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lunedì 7 aprile 2014

Evaso

EVASO: è contenitore, in genere di terracotta

domenica 6 aprile 2014

Estromettere

ESTROMETTERE: impiegare fantasia

sabato 5 aprile 2014

Estrattore

ESTRATTORE: trattore indicato da uno spagnolo

venerdì 4 aprile 2014

Essenza

ESSENZA: ne è privo

giovedì 3 aprile 2014

Cubani a Roma


Di Ciro Bianchi Ross (testo letto a Radio Miami)

Ho riletto, in questi giorni, un libro interessantissimo: Due anni di reclusione nel Vaticano. Il suo autore, Miguel Figueroa Miranda, entrò nel servizio diplomatico nel 1937 e in questa stessa data fu destinato, come Segretario di Terza Classe, alla Legazione cubana a Roma. Due anni dopo, già come Segretario di Seconda, assumeva la rappresentanza di Cuba alla Santa Sede, come Incaricato d'Affari ad interim e come tale vi rimase fino al 1945. Perciò a Miguel Figueroa toccò vivere in Europa, assieme a sua moglie e i suoi due bambini piccoli nati in Italia, la Seconda Guerra Mondiale e il periodo che la precedette. Parte di questo tempo, e per questo il titolo del suo libro, lo passò recluso nel Vaticano. Dal 1941, quando Cuba dichiarò la guerra all'Italia, fino a che questo Paese non venne occupato dalle truppe nordamericane, Figueroa dovette trovare rifugio presso la città papale e poté uscire dal suo confino obbligato in occasioni contate e giustificatissime, sempre sotto la vigilanza e la custodia della polizia fascista.
Come diplomatico, Figueroa, conobbe il minuscolo re Vittorio Emanuele, sua moglie Elena che era di statura doppia e il principe Umberto, oltre ad altri membri della famiglia reale. Anche il dittatore Benito Mussolini. Assistette ai funerali del Papa Pio XI e vide, dalla Piazza San Pietro, la fumata bianca che annunciava al mondo l'ascesa al trono pontificio del cardinale Eugenio Pacelli, col nome di Pio XII, che lo aiutò molto nella sua carriera diplomatica. Le sue relazioni col cardinale Montini, segretario di Stato di Sua Santità, salito al trono di Pietro col nome di Paolo VI, andarono più in la del rapporto protocollare.
Ebbe relazioni con Alfonso XIII, il monarca spagnolo esiliato a Roma e partecipò ai suoi funerali dove il corpo, in una stanza priva di mobili e rivestita di nero, era posto direttamente al suolo, senza sarcofago, vestito con l'abito bianco degli Ordini Militari spagnoli, il ciondolo di Castiglia al lato della testa e i piedi ricoperti con la coperta della Vergine del Pilar, portata appositamente da Saragozza.
Presenziò alle celebrazioni degli anniversari della Marcia su Roma e seguì da vicino la caduta di Mussolini, destituito dal Gran Consiglio Fascista e la proclamazione del governo di Badoglio. Seppe delle intenzioni di Hitler di sequestrare il Papa e visse i bombardamenti di cui fu bersaglio il Vaticano...
Non c'erano molti cubani a Roma, a quel tempo. Nel suo racconto, Figueroa ricorda un negro tra i 50 e i 60 anni che lavorava come caratterista in pellicole prodotte a Cinecittà. Anche la signorina Ana Arango, di mezza età con viso rotondo e colorato, sempre col sorriso sulle labbra. Arrivò a Roma nel 1937 in pellegrinaggio e non sapeva come lasciare quella città. Fissò mille volte la data del suo ritorno, ma quando si avvicinava la vigilia della partenza, la sua tachicardia cronica non le permetteva il viaggio. La persona più in vista di quella colonia era Silvia Alfonso y Aldama, Contessa Manzini, discendente di Miguel Aldama, il Benemerito della Patria, una delle grandi fortune di Cuba del secolo XIX che perse, per la sua affiliazione politica, nei giorni della Guerra Grande (1868/78). Lei si sposò in prime nozze con il milionario di Cienfuegos Emilio Terry e alla sua morte, contrasse matrimonio con un italiano, il Conte Manzini che sarebbe stato ambasciatore nell'Unione Sovietica, Francia e altri Paesi europei. Fu una delle cubane più belle del suo tempo, ma quando la conobbe Figueroa a Roma, della sua leggendaria bellezza restava solo il ricordo. Viveva sola in una magnifica casa sulla Via Cassia, costruita sui resti di una villa imperiale vicino al luogo che la tradizione attribuisce alla tomba di Nerone.
Quando Miguel Figueroa Miranda poté mettere fine alla sua reclusione in Vaticano, una delle sue prime gestioni fu quella di visitare i cubani residenti a Roma al fine di prestargli aiuto, nella misura delle sue possibilità.
Così, fra le altre, andò nella casa della scrittrice Alba de Céspedes, nipote del Padre della Patria. Visitò inoltre la Contessa Manzini. La distruzione era totale. Una palla di cannone aveva attraversato la sua casa da parte a parte demolendo le pareti esterne e interne, distruggendo mobili e opere d'arte. Nella città occupata dai nordamericani regnava la confusione; la fame era generalizzata e l'assenza di polizia che facesse finire assalti e saccheggi rendeva più difficile la situazione.
Ma Silvia Alfonso y Aldama, integra e indomita, con la testa alta in un gesto caratteristico, insistette per restare nella sua casa, indifferente alle carenze e al pericolo. Figueroa le domandò in cosa potesse aiutarla. Cosa poteva portarle per alleviarle la sua situazione. Silvia fu decisa nella sua risposta. Disse: “Mi porti una bandiera cubana”.



