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sabato 22 giugno 2013
Aperto il 14° Colloquio Internazionale Ernest Hemingway
Dedicato al 90° anniversario della sua prima pubblicazione: "Tre storie e dieci poemi" e al 60° del Premio Pulitzer che precedette il Nobel per "Il vecchio e il mare", si è inaugurato questo 14° incontro di studio e investigazione sullo scrittore americano. Come sempre sono presenti studiosi provenienti da diverse parti del mondo e in particolare dall'America del Nord (USA e Canada). La professoressa dell'Università di Pennsylvania è incaricata di raccogliere in volumi la copiosa corrispondenza dello scrittore per pubblicarli, erano previsti 12 tomi e finora, sono diventati 17... Il primo è stato pubblicato nel 2011 e il secondo uscirà nel prossimo ottobre. Durante il colloquio si terranno manifestazioni collaterali nella antica casa dello scrittore ed una messa in scena adattata, al teatro, de "Il vecchio e il mare".
venerdì 21 giugno 2013
Cuba e il turismo (appendice)
Il “periodo especial en tiempo de paz”, fu abbastanza duro, specialmente per quanto concerne l’energia.. Gli “apagones” erano frequenti, tanto che dovettero essere programmati per far si che la gente si organizzasse, specialmente per la conservazione degli alimenti. La notte era difficile dormire, senza nemmeno la possibilità di un ventilatore. Questi erano i punti più evidenti del problema perché toccavano direttamente la popolazione, ma dietro di loro c’era l’immenso problema creato da un’economia che fino ad allora era sussidiata e assistita e d’improvviso si trovava a risolvere i problemi autonomamente e senza, in pratica, fonti di produzione redditizie, dove il sistema tributario era sconosciuto e con un carico sociale enorme.
Il carburante era limitatissimo: venne abolita la “quota” mensile che veniva assegnata alle auto private in base alla cilindrata e anche i veicoli statali erano soggetti a forti restrizioni.
I voli interni ridotti al minimo, i veicoli in circolazione venivano fermati da appositi ispettori, soprannominati “amarillos” per il colore delle loro uniformi e dovevano servire per trasportare chiunque fosse sul loro percorso. Il parco circolante dei bus era allo stremo e non c’era possibilità di sostituirli se non con sporadiche donazioni di Enti stranieri “amici” che inviavano gratuitamente i loro veicoli dismessi, ma ancora funzionanti. Si inventarono i “camellos” applicando una lunga cabina per i passeggeri a rimorchi di autoarticolati. Ancora una volta fu l’Italia ad ottenere il primo posto e addirittura prima del “periodo especial”: il Comune di Milano, nel 1984, donò 30 autobus dell’ATM. La giunta era quella del sindaco Tognoli e uno dei suoi esponenti di maggior spicco, di cui non ritengo rivelare il nome, era venuto a Cuba nel 1982 con un gruppo accompagnato da me e in partenza quel tragico 2 di agosto. Eravamo a Linate in attesa di raggiungere Praga, quando ci venne all’orecchio che era accaduto qualcosa di grave alla stazione di Bologna, ma niente di più. Il nostro gruppo venne trettenuto per più di un’ora oltre il previsto, dal momento che quell’uomo politico aveva la sventura di essere omonimo di un terrorista “rosso” ricercato. Come se questi avesse cercato di espatriare con la sua vera identità...
Comunque questo periodo ebbe anche un risvolto positivo, segnò l’inizio di un cambio, lento, ma costante di mentalità. La mossa fondamentale fu quella di depenalizzare il possesso di valuta per i cittadini cubani e residenti permanenti con conseguente ampliazione della rete di vendita di prodotti acquistabili in dollari, una piccola spinta alla circolazione del denaro. Poi si introdusse una prima disposizione per poter esercitare alcuni lavori per conto proprio, si riaprirono i mercati di prodotti delle campagne, si autorizzarono gli orti per l’autoconsumo in spazi pubblici e/o collettivi. Si cominciò a vedere il turismo non più come un “male necessario”, ma come fonte di ingresso per il Paese e si iniziò la fase di incremento delle strutture alberghiere e gastronomiche. Qualche anno dopo si introdusse il Peso Cubano Convertibile. Di questa fantomatica moneta ebbi l’occasione di sentirne parlare personalmente e in notevole anteprima, da Fidel Castro in un ricevimento alla Residenza del nostro Ambasciatore, mentre ne parlava con la presidentessa di Alpitur che ara in visita con altri operatori economici italiani accompagnati dall’allora Ministro per il Commercio Estero, Susanna Agnelli.
Oggi il paese dispone di una vasta rete di alberghi e di case private autorizzate ad affittare e mi viene da sorridere quando penso ai viaggi dei “pionieri” come quello che feci per il capodanno ‘79/80. Arrivammo all’Avana dopo un volo, Interflug, interminabile via Berlino/Shannon/Gander. La pista, di Boyeros era attraversata dal binario unico della linea ferroviaria Avana/Pinar del Río...Il contingente era di 160 persone divise in 4 gruppi con altrettanti accompagnatori, all’aeroporto c’erano le 4 guide di Cubatur di cui nessuna parlava in italiano a me toccò una che parlava perfettamente il russo...I bus non erano arrivati e ci toccò aspettare un buona mezz’ora sul marciapiedi antistante il terminal 1 che era l’unico e non aveva ancora il numero...l’aerostazione era presa d’assalto, all’esterno, da centinaia di persone che attendevano i parenti della “comunità”, provenienti da Miami, dopo anni di assoluta mancanza di collegamenti. Il presidente Jimmy Carter aveva autorizzato, in deroga all’embargo, dei voli charter, non a carattere commerciale, ma umanitario per permettere alle famiglie cubane di riabbracciarsi. Il caos era indescrivibile.
Quando arrivarono i bus fummo trasportati al hotel Nacional che era nelle stesse condizioni dell’anno prima...o peggio. In seguito alle molte lamentele e vista l’ora tarda, chiedemmo ai clienti di pazientare fino al mattino successivo e alla prevista riunione di informazione si sarebbe cercata un’alternativa con Cubatur.
