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venerdì 28 giugno 2019

5 volte 15 con la gradevole compagnia del Mito Juan Padrón

Sarà un luogo comune, ma è vero che la vita ti può dare ogni giorno una sorpresa inaspettata. A me ne ha date tante a cominciare dalla decisione di lasciare famiglia, casa, amici oltre a un “lavoro sicuro” per trasferirmi in quella geograficamente piccola, ma immensamente enorme, culturalmente, umanamente e politicamente, Isola di Cuba che è in realtà un Arcipelago, ma è mondialmente conosciuta per la sua Isola maggiore e la sua capitale La Habana, oltre che per la musica, i sigari, il rhum e la tristemente celebre (non per colpa dei cubani) di Guantánamo, per la triste base e carcere statunitense. Vero è che era anche già conosciuta per la famosa melodia “Guantanamera”, musicata da Joseíto Fernández che ha messo tra le note alcuni dei versi del Poema “Versos Sencillos” scritto dall’immortale José Martí, Vate e ideologo dell’indipendenza cubana.
Tra queste tante sorprese, magari non tutte piacevoli, mi è capitata invece la fortuna di conoscere il mito del cinema di animazione cubano: Juan Padrón che pur non essendo l’unico grande in questa arte presente a Cuba è sicuramente il più popolare e amato da grandi e piccoli. L’occasione si è presentata quando avevo formato famiglia con una ex attrice e molto conosciuta anche per le sue attività socio politiche. Dopo aver abbandonato le scene ha continuato a lavorare nel campo dell’Industria Cinematografica cubana dove un bel giorno è stata designata come direttrice dell’Istituto dei film di Animazione. Siccome da cosa, nasce cosa, è stato inevitabile incontrare il grande (e oggi grosso) Juan. Se è vero che l’amicizia vera è quella che si forma tra coetanei cresciuti assieme o tra commilitoni che condividono il pericolo di morte, o anche no, almeno da parte mia si è creata subito un’empatia col personaggio e la sua grande compagna Berta chiamata da tutti “la gallega” per i suoi natalizi nel profondo nord ovest della Spagna. Grazie a lui ho anche avuto l’onore e il piacere di conoscere “Quino”, al secolo Joaquín Lavado, padre della capricciosamente filosofa Mafalda e anche con lui abbiamo trascorso momenti piacevoli sia all’Avana che a Milano.
Questa conoscenza è stata data dal fatto che “Quino”, dopo anni di storielle raccontate in striscia ha deciso di dare “vita” al suo personaggio e dopo lunga meditazione ed esperimenti fatti con cortissimi sketch chiamati “Filminuto”, creati dai due, si è dato il via alla serie animata di Mafalda che è stato il canto del cigno di questo personaggio di cui ormai “Quino” si sentiva in certo modo prigioniero, dopo decenni di pubblicazioni spassosissime e riflessive allo stesso tempo.
L’altra coincidenza che mi ha portato e riesumare questi ricordi è sto il ritrovamento di una fotografia, fatta a casa mia in occasione del mio 60° compleanno, dove Juan ha avuto la cortesia di visitarmi e regalarmi un disegno in tempo reale che è un a delle cose più care che ho.
In quel periodo, Juan che ha girato tutto il mondo presentando i suoi “prodotti”, per ricevere premi e riconoscimenti o impartire classi magistrali a giovani aspiranti alla sua professione, si trovava a Milano per la rappresentazione del suo lungometraggio: “Vampiros en La Habana”. Spassosa storia di un ibrido tra umani e vampiri. A questa prima pellicola ne sono seguite altre, così come libri tratti dalle medesime. Probabilmente anche questa è stata una catarsi liberatoria dei suoi personaggi più conosciuti, ancora oggi attuali e oggetto di studio sia nelle Scuole di Cinema che nelle scuole normali, dove i bambini imparano la storia di Cuba divertendosi. Juan, infatti, è un grande ricercatore storico e di qualunque cosa che riguardi l’epoca della lotta per la liberazione dalla Colonia spagnola. Dall’abbigliamento, alle armi, ai metodi di combattimento e a qualunque altro dettaglio. Ovviamente, trattandosi di “cartoni animati” c’è spazio per la fantasia le gag, le trovate e i personaggi divertenti sia spagnoli che cubani. Il bello di tutto questo è che Padrón è amato e ammirato in Spagna dove è sempre accolto magnificamente e gli iberici si ridono di loro stessi, padroni di un Impero e messi in scacco da quattro poveracci che avevano “soltanto” il coraggio e la voglia di vivere in un Paese libero e sovrano.
Il grande protagonista, senza dubbio è Elpidio Valdés, un contadino trasformatosi in grande comandante e stratega, con la sua compagna María Silvia e il suo fedele cavallo Palmiche a cui manca veramente solo la parola dal momento che agisce e pensa come un essere umano. Questi e altri personaggi, inutile dirlo, hanno comunque una base in personaggi e situazioni reali con gli adattamenti del caso.
Certo ci sarebbe molto di più da dire di quest’uomo nato a Matanzas, considerata l’Atene di Cuba per la sua vocazione culturale e per fatti o avvenimenti addirittura anteriori a quelli della capitale dove vive attualmente, da molti anni, per evidenti motivi di lavoro. Su di lui esistono migliaia di pagine di ogni tipo che chi è interessato può trovare facilmente da Wikipedia o dalla semplice ricerca su qualsiasi motore di ricerca del web.

A me resta la grande soddisfazione di ritrovarci per una rimpatriata in occasione dei miei primi 75 anni che penso e spero non abbiano dei secondi…







15 anni dopo...