Un breve scritto pubblicato sul sito
https://premiomimmocandito.org
Aldo Abuaf era un caro amico di Mimmo, nella sua prima vita vigile a Milano
e nella seconda, ormai fisso a Cuba dove i due si conobbero, fotografo,
stringer e collaboratore di alcuni fogli. L’ho incontrato l’ultima volta
nel 2016 all’Havana, quando sono andata a sentire i Rolling Stones davanti
all’impressionante folla di 500 mila persone: ha dato una mano anche a me.
Quando Mimmo se n’è andato, l’ho pensato e mi son detta che non avrei saputo
più nulla di Aldo e mi spiaceva. Invece si è fatto vivo di recente, via
Facebook, e adesso so come trovarlo.Gli ho subito chiesto un ricordo del
Nostro, e lui me lo ha mandato a spron battente. Eccolo qui sotto.
Durante la mia
permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o
comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti.
Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un poco di puzzetta
sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti,
tutti di primo piano, ce n’è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che
ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei
pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per
quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e
investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai
parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo
modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo
cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo
quotidiano. Così è nata un’amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e
non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che
possa sembrare.
Immagino che le sue
cronache manchino anche ai lettori de “La Stampa”, il giornale che era la sua
ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri editi da Rizzoli e
Baldini e Castoldi, raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto
umane in molti Paesi del terzo e quarto Mondo, mettendo in risalto specialmente
la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che
sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione
da Cuba come “persona non grata” (avvenuta durante il mio provvisorio, ma
prolungato rientro in Italia) accusato di essere un agente della CIA. Era
l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita qui si era fatta ancora più dura e
la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi
livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla
notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli
d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era
toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo
oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra
dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina
che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che
indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana.
Sono ancora colpito dal
suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con
un rispetto e un’educazione sulla via dell’oblio in un Mondo che aveva già
iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha
mai fatto pressione per avere particolari riguardi o “dritte” su fatti e
persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che
della solidarietà e l’amicizia che si era formata incredibilmente fra due
persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto
generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto
fare un’intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non
aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud,
di quelli “di una volta”. Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi
nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività
professionale e anche personale.
Sono profondamente
materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall’alto del
Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta
siempre, Mimmo!
Aldo Abuaf
26 Luglio, 2023
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