Quando ci riunimmo nel salone dell’Arboleda, dopo la colazione venne servito il classico cocktail di benvenuto e un funzionario di Cubatur illustrò come si sarebbe svolto il programma che prevedeva il tour fino a Santiago e il soggiorno balneare a Guardalavaca. Innanzitutto dovettero separare i 4 gruppi alla metà perche, sopratutto nelle città dell’interno non ci sarebbe stata capacità alberghiera per ospitare tutti contemporaneamente, pertanto due bus con 80 persone partirono con un giorno di anticipo, con rientro pure antipato all’Avana. Gli altri, che si fermavano all’Avana, me compreso, sarebbero stati trasferiti a Villa Bacuranao, un complesso di bungalows all’uscita dell’Avana. Nell’insieme il posto era un po’ meglio del Nacional, ma...alcuni bungalows disponevano di bagni comuni e non privati...e inoltre la località era veramente troppo appartata e non permetteva di uscire a passeggiare nei momenti in cui ci si fermava in albergo e la spiaggetta non era troppo frequentabile perchè durante il giorno si svolgevano le visite previste. Dopo una notte, si decise di tornare al Nacional... non vi era alternativa. Arrivarono i giorni della partenza per il tour, ai nostri compagni di viaggio vennero assegnati, come previsto, due bus “Pegaso” con radio, microfono, aria condizionata, bar e servizio. Per noi arrivarono due British Leyland di non so che anno, senza nessuna dotazione e in condizioni anche abbastanza precarie. La mia compagna di lavoro era la responsabile di Unità Vacanze alla quale dettero come “premio” la possibilità di accompagnare un viaggio a Cuba, confidando nell’aiuto degli altri tre colleghi, dal momento che non ci era mai stata e non parlava una parola di spagnolo, la sua guida cubana però...parlava perfettamente in ceco.
Altra ondate di, giustificate, proteste senza poter risolvere la situazione, ci dissero che durante il tour, se si fosse liberato qualche “Pegaso” ci avrebbero sostituito i mezzi. Partimmo per Guamà/Cienfuegos e dovetti sgolarmi sul veicolo rumorosissimo per tradurre quello che diceva la guida e...dovetti anche scendere e ripetere il racconto sull’altro bus...Giunti a Guamà, dopo la visita all’allevamento dei coccodrilli, montammo sui battelli per la visita dell’Aldea Taina all’interno della palude. Una gita, finalmente piacevole e rilassante in un paesaggio incantevole. Dopo la visita a piedi sulle passarelle del villaggio arrivammo all’imbarcadero e...non c’erano i battelli. Chieste informazioni ai lavoratori del posto ci dissero che ormai le ultime “corse” erano partite. Ci attivammo per comunicare via radio dal villaggio alla base della ”Boca” e solo dopo molti sforzi riuscimmo a sapere che avevano rintracciato i capitani delle barche e che sarebbero venuti a prenderci, naturalmente il tempo era passato e potemmo ritornare ai bus solo con l’oscurità sopraggiunta. Proseguimmo il viaggio per Cienfuegos dove arrivammo a notte inoltrata. Al di la del mio “pendolarismo” tra i due bus per le traduzioni e il disagio per i passeggeri, il tour proseguì normalmente: Trinidad, Santa Clara e Camagüey...ma giunti in questa località arrivò la notizia che non era possibile alloggiare a Santiago perché non c’erano posti disponibili e il gruppo si doveva fermare a Manzanillo (provincia Granma) a 177 km. da Santiago che si sarebbe raggiunta con un’escursione di un giorno e rientro a Manzanillo per il successivo pernottamento e trasferimento poi Guardalavaca per il soggiorno balneare, con rientro all’Avana in aereo, da Holguin, come previsto.
Gingemmo a Manzanillo dove il personale locale non seppe cosa fare per farci sentire a nostro agio e “digerire” l’imprevisto, se non altro l’albergo era di recente costruzione ed aveva una vasta area di giardino con piscina. Il giorno dopo, levataccia per andare a visitare Santiago. Durante il percorso, a Raisa la mia guida, venne un forte attacco di asma e fu necessario fare una sosta all’ospedale di Palma Soriano che fortunatamente era sulla strada. Un ulteriore imprevisto che si risolse per il meglio, per Raisa, ma che causò un discreto ritardo sulla tabella di marcia. Inutile dire che la visita della città fu un “mordi e fuggi” che lasciò l’amaro in bocca a molti che avevano scelto questo programma proprio per conoscere Santiago.
Ho raccontato questo episodio per sottolineare come era facile avere disservizi in quel periodo, tanto che al nostro rientro in Italia ad ogni viaggio, i responsabili di Italturist ancor prima di salutare ci scrutavano in faccia e chiedevano: “Com’è andata”?
Ma queste sono vicende del secolo scorso, oggi Cuba non presenta difficoltà superiori a quelle di qualunque altra meta turistica.
Il carburante era limitatissimo: venne abolita la “quota” mensile che veniva assegnata alle auto private in base alla cilindrata e anche i veicoli statali erano soggetti a forti restrizioni.
I voli interni ridotti al minimo, i veicoli in circolazione venivano fermati da appositi ispettori, soprannominati “amarillos” per il colore delle loro uniformi e dovevano servire per trasportare chiunque fosse sul loro percorso. Il parco circolante dei bus era allo stremo e non c’era possibilità di sostituirli se non con sporadiche donazioni di Enti stranieri “amici” che inviavano gratuitamente i loro veicoli dismessi, ma ancora funzionanti. Si inventarono i “camellos” applicando una lunga cabina per i passeggeri a rimorchi di autoarticolati. Ancora una volta fu l’Italia ad ottenere il primo posto e addirittura prima del “periodo especial”: il Comune di Milano, nel 1984, donò 30 autobus dell’ATM. La giunta era quella del sindaco Tognoli e uno dei suoi esponenti di maggior spicco, di cui non ritengo rivelare il nome, era venuto a Cuba nel 1982 con un gruppo accompagnato da me e in partenza quel tragico 2 di agosto. Eravamo a Linate in attesa di raggiungere Praga, quando ci venne all’orecchio che era accaduto qualcosa di grave alla stazione di Bologna, ma niente di più. Il nostro gruppo venne trettenuto per più di un’ora oltre il previsto, dal momento che quell’uomo politico aveva la sventura di essere omonimo di un terrorista “rosso” ricercato. Come se questi avesse cercato di espatriare con la sua vera identità...
Comunque questo periodo ebbe anche un risvolto positivo, segnò l’inizio di un cambio, lento, ma costante di mentalità. La mossa fondamentale fu quella di depenalizzare il possesso di valuta per i cittadini cubani e residenti permanenti con conseguente ampliazione della rete di vendita di prodotti acquistabili in dollari, una piccola spinta alla circolazione del denaro. Poi si introdusse una prima disposizione per poter esercitare alcuni lavori per conto proprio, si riaprirono i mercati di prodotti delle campagne, si autorizzarono gli orti per l’autoconsumo in spazi pubblici e/o collettivi. Si cominciò a vedere il turismo non più come un “male necessario”, ma come fonte di ingresso per il Paese e si iniziò la fase di incremento delle strutture alberghiere e gastronomiche. Qualche anno dopo si introdusse il Peso Cubano Convertibile. Di questa fantomatica moneta ebbi l’occasione di sentirne parlare personalmente e in notevole anteprima, da Fidel Castro in un ricevimento alla Residenza del nostro Ambasciatore, mentre ne parlava con la presidentessa di Alpitur che ara in visita con altri operatori economici italiani accompagnati dall’allora Ministro per il Commercio Estero, Susanna Agnelli.