Cubanos en Roma

He releído en estos días un libro interesantísimo: Dos años de reclusión en el Vaticano. Su autor, Miguel Figueroa Miranda, ingresó en el servicio diplomático en 1937 y, en esa misma fecha, se le destinó, como Secretario de Tercera Clase, a la Legación cubana en Roma. Dos años más tarde, ya como Secretario de Segunda, asumía la representación de Cuba ante la Santa Sede como Encargado de Negocios interino y como tal se mantuvo hasta 1945. De ahí que a Miguel Figueroa le tocara vivir en Europa, junto a su esposa y sus dos pequeños hijos, nacidos en Italia, la Segunda Guerra Mundial y el periodo que le precedió. Parte de ese tiempo, y por eso el título de su libro, la pasó recluido en el Vaticano. Desde 1941, cuando Cuba declaró la guerra a Italia, hasta que ese país fue ocupado por tropas norteamericanas, Figueroa debió buscar refugio en la ciudad papal y solo pudo salir de su obligado confinamiento en muy contadas y justificadísimas ocasiones y siempre bajo la vigilancia y la custodia de la policía fascista.
Como diplomático, Figueroa conoció al diminuto rey Víctor Manuel de Italia, a su esposa Elena, que le doblaba la estatura, y al príncipe Humberto, entre otros miembros de la familia real. También al dictador Benito Mussolini. Asistió a los funerales del Papa Pío XI y vio desde la Plaza de San Pedro la humareda blanca que anunciaba al mundo la exaltación al trono pontificio del cardenal Eugenio Pacelli, con el nombre de Pío XII, quien mucho lo distinguiría durante su gestión diplomática. Sus relaciones con el cardenal Montini, secretario de Estado de Su Santidad, exaltado al trono de San Pedro con el nombre de Pablo VI, fueron más allá de lo estrictamente protocolar.
Tuvo relaciones con Alfonso XIII, el monarca español exiliado en Roma, y concurrió a sus funerales, donde el cadáver, en una habitación sin muebles y revestida de negro, permanecía directamente sobre el piso, sin sarcófago, vestido con el hábito blanco de las Órdenes Militares españolas, el pendón de Castilla cerca de la cabeza y los pies cubiertos con el manto de la virgen del Pilar, llevado expresamente desde Zaragoza.
Presenció la celebración de los aniversarios de la Marcha sobre Roma y siguió de cerca la caída de Mussolini, destituido por el Gran Consejo Fascista, y la proclamación del gobierno de Badoglio. Supo de las intenciones de Hitler de llevarse secuestrado al Papa y vivió los bombardeos de que fue blanco el Vaticano…
No había muchos cubanos en Roma en esa época. En su relato, Figueroa recuerda a un negro de entre 50 y 60 años que trabajaba como actor de reparto en películas producidas por Cinecittá. Y también a la señorita Ana Arango, de mediada edad, cara redonda y colorada y siempre con la sonrisa a flor de labios. Llegó a Roma en 1937, con motivo de una peregrinación, y no sabía cómo despedirse de esa ciudad. Mil veces fijó la fecha de su regreso, pero su taquicardia crónica se recrudecía en vísperas de la partida y no la dejaba viajar.
La persona más prominente de aquella colonia era Silvia Alfonso y Aldama, Condesa Manzini, descendiente de Miguel Aldama, el Benemérito de la Patria, una de las grandes fortunas de la Cuba del siglo XIX, que perdió, por su filiación política, en los días de la Guerra Grande (1868-78). Ella casó en primeras nupcias con el millonario cienfueguero Emilio Terry y, muerto este, contrajo matrimonio con un italiano, el Conde Manzini, que sería embajador en la Unión Soviética, Francia y otros países europeos. Fue una de las cubanas más bellas de su tiempo, pero cuando Figueroa la conoció en Roma, de su legendaria belleza quedaba solo el recuerdo. Vivía sola en una casa magnífica, en la Vía Cassia, construida sobre los restos de una villa imperial junto al lugar que la tradición atribuye a la tumba de Nerón.
Cuando Miguel Figueroa Miranda pudo poner fin a su reclusión en el Vaticano, una de sus primeras gestiones fue la de visitar a los cubanos radicados en Roma a fin brindarles ayuda en la medida de sus posibilidades.
Así, entre otras, estuvo en la casa de la escritora Alba de Céspedes, nieta del Padre de la Patria. Visitó además a la Condesa Manzini. La destrucción era total. Una bala de cañón había atravesado su casa de parte a parte, derribando paredes exteriores e interiores y destruyendo muebles y obras de arte. Reinaba la confusión en la ciudad ocupada por los norteamericanos; el hambre era general y la ausencia de policías que pusieran coto a los desmanes y saqueos hacía más difícil la situación.
Pero Silvia Alfonso y Aldama, entera e indómita, con la cabeza erguida en gesto característico, insistió en permanecer en su casa, indiferente a las carencias y al peligro. Preguntó Figueroa en qué podía ayudarla. Qué podía llevarle para aliviar su situación. Silvia fue precisa en su respuesta. Dijo: Tráigame una bandera cubana.

Habló para Radio Miami, Ciro Bianchi Ross.








