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giovedì 13 settembre 2012

L'Avana "nascosta" - La Finca de los monos

Non ci si deve stupire che nell’Avana delle prime décadi del secolo scorso, ci fossero molti commenti che correvano di bocca in bocca sulla cosiddetta “Finca de los monos” (Fattoria delle scimmie), che apparteneva a Rosalía Abreu.
Si diceva che quella favolosa magione a forma di castello, situata nel Cerro, conservava più di un mistero e le scimmie che vi abitavano erano trattate quasi come umani.
Vera o no, la storia, quegli animali, oltre che domestici, si convertirono nello spazio di tre dacadi e grazie all’impegno dell’agiata signora, in oggetto di profondo studio scientifico.
Nella Finca de las Delicias, così si chiamava realmente, si arrivarono ad allevare tre generazioni di scimmie che per la loro importanza venivano visitate da specialisti cubani e stranieri.
Nel 1924, il Dottor Robert Yorkes, dell’Universita di Yale, fu presidente di una commissione della Carnegie Institution e, per sorpresa di chi si beffava della Signora, dichiarò che era stata promotrice dell’esperimento antropologico più grande mai realizzato, solo paragonabile alle osservazioni di Burton circa il linguaggio delle scimmie.
Rosalía Abreu adorava gli animali ed era molto interessata allo studio del loro comportamento. Si dice che nella sua vasta tenuta c’erano anche collezioni di tucàni, pappagalli, canarini, pavoni, galli giapponesi, cervi, orsi, conigli,cavalli, cani, gatti e un piccolo elefante di nome Jumbito.
Il suo interesse per le scimmie cominciò alla fine del XIX° secolo quando, in un viaggio nella Francia meridionale, comprò una femmina di macaco che, assieme a un orango, oriundo di Filadelfia, costituirono l’inizio di quella che fu la sua stupefacente collezione che comprese più di 200 scimmie tra gorilla, oranghi, scimpanzé e molte altre specie che risvegliarono curiosità, lazzi, paure e più di un commento malizioso tra i cubani.
Si diceva che ci fossero scimmie che andavano dalla grandezza di una rana a quella di un uomo.
Alla sua morte Rosalía donò la collezione alla carnegie Institution.
Quello che più stupisce del suo famoso esperimento fu la storia di Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, fatto che avvenne il 27 di aprile del 1915.
Anumá era figlio di Jimmy e Cucusa, due degli scimpnzé prediletti dalla padrona. Alla nascita misurava 53 centimetri di lunghezza e 35 di circonferenza craneale con un perimetro toracico di 37. A 10 anni era corpulento ed aveva quasi la statura di un uomo.
Crebbe tra tenerezze e complimenti. Si dimostrava gentile e amichevole, anche se era viziato per esere uno dei preferiti della colonia. Ma questa sua maniera di essere scomparve.
Un bel giorno Anumá spinse al massimo la sua impertinenza e venne sgridato da un guardiano di nome Juan Lezcano, ma lo scimpanzé non gli fece caso e continuò con i suoi dispetti.
Per minacciarlo, Juan lezcano introdusse la mano sinistra nella gabbia, in un attimo Anumà gli strappò due dita con un morso, il guardiano, terrorizzato, prese la sua arma e gli sparò.
La pallottola, penetrata tra le costole non raggiunse nessun organo vitale, ma con il passare del tempo si mosse arrivando vicino al cuore. Due anni dopo fu sottoposto a intervento chirurgico e morì per effetto dell’anestesia.
Così finì i suoi giorni Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, un giorno del 1915, nella “finca de los monos” di doña Rosalía Abreu, parte di un esperimento scientifico sul quale si creò più di una leggenda.
Ancora oggi si dice che in questo misterioso edificio a forma di castello, nel Cerro, nelle notti di luna piena si possono percepire le ombre di alcune scimmie che ballano un valzer in onore alla loro benefattrice.
(testo tradotto da "La Jiribilla")










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