Tornai a Milano e mi fu difficile riadattarmi, dopo pochi mesi ripartii per l’Avana dove avrei dovuto trovare occupazione nel seno di Cubatur, ma ostacoli di carattere burocratico e/o altro non lo permisero. I miei amici e la compagna che avevo allora, mi furono comunque vicini per aiutarmi anche a superare l’ostacolo dell’inattività. Il lavoro in proprio era ancora impensabile, tutto era saldamente in mano allo Stato. Dopo qualche tempo venni contattato da Dana Tonetti, rappresentante di Olivares già separato da Italturist, perché collaborassi con lei nell’assistenza ai clienti italiani, dal momento che lei doveva occuparsi del sopraggiunto charter da Vienna e dei clienti inglesi. Accettai, un poco forzatamente, ma non avevo alternative. La convivenza non fu facile e dopo qualche mese Vando Martinelli che aveva lasciato il lavoro di ufficio a Milano e mi aveva dato il cambio dopo i sei mesi, mi chiese di tornare a lavorare “in famiglia”. Tra i due mali scelsi il minore e lasciai Mondadori Viaggi.
Con Vando, comunque, avevamo una base “culturale”, iedologica e lavorativa abbastanza comune e assieme lavorammo abbastanza bene, nonostante le difficoltà obiettive rappresentate dalla precarietà dei voli che a volte accumulavano ritardi anche superiori alle 24 ore. Intanto l’interesse sulla “destinazione Cuba” stava crescendo fra gli operatori italiani e una società di Treviso, la Day by Day, organizzò un nuovo charter in collaborazione con la neonata Aireurope di lupo Rattazzi e soci con la controparte Cubanacan, agenzia ricettiva appena sorta a Cuba per opera di Abraham Maciques, direttore di Cubalse, il Palazzo delle Convenzioni, Pabexpo e quant’altro. Un giorno mi trovavo all’aeroporto in attesa del “nostro” volo, eternamente in ritardo, e vi trovai i titolari della Day by Day che stavano aspettando il “loro” volo. Conversando, mi dissero che stavano operando con un Boeing 767 nuovo di zecca che aveva autonomia per il volo diretto, ma che per ragioni operative faceva scalo a Bangor dove c’era una sede della compagnia aerea. Rimasi un po’ stupito e gli chiesi se sapessero che dagli scali statunitensi non potevano partire voli commerciali per Cuba. Loro rimasero ancora più stupiti di me, ma non mi sembrava certo un buon inizio...in effetti poi quel volo ebbe alcune ore di ritardo perchè non aveva il permesso di decollare con destinazione Avana. Risolsero il problema con uno strattagemma: l’aereo sarebbe partito per la vicina Halifax, in Canada, poi...non era più problema degli USA...e così arrivò anche questa nuova fetta di turismo italiano, proveniente in prevalenza dal nordest. La rappresentanza della Day by Day a Cuba venne data a Manolo Rico che si avveleva della collaborazione di Marcelo Gorajuria. I due avevano lasciato Cubatur per esplorare nuovi orizzonti.
Su Italturist però gravavano nuvole, i pagamenti per i servizi a terra non arrivavano puntualmente, si erano accumulati debiti per centinaia di migliaia di dollari e Cubatur decise di sospendere i servizi all’antico partner. Era veramente la fine di una epoca.
La gestione dei charter venne tolta agli operatori turistici e Cubana si assunse il compito aprendo anche un ufficio a Milano, in via Paolo da Cannobio, più tardi si “fuse” con Havanatur che aprì a sua volta la rappresentanza in via Melchiorre Gioia e da li si vendevano gli spazi, dapprima alle agenzie e poi anche al pubblico. Vando ed io ci trovammo senza occupazione e Cubatur non poteva più rinnovarci la residenza. Il caso volle che incontrassi un amio giornalista che scriveva per “Sol de Cuba” la rivista turistica édita da Publicitur che mi chiese perché non andavo a lavorare in quell’impresa in qualità di fotografo, dato che ne stavano cercando uno e che l’impresa era autorizzata ad assumere personale straniero. Filiberto, così si chiamava, sapeva che mi occupavo anche di fotografia e che avevo fornito molto materiale a Cubatur. Mi portò dal vice direttore Soto e mi presentò come “eccellente fotografo”. Non era proprio così, ma mi arrangiavo e sopratutto avevo dimestichezza con la camera oscura e il trattamento del “colore” che era uno dei punti deboli dell’impresa. Fui assunto con un contratto provvisorio che dopo un anno si trasformò in definitivo. Intanto, Publicitur aveva creato anche una società mista, la Publinter, con un fotografo italiano, Gianni Costantino, venuto qualche tempo prima per fare i cataloghi di Ventana. Le due attività erano diverse, una era la “pubblicitaria” dell’INTUR e l’altra produceva cartoline illustrate da mettere in vendita (finalmente) per i turisti che venivano stampate a Torino dalle Arti Grafiche Abataneo. Vando Martinelli venne accreditato come corrispondente aggiunto da Alessandra Riccio dell’Unità.