Le armi dei potenti

FONTE; EL NUEVO HERALD

EEUU creó 'Twitter cubano' para impulsar revueltas contra los Castro


JACK GILLUM Y ALBERTO ARCE AND POR DESMOND BUTLER
THE ASSOCIATED PRESS
WASHINGTON -- El gobierno de Estados Unidos planeó la creación de un "Twitter cubano", una red de comunicaciones diseñada para socavar el gobierno comunista de la isla, creada usando empresas de fachada constituidas en secreto y financiada a través de transacciones con bancos extranjeros, según descubrió The Associated Press.
El proyecto, que duró dos años y atrajo a decenas de miles de suscriptores, trató de evadir las fuertes restricciones que el gobierno cubano ha impuesto sobre el acceso a internet a través de una primitiva plataforma de medios sociales. En primer lugar, la red ayudaría se volvería popular entre los jóvenes en Cuba; luego el plan era para empujarlos hacia la disidencia.
Sin embargo, sus usuarios nunca supieron que el proyecto fue creado por una agencia de Estados Unidos vinculada al Departamento de Estado, ni que los contratistas estadounidenses estaban reuniendo datos personales sobre ellos con la esperanza de que algún día esa información fuera utilizada con propósitos políticos.
No está claro si el proyecto es legal bajo las leyes estadounidenses, que exigen autorización por escrito del Presidente y una notificación al Congreso para adelantar cualquier operación secreta. Funcionarios de la USAID, la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo Internacional, declinaron decir quién aprobó el programa o si la Casa Blanca conocía de su existencia.
El gobierno cubano también se abstuvo a comentar sobre el asunto.
Como mínimo, los detalles descubiertos por la AP parecen contradecir los argumentos que por mucho tiempo ha esgrimido la USAID en el sentido de que no participa en acciones encubiertas, algo que podría socavar su misión de asistencia a los pobres y vulnerables del mundo, un esfuerzo que requiere de la confianza y la cooperación de gobiernos de otros países.
La USAID y sus contratistas hicieron un esfuerzo significativo para ocultar los lazos que el proyecto tenía con Washington, según entrevistas y más de 1,000 páginas de documentos obtenidos por la AP sobre el desarrollo de esta iniciativa. Establecieron empresas de fachada en España y cuentas bancarias en las Islas Caimán para ocultar las transacciones financieras y trataron de contratar a altos ejecutivos de empresas privadas sin decirles que se trataba de un proyecto financiado con dinero de los contribuyentes de Estados Unidos.
"No se mencionará en lo absoluto la participación del gobierno de Estados Unidos", dice un informe de Mobile Accord, una de las empresas contratistas. "Es totalmente crucial para el éxito a largo plazo del servicio y garantizar el cumplimiento de la Misión (sic)". (Misión aparece con mayúscula en el documento original en inglés).
El proyecto, denominado "ZunZuneo", palabra relacionada con el zunzún, como se denomina en Cuba el colibrí o zumbador, debutó poco después del arresto en Cuba en 2009 del contratista estadounidense Alan Gross, quien fue condenado a prisión tras viajar repetidamente a la isla en otra misión clandestina de la USAID para ampliar el acceso a la Internet mediante el uso de tecnología avanzada, a la que sólo tenían acceso los gobiernos.
En una declaración, la USAID expresó que está "orgullosa de su trabajo en Cuba para ofrecer asistencia humanitaria básica, promover los derechos humanos y las libertades fundamentales, y ayudar a que la información fluya con más libertad al pueblo cubano", del que dijo "ha vivido bajo un régimen autoritario" durante 50 años.
La USAID dijo que su labor se hizo en concordancia con las "las leyes estadounidenses".
