Inflazione, una parola che fa paura e che fino al “riordinamento economico e riunificazione monetaria” a Cuba era praticamente sconosciuta o quasi. L’abolizione del Peso Cubano Convertibile (CUC) è stata la maggior causa scatenante. È vero che si trattava di una moneta “virtuale” e non utilizzabile per scambi fuori dal Paese, ma aveva creato un equilibrio fra la domanda e l’offerta interna. Una volta abolito è stato un susseguirsi di aumenti di prezzo incessante, dapprima strisciante e adesso sfacciato. La misura che si pensa di adottare adesso è quella di aumentare i salari, indubbiamente necessaria, ma da sé non credo sia la soluzione del problema perché porterebbe comunque a un incremento ulteriore dei prezzi da parte dei commercianti sapendo che ci sarebbe maggior disponibilità di potere acquisitivo e costretti, molti di loro, al mercato nero della valuta dove le monete forti sono quotate quattro volte rispetto al cambio ufficiale. Purtroppo non sono un economista, ma solo uno che vede il commercio privato, una volta quasi inesistente in Moneta Nazionale (CUP), espandersi in modo esponenziale e con estrema avidità. Nel mercato statale, ormai, si fa fatica a trovare qualsiasi cosa e anche i prodotti assegnati con la “Libreta” (tessera annonaria) hanno subito aumenti e soprattutto sono diminuiti come varietà.
Anche in questo caso devo dire: si stava meglio quando si stava peggio?
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