Uno dei temi che mi ha lasciato perplesso, in un Paese che dovrebbe essere laico e progressista come Cuba, è quello sull’eutanasia e il suicidio assistito. Entrambi vietati per Legge. Evidentemente i quattro secoli di dominazione spagnola, spesso guidata dalla Santa Inquisizione, hanno lasciato un solco difficile da riempire.
Non
c’è dubbio che il divieto di morire in modo indolore e non traumatico, per sua
scelta o quella di persone strettamente vicine, per chi non abbia più le
condizioni umane di una vita degna di questo nome, sia una prevaricazione
palese dei Diritti Umani. Purtroppo nel Mondo la maggior parte dei Governi,
anche laici, è schierata da quella parte e i Popoli o non possono disporre
della possibilità di invertire la tendenza o hanno problemi di maggiori
dimensioni ancora irrisolti, quando appunto, non siano abbagliati da dogmi
senza fondamenti ragionevoli.
Quello
che mi ha stupito, nel caso di Cuba, è che ci sono persone ancora legate a
vecchie credenze religiose, perché di credenze si tratta quando non hanno
nessun fondamento logico o scientifico secondo le quali, come principio, “solo
Dio può dare e togliere la vita”. Al di là del fatto che la vita la danno un
padre e una madre e non Dio, se questi esistesse e fosse onnipotente, perché
non si incaricherebbe lui stesso di eliminare sofferenze e disagi estremi
inutili? Magari i disagi sono sempre inutili, anche non quelli estremi…Tutti
quelli che soffrono hanno gravi peccati da scontare? E la benevolenza di Dio
con il perdono, dov’è?
Purtroppo
la realtà è che i problemi di esistenza e di sussistenza li deve sempre
risolvere l’Uomo, quello fisico e reale e molto spesso o non se ne cura o ha
impedimenti a farlo.
Resta
poi il fatto che ancora in molti Paesi, non favorevoli all’eutanasia, sia
vigente la pena di morte (sic!) morti di serie A e B.
La
religione o le religioni, purtroppo, praticano la teoria che altro non è che
quella cantata in uno strepitoso successo di Mina: “parole, parole, parole,
soltanto parole…” Ma la biologia ha bisogno di fatti, sia per vivere che per
morire degnamente e possibilmente senza sofferenze.
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