Oggi il paese dispone di una vasta rete di alberghi e di case private autorizzate ad affittare e mi viene da sorridere quando penso ai viaggi dei “pionieri” come quello che feci per il capodanno ‘79/80. Arrivammo all’Avana dopo un volo, Interflug, interminabile via Berlino/Shannon/Gander. La pista, di Boyeros era attraversata dal binario unico della linea ferroviaria Avana/Pinar del Río...Il contingente era di 160 persone divise in 4 gruppi con altrettanti accompagnatori, all’aeroporto c’erano le 4 guide di Cubatur di cui nessuna parlava in italiano a me toccò una che parlava perfettamente il russo...I bus non erano arrivati e ci toccò aspettare un buona mezz’ora sul marciapiedi antistante il terminal 1 che era l’unico e non aveva ancora il numero...l’aerostazione era presa d’assalto, all’esterno, da centinaia di persone che attendevano i parenti della “comunità”, provenienti da Miami, dopo anni di assoluta mancanza di collegamenti. Il presidente Jimmy Carter aveva autorizzato, in deroga all’embargo, dei voli charter, non a carattere commerciale, ma umanitario per permettere alle famiglie cubane di riabbracciarsi. Il caos era indescrivibile.
Quando arrivarono i bus fummo trasportati al hotel Nacional che era nelle stesse condizioni dell’anno prima...o peggio. In seguito alle molte lamentele e vista l’ora tarda, chiedemmo ai clienti di pazientare fino al mattino successivo e alla prevista riunione di informazione si sarebbe cercata un’alternativa con Cubatur.
Quando ci riunimmo nel salone dell’Arboleda, dopo la colazione venne servito il classico cocktail di benvenuto e un funzionario di Cubatur illustrò come si sarebbe svolto il programma che prevedeva il tour fino a Santiago e il soggiorno balneare a Guardalavaca. Innanzitutto dovettero separare i 4 gruppi alla metà perche, sopratutto nelle città dell’interno non ci sarebbe stata capacità alberghiera per ospitare tutti contemporaneamente, pertanto due bus con 80 persone partirono con un giorno di anticipo, con rientro pure antipato all’Avana. Gli altri, che si fermavano all’Avana, me compreso, sarebbero stati trasferiti a Villa Bacuranao, un complesso di bungalows all’uscita dell’Avana. Nell’insieme il posto era un po’ meglio del Nacional, ma...alcuni bungalows disponevano di bagni comuni e non privati...e inoltre la località era veramente troppo appartata e non permetteva di uscire a passeggiare nei momenti in cui ci si fermava in albergo e la spiaggetta non era troppo frequentabile perchè durante il giorno si svolgevano le visite previste. Dopo una notte, si decise di tornare al Nacional... non vi era alternativa. Arrivarono i giorni della partenza per il tour, ai nostri compagni di viaggio vennero assegnati, come previsto, due bus “Pegaso” con radio, microfono, aria condizionata, bar e servizio. Per noi arrivarono due British Leyland di non so che anno, senza nessuna dotazione e in condizioni anche abbastanza precarie. La mia compagna di lavoro era la responsabile di Unità Vacanze alla quale dettero come “premio” la possibilità di accompagnare un viaggio a Cuba, confidando nell’aiuto degli altri tre colleghi, dal momento che non ci era mai stata e non parlava una parola di spagnolo, la sua guida cubana però...parlava perfettamente in ceco.
Altra ondate di, giustificate, proteste senza poter risolvere la situazione, ci dissero che durante il tour, se si fosse liberato qualche “Pegaso” ci avrebbero sostituito i mezzi. Partimmo per Guamà/Cienfuegos e dovetti sgolarmi sul veicolo rumorosissimo per tradurre quello che diceva la guida e...dovetti anche scendere e ripetere il racconto sull’altro bus...Giunti a Guamà, dopo la visita all’allevamento dei coccodrilli, montammo sui battelli per la visita dell’Aldea Taina all’interno della palude. Una gita, finalmente piacevole e rilassante in un paesaggio incantevole. Dopo la visita a piedi sulle passarelle del villaggio arrivammo all’imbarcadero e...non c’erano i battelli. Chieste informazioni ai lavoratori del posto ci dissero che ormai le ultime “corse” erano partite. Ci attivammo per comunicare via radio dal villaggio alla base della ”Boca” e solo dopo molti sforzi riuscimmo a sapere che avevano rintracciato i capitani delle barche e che sarebbero venuti a prenderci, naturalmente il tempo era passato e potemmo ritornare ai bus solo con l’oscurità sopraggiunta. Proseguimmo il viaggio per Cienfuegos dove arrivammo a notte inoltrata. Al di la del mio “pendolarismo” tra i due bus per le traduzioni e il disagio per i passeggeri, il tour proseguì normalmente: Trinidad, Santa Clara e Camagüey...ma giunti in questa località arrivò la notizia che non era possibile alloggiare a Santiago perché non c’erano posti disponibili e il gruppo si doveva fermare a Manzanillo (provincia Granma) a 177 km. da Santiago che si sarebbe raggiunta con un’escursione di un giorno e rientro a Manzanillo per il successivo pernottamento e trasferimento poi Guardalavaca per il soggiorno balneare, con rientro all’Avana in aereo, da Holguin, come previsto.
Gingemmo a Manzanillo dove il personale locale non seppe cosa fare per farci sentire a nostro agio e “digerire” l’imprevisto, se non altro l’albergo era di recente costruzione ed aveva una vasta area di giardino con piscina. Il giorno dopo, levataccia per andare a visitare Santiago. Durante il percorso, a Raisa la mia guida, venne un forte attacco di asma e fu necessario fare una sosta all’ospedale di Palma Soriano che fortunatamente era sulla strada. Un ulteriore imprevisto che si risolse per il meglio, per Raisa, ma che causò un discreto ritardo sulla tabella di marcia. Inutile dire che la visita della città fu un “mordi e fuggi” che lasciò l’amaro in bocca a molti che avevano scelto questo programma proprio per conoscere Santiago.
Ho raccontato questo episodio per sottolineare come era facile avere disservizi in quel periodo, tanto che al nostro rientro in Italia ad ogni viaggio, i responsabili di Italturist ancor prima di salutare ci scrutavano in faccia e chiedevano: “Com’è andata”?
