Il 15 febbraio del 1998, esplodeva
nel porto dell’Avana la corazzata “Maine” appartenente alla Marina degli Stati
Uniti d’America. Era giunta nella baia il 25 gennaio non si sa bene perché. Non
c’erano tensioni apparenti tra i nordamericani e la Spagna allora “padrona” di
Cuba, ma che stava ormai perdendo la seconda e decisiva Guerra per
l’Indipendenza contro un esercito peggio armato, ma con una determinazione che
le truppe spagnole non avevano.
La misteriosa esplosione con
relativo affondamento, fu il pretesto col quale gli Stati Uniti dichiararono
guerra a una Spagna ormai in ginocchio e che aveva perso praticamente tutte le
sue colonie nel mondo. La inevitabile disfatta costò agli Iberici la perdita
di, Portorico, Guam e le Filippine come risarcimento ai vincitori.
Cuba rimase formalmente indipendente, ma si trasformò, da Colonia spagnola, in
Protettorato nordamericano con diritto di intervento di questi, se qualcosa non
fosse di loro gradimento, come avvenne tre volte solo nel 1906.
Il trattato di pace fu firmato a
Parigi nel 1901 tra Stati Uniti e Spagna…la neonata Repubblica di Cuba non fu
invitata nemmeno in qualità di osservatore. La conseguenza fu, oltre alla
citata ingerenza, la cessione in uso non permanente, di un territorio di circa
60 km quadrati all’estremo sud orientale dell’Isola, dove tutt’ora esiste la
famigerata “Guantánamo Bay Base” che avendo perso il suo scopo strategico serve
oggi da ricatto politico e da prigione disumana e illegale per terroristi o
presunti tali, mai sottoposti a giudizio e in qualche caso rilasciati in quanto
le successive investigazioni hanno portato a risultati che scagionavano i
soggetti in modo totale. Naturalmente dopo ani di vessazioni e torture.
Nei suoi passi avanti con Cuba, Obama, negli 8 anni della sua presidenza ha
dichiarato più volte di voler chiudere la prigione, non certo di restituire il
territorio a Cuba. L’unica frontiera terrestre del Paese.
Nessun commento:
Posta un commento