SECONDA
EDIZIONE, RIVEDUTA, CORRETTA E AMPLIATA
MONDO
BESTIA, CON FINALE TRISTE
Oca
gatto a letto, diceva quel porco di un cane, puzzolente come un pesce e dalla
pelle di cappone, matto come un cavallo, ostinato come un mulo e ignorante come
un asino. Ovviamente era sempre nudo come un verme, non usava giacche di renna,
cappotti di cammello, golf di alpaca, copricapi di astrakan o scarpe di
coccodrillo, però era pieno di pregi e difetti, contraddizioni che apparivano
secondo le circostanze: paziente come un bue, forte come un toro, quasi sempre era
muto come un pesce o si ripeteva a pappagallo, coraggioso come un leone o
pauroso come un coniglio, veloce come una lepre o un furetto, oppure lento come
una tartaruga o lumaca, secondo i casi. Aveva una memoria da elefante, le
orecchie da pipistrello, naso da tapiro e denti da castoro. Il pelo liscio come
una foca, bianco e nero che lo faceva sembrare un pinguino, specialmente quando
camminava sulle due zampe posteriori.
Feroce
come una tigre o mite come un agnello. Aveva una barba caprina e dormiva sopra
la panca per non rischiare di crepare, occhi di lince, ogni tanto da triglia, ma
a volte era cieco come una talpa. Furbo come una volpe o tonto come una cernia.
Agile come una scimmia, elegante come una gazzella. Faceva il galletto, alzando
la cresta e cercava di conquistare le cagnette, ma restava sempre con un pugno
di mosche, mentre le sue amichette razzolavano come galline. Ebbe una compagna
che gli mise le corna come un cervo o un’alce.
Nuotava
come uno squalo anche se era grasso come una balena, seppure da giovane era
stato magro come un’acciuga. A volte era strisciante come un serpente, scontroso
come un orso e affamato come un lupo, piombava sulle prede come un falco,
ridendo come una iena e poi banchettava come un avvoltoio.
Laborioso
come una formica o pigro come un bradipo, aveva la saggezza di un vecchio gufo,
era acuto come un’aquila o ottuso come una trota. Cantava come un usignolo o
stonava come una cornacchia, dormiva come una marmotta, russando come un ghiro
o saltava come un grillo. Quando ci si metteva era noioso e fastidioso come una
zanzara. Stando al sole diventava rosso come un gambero e vergognandosi,
nascondeva la testa sotto la sabbia come uno struzzo.
Purtroppo
un brutto giorno di pioggia, bagnato come un pulcino, attraversando
l’autostrada l’hanno schiacciato come uno scarafaggio rendendolo piatto come
una sogliola. Vacca rana che sfortuna. Amen.
C’è
qualche umano che gli assomiglia?
Questa
è farina del mio sacco e quindi posso dire gatto, come insegnava il buon Trap.
©®ÐØ#@&%$µ§¥¢Ø.Tutti i diritti, curvi, o storti, sono di Aldo Abuaf.
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