Dire “bombillo” (lampadina) a Cuba è diventata una parolaccia, se la dite a un rivenditore questi vi guarda storto e vi risponde che “le lampadine non esistono”. Evidentemente sono frutto della fantascenza, però una volta c’erano passando da quelle ad incandescenza a quelle al neon per arrivare perfino a quelle ai LED. Che fine hanno fatto? Sono sparite da diversi mesi forse un anno e fra poco dovremo vivere come nella preistoria illuminandoci con torce. Si fanno gli equilibri più miracolosi per toglierle da dove “servono meno” per sostituire quelle inservibili dove “servono di più”, ma il gioco non può durare in eterno. Si suppone che il problema sia dato dalla mancanza di componenti d’importazione che è uno degli effetti del bloqueo, ma che io sappia non si è mai sentita una dichiarazione ufficiale… che ci illumini.
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martedì 22 giugno 2021
venerdì 11 giugno 2021
Sospeso l'ingresso di Dollari USA a Cuba
Dal prossimo 21 di giugno,con un provvedimento si pensa temporaneo anche se indeterminato, le banche cubane cessano il ricevimento di Dollari statunitensi, le altre valute non subiranno variazioni. Secondo gli esperti in economia, si tratta di una misura per alleggerire il peso del “bloqueo” commerciale, economico e finanziario nordamericano che impedisce l’interscambio diretto di USD con Paesi terzi costringendo a cambi svantaggiosi in altra valuta. Il maggior gettito nella valuta statunitense riguarda le rimesse famigliari concesse in deroga seppure con molte limitazioni.
Si precisa che la limitazione riguarda solo i depositi in contanti e il circolante, gli altri mezzi rimangono in vigore.
lunedì 3 maggio 2021
Un vecchio appello...magari lo rinnovo
Al Centro di Prensa Extranjera di Cuba, mi hanno detto che la mia richiesta di riaccredito come giornalista straniero potrebbe essere presa in considerazione se una Testata estera mi da il suo "appoggio" anche come FREELANCE, ovvero La gazzetta di Cernusco piuttosto che l'eco di Vidigulfo potrebbero avere un corrispondente UFFICIALE e GRATUITO dall'Avana con solo una lettera di accredito. Se qualcuno fosse interessato, può contattarmi.
P.S.:
Può essere un media di qualunque Paese e non solo della carta stampata.
mercoledì 28 aprile 2021
Hemingway e la pesca al marlin
Fra poco, il 2 luglio, ricorrono 60 anni dal suicidio di Ernest Hemingway quando era prossimo al giorno del suo 62mo compleanno, il 21 dello stesso mese, nel suo ranch nell'Ohio. Il giorno prima ero arrivato al porto di New York, sbarcando al Pier 44, dal transatlantico Leonardo da Vinci al suo secondo viaggio. Papa’s, com’era conosciuto a Cuba, soffriva di una forte depressione probabilmente dovuta al riassunto della sua intensa vita fisica e intellettuale che lo aveva divorato dentro.
Poco tempo prima
aveva scritto al suo grande amico, patron dello yacht “Pilar” che gli aveva
lasciato in custodia, il canario naturalizzato cubano Gregorio Fuentes. Nella lettera
diceva di essere amareggiato per paura di non poter scrivere a causa di un
tumore maligno, peraltro mai diagnosticato e per questo preferiva dar fine alla
sua esistenza. Gregorio lo raccontava a chi lo visitava a Cojimar, il paesello
di pescatori alla periferia est dell’Avana che lo aveva accolto come un figlio.
Il vecchio marinaio non mancava mai al suo appuntamento quotidiano col bar
ristorante “La Terraza” dove sedeva nell’angolo che compartiva col suo compagno
di pesca ed amico. Fra i tanti visitatori è toccato anche a me di andarci in
più di una occasione dove ho avuto anche il piacere di conoscere Manolo, il
cuoco che non era altri che il piccolo amico e confidente di Santiago, il
protagonista de “Il vecchio e il mare” nella versione cinematografica
magistralmente interpretata da Spencer Tracy, da qui l’adozione dello
pseudonimo che uso nelle reti sociali e nel mio Blog.