Pero el senador Patrick Leahy, demócrata por Vermont y presidente de la Subcomisión del Senado sobre el Departamento de Estado y Operaciones en el Extranjero, dijo que las revelaciones son preocupantes.
"Existe el riesgo de que cubanos jóvenes usasen el servicio en sus teléfonos móviles sin saber que era una actividad financiada por el gobierno de Estados Unidos", dijo. "También está la naturaleza clandestina del programa, de lo que no se informó a la Subcomisión de Asignaciones que tiene la responsabilidad de hacer supervisión. Y el hecho de que el servicio comenzó a operar poco después del arresto de Alan Gross, subcontratista de la USAID que fue enviado a Cuba a ofrecer el acceso de los ciudadanos a la Internet".
El gobierno cubano se abstuvo de comentar.
La AP obtuvo más de 1,000 páginas de documentos acerca del desarrollo del proyecto. Verificó de manera independiente el alcance y los detalles del mismo con esos documentos, mediante bases de datos de acceso público, fuentes del gobierno y entrevistas con quienes participaron en ZunZuneo.
Este proyecto parece ser un retroceso a los tiempos de la Guerra Fría y a la lucha que por décadas han sostenido Estados Unidos y Cuba. Se hizo en un momento en el que la relación históricamente agria entre los dos países ha mejorado, al menos marginalmente, y cuando Cuba ha intentado dar pasos hacia una economía de mercado.
El proyecto de medios sociales comenzó en 2009 después que Creative Associates International, una empresa con sede en Washington, consiguió medio millón de números de teléfonos móviles. Para la AP no está claro cómo los números fueron conseguidos, aunque los documentos parecen indicar que se hizo de manera ilícita a través de una fuente del interior de la empresa estatal de telefonía cubana. Los responsables de ZunZuneo usaron esos números para crear una base de suscriptores para empezar el proyecto.
Los responsables de ZunZuneo querían que la red social creciera lentamente para no ser detectada por el gobierno cubano. Al final, según documentos y entrevistas, la red reuniría una masa crítica suficiente como para que los disidentes convocaran en la red a encuentros masivos convocados con poca antelación, conocidos en inglés como "smart mobs", y que pudieran provocar manifestaciones políticas o "una renegociación del equilibrio de poder entre el estado y la sociedad".
El gobierno cubano mantiene un control férreo sobre la información y los líderes del país consideran la Internet un "potro salvaje" que "hay que domar". Los líderes de ZunZuneo planeaban sacar a Cuba "de la inercia mediante iniciativas tácticas y temporales, y lanzar un proceso de transición hacia el cambio democrático".
Durante un discurso pronunciado en 2011 en la Universidad George Washington, la entonces secretaria de Estado Hillary Clinton dijo que Estados Unidos apoya a ciudadanos en "entornos opresivos de Internet a saltarse los filtros". Al señalar el ejemplo de Túnez, el epicentro y origen de las revoluciones de la Primavera Árabe, Clinton dijo que la gente usó la tecnología para "organizar y compartir reclamos, lo que, como ya sabemos, contribuyó a alimentar un movimiento que provocó cambios revolucionarios".
Suzanne Hall, funcionaria del Departamento de Estado que trabajaba en el programa de redes sociales impulsado por Clinton, participó en reuniones sobre ZunZuneo y encabezó un intento de conseguir que el fundador de Twitter, Jack Dorsey, se hiciera cargo del proyecto. Dorsey declinó comentar al respecto.
Los 1,6 millones de dólares que se calcula que invirtieron en ZunZuneo estaban asignados públicamente a un proyecto no especificado en Pakistán, según la información pública del gobierno, pero esos documentos no revelan dónde realmente se gastó el dinero.
