A
quasi due anni dalla scomparsa avvenuta a 96 anni, il 12 gennaio del 2023 nella
sua Milano dove era nato il 6 aprile del 1927, l’Ambasciata d’Italia all’Avana
rende un tributo postumo a Vittorio Garatti che fu uno del trio di architetti italiani,
provenienti dal Sud America, arrivati a Cuba agli albori della rivoluzione nei
primissimi anni ’60 del secolo scorso e che dettero un notevole impulso
all’architettura cubana e alla formazione universitaria di giovani leve, dal
momento che Cuba era rimasta praticamente priva di professionisti del settore,
emigrati negli Stati Uniti. Gli altri due erano Sergio Baroni e Roberto
Gottardi che assunsero la cittadinanza cubana in tempi in cui bisognava
rinunciare a quella italiana, lui non fece tempo.
I tre, con il Cubano Ricardo Porro, diedero vita alla Scuola Nazionale di Arte nel quartiere di Cubanacán da cui prese nome. Si tratta di un insieme di “aule” costruite in cotto con struttura “a pagoda”, molto originali e che si sposavano con la folta vegetazione circostante. Nemmeno a dirlo la più bella e robusta costruzione fu quella della Scuola di Musica e Balletto, progettata da Vittorio Garatti. Purtroppo la struttura è stata trascurata e abbandonata ed oggi è abbastanza in rovina, ma ancora apprezzabile.
Appena arrivato a Cuba, Vittorio e sua moglie Vanda, strinsero una forte amicizia con uno degli attori più popolari del tempo. Sergio Corrieri, di padre italiano, e di sua moglie Norma Martínez, anche lei attrice nonché modella e assistente di direzione nel cinema e che fu usa di Alberto Díaz “Korda”, autore della celebre e iconica foto del “Che” Guevara.
Scrivere questa lunga parentesi nella storia di Vittorio è come scrivere un testo di fantasia, dal momento che tutti i protagonisti sono ormai scomparsi ad eccetto di uno: Ramiro Valdés, l’allora potente, schivo e sempre nell’ombra Ministro degli Interni. L’unico di loro che non ho mai conosciuto personalmente.
Io conobbi Vittorio perché Norma, diventata la mia convivente di fatto e direttrice del Reparto di Animazione del Cinema cubano, sapendo che sarei andato a Milano mi chiese di cercarlo e portargli i i suoi saluti. Detto, fatto. Mi recai nella trattoria dell’amico Italo, nel quartiere di Brera, che pure conosceva Vittorio, abitante nella zona e suo abituale cliente, dove lo incontrai.
L’avventura cubana di Vittorio finì tragicamente per una leggerezza, dovuta anche allo zelo e la voglia di lavorare. A quel tempo era incaricato di portare a termine un lavoro importante e delicato: la ristrutturazione del porto dell’Avana. Ebbe la malaugurata idea di portarsi i disegni a casa per accelerare il lavoro, ma…qualche solerte funzionario della Seguridad del Estado ritenne che fosse un’operazione di spionaggio. In poche ore Vittorio e Vanda furono espulsi dal Paese.
Soltanto dopo una trentina d’anni, grazie all’intercezione di Norma su Ramiro Valdés accompagnata da un colloquio di Sergio Baroni che aveva incontrato, in un evento nel Palazzo delle Convenzioni, il Vice Presidente Carlos Rafael Rodriguez che gli chiese notizie di Vittorio e rimase allibito quando seppe la storia intervenendo a sua volta presso Ramiro Valdés, Vittorio fu riabilitato e potette tornare a Cuba di cui aveva una gran voglia nel 1987. Rimesse a posto le cose, venne completamente scagionato dall’antica accusa ed ebbe il ricevimento che si meritava.
Una fetta di vita dolce, amara e di nuovo dolce per un uomo eccezionale che ha goduto di amicizie eccezionali.