Ma queste sono vicende del secolo scorso, oggi Cuba non presenta difficoltà superiori a quelle di qualunque altra meta turistica.
giovedì 20 giugno 2013
Formatasi la seconda tormenta della stagione: Barry
La depressione tropicale che si era formata nel Golfo del Messico tra Cuba e lo Yucatan, favorendo la caduta di piogge copiose nella parte occidentale di Cuba, si è spostata verso ovest-nord-ovest trasformandosi in Tormenta Tropicale con il nome di Barry, i suoi venti sono con velocità di 65 kmh e si è diretta verso il territorio di Vera Cruz nella parte centro orientale del Messico, dove si pensa non possa svilupparsi ulteriormente. Le prima due tormente dell'anno si sono originate entrambe nel Golfo del Messico con limitate possibilità di rigenerarsi come succede a quelle di origine atlantica, grazie all'escursione termica tra il mare e l'atmosfera.
mercoledì 19 giugno 2013
Cuba e il turismo (5)
Tornai a Milano e mi fu difficile riadattarmi, dopo pochi mesi ripartii per l’Avana dove avrei dovuto trovare occupazione nel seno di Cubatur, ma ostacoli di carattere burocratico e/o altro non lo permisero. I miei amici e la compagna che avevo allora, mi furono comunque vicini per aiutarmi anche a superare l’ostacolo dell’inattività. Il lavoro in proprio era ancora impensabile, tutto era saldamente in mano allo Stato. Dopo qualche tempo venni contattato da Dana Tonetti, rappresentante di Olivares già separato da Italturist, perché collaborassi con lei nell’assistenza ai clienti italiani, dal momento che lei doveva occuparsi del sopraggiunto charter da Vienna e dei clienti inglesi. Accettai, un poco forzatamente, ma non avevo alternative. La convivenza non fu facile e dopo qualche mese Vando Martinelli che aveva lasciato il lavoro di ufficio a Milano e mi aveva dato il cambio dopo i sei mesi, mi chiese di tornare a lavorare “in famiglia”. Tra i due mali scelsi il minore e lasciai Mondadori Viaggi.
Con Vando, comunque, avevamo una base “culturale”, iedologica e lavorativa abbastanza comune e assieme lavorammo abbastanza bene, nonostante le difficoltà obiettive rappresentate dalla precarietà dei voli che a volte accumulavano ritardi anche superiori alle 24 ore. Intanto l’interesse sulla “destinazione Cuba” stava crescendo fra gli operatori italiani e una società di Treviso, la Day by Day, organizzò un nuovo charter in collaborazione con la neonata Aireurope di lupo Rattazzi e soci con la controparte Cubanacan, agenzia ricettiva appena sorta a Cuba per opera di Abraham Maciques, direttore di Cubalse, il Palazzo delle Convenzioni, Pabexpo e quant’altro. Un giorno mi trovavo all’aeroporto in attesa del “nostro” volo, eternamente in ritardo, e vi trovai i titolari della Day by Day che stavano aspettando il “loro” volo. Conversando, mi dissero che stavano operando con un Boeing 767 nuovo di zecca che aveva autonomia per il volo diretto, ma che per ragioni operative faceva scalo a Bangor dove c’era una sede della compagnia aerea. Rimasi un po’ stupito e gli chiesi se sapessero che dagli scali statunitensi non potevano partire voli commerciali per Cuba. Loro rimasero ancora più stupiti di me, ma non mi sembrava certo un buon inizio...in effetti poi quel volo ebbe alcune ore di ritardo perchè non aveva il permesso di decollare con destinazione Avana. Risolsero il problema con uno strattagemma: l’aereo sarebbe partito per la vicina Halifax, in Canada, poi...non era più problema degli USA...e così arrivò anche questa nuova fetta di turismo italiano, proveniente in prevalenza dal nordest. La rappresentanza della Day by Day a Cuba venne data a Manolo Rico che si avveleva della collaborazione di Marcelo Gorajuria. I due avevano lasciato Cubatur per esplorare nuovi orizzonti.
Su Italturist però gravavano nuvole, i pagamenti per i servizi a terra non arrivavano puntualmente, si erano accumulati debiti per centinaia di migliaia di dollari e Cubatur decise di sospendere i servizi all’antico partner. Era veramente la fine di una epoca.
La gestione dei charter venne tolta agli operatori turistici e Cubana si assunse il compito aprendo anche un ufficio a Milano, in via Paolo da Cannobio, più tardi si “fuse” con Havanatur che aprì a sua volta la rappresentanza in via Melchiorre Gioia e da li si vendevano gli spazi, dapprima alle agenzie e poi anche al pubblico. Vando ed io ci trovammo senza occupazione e Cubatur non poteva più rinnovarci la residenza. Il caso volle che incontrassi un amio giornalista che scriveva per “Sol de Cuba” la rivista turistica édita da Publicitur che mi chiese perché non andavo a lavorare in quell’impresa in qualità di fotografo, dato che ne stavano cercando uno e che l’impresa era autorizzata ad assumere personale straniero. Filiberto, così si chiamava, sapeva che mi occupavo anche di fotografia e che avevo fornito molto materiale a Cubatur. Mi portò dal vice direttore Soto e mi presentò come “eccellente fotografo”. Non era proprio così, ma mi arrangiavo e sopratutto avevo dimestichezza con la camera oscura e il trattamento del “colore” che era uno dei punti deboli dell’impresa. Fui assunto con un contratto provvisorio che dopo un anno si trasformò in definitivo. Intanto, Publicitur aveva creato anche una società mista, la Publinter, con un fotografo italiano, Gianni Costantino, venuto qualche tempo prima per fare i cataloghi di Ventana. Le due attività erano diverse, una era la “pubblicitaria” dell’INTUR e l’altra produceva cartoline illustrate da mettere in vendita (finalmente) per i turisti che venivano stampate a Torino dalle Arti Grafiche Abataneo. Vando Martinelli venne accreditato come corrispondente aggiunto da Alessandra Riccio dell’Unità.
Durante la mia permanenza a Publicitur ebbi, marginalmente qualche collaborazione con piccole agenzie italiane, che non volevano essere assistire dai “grandi” tour operator, ma volevano un servizio personalizzato, per quali prestavo assistenza ai clienti. Non disponendo di ufficio né di mezzi adeguati, mi appoggiai a chi presentai, qualche anno prima, a Ventana con la quale era cresciuto in termini di volume di lavoro “assumendo” ex guide di Cubatur per l’assistenza ai turisti. Dico assumendo tra virgolette, perché in realtà erano in prestito, retribuito, non esistendo ancora la possibilità di fare contratti privati, nemmeno nel campo del turismo, ma si doveva sempre dipendere da aziende statali.