Los organizadores de ZunZuneo trabajaron duro para crear una red que pareciera un negocio legítimo. Crearon un portal de Internet del mismo nombre, y una campaña de mercadotecnia, de manera que los usuarios pudieran suscribirse y enviar sus propios mensajes de texto a grupos de su elección.
"La publicidad ficticia le da la apariencia de una actividad comerciales", dice un documento de propuesta obtenido por la AP. Tras bambalinas, las computadoras de ZunZuneo también almacenaban y analizaban los mensajes de los suscriptores y otra información demográfica, incluyendo su género, años, "receptividad" y "tendencias políticas".
USAID creía que la información demográfica sobre los disidentes los iba a ayudar dirigir otros programas que tenían en Cuba y a "maximizar nuestras posibilidades de ampliar nuestro alcance".
"Fue algo maravilloso", dijo Ernesto Guerra, un usuario cubano que nunca sospechó que su querida red tenía lazos con Washington. "¿Cómo iba a saberlo? No tenía un letrero que dijera: 'Bienvenido a ZunZuneo, un proyecto de la USAID"'.
Los ejecutivos crearon una empresa en España y una empresa a cargo de las operaciones en las Islas Caimán —un conocido paraíso fiscal británico en el Caribe— para pagar las facturas y cuentas de la compañía, de manera que "las transacciones monetarias no indicaran su origen en Estados Unidos", decía un memorando sobre estrategia. Eso hubiera sido catastrófico, concluyeron, porque socavaría la credibilidad del servicio ante los usuarios y provocaría su bloqueo por parte del gobierno cubano.
De manera similar, los mensajes de los suscriptores eran enviados a través de otros dos países, pero nunca a través de servidores en Estados Unidos.
Mobile Accord, una compañía con sede en Denver, consideró contratar a una docena de altos ejecutivos que fueron entrevistados para dirigir la compañía fachada en España. Una de las candidatas, Francoise de Valera, dijo a la AP que nunca le dijeron nada sobre Cuba o la participación del gobierno de Estados Unidos.
James Eberhard, director general de Mobile Accord y uno de los participantes clave en el desarrollo del proyecto, declinó hacer comentarios. Por su parte, Creative Associates refirió todas las preguntas de la AP a la USAID.
A lo largo de dos años, ZunZuneo llegó a tener por lo menos 40,000 suscriptores. Pero los documentos de su equipo revelan que consiguieron pruebas de que las autoridades cubanas trataron de seguir la pista a los mensajes de texto y de intentos de penetrar el sistema de ZunZuneo. La USAID dijo a la AP que ZunZuneo dejó de funcionar en septiembre de 2012, cuando se acabó una donación del gobierno.
ZunZuneo desapareció abruptamente en 2012 y el Partido Comunista cubanos siguen en el poder, sin que una Primavera Cubana se avizore en el horizonte.
"El momento en que Zunzuneo desapareció, quedó un vacío" dijo Guerra". "La gente me enviaba mensajes, ¿qué sucede con Zunzuneo? Al final, nadie sabe lo que pasó. Nunca supimos de dónde salió".
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Con producto interactivo: http://hosted.ap.org/interactives/2014/cuba-usaid-es/
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A este reportaje contribuyeron la periodista de investigación de The Associated Press Monica Mathur, en Washington, y los corresponsales Andrea Rodríguez y Peter Orsi en La Habana. Arce reportó desde Tegucigalpa, Honduras.
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Contacte a la unidad investigativa de la AP en Washington en DCinvestigations@ap.org
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Esorcismo