Per ricordare il
grande giornalista e scrittore ho pensato di tradurre un capitolo tratto dal
libro “La Habana de Hemingway y otras historias” dell’amico Ciro Bianchi, forse
lo scrittore più letto, oggi, a Cuba.
“Ernest Hemingway ha vissuto in questa casa gli ultimi 22 anni della sua
vita. Quando si è installato nella “Finca Vigía”, a una trentina di minuti dal
centro dell’Avana, era sul punto di concludere “Per chi suona la campana”.
Nell’abbandonarla per sempre, aveva già percorso, come scrittore, il cammino
della fama e meritato il Premio Nobel. Nella Finca sono rimasti, quindi, la sua
Royal portatile, le tombe dei suoi cani, una cinquantina di gatti, i nove mila
volumi che aveva raccolto nel corso della sua vita e che molti anni dopo fecero
esclamare a Gabriel García Márquez: “Che biblioteca originale aveva
quest’uomo!”
Hemingwy giunse a Cuba nella prima metà di aprile del 1928 assieme a
Pauline Pfeiffer, la sua seconda moglie e quì fece il transito per andare a Key
West dove terminó “Addio alle armi”. Tornò nel 1932 per pescare pesce spada
nelle acque cubane. Nel 1933 tornò ancora e scrisse la sua prima cronaca con
tema cubano. A partire da allora non sciolse più il vincolo con “quest’isola
lunga, bella e sfortunata”, come citò Cuba ne “Verdi colline d’Africa”.
“Il vecchio e il mare” (1952) è per eccellenza il racconto “cubano” di
Hemingway. Parte della trama del postumo “Isole nel Golfo” (1970) si svolge a
Cuba. Anche in qualcuno dei suoi racconti e in moltissimi dei suoi articoli
giornalistici si menziona Cuba. Lo scenario di “Avere e non avere” (1937) è un
buona parte cubano.
In un’occasione espresse: “A Cuba mi sento come a casa; lì dove un uomo
si sente come a casa, a parte il luogo dove nacque, è il posto in cui era
destinato”.
Hemingway era, nella decade del ’30, un turista dalla sospetta
reincidenza che ogni anno trascorreva a Cuba I mesi di maggio, giugno e luglio
che sono i mesi del passo dei pesce spada.
Il suo primo rifugio avanero fu l’hotel Ambos Mundos, nella calle
Obispo, molto vicina al porto. La camera, allora senza numero, di quella
installazione dove alloggiò invariabilmente, si conserva intatta. Alle cinque
del pomeriggio, dopo una giornata di pesca, Hemingway si chiudeva nella stanza,
ordinava la cena e si metteva a scrivere: lo faceva a letto, a mano e poi
dattilografava il suo manoscritto senza quasi introdurre correzioni. Nel 1958,
nella sua celebre intervista con George Plimpton ricordava: “L’Ambos Mundos
dell’Avana è stato un buon posto per lavorare”.
Dalla sua cronaca “La pesca del pesce spada all’altezza del Morro”, con
la quale tornò al giornalismo dopo essersi allontanato da questa professione
per oltre dieci anni, si conoscono non poche abitudini di quell’ospite
dell’Ambos Mundos.
Dormiva con i piedi rivolti a levante; in questo modo quando il sole
cominciava a colpirlo in faccia, lo obbligava a lasciare il letto. Dalla
finestra adocchiava i dintorni: la Cattedrale, l’entrata del porto, Casablanca,
i tetti delle case. La bandiera cubana che ondeggia sul Morro gli indicava la
direzione del vento e ricci di mare gli
facevano scoprire se gli Alisei soffiavano dal primo mattino. Allora le
condizioni erano favorevoli alla pesca del pesce spada e il narratore, dopo una
doccia, si infilava un vecchio pantalone cachi una camicia qualunque, dei
mocassini asciutti e scendeva a far colazione: un bichiere di acqua di Vichy,
un altro di latte freddo e una fetta di pane, prima di dirigersi
all’imbarcazione.