Sergio Terni, così si chiama, ebbe anche un’altro “record” a favore dell’Italia: fu il primo operatore turistico ad aprire un’agenzia privata, seppure nei primi tempi accreditata come “appendice” di Ventana, presso gli organismi competenti, ma in secondo tempo fu proprio autonoma. La TES, così si chiamava giocando con l’acronimo su TErni Sergio e Turismo ESpecializado, rimase attiva per oltre un decennio.
Publicitur mi assorbiva molto nei momenti di necessità, ma mi lasciava anche molto spazio e tempo libero quando non c’erano urgenze o lavori particolari da svolgere, pertanto muovendomi comunque nel campo del turismo italiano ebbi modo di fare molte conoscenze e di allacciare relazioni e mi occupai un po’ di tutto, fino ad essere accreditato tra la “stampa estera”. Corrisposi con il “Corriere della Sera” in occasione della sciagura aerea del 1989, “La gazzetta dello Sport”, per i giochi Panamericani del ’91, “Oggi”, per la famosa storia inventata da Sandra Milo con il suo matrimonio fasullo con un “colonnello” che si da il caso fosse anche mio amico. Per “Il Manifesto” collaborai in occasione di un paio di Festival del Cinema, per la stampa feci un servizio sulla crisi dei "balseros" dl '94. Ed ebbi anche “incursioni” in altri campi, ma anche queste sono altre storie...
Inesorabilmente il tempo cammina e gli avvenimenti cambiano. Arrivò il “periodo especial en tiempo de paz”, le difficoltà del momento, unite alla avanzata età dei miei genitori mi suggerirono, nel 1994, di rientrare in Italia e ciò mi permise di poter arrivare ad una pensione, almeno un po’ migliore della “sociale”. A Cuba il turismo ha continuato a crescere in maniera sempre più accelerata, gli investimenti con società miste e l’apertura di nuovi mercati ha fatto nascere molte nuove realtà nel campo delle forniture di servizi, infrastrutture e strutture alberghiere, nuove o restaurate.
Questa è la storia, molto condensata, di come ho visto nascere il turismo a Cuba e mi onoro di essere stato uno dei “fondatori” delle sue basi per quello che riguarda, almeno, l’Italia. (fine...o no?)
Con Vando, comunque, avevamo una base “culturale”, iedologica e lavorativa abbastanza comune e assieme lavorammo abbastanza bene, nonostante le difficoltà obiettive rappresentate dalla precarietà dei voli che a volte accumulavano ritardi anche superiori alle 24 ore. Intanto l’interesse sulla “destinazione Cuba” stava crescendo fra gli operatori italiani e una società di Treviso, la Day by Day, organizzò un nuovo charter in collaborazione con la neonata Aireurope di lupo Rattazzi e soci con la controparte Cubanacan, agenzia ricettiva appena sorta a Cuba per opera di Abraham Maciques, direttore di Cubalse, il Palazzo delle Convenzioni, Pabexpo e quant’altro. Un giorno mi trovavo all’aeroporto in attesa del “nostro” volo, eternamente in ritardo, e vi trovai i titolari della Day by Day che stavano aspettando il “loro” volo. Conversando, mi dissero che stavano operando con un Boeing 767 nuovo di zecca che aveva autonomia per il volo diretto, ma che per ragioni operative faceva scalo a Bangor dove c’era una sede della compagnia aerea. Rimasi un po’ stupito e gli chiesi se sapessero che dagli scali statunitensi non potevano partire voli commerciali per Cuba. Loro rimasero ancora più stupiti di me, ma non mi sembrava certo un buon inizio...in effetti poi quel volo ebbe alcune ore di ritardo perchè non aveva il permesso di decollare con destinazione Avana. Risolsero il problema con uno strattagemma: l’aereo sarebbe partito per la vicina Halifax, in Canada, poi...non era più problema degli USA...e così arrivò anche questa nuova fetta di turismo italiano, proveniente in prevalenza dal nordest. La rappresentanza della Day by Day a Cuba venne data a Manolo Rico che si avveleva della collaborazione di Marcelo Gorajuria. I due avevano lasciato Cubatur per esplorare nuovi orizzonti.
Su Italturist però gravavano nuvole, i pagamenti per i servizi a terra non arrivavano puntualmente, si erano accumulati debiti per centinaia di migliaia di dollari e Cubatur decise di sospendere i servizi all’antico partner. Era veramente la fine di una epoca.
La gestione dei charter venne tolta agli operatori turistici e Cubana si assunse il compito aprendo anche un ufficio a Milano, in via Paolo da Cannobio, più tardi si “fuse” con Havanatur che aprì a sua volta la rappresentanza in via Melchiorre Gioia e da li si vendevano gli spazi, dapprima alle agenzie e poi anche al pubblico. Vando ed io ci trovammo senza occupazione e Cubatur non poteva più rinnovarci la residenza. Il caso volle che incontrassi un amio giornalista che scriveva per “Sol de Cuba” la rivista turistica édita da Publicitur che mi chiese perché non andavo a lavorare in quell’impresa in qualità di fotografo, dato che ne stavano cercando uno e che l’impresa era autorizzata ad assumere personale straniero. Filiberto, così si chiamava, sapeva che mi occupavo anche di fotografia e che avevo fornito molto materiale a Cubatur. Mi portò dal vice direttore Soto e mi presentò come “eccellente fotografo”. Non era proprio così, ma mi arrangiavo e sopratutto avevo dimestichezza con la camera oscura e il trattamento del “colore” che era uno dei punti deboli dell’impresa. Fui assunto con un contratto provvisorio che dopo un anno si trasformò in definitivo. Intanto, Publicitur aveva creato anche una società mista, la Publinter, con un fotografo italiano, Gianni Costantino, venuto qualche tempo prima per fare i cataloghi di Ventana. Le due attività erano diverse, una era la “pubblicitaria” dell’INTUR e l’altra produceva cartoline illustrate da mettere in vendita (finalmente) per i turisti che venivano stampate a Torino dalle Arti Grafiche Abataneo. Vando Martinelli venne accreditato come corrispondente aggiunto da Alessandra Riccio dell’Unità.
Durante la mia permanenza a Publicitur ebbi, marginalmente qualche collaborazione con piccole agenzie italiane, che non volevano essere assistire dai “grandi” tour operator, ma volevano un servizio personalizzato, per quali prestavo assistenza ai clienti. Non disponendo di ufficio né di mezzi adeguati, mi appoggiai a chi presentai, qualche anno prima, a Ventana con la quale era cresciuto in termini di volume di lavoro “assumendo” ex guide di Cubatur per l’assistenza ai turisti. Dico assumendo tra virgolette, perché in realtà erano in prestito, retribuito, non esistendo ancora la possibilità di fare contratti privati, nemmeno nel campo del turismo, ma si doveva sempre dipendere da aziende statali.
