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lunedì 6 luglio 2020

I presidenti "buoni"

Tra i presidenti “buoni” degli Stati Uniti ne spiccano 3, democratici, che non hanno certo brillato con la bontà verso Cuba e il Venezuela. Il più “buono”, il martire, J.F. Kennedy, ha esordito il 4 marzo del 1960, fresco fresco, con l’attentato alla nave francese La Coubre che si trovava nel porto dell’Avana carica di armi ed esplosivi destinati alla difesa del Paese. L’attentato ha causato un centinaio di morti e oltre 200 feriti tra equipaggio, lavoratori del porto e passanti. Il 17 aprile 1961, è noto, ha patrocinato lo sbarco alla Baia dei Porci della Brigata 2205 composta nella maggioranza da controrivoluzionari cubani ex batistiani residenti negli USA. Come si sa il colpo è andato male in meno di 72 ore, in realtà furono 66.
Un altro democratico, Bill Clinton (quello del sesso “improprio”), nel 1996 faceva approvare la Legge Helms-Burton che prevedeva un inasprimento dell’embargo contro Cuba e si aggiungeva alla legge Torricelli, approvata da Bush padre, fornendo al futuro Donald Strump il destro per applicare due titoli rimasti non operativi con strangolamento ancora più forte del popolo cubano a cui, secondo loro, erano dirette le misure per migliorare i Diritti Umani e Civili nell’Isola.
Si arriva così a Barack Obama, la Speranza in persona, il quale per il vero ha riannodato i rapporti diplomatici con Cuba con la riapertura delle rispettive ambasciate e ha operato cambiamenti di atteggiamento verso l’Isola con notevoli progressi nelle relazioni bilaterali, autorizzando viaggi ai residenti negli Stati uniti e le crociere con scalo in diversi porti dell’Isola. Indimenticabile è stata, poi, la sua visita all’Avana dopo quasi 80 anni dall’unica visita di un presidente statunitense alla capitale cubana. In realtà, il fine nemmeno tanto nascosto era quello di rosicchiare la Rivoluzione cubana dall’interno, visto che con gli scontri frontali attuati per quasi 60 anni non ci era riuscito nessuno. Il becero Strump, invece, oltre che cercare di distruggere i programmi interni di Obama, ha ripreso la vecchia filosofia del bastone.
A questo si aggiunge, da parte di Obama, l’aggiunta del Venezuela nella lista delle minacce alla sicurezza nazionale (sic!) e si sa dello stretto rapporto politico ed economico tra Cuba e il Paese sudamericano.

Cosa succederà col prossimo? Non credo in grandi cambiamenti, in fondo, sia repubblicani che democratici sono strumento delle lobbies strapotenti con petrolieri, armaioli e farmaceutici in testa.

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