ESORCISMO: ammirazione per i topolini

mercoledì 2 aprile 2014

Punto di vista

FONTE TTC

Punto di vista
Posted by: Redazione TTC in Destinazioni 2 giorni ago 0 27 Views

Club Red: Viaggiando per Cuba
CALIFORNIA MAGAZINE/PRODOTTO PER LA PRIMAVERA 2014


Di Wendy Miller (direttrice della rivista “California”)

Eccoci. Siamo avvolti nei nostri maglioni, seduti nel nostro autobus (fabbricato in Cina e con aria condizionata al massimo) e ci addentriamo silenziosamente attraverso la campagna cubana. Fuori, la temperatura è di circa 30 gradi ed è umido; la gente che intravediamo o che è ferma agli angoli delle strade è vestita con pantaloncini e canottiere; mentre nel bus si gela.
Dai nostri posti, comodi ma freddi, si vedono alcuni contadini che fanno seccare del riso lungo la strada. All’improvviso una brusca frenata: auto in avaria davanti a noi. Ci giriamo attorno e passiamo oltre, quasi sfiorando un uomo che vende noccioline ai bordi della strada. Dopo un po’ attraversiamo una zona boscosa nel mezzo della quale si trova un edificio (ormai in rovina, purtroppo) della metà del XX secolo.
Lungo un tratto di spiaggia, bellissimi bungalow bianchi confinano con l’acqua. Mentre dall’altra parte della strada un gruppo di edifici dipinti a “tinte tropical” mi ricordano alla mente la serie tv Miami Vice degli anni ’80.
Siamo al terzo giorno di un tour di otto giorni in totale al quale partecipo con 28 compagni di viaggio. Si tratta di un tour “People to People” organizzato da Cal Discoveries Travel (filiale della Cal Alumni Association) che dal febbraio 2012 offre ai viaggiatori statunitensi la possibilità di effettuare visite guidate a Cuba.
Si tratta di una settimana piena di attività che comprendono la visita a tre città e innumerevoli eventi culturali e formativi: attività “interattive”, tre conferenze, visite a strutture mediche, comunità religiose, musei, scuole di danza e musica, due alberghi, e molti ristoranti.
Il nostro percorso, come tutti i viaggi sull’isola approvati dalla legge, deve ovviamente essere conforme alle restrizioni statunitensi (benché molti nel nostro gruppo continuino a pensare che le restrizioni siano state imposte da Cuba). Ricordo le parole di uno dei miei compagni di viaggio il primo giorno, mentre eravamo in fase di atterraggio a Cienfuegos: “Questo viaggio sarà veramente intensissimo e non ci offrirà molto tempo libero. Scommetto che il governo cubano vuole seguire le nostre tracce”. “No”, gli ho risposto io, “Penso che questa è una cosa che farebbe più volentieri il nostro governo”.
Il sito web del Dipartimento del Tesoro pubblica linee guida piuttosto chiare su questo punto: “…i turisti avranno un orario a tempo pieno di attività di scambio educativo che si tradurrà in un’interazione importante tra i viaggiatori e gli abitanti di Cuba”.
La nostra prima possibilità di “interazione” ha avuto luogo proprio durante il primo giorno, quando abbiamo incontrato Yaritza, la nostra guida cubana (una bella e giovane donna che parla quattro lingue – tra le quali ovviamente spagnolo e inglese – che possiede una vasta conoscenza della storia e della cultura di Cuba, della sua struttura sociale, della sua economia e che, come scopriremo durante il tour, dimostrerà infinita pazienza ed impegno nel raccontarci ogni cosa, oltre a tradurre e parlare con noi per circa otto-dieci ore al giorno). Come la maggior parte dei cubani, Yaritza lavora per il governo. Essere una guida è davvero un buon lavoro; forse non prestigioso come l’insegnamento (la vecchia professione di Yaritza), ma molto più vantaggioso in termini economici.
Come guida Yaritza riceve mance in CUC, la moneta convertibile utilizzata dai turisti (i CUC sono legati al valore del dollaro e valgono 25 volte il peso cubano, la moneta con cui vengono pagati i salari statali). Yaritza inoltre non sembra affatto “un’orgogliosa beneficiaria del sistema socialista”. La sua attitudine appare piuttosto progressista: Yaritza è femminista, proprietaria di una casa, a favore della riforma economica, simpatizzante delle piccole imprese private; nonché madre lavoratrice attenta e presente (a giudicare dalle regolari chiamate a casa per “monitorare” il figlio).
L’AVANA E IL TURISMO