Sergio Terni, così si chiama, ebbe anche un’altro “record” a favore dell’Italia: fu il primo operatore turistico ad aprire un’agenzia privata, seppure nei primi tempi accreditata come “appendice” di Ventana, presso gli organismi competenti, ma in secondo tempo fu proprio autonoma. La TES, così si chiamava giocando con l’acronimo su TErni Sergio e Turismo ESpecializado, rimase attiva per oltre un decennio.
Publicitur mi assorbiva molto nei momenti di necessità, ma mi lasciava anche molto spazio e tempo libero quando non c’erano urgenze o lavori particolari da svolgere, pertanto muovendomi comunque nel campo del turismo italiano ebbi modo di fare molte conoscenze e di allacciare relazioni e mi occupai un po’ di tutto, fino ad essere accreditato tra la “stampa estera”. Corrisposi con il “Corriere della Sera” in occasione della sciagura aerea del 1989, “La gazzetta dello Sport”, per i giochi Panamericani del ’91, “Oggi”, per la famosa storia inventata da Sandra Milo con il suo matrimonio fasullo con un “colonnello” che si da il caso fosse anche mio amico. Per “Il Manifesto” collaborai in occasione di un paio di Festival del Cinema, per la stampa feci un servizio sulla crisi dei "balseros" dl '94. Ed ebbi anche “incursioni” in altri campi, ma anche queste sono altre storie...
Inesorabilmente il tempo cammina e gli avvenimenti cambiano. Arrivò il “periodo especial en tiempo de paz”, le difficoltà del momento, unite alla avanzata età dei miei genitori mi suggerirono, nel 1994, di rientrare in Italia e ciò mi permise di poter arrivare ad una pensione, almeno un po’ migliore della “sociale”. A Cuba il turismo ha continuato a crescere in maniera sempre più accelerata, gli investimenti con società miste e l’apertura di nuovi mercati ha fatto nascere molte nuove realtà nel campo delle forniture di servizi, infrastrutture e strutture alberghiere, nuove o restaurate.
Questa è la storia, molto condensata, di come ho visto nascere il turismo a Cuba e mi onoro di essere stato uno dei “fondatori” delle sue basi per quello che riguarda, almeno, l’Italia. (fine...o no?)
martedì 18 giugno 2013
Cuba e il turismo (4)
Con la fine del 1983, si può dire che iniziava il “nuovo turismo” verso Cuba che non era ancora “di massa”, ma indubbiamente stava crescendo numericamente. L’Italia era il primo e unico Paese ad avere un volo charter, settimanale, diretto sull’Avana.
L’operazione fu condotta in pool tra Italturist e Mondadori Viaggi in quanto la prima aveva il “mercato” e l’introduzione e la seconda voleva ampliare i suoi programmi sui Caraibi per aggiungere, come avvenne, le sue consociate (Pegasus) di Londra e Vienna. Il turismo a Cuba per “spartano” che fosse aveva un potenziale da sviluppare.
A fine ottobre arrivai all’Avana per coordinare i primi arrivi, i mesi di novembre e dicembre erano stati venduti anche attraverso la rete delle agenzie dettaglianti che purtroppo, spesso, non conoscevano il "prodotto" e vendevano Cuba come fosse Santo Domingo o qualunque altro Paese caraibico. Tra le varie offerte vi era anche la possibilità di un’estensione in Messico, con ritorno all’Avana con i voli di Aerocaribean. Tutto era pronto per l’arrivo del primo volo composto da professionisti del settore turistico che venivano a conoscere Cuba e i programmi proposti, accompagnati da giornalisti che avrebbero dovuto pubblicare il resoconto di questa “nuova” meta. Purtroppo però le cose non andarono per il verso giusto: Miguel Nasser aveva “venduto” un aereo che non aveva ancora fra le mani, l’apparecchio doveva essere acquisito in Inghilterra da una società britannica. L’affare venne però a conoscenza degli americani che attraverso la casa costruttrice di Seattle, minacciarono di non fornire più nemmeno una vite di ricambio per gli altri aerei della società se questi vendevano il 707 ai cubani. Aerocaribean aveva sede a Panama, ma era il classico segreto di pulcinella. Così...mancava l’aeromobile per realizzare il programma, ma non solo, l’Aeronautica Civile messicana, negò ad Aerocaribean i diritti di atterraggio sul suo territorio ed anche i voli per il Messico erano compromessi. Di tutto ciò io ero all’oscuro e stavo dormendo tranquillamente in attesa di recarmi a Rancho Boyeros il giorno seguente per ricevere il volo inaugurale. Mi svegliò a notte fonda una telefonata di Giuseppe Olivares, titolare della Mondadori Viaggi che mi riassunse i fatti chiedendomi di raggiungere Nasser che in quel momento doveva trovarsi in ufficio perché lo richiamasse subito, dato che non riusciva a comunicarsi avendo le linee sempre occupate. I passeggeri ormai in partenza, vista l’ora, erano stati alloggiati in un albergo sul Lago Maggiore con la scusa di “problemi tecnici”. Raggiunsi Miguel negli uffici della Rampa e in effetti era con due telefoni in mano parlando in tutte le lingue che conosceva per poter reperire un velivolo che...doveva già essere partito. Gli dissi della chiamata di Olivares e che doveva richiamarlo subito, così fece e così appresi che da Milano avevano ottenuto l’affitto di un DC8 della Finnair fino a fine dicembre. Olivares era ben introdotto nel settore dell’Aviazione Civile. Il viaggio inaugurale, quindi, arrivò con 24 ore di ritardo e un giorno in meno di programma in loco. Altro problema, per la settimana successiva in cui sarebbero arrivati i primi turisti paganti, era quello di chi aveva comprato l’estensione al Messico... dovetti darmi da fare con Mexicana de Aviación per poter riproteggere i clienti con un loro volo su Mérida. Anche in questo caso, per poter riaggiustare l’operativo, i clienti persero un giorno di permanenza in territorio messicano. Fortunatamente, dopo le prime settimane in cui si erano effettuate le vendite, questa possibilità venne tolta dai cataloghi delle agenzie. Poco a poco le cose cominciarono a incamminarsi, ma le infrastrutture locali non erano ancora all’altezza di dare servizi adeguati. Si stavano muovendo i primi, incerti passettini: all’Hotel Capri venne aperto un ufficio della fiammante impresa Habanautos che aveva una “scuderia” di qualche Lada, nemmeno nuove. Non c’erano ristoranti frequentabili, fuori dagli alberghi se non La Bodeguita del Medio e il Floridita e il lussuoso Las Ruinas, al Parco Lenin, frequentato da tecnici stranieri e diplomatici residenti, El Patio, nella Piazza della Cattedrale era riservato ai cubani, ma in breve si inaugurarono dapprima La Cecilia e poi El Tocororo. Gli acquisti di souvenir continuavano ad essere circoscritti nelle “tiendas” degli alberghi ed in qualche caso, le guide più esperte e sottoposte a pressione organizzavano un “tour di acquisti” alla “Flora” che era un’altra oasi destinata ai diplomatici e tecnici stranieri che disponevano, anche per gli acquisti, dei supermercati del Nautico, di 5ta y 42 e del FOCSA, più tardi si aggiunse quello di 3ra y 70.
