Dal 12 aprile al 12 maggio, all’Avana si tiene la Biennale 2019 anche in vista del 500° anniversario della fondazione della città. Molti gli spazi e le manifestazioni artistiche, ovviamente non può mancare l’esposizione più visibile sul Malecón avanero, magari accompagnato dall’allegria delle onde.
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Lunedì, 24 Maggio
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mercoledì 17 aprile 2019
martedì 16 aprile 2019
Democrazia e Libertà che belle parole....
Vediamo,
sommariamente, quali sono le democrazie sudamericane gradite a Strump e ai suoi
“campanèi”. (Vocabolo, un po’
triviale) conosciuto dai milanesi meno giovani per il detto, spero
comprensibile: oh che bèi, oh che bèi,
tacà al cü ghé i campanèi:
La
Colombia, chiave di confine per le operazioni clandestine col Paese vicino, il
cui presidente Ivan (non terribile, ma impresentabile) “Donald” Duque ha buttato
alle ortiche i patti di pace firmati con il FLN dal suo predecessore, non certo
“comunista, Santos che per questa operazione si era guadagnato anche il Nobel
per la Pace e ha minacciato di ributtare nella clandestinità gli ex
guerriglieri trasformati in Partito politico che comunque ha subito 500 omicidi
dalla firma del trattato di pace a oggi. Il disneyano presidente, ha rifiutato
qualunque dialogo con l’altro fronte armato oppositore, l’ELN e le popolazioni
indigene e la pace interna è rinviata a una lontana data da destinarsi. Oltre a
questo, la “democrazia” colombiana ha il triste primato di assassinii di leader
sociali e contadini. Solo nel 2018 ne sono stati commessi 189 e quest’anno
continuano…
Il
Cile, non confinante, con altro presidente impresentabile, Sebastian Piñera, dalla
fedeltà assoluta e incondizionata al Grande Fratello del nord che fra le altre
cose rifiuta categoricamente di dialogare con le tribù native, Matuta e Mapuche
per dare loro maggiori diritti umani, civili e politici.
Il
Brasile, dove si è consumato un colpo di Stato parlamentare per deporre la
democraticamente eletta Dilma Roussef il cui artefice principale, Michél Témer
è attualmente detenuto e accusato di corruzione e dove si è costruito un caso
inesistente di corruzione a carico di Lula da Silva che secondo i sondaggi
aveva la stragrande maggioranza dei voti per le elezioni dalle quali è emerso
Bol somaro, dalle non celate nostalgie nazifasciste e con la volontà di
celebrare le peggiori ricorrenze della deposta Giunta Militare degli anni ’80.
Tra
le repubbliche non sgradite ci sono l’Argentina di Maurizio Macri che ha demolito
l’economia, risorta durante i mandati Kirshner/Fernandez, facendo tornare lo
spettro dell’inflazione dovuta ai continui aumenti di tariffe e prezzi pubblici
e privati. Ha riaperto un debito pubblico e con l’FMI, azzerati dalla
precedente amministrazione, dicendo che era l’unico modo per salvare l’economia
e ottenere una ripresa economica. I risultati, purtroppo, li vedono gli
argentini delle classi meno abbienti e senza conti correnti a Miami.
A
questi Paesi, si aggiunge l’Ecuador del Giuda Lenin Moreno ex braccio destro e
delfino di Rafael Correa, grazie al quale ha vinto le elezioni. Oltre aver
aperto la strada al patibolo per Julian Assange, come il suo omologo cileno,
rifiuta di ascoltare le voci degli indigeni che vogliono salvare il Paese dalla
devastazione ecologica in corso e di cui si sono già avute tristi e tangibili
prove.
Perù,
Paraguay e Uruguay sono in lista d’attesa e in apparente neutralità, mentre la
Bolivia è notoriamente un Paese “comunista” il cui regime deve essere
abbattuto, secondo il Vangelo (apocrifo) di Strump.
Tutto
questo in nome dei Diritti Umani e della Democrazia che i quattro Paesi scomodi
applicano in modo diverso.
giovedì 11 aprile 2019
lunedì 18 marzo 2019
Milano, 1848
Sono passati 171 anni dall'inizio delle 5 Giornate di Milano. Visto che l'umanità è divisa in Stati e Comunità, sarebbe bello che ci fosse una convivenza pacifica e ugualitaria, senza ingerenze di tipo più o meno coloniale o di sopraffazione. Indipendenza e sovranità.
giovedì 7 febbraio 2019
Libertà di morire
Non si tratta di eutanasia, ma del fatto che un bambino di quattro anni è stato "libero" di uccidere (senza volerlo) la madre di 27 con un colpo della pistola che aveva liberamente trovato sotto un cuscino. Questo è solo uno dei 40.000 omicidi annuali da arma da fuoco nel Paese della Libertà.
mercoledì 6 febbraio 2019
Evoluzione del traffico all'Avana
In
questi ultimi anni il “traffico” veicolare è notevolemente aumentato rispetto
agli anni precedenti al “periodo especial”, quando la benzina super era
razionata (a me toccavano 120 litri al mese), la normale quasi introvabile e il
diesel era solo per l’agricoltura o alcuni veicoli statali tipo autobus o pochi
altri, i camion “Kamaz” erano a benzina. Con l’avvento del periodo di emergenza
i carburanti erano ancora più scarsi e venivano venduti solamente in valuta, ma
liberamente, secondo la disponibilità, cosa che poi è rimasta definitivamente. Iniziava
il breve regno delle goffe e pesantissime biciclette cinesi, poi trasformate in
bicitaxi.