A volte in bermuda, con ciabattine basche, quasi sempre senza calze e
con una camicia leggera, lo si vedeva camminare per la calle Obispo. Ne “Isole
nel Golfo” evocò gli odori caratteristici di questa via: quello della farina
immagazzinata in sacchi, quello della polvere di farina, quello delle casse
d’imballaggio appena aperte, l’odore del caffé tostato “che era una sensazione più
forte che quella di un sorso in mattinata”, il delizioso odore di tabacco…
Lo scrittore si trovava bene all’Ambos Mundos per la centralità della
zona e la vicinanza al porto dove ormeggiava il suo yacht. Ma a Maria Gelhorn,
la sua terza moglie, cominciava a dare fastidio la stanza anonima, spersonalizzata
e la mancanza di riservatezza durante le visite degli amici del marito. Fu lei
che cercò e trovò la Finca Vigía. A Hemingway, inizialmente, non piacque il
posto: era troppo lontano dal Floridita.
Una buona parte di “Isole nel Golfo” si svolge in questo bar dell’Avana.
In queste pagine del romanzo il lettore vede deambulare un personaggio che lo
scrittore chiama Liliana l’onesta. Nella vita reale si chiamava Leopoldina, una
prostituta mulatta che “faceva la vita” nel Floridita e che fu il grande amore
cubano del romanziere. La ricordava ne “Isole nel Golfo”: “Aveva un bellisimo
sorriso, degli occhi scuri meravigliosi, così come splendidi cpelli neri…Aveva
una pelle liscia come un avorio color oliva, se questo avorio esistesse, con un
leggero tono rosa…”
La Terraza, ristorante marino del paese di pescatori di Cojimar, fu
all’Avana, un ‘altro dei luoghi preferiti da Hemingway. Nel Floridita si
evidenzia il posto dove lo scrittore soleva sedersi, il primo sedile a sinistra
del bancone e alla Terraza, il suo tavolo di sempre nell’angolo sinistro, vicino
alla finestra.
“È molto gradevole stare quì” dice il protagonista di “Isole nel Golfo”,
alludendo a la Terraza; e nello stesso romanzo descrive il daiquiri col suo
colore e sapore esatti. “Bicchiere di acque superiori”, lo definiva Hemingway.
Nel 1949, in una cronaca, spiegò le ragioni della sua lunga residenza
cubana. Naturalmente parlò della Corrente del Golfo “dove c’è la migliore e più
abbondante pesca che ho visto in vita mia”; delle 18 qualità di mango che si
raccoglievano nella sua proprietà, del suo allevamento di galli da
combattimento…e aggiunse con indifferenza: “Uno vive in quest’Isola […] perché
nel fresco del mattino si lavora meglio e con maggiori comodità che in
qualunque altro posto”.
Lì conluse “Per chi suona la campana” e scrisse “Al di la del fiume, tra
gli alberi”, “Il vecchio e il mare”, “Fiesta” e “Isole nel Golfo” oltre a un altro
romanzo che lasció inconcluso: “Il Giardino dell’Eden”. Inoltre moltissimi
articoli e cronache per pubblicazioni periodiche, fra di esse “Un’estate di
sangue” riferita al confronto fra i toreri Antonio Ordoñez e Luis Miguel
Dominguín ai quali presenziò in Spagna l’anno prima e che dicono i suoi
biografi, ebbe molte difficoltà per terminarla.
