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giovedì 28 settembre 2023
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domenica 17 settembre 2023
Il G77+Cina all'Avana commentato da Roberto Livi per Il Manifesto
Il Sud globale alza la voce a Cuba
G77+CINA. Clima da governare, economia più
giusta e gap tecnologico da colmare nel documento finale del vertice che si è
chiuso ieri a L'Avana. I paesi in via di sviluppo sperano di trarre benefici da
un ordine del mondo multipolare
Foto di gruppo finale per i leader che hanno
partecipato al vertice ospitato da Cuba - Ap
Edizione del 17 settembre 2023
L’approvazione
della Dichiarazione dell’Avana ieri nel primo pomeriggio alla conclusione del
vertice del G77+Cina, ha confermato il prestigio della diplomazia di Cuba.
Riuscire a far partecipare 114 dei 134 membri del Gruppo – la maggior parte dei
quali ha poco in comune in tema di politica, economia, lingua, religione,
sviluppo scentifico e alleanze regionali e internazionali – e a consolidare un
accordo su una piattaforma comune è stata certamente un’impresa complessa. Ma
conclusa con sostanziale successo.
Non
vi è dunque da sorprendersi se il punto di partenza dell’accordo è «la grande
incertezza» sul futuro causata da guerra e tensioni geopolitiche, crisi
economica e finanziaria, forti pressioni su alimenti e energia, aumento della
povertà estrema, grandi migrazioni forzate di popolazioni, effetti devastanti
del cambio climatico, minacce di pandemia, perdita della biodiversità.
Insomma
le terribili piaghe che si abbattono sopra il Sud globale, senza che
quest’ultimo abbia alcuna possibilità di governarle. E che vede compromesso il
suo futuro anche da un (relativamente) nuovo, ma sempre più strategico fattore:
il gap tecnologico col mondo sviluppato, quello dei Grandi.
I
quali sempre più puntano su scienza, tecnologia e innovazione come strumenti di
dominio neocoloniale. Ecco perché il tema di due giorni di incontri e
interventi del vertice dell’Avana è stato proprio «Le sfide dello sviluppo, il
ruolo di scienza, tecnica e innovazione». E si capisce perché l’accento posto
sia dagli ospiti cubani (il discorso inaugurale del presidente Díaz-Canel) sia
da alcuni tra i leader con più peso internazionale – e sostanzialmente anche
dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, presente al vertice – si
sia incentrato sulla necessità di costruire un ordine internazionale
multipolare mediante il quale il Sud globale possa far sentire la sua voce,
un’architettura finanziaria internazionale «più giusta» da cui possano trarre benefici
i paesi in via di sviluppo, un’azione decisa e coordinata per contrastare il
cambio climatico e ridurre il gap in termini di tecnologia, innovazione, salute
– gap che si è evidenziato drammaticamente durante la pandemia di Covid-19 – e
garantire un accesso equitativo all’Intelligenza artificiale anche al Sud
globale.
Il
metodo sul quale si sono espressi vari leader, e che viene ripreso nel
documento finale di otto pagine, è di basare l’azione comune del Gruppo – la
maggior organizzazione multilaterale dell’Onu – su «solidarietà e cooperazione
internazionale, specie quella Sud-Sud», la necessità di «agire uniti e a
beneficio di tutti», all’insegna di «conoscenza aperta e inclusione». Possono
sembrare esortazioni volte a tenere insieme il Gruppo e dare qualche speranza
anche a stati membri piccoli, poveri e sicuramente marginali. Ma è certo è che
simili termini non si ascoltano durante i vertici dei Grandi, né vengono messi
nero su bianco nei loro comunicati finali.
Per
le ragioni espresse all’inizio di trovare punti di consenso in un gruppo di
paesi tanto numeroso e disomogeneo, nella dichiarazione finale non vi sono
riferimenti all’invasione della Russia in Ucraina, all’aggressività tecnologica
delle tigri asiatiche, Cina compresa, ai cambiamenti politici in corso in
Africa, dove il neocolonialismo europeo è in crisi, alle minacce dell’estrema
destra in America latina.
giovedì 7 settembre 2023
Viaggiare oh, oh!
Cuba è un Paese dal quale è difficile muoversi. I motivi sono diversi, seppure si è allentata la stretta burocratica sui "permessi di uscita" rimangono i problemi pratici: i cubani non in possesso di altro passaporto (europeo) hanno possibilità limitate di entrare in altri Paesi senza un visto e comunque le possibilità economiche sono inesistenti per la stragrande maggioranza se non si ha chi aiuta dall'esterno. A questo si aggiunge che essendo un'isola praticamente "isolata", si passi il gioco di parole, non ci sono collegamenti marittimi con altri Paesi e l'unico mezzo possibile è l'aereo che ha tariffe abbastanza alte per i più. Il problema, serio per i cubani, adesso tocca anche gli stranieri residenti che seppure, nel caso degli europei per esempio non hanno problemi di visti, c'è però il problema della valuta per chi non ha un conto o finanziamenti dall'estero, dal momento che le Banche in cui si possono avere conti correnti in valuta attualmente richiedono la prenotazione per il ritiro della medesima con tempi che vanno anche oltre i due mesi. Per l'ingresso negli USA, poi, adesso c'è l'abolizione dell'ESTA ovvero il permesso di entrata senza visto, da quando l'illuminato presidente Trump ha messo Cuba nella lista di Paesi patrocinatori del terrorismo e il suo successore, il giovane Biden, non ci pensa nemmeno a toglierla. Questo problema non riguarda solo i residenti, ma anche chi viene a Cuba per turismo non può richiedere l'ESTA per i due anni successivi. Per avere diritto d'ingresso negli USA bisogna richiedere il visto consolare, ma dato che nel caso di Cuba, il Consolato presso l'Ambasciata, nordamericana non rilascia visti turistici o per visita famigliare, ma solo per lavoro o espatrio definitivo se approvato, bisogna prenotare il colloquio in un Paese terzo con tempi e costi immaginabili. Un bel confronto di "democrazie"!
