Dopo 54 anni di rottura delle relazioni diplomatiche e dopo la storica visita di Barack Obama del 21 marzo 2015, si è riaperta l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America all’Avana con l’intervento di John Kerry, Segretario di Stato, il 14 agosto delllo stesso anno. Dopo un inizio fruttifero, nel poco tempo di presidenza che restava a Obama, le cose sono andate di male in peggio con l’avvento di Donald Strunz e non sono affatto migliorate, come si sperava, con l’attuale presidente John Bidet.
Strunz
ha organizzato un grottesco quanto improbabile “complotto” ai danni di
diplomatici e cittadini statunitensi presenti all’Avana che sarebbero stati
vittime di altrettanto improbabili “aggressioni acustiche” peraltro mai provate
con basi tecniche e scentifiche dagli stessi nordamericani. Comunque, con
questa scusa, si è cominciato il graduale, ma rapido, ritiro di personale
diplomatico da una sede nella quale non aveva ancora messo piede l’Ambasciatore
designato che mai è arrivato. Il ritiro più importante e significativo è stato
quello degli addetti ai servizi consolari che ha obbligato e obliga tuttora i
cittadini cubani a recarsi in un Paese terzo (Guyana o Messico) per la
richiesta di qualsiasi tipo di visto d’ingresso agli Stati Uniti. Questo
comporta naturalmente una gran perdita di tempo in giornate e specialmente di
denaro per le spese da affrontare. A questo punto viene spontaneo il famoso
detto “si stava meglio quando si stava peggio”, ovvero quando gli interessi dei
due Paesi erano nelle mani dell’Ufficio apposito gestito dalla Confederazione
Elvetica che operava, con delega, i servizi consolari, pertanto viene anche
spontanea la domanda: ma a cosa serve?
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