“Io ho sempre avuto fortuna scrivendo a Cuba […] espresse in una lettera
e poco dopo aver saputo di essere vincitore del Premio Nobel dichiarò in
un’intervista: “Questo è un premio che appartiene a Cuba, perché la mia opera è
stata pensata e creata a Cuba, con la mia gente di Cojimar di dove sono
cittadino. Attraverso tutte le traduzioni è presente questa patria adottiva
dove ho i miei libri e la mia casa.”
In una cronaca giornalistica del 1936, Hemingway raccontò in meno di 200
pariole la storia che avrebbe sviluppato, anni dopo, ne “Il vecchio e il mare”.
Gli studi coincidono che si ispirò in un pescatore di Cojimar di nome Anselmo
Hernández, cosa che non esclude che altri pescatori della zona apportassero
elementi al suo personaggio. La storia del racconto è ben conosciuta, il suo
senso ben evidente. Hemingway lo mette in bocca a Santiago, il protagonista;
“L’uomo non è fatto per la sconfitta, l’uomo può essere distrutto, non
sconfitto”. Lo scenario del racconto è il mare e la lotta del vecchio contro i
pescecani che finiscono per strappargli il frutto della sua pesca, è quella
dell’uomo per la sua vita. Lo scrittore dirà: “Ho cercato di descrivere un
vecchio reale, un ragazzo reale, un mare reale, un pesce reale, dei pescecani
reali, ma se li ho realizzati bene e sono sufficientemente reali possono
significare molte cose. Quando si scrive bene e con sincerità di una cosa
questa, dopo, significherà molte altre cose”. E aggiunse senza ambascia né
modestia che “con il Vecchio e il mare è come se, finalmente, avessi dato
espressione a tutto quello che ho perseguito nella vita”.
Scriveva in piedi, già negli ultimi anni, sulla pelle di un kudu perché
cosi “pensavo con maggior chiarezza”. Si alzava presto e abbandonava il lavoro
solo quando arrivava a un punto dove sapeva con certezza quello che sarebbe
successo dopo. Raggiungere, in una giornata, circa 500 parole “pulite” per lui
era soddisfacente e mai avrebbe messo in machina i passaggi più difficili, ma i
dialoghi sì.
La Finca Vigía, dice García Márquez, fu l’unica casa veramente stabile
che lo scrittore ebbe nella sua vita. Mary Wels, la sua quarta e ultima moglie
mise, fin dove poté, ordine nella tenuta e nell’esistenza del romanziere.
Siccome questi si lamentava di quanto lo importunassero I visitatori, Mary si
occupò di far costurire la torre di tre piani annessa alla casa. L’ultimo piano
sarebbe stato la stanza di lavoro di Hemingway. Egli salì un giorno e vi rimase
un quarto d’ora durante il quale si impegnò, invano, a redigere una frase.
Scese e non usò mai più quel luogo per scrivere. Commentò che non poteva
resitere alla solitudine.
“Guardate come mi ammazzerò” diceva ai suoi amici nella Finca Vigía.
Collocava il calcio del suo fucile Mannlicher Schoenauer 265 sul pavimento e
appoggiava la canna sul palato. Poi premeva il grilletto con l’alluce di un
piede, si sentiva uno scatto secco ed esclamava sorridente: “Questa è la
tecnica del hara-kiri col fucile”.
Alla sua morte, all’Avana, si lesse il testamento di Hemingway. Fra gli
altri lasciti trapassava la proprietà della Finca Vigía allo Stato Cubano. Il
vechio scrittore, tanto restìo a ricevere altri scrittori a casa sua, volle che
l’ambiente fungesse da luogo di riunione di giovani intellettuali e artisti e
che lì funzionasse anche un centro per gli studi botanici. Fidel Castro che
ammirava molto Hemingway e che lo conobbe personalmente durante uno dei tornei
di pesca al pesce spada che lo scrittore organizzava, propose allora che la
Finca si convertisse in museo, suggerimento che la vedova del narratore
accettò.
