Vediamo,
sommariamente, quali sono le democrazie sudamericane gradite a Strump e ai suoi
“campanèi”. (Vocabolo, un po’
triviale) conosciuto dai milanesi meno giovani per il detto, spero
comprensibile: oh che bèi, oh che bèi,
tacà al cü ghé i campanèi:
La
Colombia, chiave di confine per le operazioni clandestine col Paese vicino, il
cui presidente Ivan (non terribile, ma impresentabile) “Donald” Duque ha buttato
alle ortiche i patti di pace firmati con il FLN dal suo predecessore, non certo
“comunista, Santos che per questa operazione si era guadagnato anche il Nobel
per la Pace e ha minacciato di ributtare nella clandestinità gli ex
guerriglieri trasformati in Partito politico che comunque ha subito 500 omicidi
dalla firma del trattato di pace a oggi. Il disneyano presidente, ha rifiutato
qualunque dialogo con l’altro fronte armato oppositore, l’ELN e le popolazioni
indigene e la pace interna è rinviata a una lontana data da destinarsi. Oltre a
questo, la “democrazia” colombiana ha il triste primato di assassinii di leader
sociali e contadini. Solo nel 2018 ne sono stati commessi 189 e quest’anno
continuano…
Il
Cile, non confinante, con altro presidente impresentabile, Sebastian Piñera, dalla
fedeltà assoluta e incondizionata al Grande Fratello del nord che fra le altre
cose rifiuta categoricamente di dialogare con le tribù native, Matuta e Mapuche
per dare loro maggiori diritti umani, civili e politici.
Il
Brasile, dove si è consumato un colpo di Stato parlamentare per deporre la
democraticamente eletta Dilma Roussef il cui artefice principale, Michél Témer
è attualmente detenuto e accusato di corruzione e dove si è costruito un caso
inesistente di corruzione a carico di Lula da Silva che secondo i sondaggi
aveva la stragrande maggioranza dei voti per le elezioni dalle quali è emerso
Bol somaro, dalle non celate nostalgie nazifasciste e con la volontà di
celebrare le peggiori ricorrenze della deposta Giunta Militare degli anni ’80.
Tra
le repubbliche non sgradite ci sono l’Argentina di Maurizio Macri che ha demolito
l’economia, risorta durante i mandati Kirshner/Fernandez, facendo tornare lo
spettro dell’inflazione dovuta ai continui aumenti di tariffe e prezzi pubblici
e privati. Ha riaperto un debito pubblico e con l’FMI, azzerati dalla
precedente amministrazione, dicendo che era l’unico modo per salvare l’economia
e ottenere una ripresa economica. I risultati, purtroppo, li vedono gli
argentini delle classi meno abbienti e senza conti correnti a Miami.
A
questi Paesi, si aggiunge l’Ecuador del Giuda Lenin Moreno ex braccio destro e
delfino di Rafael Correa, grazie al quale ha vinto le elezioni. Oltre aver
aperto la strada al patibolo per Julian Assange, come il suo omologo cileno,
rifiuta di ascoltare le voci degli indigeni che vogliono salvare il Paese dalla
devastazione ecologica in corso e di cui si sono già avute tristi e tangibili
prove.
Perù,
Paraguay e Uruguay sono in lista d’attesa e in apparente neutralità, mentre la
Bolivia è notoriamente un Paese “comunista” il cui regime deve essere
abbattuto, secondo il Vangelo (apocrifo) di Strump.
Tutto
questo in nome dei Diritti Umani e della Democrazia che i quattro Paesi scomodi
applicano in modo diverso.
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