I
tre, con il Cubano Ricardo Porro, diedero vita alla Scuola Nazionale di Arte
nel quartiere di Cubanacán da cui prese nome. Si tratta di un insieme di “aule”
costruite in cotto con struttura “a pagoda”, molto originali e che si sposavano
con la folta vegetazione circostante. Nemmeno a dirlo la più bella e robusta
costruzione fu quella della Scuola di Musica e Balletto, progettata da Vittorio
Garatti. Purtroppo la struttura è stata trascurata e abbandonata ed oggi è
abbastanza in rovina, ma ancora apprezzabile.I tre, con il Cubano Ricardo Porro, diedero vita alla Scuola Nazionale di Arte nel quartiere di Cubanacán da cui prese nome. Si tratta di un insieme di “aule” costruite in cotto con struttura “a pagoda”, molto originali e che si sposavano con la folta vegetazione circostante. Nemmeno a dirlo la più bella e robusta costruzione fu quella della Scuola di Musica e Balletto, progettata da Vittorio Garatti. Purtroppo la struttura è stata trascurata e abbandonata ed oggi è abbastanza in rovina, ma ancora apprezzabile.
Appena arrivato a Cuba, Vittorio e sua moglie Vanda, strinsero una forte amicizia con uno degli attori più popolari del tempo. Sergio Corrieri, di padre italiano, e di sua moglie Norma Martínez, anche lei attrice nonché modella e assistente di direzione nel cinema e che fu usa di Alberto Díaz “Korda”, autore della celebre e iconica foto del “Che” Guevara.
Scrivere questa lunga parentesi nella storia di Vittorio è come scrivere un testo di fantasia, dal momento che tutti i protagonisti sono ormai scomparsi ad eccetto di uno: Ramiro Valdés, l’allora potente, schivo e sempre nell’ombra Ministro degli Interni. L’unico di loro che non ho mai conosciuto personalmente.
Io conobbi Vittorio perché Norma, diventata la mia convivente di fatto e direttrice del Reparto di Animazione del Cinema cubano, sapendo che sarei andato a Milano mi chiese di cercarlo e portargli i i suoi saluti. Detto, fatto. Mi recai nella trattoria dell’amico Italo, nel quartiere di Brera, che pure conosceva Vittorio, abitante nella zona e suo abituale cliente, dove lo incontrai.
L’avventura cubana di Vittorio finì tragicamente per una leggerezza, dovuta anche allo zelo e la voglia di lavorare. A quel tempo era incaricato di portare a termine un lavoro importante e delicato: la ristrutturazione del porto dell’Avana. Ebbe la malaugurata idea di portarsi i disegni a casa per accelerare il lavoro, ma…qualche solerte funzionario della Seguridad del Estado ritenne che fosse un’operazione di spionaggio. In poche ore Vittorio e Vanda furono espulsi dal Paese.
Soltanto dopo una trentina d’anni, grazie all’intercezione di Norma su Ramiro Valdés accompagnata da un colloquio di Sergio Baroni che aveva incontrato, in un evento nel Palazzo delle Convenzioni, il Vice Presidente Carlos Rafael Rodriguez che gli chiese notizie di Vittorio e rimase allibito quando seppe la storia intervenendo a sua volta presso Ramiro Valdés, Vittorio fu riabilitato e potette tornare a Cuba di cui aveva una gran voglia nel 1987. Rimesse a posto le cose, venne completamente scagionato dall’antica accusa ed ebbe il ricevimento che si meritava.
Una fetta di vita dolce, amara e di nuovo dolce per un uomo eccezionale che ha goduto di amicizie eccezionali.
Appena arrivato a Cuba, Vittorio e sua moglie Vanda, strinsero una forte amicizia con uno degli attori più popolari del tempo. Sergio Corrieri, di padre italiano, e di sua moglie Norma Martínez, anche lei attrice nonché modella e assistente di direzione nel cinema e che fu usa di Alberto Díaz “Korda”, autore della celebre e iconica foto del “Che” Guevara.
Scrivere questa lunga parentesi nella storia di Vittorio è come scrivere un testo di fantasia, dal momento che tutti i protagonisti sono ormai scomparsi ad eccetto di uno: Ramiro Valdés, l’allora potente, schivo e sempre nell’ombra Ministro degli Interni. L’unico di loro che non ho mai conosciuto personalmente.