Più che un museo, la Finca Vigía continua ad essere la casa di
Hemingway. Anche vuota sembra, senza dubbio, piena di vita. Da l’impressione
che il suo proprietario non sia morto, ma assente e che da un momento all’altro
ritorni dal Floridita o da una battuta di caccia.
Quindi lascerà in qualche angolo la sua carabina e guarderà
superficialmente la corrispondenza. In definitiva sul tavolo della biblioteca
c’è un timbro di gomma che dice: “Io non scrivo mai lettere”. Ingerirà un sorso
(“Un buon whisky è molto gradevole, è una delle cose più gradevoli
dell’esistenza”) poi si collocherà davanti alla sua Royal portatile per
proseguire il lavoro del raro a ambizioso romanzo che non è mai giunto a
concludere.
lunedì 26 aprile 2021
26 aprile, due tragedie per l'Umanità
Una data, due tragedie a distanza di quasi 50 anni. Il 26 aprile del 1937, durante la Guerra Civile spagnola le truppe repubblicane di Franco assaltarono Guernica, questa cittadina dei Paesi Baschi e chiesero, ottenendola, la collaborazione della Luftwaffe nazista che la rase al suolo senza via di scampo di quasi tutti I suoi abitanti. Questo bombardamento servì all’aviazione nazista come addestramento alle future incursion della Seconda Guerra Mondiale. Oggi Guernica è ricostruita e la memoria di quei tragici fatti è racchiusa nel celebre quadro di Pablo Picasso, dipinto a Parigi ed esposto nel Museo Nazionale di Madrid.
Il 26 aprile 1986,
invece, ebbe luogo il disastro nucleare della Centrale Atomica di Chernobil, in
Ucraina, che oltre alle vittime e alle sequel che ha comportato nella
popolazione locale, ha messo in allarme tutta l’Europa Centro Meridionale e il
Mediterraneo.
Due tragedie diverse,
ma sempre con il segno dell’uomo
mercoledì 21 aprile 2021
La favola del pallone
C’era una volta un
piccolo stadio con capacità di circa 50 mila spettatori in piedi, con un solo
anello e tre ordini di posti: popolari dietro le porte, e sud, distinti sul
lato nord est e tribune sul quello sud ovest. Il terreno, argilloso, con la pioggia
diventava un pantano e il campo era superiore alle misure stabilite, oggi,
dalla FIFA e si estendeva per 110x60 metri. Enorme. Poi è arrivato il secondo
anello, per anni inconcluso e quindi il terzo. A quando il quarto?
La domenica
pomeriggio da agosto al giugno seguente era un rito per i milanesi appassionati
del Gioco del Calcio, in dialetto milanese froeubi, recarvisi dopo un frugale
pranzo per assistere alla sfilata della Banda dell’ATM e spesso alle partite
delle giovanili dell’Inter o del Milan a seconda di che giocasse “in casa”,
come preambolo alle partite delle due squadre ambrosiane. Un rito ripetuto ogni
due settimane per l’alternarsi delle due squadre. La magia dell’attesa.
Un rito che è durato
fino alla fine degli anni ’60, circa, quando le squadre erano rigorosamente
composte da 11 giocatori, le panchine occupate dagli allenatori, medici,
massaggiatori e un dirigente. Se si infortunava il portiere doveva entrare fra
i pali, rigorosamente quadrati, uno degli altri giocatori e si restava in 10.
In caso di ulteriori infortuni o espulsioni la partita continuava fino a che la
squadra danneggiata non rimanesse con 7 giocatori in totale. Terminava col
punteggio acquisito.
Le Coppe, Nazionali e
internazionali si svolgevano rigorosamente il mercoledì.
Tutto questo quando
il “Gioco” era ancora uno Sport, ma la televisione prima e la voglia di
diventare da Presidenti onorari ed onorifici di molti, in impresari dai grandi
guadagni, ha trasformato lo sport in spettacolo mantenendo la caratteristica di
gioco.