Abbiamo trascorso la maggior parte del nostro tempo nella capitale di Cuba, L’Avana: una grande città così variegata, vivace e colorata che la mia prima reazione è stata quella di sentirmi “inadeguata” (come se avessi bisogno di almeno altri tre sensi per assorbirla completamente). Solo in fatto di architettura (da quella coloniale e neo- classica a quella barocca e art decó, quella “mafia style” della metà del secolo o quella sovietica) potrebbe travolgere e coinvolgere incessantemente per più di un mese anche uno storico appassionato.
A L’Avana Vecchia, altro sito Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, gli edifici restaurati sono così colorati che sembrano vivi. La sensazione è intensificata dal flusso costante di persone vestite in colori vivaci e dalla musica (assolutamente contagiosa) proveniente da ristoranti, bar e praticamente da ogni angolo di strada.
L’Avana seduce e sconcerta allo stesso tempo. È perfettamente pulita, eppure gran parte delle sue infrastrutture si stanno sgretolando inesorabilmente. Si tratta di una città fatta di contrasti, fra enormi e vecchi palazzi coloniali e case in cemento che ancora riportano i manifesti socialisti (ricordo dei legami sovietici, in realtà ancora esistenti). Negli edifici pubblici splendidamente restaurati, lunghe code di persone si avventurano nella lobby per utilizzare l’unico bagno funzionante o per prendere l’ascensore. Il governo possiede risorse limitate per rifacimenti e modifiche; e il loro utilizzo è ovviamente limitato. Tuttavia, i turisti sono ovunque e apprezzano ogni cosa, anche i disagi. Secondo le statistiche del governo, nel 2011 l’isola ha raggiunto oltre i 2,7 milioni di visitatori.
Un po’ paradossalmente, il turismo è promosso dallo stesso governo che rovesciò Batista, (il dittatore che ha contribuito a trasformare L’Avana in un parco divertimenti per adulti, ricca di alberghi, casinò e bordelli risalenti al periodo di “apertura alla Mafia” – così come ci ha riferito l’architetto Miguel Coyula).
È proprio il turismo a guidare l’economia di questa città; il sistema di classi basato su due diverse monete è piuttosto evidente: stranieri con molto denaro riempiono gli hotel (che sono stati rinnovati attraverso associazioni con investitori stranieri), mentre gli alberghi statali, più logori, rimangono mezzi vuoti.
Se c’è un posto a Cuba che ha un futuro nel settore turismo, questo è sicuramente Las Terrazas, dove il gruppo del tour ha trascorso il settimo giorno di viaggio. Il villaggio è situato nella Sierra del Rosario, una Riserva della Biosfera dall’UNESCO.
Las Terrazas, in precedenza una vasta area disboscata a 50 chilometri da L’Avana, è oggi una cittadina sulle rive di un lago che conta 1.400 abitanti. I fondatori originari del villaggio arrivarono alla fine del 1960 dai villaggi più poveri dei dintorni per coltivare con il metodo delle terrazze e per costruire. La comunità ha ora le scuole, un centro per anziani, una clinica medica, orti biologici, negozi di souvenir e un’ottima reputazione in materia di ecoturismo.
A partire, per esempio da quell’hotel e El Romero che può vantare un ottimo ristorante biologico vegetariano. Las Terrazas unisce convenientemente una precisa attitudine comunitaria, piccole imprese private e innovazione. È una delle mete preferite per la maggior parte delle persone del nostro tour e probabilmente il preferito di tutti i viaggiatori interessati a coniugare relax (comfort, cibo sano, etc…) a responsabilità sociale e ambientale (valori che noi californiani sentiamo molto vicini ed affini).
Sulla via del ritorno al bus, faccio due chiacchiere con Tito Núñez Gudas (lo chef del ristorante eco dove abbiamo pranzato) che viaggia con noi mentre rientriamo a L’Avana. Parliamo di Slow Food (di Alice Waters, di Michael Pollan…). “Siamo tutti parte del movimento Slow Food”, mi dice Tito con un sorriso.
Mentre mi avvolgo nuovamente nel maglione per proteggermi dall’inspiegabile gelo prodotto dall’aria condizionata del nostro bus cinese, mi rannicchio e penso al nostro ritorno a casa. Non ho comprato nemmeno un souvenir. Chiedo a Yaritza se potrò trovare delle magliette del Che in vendita all’aeroporto. “È probabile”, mi dice un po’ titubante. Poi specifica: “Comunque, se ci sono si potranno acquistare sia in CUC, dollari o euro”.

