Oggi ricorrono 35 anni dal terribile incidente del 1989 avvenuto sulla pista dell’aeroporto dell’Avana. Un sinistro provocato principalmente dalla presunzione ed errori di calcolo del pilota che ha comunque pagato anche lui con la vita le sue leggerezze assieme agli altri 111 occupanti del velivolo, tra equipaggio cubano e passeggeri italiani.
Presunzione
per non aver ascoltato i suggerimenti della Torre di Controllo che gli
suggerivano di ritardare il decollo per il maltempo, particolarmente violento
in questo periodo dell’anno e gli errori di calcolo per non aver tenuto in
conto la, relativa, limitata potenza dei motori dell’IL62 di cui era al comando
che rendevano problematica l’uscita da una turbolenza a bassa quota. A questo
si è aggiunta anche la fatalità che proprio al termine della pista mentre si
trovavano a 60 metri da terra si è formata una raffica di vento discendente, conosciuta come windshire, incubo dei piloti, che
ha schiacciato il velivolo verso il basso facendolo schiantare tra la fine
della pista e il centro abitato di Luzgardita, costituito prima dell’aeroporto
e comunque in tempi meno pericolosi, ma che il buon senso avrebbe dovuto far
sgomberare quando il traffico si stava incrementando e la potenza degli aerei pure.
Difficile
o quasi impossibile per qualunque pilota anche con apparecchi dotati di motori
più potenti poter “bucare” la tormenta a quella quota.
L’abbrivio
dovuto alla velocità ha trascinato l’aereo per varie centinaia di etri mentre,
essendo zeppo di carburante, per l’urto e l’attrito prendeva fuoco lasciando
senza campo gli occupanti e radendo al suolo buona parte di Luzgardita di cui
non si era reso noto il numero di vittime, se lo si è fatto successivamente non
ne sono informato.
Un
dettaglio che mi sembra ancora oggi incredibile è che mia figlia che era venuta
a trovarmi, era prenotata su quel volo, ma ha voluto anticipare il rientro di
una settimana. Proprio vero che quando non ti tocca…
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