Sono cambiate le
regole, la tecnologia applicata a indumenti, terreni di gioco, palloni e porte,
le scarpe avevano I tacchetti formati da dischetti di cuoio trattenuti da
quattro chiodini che con il consumo penetravano nella suola e nei piedi , il pallone di cuoio aveva una camera d’aria di gomma ed
era chiuso da una stringatura tipo scarpe e se capitava di dare un colpo di
testa in coincidenza con questa, magari
se carico di “effetto” erano dolori, per non parlare di quando era
inzuppato d’acqua e pesava qulche chilo. Da rito si è passati a Circo. I
bilanci pazzeschi e impazziti dei club consentono contratti multi milionari a molti, però non proprio a tutti. Non voglio
fare il puritano a tutti i costi, nello Sport, qualunque sia, è giusto che
esista il professionismo e anche ben pagato, magari in forma più equa e non da
classico schiaffo alla miseria.
I giocatori,
specialmente i migliori sono sempre stati idolatrati, ma non c’era il divismo e
gli atteggiamenti da extra terrestri di alcuni. Un sano tifo al pane e
mortadella, magari da condividere con qualcuno degli atleti.
Adesso si parla di
“Superlega” per far arricchire ancora di più i nababbi e impoverire o far
fallire le Società minori. Non escluderei un Campionato Europeo in sostituzione
della famosa e snaturalizzata Champions League, ma con le dovute regole e
aperto a tutti.
martedì 20 aprile 2021
Una foto per la Storia
Scattata, da me, nell’aprile 1989 al Palacio de la Revolución in occasione della firma dell’ultimo accordo Cuba-Urss, in occasione della visita di Gorbachëv. Dietro di lui il Ministro degli Esteri Eduard Shevarnadze e a destra in secondo piano Carlos Rafael Rodríguez, all’epoca Presidente della Repubblica, fra le altre personalità invitate.
venerdì 16 aprile 2021
Altra svolta epocale nella Storia di Cuba
Dal corrispondente del Manifesto all'Avana:
L'AVANA • L’isola, nella morsa di crisi economica, pandemia, bloqueo anche
con Biden e nodi politici, cambia dirigenza: dai leader della rivoluzione di
Fidel alla generazione post-1959
Cuba, la sfida del congresso del Pcc, Raúl
Castro non sarà più segretario
Raùl Castro
Roberto Livi4 m
L'AVANA
Per I’urgenza dei temi e dei problemi che deve
affrontare, l’VIII Congresso del Partito comunista cubano che inizia oggi è
destinato a rappresentare un evento storico per l’isola. È il parere diffuso
tra i principali analisti e intellettuali dell’isola, dissenso compreso.
La rinuncia di Raúl Castro alla sua ultima carica,
quella di primo segretario del Pcc, segna la conclusione della fase di
transizione della dirigenza del paese dai leader (ultraottantenni) della
rivoluzione di Fidel alla «generazione nata dopo il 1959». La quale, secondo il
noto commentatore televisivo Humberto López, «dovrà ricoprire ruoli
importanti».
Per la prima volta in sessant’anni nessun membro della famiglia Castro occuperà un posto di potere.
L’unica personalità pubblica che porta questo cognome, è Mariela, figlia minora
di Raúl: deputata dell’Assemblea nazionale del Poder popular, è nota
principalmente per il suo lavoro nella società civile come direttrice del
Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex).
Il pensionamento di Raúl Castro però era una
decisione annunciata già nel 2018, quando indicó come suo Delfino alla
presidenza della Repubblica Miguel Díaz-Canel. Al quale, come è ufficiosamente
annunciato da settimane, lascerà anche la carica di primo segretario del
partito. Per il resto vi sono solo speculazioni su chi ne seguirà l’esempio (e
l’indicazione) lasciando la propria carica.