domenica 3 settembre 2023
Sono passati 34 anni
Oggi ricorre il 34mo anniversario dell'incidente occorso all'aereo di Cubana de Aviación con destino Milano che per una grave imprudenza del pilota, il quale non ha valutato bene le condizioni del tempo e la potenza del suo velivolo, si è schiantato pochi secondi dopo il decollo da un'altezza che è stata sufficiente a creare una strage.
Ricordo ancora quella sera e quella notte passata a disposizione del'Ambasciata, agli arrivi nei giorni successivi dei giornalisti italiani e dei famigliari dell vittime. Un ricordo incancellabile.
Quando l'intelligence funziona...
MERCENARIO
"MAURO CASAGRANDE" ITALIANO IN CUBA
lunedì 14 dicembre 2011 20.55
Caro Agente Bunda, alias Albert0,
mi sembra lodevole la tua iniziativa di “riesumare” raccontidi italiani che
hanno una “storia” a Cuba. Quello che posso dire è che peraticamente tutti i
“personaggi” che ahnno una lunga traiettoria di vita cubana li conosco e li ho
conosciuti. Naturalmente non conosco tutti i dettagli delle loro vite, ma
almeno i ruoili principali che hanno avuto, certamente. Devo dire che, magari
involontariamente, si vorrebbe “tirarmi dentro” per conoscere queste storie.
Non è che mi voglia rifiutare di farlo, ma sono comunque “ricostruzioni” che mi
comportano tempo per ricordare e redigere e purtroppo, ho anche altre cose da
fare oltre a seguire il corumi, il mio sito e il blog.
Credo che su Mauro Casagrande, per chi fosse interessato ci siano pagine sui
motori di ricerca, quello che posso riassumere è che al principio degli anni
'60 (credo 61 0 62), questo giovane figlio dell'Ambasciatore italiano a San
Salvador, è capitato a Cuba per seguire dea vicino il nuovo corso della storia
dell'Isola. Durante la sua permanenza, che si è andata estendendo, ha stretto
amicizia con l'allora corrispondente dell'Unità, Saverio Tutino, la “comunità”
degli architetti italiani venuti dal
Venezuela, dopo varie peregrinazioni nel Terzo Mondo e via Argentina, con
l'attore emergente e poi diventato stella di prima grandezza nel cine, teatro
eTV: Sergio Corrieri (figlio di Fabio, lucchese di origine e di Gilda
Hernandez, attrice e regista teatrale) e il dipendente dell'Habana Libre (già
Habana Hilton) Manuel Arango. Architetti a parte, gli altri appartenenti al
gruppo avevano una passione comune: la pesca subacquea ed allora Cuba era un
vero “banquete” per questa attività, in seguito proibita. Oltre alle immersioni
era anche affiorata una certa affinità verso la cultura di cui Corrieri faceva
parte e gli architetti ne facevano da contorno attivo.
Dopo l'applicazione dell'embargo da parte degli USA, Mauro conobbe
l'imprenditore torinese Elio Cittone che aveva concluso una “triangolazione”
con l'URSS per l'invio delle navi cubane cariche di zucchero che erano state
fermate dall'intervenuta manovra economica. Cittone venne “ricompensato” anche
con la possibilità di aprire un ufficio, il primo e l'unico allora per uno
straniero, di import-export: la COMEI. Così in quegli anni si importarono
macchine da scrivere Olivetti, diffuse in tutti gli uffici del Paese,
automobili Alfa Romeo per i dirigenti, moto Guzzi per la Polizia, materiale
ferroviario e di meccanica pesante navale e automotrice Fiat, oltre ad altri
generi. Mauro, fu nomimato direttore della sede cubana della azienda.
Successivamente, dimostrando abilità negli affari e nelle relazioni publiche,
fu nominato Ambasciatore dello SMOM a Cuba. Grazie alla sua attività e i suoi
contatti si trovava a dover viaggiare frequentemente e in uno dei suoi viaggi
venne contattato, a Madrid, da una agente della CIA. Gli venne chiesto se fosse
disposto a collaborare e Mauro prese tempo lasciando però intendere che sarebbe
stato possibile. Rientrato a Cuba si ise in contatto con i servizi di sicurezza
che lo “autorizzarono” ad accettare per infiltrare un “agente
doppio”nell'intelligence americana.