Nel frattempo, assieme al pool iniziale si era aggiunta Ventana Viaggi, il “braccio turistico” della Fiat e che già dalla fine degli anni ’70 operava con un segmento di mercato più “alto”, ma molto più esiguo, di Italturist. Ventana entrò nel mercato cubano sulla scia della rappresentanza che la Fiat aveva aperto, fin dai primi anni ’60 all’Avana come COGIS, poi divenuta COMEI. Questa fu la prima impresa di import-export straniera a cui venne concesso di operare a Cuba, dopo il successo rivoluzionario. Il merito fu dell’imprenditore Leo Cittone, ma questa è un’altra storia.
Ventana venne aggiunta al pool per un fatto che non riesco a spiegarmi ancora adesso: si avvicinava la fine anno (1983) e in qualità di rappresentante di Italturist venni contattato dalla nascente Empresa Cayo Largo, appartenente al gruppo Cimex per invitare il presidente e il direttore commerciale dell'azienda a negoziare l’esclusiva dell’unico albergo esistente sull’isoletta dei Caraibi: il Costa Sur che veniva riaperto dopo oltre 20 anni al turismo. Per una ragione di correttezza e anche di amicizia pensarono di offrirlo a Italturist prima che a chiunque altro. Sarebbero stati lieti di ricever i due dirigenti durante la settimana natalizia per parlarne. Invece il presidente Francesco Siclari e il direttore commerciale Walter Abbondanti, dopo averci lasciato in sospeso fino all’ultimo, decisero di andare a Santo Domingo... la proposta pertanto fu girata al concorrente italiano Ventana, con grande smacco di Olivares che in questo caso non seppe vederci bene o forse era troppo impegnato per risolvere in via definitiva il problema dei voli.
Ventana iniziò a operare su Cayo Largo con voli Iberia sull’Avana e quelli locali per l’isola.
Quando si resero conto dell’affare che avevano perso, le agenzie del pool negoziarono 20 posti sul charter in cambio di un piccolo allotment al Cayo...ma non era la stessa cosa.
Arrivò quindi la primavera e la scadenza dei miei sei mesi. L’esperienza effettuata mi aveva amareggiato. L’appoggio economico e logistico oltre che morale era stato veramente nullo o scarso da parte del pool, quindi decisi di tornare in Italia nonostante Ventana, ove si era trasferito Alfredo Bassani, mi avesse offerto di restare come loro rappresentante, dal momento che non avevano personale fisso in loco e più che altro a loro serviva l’assistenza a Varadero dal momento che per i tours e al Cayo si affidavano al resto dell’organizzazione, ma per il soggiorno balneare volevano avere un’assistenza diretta. Non non accettai e presentai loro un italiano che collaborava con l’Accademia delle Scienze di Cuba, ma non era soddisfatto del suo status, cercava qualcosa di meglio e di più “definitivo”. Era una persona di grande esperienza avendo frequentato la scuola alberghiera della CIGA ed avendo tenuto a battesimo ed amministrato per i primi anni, la località di Porto Rotondo in Sardegna.
Col nuovo anno e la fine dell’operativo di Finnair, non si poté risolvere in modo definitivo il problema dell’aeromobile che coprisse il volo charter. Intervenne per i primi due mesi Cubana de Aviación, poi fu noleggiato un volo di Tarom che viaggiava vuoto nella tratta Bucarest /Milano, anche questa fu una situazione transitoria, intervennero poi altre compagnie nel corso dei mesi e degli anni. Egypt Air, Iceland Air, AOL e Aireurope (da non confondere con l'iberica Air Europa) per quel che mi ricordo, furono sempre intercalati con periodi di operatività di Cubana che era la “proprietaria” della sigla di volo anche se effettuato da altre aeromobili. I rapporti tra Italturist e Viaggi Mondadori si deteriorarono e si formarono due voli separati. Questi furono i primi mesi e i primissimi anni dell’operazione “turismo di massa” a Cuba, poi le cose migliorarono un poco fino a raggiungere lo standard di oggi che è praticamente in linea con quasi tutti destini turistici, specie dei Paesi in via di sviluppo.(continua)
L’operazione fu condotta in pool tra Italturist e Mondadori Viaggi in quanto la prima aveva il “mercato” e l’introduzione e la seconda voleva ampliare i suoi programmi sui Caraibi per aggiungere, come avvenne, le sue consociate (Pegasus) di Londra e Vienna. Il turismo a Cuba per “spartano” che fosse aveva un potenziale da sviluppare.