Una delle figure principali è il secondo segretario, José Ramón Machado Ventura, novantenne
braccio destro di Raúl e di fatto il dirigente che controlla l’apparto di base
del partito in tutto il territorio. Altro personaggio storico dell’Ufficio
politico chiave per i prossimi equilibri al vertice del partito è il Comandante
della rivoluzione, Ramiro Valdés, 88 anni, attuale primo vicepremier e che
alcuni analisti vedono come un contrappeso al crescente ruolo dei militari nel
Pcc.
Lo straordinario e complesso scenario nazionale e
internazionale nel quale si svolge il Congresso – una grave crisi economica
resa ancor più drammatica dall’aggressività della terza ondata del Covid-19; la
sostanziale continuità della línea aggressiva di Donald Trump adottata
dall’attuale presidente degli Usa, Joe Biden; l’evoluzione sempre più complessa
e plurale della società cubana e l’emergere di una frattura del consenso
politico interno – indica che dai nuovi equilibri del vertice del Pcc dipenderà
il futuro prossimo dell’isola.
Secondo la nuova Costituzione del 2019, infatti, il partito comunista rappresenta non solo
l’unica organizzazione politica ammessa, ma anche la «forza politica». Al
dibattito dei tre giorni del Congresso e alla (almeno in parte) nuova direzione
del Partito che ne sarà l’espressione spetta dunque il compito di dare risposte
alla drammatica crisi. E a quelle che, secondo vari analisti, come il professor
Fabio Fernández Batista, sono le principali aspettative dei cittadini.
Sul piano económico, vi è una richiesta generale
perché siano portate a termine senza pause le riforme varate proprio
dall’allora presidente Raúl nei precedenti congressi – i cosidetti «Lineamenti»
(del 2011) e «la Concettualizzazione» (del 2016) del modelo económico cubano –
per dare concretezza all’aspirazione a un «socialismo prospero e sostenibile».
E soprattutto alle aspettative dei cittadini di verificare nella quotidianità
un salto qualitativo delle loro aspirazioni a una vita migliore.
Da quattro mesi è in
corso la Tarea Ordenamiento, una reforma monetaria, cambiaria e economica che
rappresenta solo una parte del complesso delle riforme progettate e necessarie.
Gli esiti per ora non sono quelli sperati, l’inflazione è superiore al previsto
con costi molto alti dei generi di prima necessità, mentre l’apertura di negozi
in dollari statunitensi ha allargato la forbice sociale. Gli stimoli per
favorire un aumento della produzione e la sostituzione delle importazioni non
funzionano come previsto. Specie nel settore strategico dell’agricoltura, il
cui ministro è stato sostituito proprio alla vigilia del Congresso.
La relativa chiarezza programmatica dell’impulso
riformatore voluta da Raúl contrasta con la lentezza della sua messa in marcia:
dopo dieci anni una buona parte del pacchetto di riforme deve ancora vedere la
luce. Segno evidente di un settore burocratico-conservatore del partito e dello
Stato che resiste ai cambiamenti.
Questa situazione si
riflette anche nelle relazioni tra la popolazione e il Pc. Secondo i dati a
disposizione del 2016, sarebbero 670.000 i militante del Pcc di fronte a una
popolazione di 11,3 milioni. Rinnovare la direzione del partito con persone che
appoggino apertamente le riforme è una misura indicata da alcuni analisti per
rafforzare il dialogo e l’interazione con la base del Pcc.
A livello político si delinea la richiesta di
coniugare la «continuità» (assieme all’«unità» è la parola d’ordine del
Congresso) con un approfondimento della democrazia partecipativa inerente al
socialismo cubano e prevista dalla Costituzione.
venerdì 9 aprile 2021
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giovedì 8 aprile 2021
Veterani del Turismo a Cuba
Ho avuto il piacere di essere ammesso al gruppo di FB Veteranos del Turismo en Cuba, dove si possono ritrovare persone e luoghi che non si vedono anche da molti anni.