Sicuramente una buona notizia: i cubani potranno costruire barche per poter pescare o per diporto. Potranno anche importare motori fino alla potenza di 60HP.
Questa
nuova Legge è senza dubbio positiva per quello che riguarda le libertà individuali,
utile per il lavoro e per lo svago. Cuba
è un’isola dove, assurdamente, non si trova in vendita il pesce o i prodotti
del mare in genere. Da una cinquantina di anni era vietato, ai privati,
possedere natanti per ragioni di sicurezza nazionale. Adesso, supponendo che le
medesime ragioni non sussistano, nel senso più stretto, ne rimangono altre che
erano comprese nell’anteriore divieto, come la possibilità di espatrio
clandestino.
Non
voglio essere pessimista, ma mi sembra che le condizioni attuali del Paese non
richiedessero con tanta celerità un provvedimento che in sé, come dicevo, è
positivo e che come il riordinamento monetario si rivolga poi contro sé stesso.
In un
momento nel quale si moltiplicano le fughe, diserzioni o più in generale gli
espatri più o meno legali o clandestini, mi sembra che la presenza di natanti a
portata di mano, seppure custoditi, possano portare a furti e violenze per
poter espatriare. A questo si aggiunge la penuria di carburanti che stanno
limitando il normale traffico pubblico e privato con il divieto di portare
recipienti alle pompe di benzina, ma è possibile solo riempire il serbatoio del
veicolo. A questo punto, come si alimenterebbero i motori dei natanti?
Supponendo che si fornissero dei permessi agli aventi diritto, non aumenterebbe
il rischio di speculazioni, accaparramenti e furti?
Più
che giusto ed encomiabile aumentare le libertà, ma allora perché dichiararsi in
un’economia di guerra? Le guerre richiedono sacrifici e limitazioni. Sarebbe
meglio dichiarare la pace.
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