Durante la mia permanenza a Publicitur ebbi, marginalmente qualche collaborazione con piccole agenzie italiane, che non volevano essere assistire dai “grandi” tour operator, ma volevano un servizio personalizzato, per quali prestavo assistenza ai clienti. Non disponendo di ufficio né di mezzi adeguati, mi appoggiai a chi presentai, qualche anno prima, a Ventana con la quale era cresciuto in termini di volume di lavoro “assumendo” ex guide di Cubatur per l’assistenza ai turisti. Dico assumendo tra virgolette, perché in realtà erano in prestito, retribuito, non esistendo ancora la possibilità di fare contratti privati, nemmeno nel campo del turismo, ma si doveva sempre dipendere da aziende statali.
Sergio Terni, così si chiama, ebbe anche un’altro “record” a favore dell’Italia: fu il primo operatore turistico ad aprire un’agenzia privata, seppure nei primi tempi accreditata come “appendice” di Ventana, presso gli organismi competenti, ma in secondo tempo fu proprio autonoma. La TES, così si chiamava giocando con l’acronimo su TErni Sergio e Turismo ESpecializado, rimase attiva per oltre un decennio.
Publicitur mi assorbiva molto nei momenti di necessità, ma mi lasciava anche molto spazio e tempo libero quando non c’erano urgenze o lavori particolari da svolgere, pertanto muovendomi comunque nel campo del turismo italiano ebbi modo di fare molte conoscenze e di allacciare relazioni e mi occupai un po’ di tutto, fino ad essere accreditato tra la “stampa estera”. Corrisposi con il “Corriere della Sera” in occasione della sciagura aerea del 1989, “La gazzetta dello Sport”, per i giochi Panamericani del ’91, “Oggi”, per la famosa storia inventata da Sandra Milo con il suo matrimonio fasullo con un “colonnello” che si da il caso fosse anche mio amico. Per “Il Manifesto” collaborai in occasione di un paio di Festival del Cinema, per la stampa feci un servizio sulla crisi dei "balseros" dl '94. Ed ebbi anche “incursioni” in altri campi, ma anche queste sono altre storie...
Inesorabilmente il tempo cammina e gli avvenimenti cambiano. Arrivò il “periodo especial en tiempo de paz”, le difficoltà del momento, unite alla avanzata età dei miei genitori mi suggerirono, nel 1994, di rientrare in Italia e ciò mi permise di poter arrivare ad una pensione, almeno un po’ migliore della “sociale”. A Cuba il turismo ha continuato a crescere in maniera sempre più accelerata, gli investimenti con società miste e l’apertura di nuovi mercati ha fatto nascere molte nuove realtà nel campo delle forniture di servizi, infrastrutture e strutture alberghiere, nuove o restaurate.
Questa è la storia, molto condensata, di come ho visto nascere il turismo a Cuba e mi onoro di essere stato uno dei “fondatori” delle sue basi per quello che riguarda, almeno, l’Italia. (fine...o no?)
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mercoledì 19 giugno 2013
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Mio caro Aldo,
RispondiEliminaSempre più interessanti i tuoi racconti da pioniere del turismo cubano.
Certo che ora è veramente tutto diverso, sembra passato un secolo. Il miracolo cubano è realtà in pochi anni si è creata una struttura ricettiva, logistica all' avanguardia.
Però il viaggio che tu racconti nel lontano 1980, sembra la storia di oggi per i cubani e i loro viaggi, con tutte le difficoltà dei trasporti.
Meno di 3 mesi fa, un mio viaggio alo cubano, su un autobus GIRON, i pulmini scolastici cubani, nel profondo oriente non hanno nulla a che invidiare con il tuo racconto.
Una domanda, magari ne sai qualcosa in più: L' accordo del 1986 con La Melià, secondo me una svolta epocale per il turismo cubano, come avvenne? La lungimiranza del Comandante che volle questo accordo, da chi fu consigliata?
Saluti OLIO
Caro Ollio, effettivamente il trasporto per i cubani che non dispongano di valuta, purtroppo, non è poi migliorato molto dal secolo scorso e so che ne hai esperienza. In quanto all'accordo con Meliá, sinceramente, non so e non posso sapere i dettagli, peraltro molto riservati, anche perché non si tratta di una catena italiana. Posso solo supporre che qualche consigliere vicino al Comandante all'epoca (Aldana?) gli abbia fatto accettare un primo accordo molto limitato rispetto a oggi. Il Comandante non ha mai "amato" il turismo, lo ha dovuto "subire" come male necessario, più "politico" forse che economico, fino al "periodo especial", quando si è reso conto che le alternative non erano molte e gli investimenti stranieri nel settore sono "esplosi".
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