Io conobbi Vittorio perché Norma, diventata la mia convivente di fatto e direttrice del Reparto di Animazione del Cinema cubano, sapendo che sarei andato a Milano mi chiese di cercarlo e portargli i i suoi saluti. Detto, fatto. Mi recai nella trattoria dell’amico Italo, nel quartiere di Brera, che pure conosceva Vittorio, abitante nella zona e suo abituale cliente, dove lo incontrai.
L’avventura cubana di Vittorio finì tragicamente per una leggerezza, dovuta anche allo zelo e la voglia di lavorare. A quel tempo era incaricato di portare a termine un lavoro importante e delicato: la ristrutturazione del porto dell’Avana. Ebbe la malaugurata idea di portarsi i disegni a casa per accelerare il lavoro, ma…qualche solerte funzionario della Seguridad del Estado ritenne che fosse un’operazione di spionaggio. In poche ore Vittorio e Vanda furono espulsi dal Paese.
Soltanto dopo una trentina d’anni, grazie all’intercezione di Norma su Ramiro Valdés accompagnata da un colloquio di Sergio Baroni che aveva incontrato, in un evento nel Palazzo delle Convenzioni, il Vice Presidente Carlos Rafael Rodriguez che gli chiese notizie di Vittorio e rimase allibito quando seppe la storia intervenendo a sua volta presso Ramiro Valdés, Vittorio fu riabilitato e potette tornare a Cuba di cui aveva una gran voglia nel 1987. Rimesse a posto le cose, venne completamente scagionato dall’antica accusa ed ebbe il ricevimento che si meritava.
Una fetta di vita dolce, amara e di nuovo dolce per un uomo eccezionale che ha goduto di amicizie eccezionali.
Appena arrivato a Cuba, Vittorio e sua moglie Vanda, strinsero una forte amicizia con uno degli attori più popolari del tempo. Sergio Corrieri, di padre italiano, e di sua moglie Norma Martínez, anche lei attrice nonché modella e assistente di direzione nel cinema e che fu usa di Alberto Díaz “Korda”, autore della celebre e iconica foto del “Che” Guevara.
Scrivere questa lunga parentesi nella storia di Vittorio è come scrivere un testo di fantasia, dal momento che tutti i protagonisti sono ormai scomparsi ad eccetto di uno: Ramiro Valdés, l’allora potente, schivo e sempre nell’ombra Ministro degli Interni. L’unico di loro che non ho mai conosciuto personalmente.
Io conobbi Vittorio perché Norma, diventata la mia convivente di fatto e direttrice del Reparto di Animazione del Cinema cubano, sapendo che sarei andato a Milano mi chiese di cercarlo e portargli i i suoi saluti. Detto, fatto. Mi recai nella trattoria dell’amico Italo, nel quartiere di Brera, che pure conosceva Vittorio, abitante nella zona e suo abituale cliente, dove lo incontrai.
L’avventura cubana di Vittorio finì tragicamente per una leggerezza, dovuta anche allo zelo e la voglia di lavorare. A quel tempo era incaricato di portare a termine un lavoro importante e delicato: la ristrutturazione del porto dell’Avana. Ebbe la malaugurata idea di portarsi i disegni a casa per accelerare il lavoro, ma…qualche solerte funzionario della Seguridad del Estado ritenne che fosse un’operazione di spionaggio. In poche ore Vittorio e Vanda furono espulsi dal Paese.
Soltanto dopo una trentina d’anni, grazie all’intercezione di Norma su Ramiro Valdés accompagnata da un colloquio di Sergio Baroni che aveva incontrato, in un evento nel Palazzo delle Convenzioni, il Vice Presidente Carlos Rafael Rodriguez che gli chiese notizie di Vittorio e rimase allibito quando seppe la storia intervenendo a sua volta presso Ramiro Valdés, Vittorio fu riabilitato e potette tornare a Cuba di cui aveva una gran voglia nel 1987. Rimesse a posto le cose, venne completamente scagionato dall’antica accusa ed ebbe il ricevimento che si meritava.
Una fetta di vita dolce, amara e di nuovo dolce per un uomo eccezionale che ha goduto di amicizie eccezionali.
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