Quei
tempi mi ricordavano il secondo dopoguerra italiano fino alla metà degli anni
’50, quando è “nata” la Fiat 600, seguita poi dalla 500 che hanno accompagnato
il “boom” economico, la crescita esponenziale del traffico e migliorato la
tecnologia costruttiva dei veicoli a quattro ruote nazionali con i loro
impianti produttivi, ma non solo, abbattendo i costi di produzione. Oltre a
tutta una serie di veicoli storici e gloriosi, le prime ad essere pensionate,
in quel periodo, furono le “Topolino” nelle loro versioni A, B e C, le auto
della piccola borghesia. Le classi meno abbienti hanno cominciato ad avere
accesso alla mobilità su ruote.
Una
delle tante stranezze di Cuba è che un litro di carburante costa l’equivalente
di oltre una giornata di lavoro, ma il traffico è in costante aumento con
densità non ancora preoccupante, ma con piccole code e rallentamenti, allora impensabili. Inoltre il costo dei veicoli è superiore a
quello delle case. Il prezzo di un auto nuova è calcolato col “coefficiente 8”
vale a dire che il suo costo di mercato è moltiplicato x 8, ovvero un’auto da 10
mila dollari ne costa 80 mila, si acquistano unicamente tramite i canali dello
Stato e l’importazione è severamente vietata. Contestualmente è stata
autorizzata la compravendita tra privati.
Quelle
usate e quasi totalmente superiori ai 30 anni per le ex sovietiche e polacche o
di oltre 50 per le folkloristiche americane, hanno a loro volta prezzi assurdi.
Oggi, si vedono circolare molte Peugeot, Citroen, Renault, Volkswagen, oltre a
varie marche asiatiche di media cilindrata che costano quasi come Ferrari o
anche alcune auto tipo Mercedes, Audi, BMW o Suv 4x4 seppure non in modo
massiccio, le quali raggiungono (quasi) il prezzo di una Rolls Royce. Vero è
che molte hanno la targa “E” (Embajada), “D” diplomatico, “K” se con bollino
azzurro di impresa mista o straniera e se priva di bollino indicano la
proprietà privata di tecnico straniero con residenza temporanea, “T” con
bollino blu per turismo o comunque a noleggio, oppure “B” con bollino azzurro
che indicano la proprietà di azienda o organismo statale, ma molte esibiscono
la targa “P” ovvero particular (privata). Vero anche è che alcune di queste
vetture non recentissime, magari sono state importate da chi fosse autorizzato,
in tempi in cui era ancora permesso o acquistate con i risparmi e
l’autorizzazione, poi revocata, di chi aveva compiuto missioni
internazionaliste. Altro problema è rappresentato da accessori e ricambi,
praticamente introvabili e solo di possibile importazione (questa è consentita),
però solo cambiare una gomma può costare oltre un anno di stipendio normale.
A
questo si aggiunge, nonostante lo stato disastrato delle strade, il
moltiplicarsi delle moto, maggiormente di piccola cilidrata, se a motore,
oppure a trazione elettrica si provenienza cinese o comunque asiatica. Di tanto
in tanto si intravvede ancora qualche “Ural” con sidecar, la brutta copia
sovietica delle BMW tedesche degli anni ’40 usate in guerra, oppure le “Soyuz”,
più voluminose che potenti o ancor più rare le “MZ” o “Java”. La scarsa
conoscenza del codice o il menefreghismo di questi motociclisti rappresenta un pericolo, sopratutto,
per la loro incolumità e problemi per conducenti di veicoli a quattro ruote che
peraltro, molti di loro, non sono il massimo di educazione e/o abilità.
La
maggior parte di questi veicoli elettrici è di poca potenza, ma ce ne sono
alcuni abbastanza veloci e potenti fatti ad imitazione di grosse cilindrate a
motore tradizionale. Il bello è che questi piccoli bolidi sono esenti da
immatricolazione e relativa targa. Non mi sembra il caso dell’estremismo del
Guatemala dove anche le biciclette sono targate, ma penso che almeno per i veicoli
di maggior dimensione e potenza, seppure a trazione elettrica si dovrebbe
prendere qualche misura amministrativa.
sabato 2 febbraio 2019
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