La sua “attività” collaterale durò diversi anni, dentro e fuori da Cuba, fino a
che la diserzione del maggiore della “Seguridad” Florentino Aspillaga Lombard,
che aprofittò di un viaggio in Cecoslovacchia per poi rifugiarsi a Londra, non
fece saltare la “rete” a cui apparteneva Mauro assieme ad altri 26 agenti,
tutti cubani, ed infiltrati come lui nella CIA. Una volta ssicurata la
sicurezza di tutto il “gruppo”, le loro storie sono venuta alla luce
pubblicamente, attraverso uno speciale televisivo che li presentava. L'ultimo
episodio è stato quello in cui è apparso Mauro Casagrande, l'agente “Mario”.
Enorme la sorpresa, fra tutti e specialmente fra chi lo conosceva, italiano o
cubano che fosse. Questo fatto gli comportò la rinuncia alla direzione della
COMEI e alla carica di Ambasciatore ricevette i gradi di maggiore del Minint
fino a diventare, oggi, colonnello. Continuò comunque a dedicarsi agli affari e
investì con Habaguanex nell'apertura del ristorante di Prado e Nettuno assieme
al ex cuoco di Giovanni PaoloII che credo si chiamasse Angelo, ma questo è
successo in anni in cui non risiedevo a Cuba. So che in seguito è uscito dalla
società “mista” e oggi prosegue nei suoi affari di import-export e si occupa di
finanza.
Note:Visite la sua casa in Ave.
Paseo inizio anni 1990 me recorda vecino alla embasciata Italiana in Cuba,voleva
lavorare con lui,non possible la sua empresa international sotto la secureza
del Stato solo loro podevano ubicare personale.
Mauro Cassagrande - Agente Mario de
la DSE (mercenario italiano in Cuba)
Postato 14th February
2012 da Anonymous
Etichette: Ileana Ros - Lehtinen Isac Ramon Marco Rubio.Saul Sanchez Mario Diaz - Balart No apartheid castrista Reina Luisa Tamayo Danger
2
Visualizza commenti
1.
Anonymous14 febbraio 2012 alle ore 21:46
Por la libertad de mì
Patria fuera todos los mercenarios de Isla al servizio de la dictadura castro -
comunista què tienen maniatada un pueblo por màs de medio siglo.
2.
aldo abuaf3
settembre 2023 alle ore 14:54
Ritratto dettagliato e preciso anche negli aspetti
"privati" evidentemente redatto da un "collega" di Mauro
dell'altra sponda. Sarebbe interessante leggere informazioni su altri italiani
a Cuba, magari anche sul sottoscritto, se considerato d'interesse. Ma vedo che
il nostro non pubblica da anni. Morto? Spero di no.
venerdì 1 settembre 2023
Hasta siempre Mimmo! Ricordo di un amico
Un breve scritto pubblicato sul sito
https://premiomimmocandito.org
Aldo Abuaf era un caro amico di Mimmo, nella sua prima vita vigile a Milano
e nella seconda, ormai fisso a Cuba dove i due si conobbero, fotografo,
stringer e collaboratore di alcuni fogli. L’ho incontrato l’ultima volta
nel 2016 all’Havana, quando sono andata a sentire i Rolling Stones davanti
all’impressionante folla di 500 mila persone: ha dato una mano anche a me.
Quando Mimmo se n’è andato, l’ho pensato e mi son detta che non avrei saputo
più nulla di Aldo e mi spiaceva. Invece si è fatto vivo di recente, via
Facebook, e adesso so come trovarlo.Gli ho subito chiesto un ricordo del
Nostro, e lui me lo ha mandato a spron battente. Eccolo qui sotto.
Durante la mia
permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o
comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti.
Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un poco di puzzetta
sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti,
tutti di primo piano, ce n’è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che
ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei
pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per
quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e
investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai
parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo
modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo
cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo
quotidiano. Così è nata un’amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e
non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che
possa sembrare.
Immagino che le sue
cronache manchino anche ai lettori de “La Stampa”, il giornale che era la sua
ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri editi da Rizzoli e
Baldini e Castoldi, raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto
umane in molti Paesi del terzo e quarto Mondo, mettendo in risalto specialmente
la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che
sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione
da Cuba come “persona non grata” (avvenuta durante il mio provvisorio, ma
prolungato rientro in Italia) accusato di essere un agente della CIA. Era
l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita qui si era fatta ancora più dura e
la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi
livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla
notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli
d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era
toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo
oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra
dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina
che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che
indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana.
Sono ancora colpito dal
suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con
un rispetto e un’educazione sulla via dell’oblio in un Mondo che aveva già
iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha
mai fatto pressione per avere particolari riguardi o “dritte” su fatti e
persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che
della solidarietà e l’amicizia che si era formata incredibilmente fra due
persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto
generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto
fare un’intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non
aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud,
di quelli “di una volta”. Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi
nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività
professionale e anche personale.
Sono profondamente
materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall’alto del
Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta
siempre, Mimmo!
Aldo Abuaf
26 Luglio, 2023