A fine ottobre arrivai all’Avana per coordinare i primi arrivi, i mesi di novembre e dicembre erano stati venduti anche attraverso la rete delle agenzie dettaglianti che purtroppo, spesso, non conoscevano il "prodotto" e vendevano Cuba come fosse Santo Domingo o qualunque altro Paese caraibico. Tra le varie offerte vi era anche la possibilità di un’estensione in Messico, con ritorno all’Avana con i voli di Aerocaribean. Tutto era pronto per l’arrivo del primo volo composto da professionisti del settore turistico che venivano a conoscere Cuba e i programmi proposti, accompagnati da giornalisti che avrebbero dovuto pubblicare il resoconto di questa “nuova” meta. Purtroppo però le cose non andarono per il verso giusto: Miguel Nasser aveva “venduto” un aereo che non aveva ancora fra le mani, l’apparecchio doveva essere acquisito in Inghilterra da una società britannica. L’affare venne però a conoscenza degli americani che attraverso la casa costruttrice di Seattle, minacciarono di non fornire più nemmeno una vite di ricambio per gli altri aerei della società se questi vendevano il 707 ai cubani. Aerocaribean aveva sede a Panama, ma era il classico segreto di pulcinella. Così...mancava l’aeromobile per realizzare il programma, ma non solo, l’Aeronautica Civile messicana, negò ad Aerocaribean i diritti di atterraggio sul suo territorio ed anche i voli per il Messico erano compromessi. Di tutto ciò io ero all’oscuro e stavo dormendo tranquillamente in attesa di recarmi a Rancho Boyeros il giorno seguente per ricevere il volo inaugurale. Mi svegliò a notte fonda una telefonata di Giuseppe Olivares, titolare della Mondadori Viaggi che mi riassunse i fatti chiedendomi di raggiungere Nasser che in quel momento doveva trovarsi in ufficio perché lo richiamasse subito, dato che non riusciva a comunicarsi avendo le linee sempre occupate. I passeggeri ormai in partenza, vista l’ora, erano stati alloggiati in un albergo sul Lago Maggiore con la scusa di “problemi tecnici”. Raggiunsi Miguel negli uffici della Rampa e in effetti era con due telefoni in mano parlando in tutte le lingue che conosceva per poter reperire un velivolo che...doveva già essere partito. Gli dissi della chiamata di Olivares e che doveva richiamarlo subito, così fece e così appresi che da Milano avevano ottenuto l’affitto di un DC8 della Finnair fino a fine dicembre. Olivares era ben introdotto nel settore dell’Aviazione Civile. Il viaggio inaugurale, quindi, arrivò con 24 ore di ritardo e un giorno in meno di programma in loco. Altro problema, per la settimana successiva in cui sarebbero arrivati i primi turisti paganti, era quello di chi aveva comprato l’estensione al Messico... dovetti darmi da fare con Mexicana de Aviación per poter riproteggere i clienti con un loro volo su Mérida. Anche in questo caso, per poter riaggiustare l’operativo, i clienti persero un giorno di permanenza in territorio messicano. Fortunatamente, dopo le prime settimane in cui si erano effettuate le vendite, questa possibilità venne tolta dai cataloghi delle agenzie. Poco a poco le cose cominciarono a incamminarsi, ma le infrastrutture locali non erano ancora all’altezza di dare servizi adeguati. Si stavano muovendo i primi, incerti passettini: all’Hotel Capri venne aperto un ufficio della fiammante impresa Habanautos che aveva una “scuderia” di qualche Lada, nemmeno nuove. Non c’erano ristoranti frequentabili, fuori dagli alberghi se non La Bodeguita del Medio e il Floridita e il lussuoso Las Ruinas, al Parco Lenin, frequentato da tecnici stranieri e diplomatici residenti, El Patio, nella Piazza della Cattedrale era riservato ai cubani, ma in breve si inaugurarono dapprima La Cecilia e poi El Tocororo. Gli acquisti di souvenir continuavano ad essere circoscritti nelle “tiendas” degli alberghi ed in qualche caso, le guide più esperte e sottoposte a pressione organizzavano un “tour di acquisti” alla “Flora” che era un’altra oasi destinata ai diplomatici e tecnici stranieri che disponevano, anche per gli acquisti, dei supermercati del Nautico, di 5ta y 42 e del FOCSA, più tardi si aggiunse quello di 3ra y 70.
Nel frattempo, assieme al pool iniziale si era aggiunta Ventana Viaggi, il “braccio turistico” della Fiat e che già dalla fine degli anni ’70 operava con un segmento di mercato più “alto”, ma molto più esiguo, di Italturist. Ventana entrò nel mercato cubano sulla scia della rappresentanza che la Fiat aveva aperto, fin dai primi anni ’60 all’Avana come COGIS, poi divenuta COMEI. Questa fu la prima impresa di import-export straniera a cui venne concesso di operare a Cuba, dopo il successo rivoluzionario. Il merito fu dell’imprenditore Leo Cittone, ma questa è un’altra storia.
Ventana venne aggiunta al pool per un fatto che non riesco a spiegarmi ancora adesso: si avvicinava la fine anno (1983) e in qualità di rappresentante di Italturist venni contattato dalla nascente Empresa Cayo Largo, appartenente al gruppo Cimex per invitare il presidente e il direttore commerciale dell'azienda a negoziare l’esclusiva dell’unico albergo esistente sull’isoletta dei Caraibi: il Costa Sur che veniva riaperto dopo oltre 20 anni al turismo. Per una ragione di correttezza e anche di amicizia pensarono di offrirlo a Italturist prima che a chiunque altro. Sarebbero stati lieti di ricever i due dirigenti durante la settimana natalizia per parlarne. Invece il presidente Francesco Siclari e il direttore commerciale Walter Abbondanti, dopo averci lasciato in sospeso fino all’ultimo, decisero di andare a Santo Domingo... la proposta pertanto fu girata al concorrente italiano Ventana, con grande smacco di Olivares che in questo caso non seppe vederci bene o forse era troppo impegnato per risolvere in via definitiva il problema dei voli.
Ventana iniziò a operare su Cayo Largo con voli Iberia sull’Avana e quelli locali per l’isola.
Quando si resero conto dell’affare che avevano perso, le agenzie del pool negoziarono 20 posti sul charter in cambio di un piccolo allotment al Cayo...ma non era la stessa cosa.
Arrivò quindi la primavera e la scadenza dei miei sei mesi. L’esperienza effettuata mi aveva amareggiato. L’appoggio economico e logistico oltre che morale era stato veramente nullo o scarso da parte del pool, quindi decisi di tornare in Italia nonostante Ventana, ove si era trasferito Alfredo Bassani, mi avesse offerto di restare come loro rappresentante, dal momento che non avevano personale fisso in loco e più che altro a loro serviva l’assistenza a Varadero dal momento che per i tours e al Cayo si affidavano al resto dell’organizzazione, ma per il soggiorno balneare volevano avere un’assistenza diretta. Non non accettai e presentai loro un italiano che collaborava con l’Accademia delle Scienze di Cuba, ma non era soddisfatto del suo status, cercava qualcosa di meglio e di più “definitivo”. Era una persona di grande esperienza avendo frequentato la scuola alberghiera della CIGA ed avendo tenuto a battesimo ed amministrato per i primi anni, la località di Porto Rotondo in Sardegna.
Col nuovo anno e la fine dell’operativo di Finnair, non si poté risolvere in modo definitivo il problema dell’aeromobile che coprisse il volo charter. Intervenne per i primi due mesi Cubana de Aviación, poi fu noleggiato un volo di Tarom che viaggiava vuoto nella tratta Bucarest /Milano, anche questa fu una situazione transitoria, intervennero poi altre compagnie nel corso dei mesi e degli anni. Egypt Air, Iceland Air, AOL e Aireurope (da non confondere con l'iberica Air Europa) per quel che mi ricordo, furono sempre intercalati con periodi di operatività di Cubana che era la “proprietaria” della sigla di volo anche se effettuato da altre aeromobili. I rapporti tra Italturist e Viaggi Mondadori si deteriorarono e si formarono due voli separati. Questi furono i primi mesi e i primissimi anni dell’operazione “turismo di massa” a Cuba, poi le cose migliorarono un poco fino a raggiungere lo standard di oggi che è praticamente in linea con quasi tutti destini turistici, specie dei Paesi in via di sviluppo.(continua)
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