Esaminando

ESAMINANDO: prove di Nando

Irrigazione a Pínar del Río

Ricevo e pubblico.

Ciao Aldo

Leggo e ti giro questo articolo:

http://transitionitalia.wordpress.com/2014/04/01/irrigazione-solare-per-la-rete-di-orti-urbani-di-pinar-del-rio/

Irrigazione solare per gli Orti urbani a Pinar del Rio (Cuba). Un esempio di agricoltura resiliente in un paese colpito dal “Bloqueo” degli Stati Uniti. Agricoltura biologica collettiva senza utilizzare il petrolio.
Questo progetto è molto importante come laboratorio per sperimentare tecniche e tecnologie che ci aiuteranno quando il petrolio e le altre fonti fossili saranno esaurite. Cuba è un esempio di Transition Town applicata ad una intera Nazione. A causa dell’embargo Cuba ha dovuto affrontare tutti i problemi relativi alla produzione di cibo, della salute, dei trasporti e della formazione. Con soluzioni collettive e tanta inventiva hanno quasi risolto il problema.
Uno dei partner del progetto è ACTAF, l’associazione dei tecnici agricoli e forestali di Cuba, che sostiene gli orti e fa la formazione ai campesinos e ai tecnici agricoli.
Leader del progetto è ARCS, http://www.arciculturaesviluppo.it/ che con numerosi partner ha portato avanti questo progetto: Legambiente int., Actaf, Università di Pinar del Rio, AUCS.
La progettazione e la formazione riguardante le tecnologie appropriate e l’uso delle fonti di energie rinnovabili è stato realizzato dalla Staff tecnico solare di RESEDA onlus:http://www.resedaweb.org/
Questo intervento fa parte di un programma di interventi sull’agricoltura sostenibile che include anche azioni di permacultura, formazione, utilizzo di tecnologie appropriate ed energie rinnovabili, cooperazione tra i popoli.

Luca Lombroso
www.lombroso.it
Email: luca@lombroso.it