto tumore nell’altro polmone, originato dalla stessa causa, ma evidentemente la diagnosi e le cure sono arrivate in ritardo.
Oltre ad essere una grande persona, ricca di umanità credo sia stato uno dei migliori inviati speciali della Stampa (giornale e generale), non era di quelli che stavano in albergo carpendo notizie più o meno veridiche da fonti locali, i suoi articoli e libri sono dei capolavori di cronaca e letteratura Era stato anche professore all’Univerità di Genova facendo il pendolare da Torino, dove abitava fin da ragazzo. Ha ricevuto incarichi e riconoscimenti prestigiosi che indubbiamente si meritava.
Ho avuto la fortuna e il piacere di condividere con lui anni fa a Cuba, Paese che amava, un suo soggiorno per una serie di interviste e un suo rammarico era quello di non poterci tornare perché in altra occasione i suoi discorsi tenuti agli studenti dell’Università dell’Avana, dove peraltro era stato invitato, non sono piaciuti al regime che lo ha espulso e gli ha proibito l’ingresso al Paese nel futuro. Sono più che sicuro che da qualche anno in qua non avrebbe più avuto problemi, almeno come turista, ma un pò il giusto timore rimasto e la salute glie lo hanno impedito.

Ciao Mimmo, in ritardo, ma con affetto ti abbraccio, come sempre, ovunque tu sia.

lunedì 3 settembre 2018

Il fascino del vecchio LP 33 giri e 1/3

Nel mio ultimo viaggio in Florida ho potuto effettuare un acquisto che per me è stato uno dei migliori affari (pochi) della mia vita, specialmente in relazione al prezzo di 50$. Si tratta di una valigetta giradischi a 3 velocità con porta USB che mi sta permettendo il riscatto in digitale di una discreta quantità di sauroLP che però (per me) contengono dei veri gioielli e li posso, oltre che registrare, ascoltare con il “timbro” insuperabile del vecchio vinile.
Tra di loro sto riscattando diversi “pezzi” che hanno un ricordo affettivo oltre che qualitativo e di Storia della Musica moderna. Ad esempio ho riscattato un Sergio Endrigo registrato in diretta al Piccolo Teatro con l’album in due LP “L’Arca di Noè” del 1970 alla cui ultima funzione avevo assistito con la possibilità di acquistare il disco “in tempo reale” nel foyer del teatro l’ultima serata. I dischi che sto riscattando sono decine di ogni genere, fra loro la confezione completa della “Beatles Collection” nel suo cofanetto originale, posters compresi e contengono anche il dimostrativo “Rarities”, non in vendita da solo, con l’ultima produzione: “The Withe Album” che parafrasando il compianto fantozzi ritengo “una cagata pazzesca” a parte l’ultimo brano che si intitola (sarà un caso?) “Good Night”. Quello invece che mi ha piacevolmente sorpreso è stata l’esecuzione, solo strumentale, effettuata con l’orchestra di George Martin che era anche il loro arrangiatore e produttore, di “Yellow Submarine” che chiude l’omonimo LP, aperto dalla versione cantata e più conosciuta. Sembra quasi una sinfonia.  Devo dire che non sono mai stato un appassionato del quartetto anche se devo riconoscere che mi piacciono i loro pezzi più conosciuti e popolari. Il bello, mi sembra, stia nel valore simbolico e collezionistico della raccolta.
Questo lavoro mi occuperà moltissimo tempo tra la registrazione e la classificazione: il semplice passaggio è semplicissimo, quello che è più complicato e lungo, sarà trascrivere l’elenco dei dischi con relativi interpreti e “pezzi” eseguiti che dovrò fare in un documento Word a parte. Ma tanto sono in pensione e spero che il tempo mi basti.









Un caro ricordo da due miti della musica cubana