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giovedì 3 luglio 2025

Dal Manifesto

 Trenta giorni ai falchi Usa per strangolare Cuba– 

Roberto Livi, L’AVANA, 03.07.2025 Usa-Cuba Nuova stretta e sanzioni nel memorandum del presidente statunitense Più che annunciato, è stato diffuso il memorandum presidenziale con il quale Trump chiede alla sua amministrazione di stabilire nuove sanzioni per strangolare Cuba. L’avviso era giunto chiaro la settimana scorsa quando il segretario di Stato, il cubano americano Marco Rubio, aveva imposto all’Organizzazione degli Stati americani (Osa) di eleggere la “profuga” cubana Rosa Maria Payá come membro del Commissione interamericana per i diritti dell’uomo. Pena l’uscita degli Usa e la fine dei finanziamenti all’Osa, organizzazione che Fidel Castro aveva definito il «ministero delle colonie» degli Usa. LA GIOVANE PAYÁ – a differenza del padre Oswaldo morto a Cuba in un incidente – è nota per essere stata creata e finanziata dalla contra e dalla Cia e ha sempre usato la leva (in senso unilaterale) dei diritti umani contro il governo dell’Avana. La sua elezione sbandierata a suon di fanfare dagli anticastristi di Miami – annunciava appunto tempesta per Cuba. Il memorandum presidenziale l’ha scatenata. Trump ha dato trenta giorni ai suoi falchi per trovare misure che portino alla fine del socialismo cubano. Il lasso di tempo relativamente lungo (rispetto alle roboanti affermazioni di The Donald circa la sua capacità di far finire la guerra in Ucraina in un paio di giorni e sistemare il Medio oriente in breve tempo) è dovuto al fatto che già nella sua prima amministrazione il presidente aveva emanato più di duecento sanzioni – che si aggiungevano al sessantennale embargo – per strangolare Cuba. La più letale delle quali era il nuovo inserimento di Cuba nella lista nera dei paesi che favoriscono il terrorismo. Misura mantenuta dal presidente democratico Biden, nonostante il Dipartimento di Stato avesse dichiarato l’aperta collaborazione dell’Avana in termini di lotta alla droga e al terrorismo. Trovare nuove sanzioni e misure aggiuntive per abbattere il governo cubano dunque si presenta come un compito complicato. Anche se le direttive sono chiare: colpire dove fa più male, turismo e missioni mediche cubane all’estero. Oltre, naturalmente, nel campo del rispetto dei diritti umani (repressione dell’opposizione e della libertà di espressione) che però si annuncia come un’arma spuntata, vista la politica autoritaria di Trump e soprattutto la sua ossessione anti immigrazione che l’ha portato ad annullare i privilegi per anni concessi ai profughi cubani, 300.000 dei quali oggi corrono il rischio di essere espulsi a forza dagli Usa, per decenni da loro considerati il paradiso della democrazia. LA DRAMMATICA SITUAZIONE di Cuba – definita una «policrisi» dagli economisti locali visto che da tre anni l’isola è in recessione, il turismo in crisi, l’inflazione rimane alta e difficilmente controllabile e il sistema di produzione di energia elettrica sull’orlo del collasso– è però un obiettivo vulnerabile. Uno strangolamento delle rimesse, il blocco del turismo dagli Usa (soprattutto di cubano-americani) e l’accusa di «moderno schiavismo» rivolta ai medici cubani inviati in missione all’estero sono gli obiettivi più sensibili indicati nel memorandum. Sono obiettivi che colpiscono direttamente la popolazione dell’isola, più che la sua classe dirigente. Ed è questa la denuncia principale sollevata sia dal ministro degli Esteri Bruno Rodriguez – «sono sanzioni che colpiscono l’intero popolo cubano» – sia dal suo vice Carlos Fermandez de Cossio – «un tentativo di screditare le missioni umanitarie mediche di Cuba». Lo scopo, dunque, è quello di sempre: provocare fame e disperazione nella popolazione cubana per indurla ad abbattere il governo. Il problema da sempre irrisolto dalla contra statunitense è che non vi è in Cuba un’opposizione organizzata che abbia un «programma di transizione verso la democrazia». L’OBIETTIVO DELLA CONTRA di Miami e dei vari presidenti statunitensi, da Eisenhower in poi, è sempre stato quello abbattere il socialismo cubano, non favorire un possibile cambiamento democratico nell’isola. Dunque una geopolitica imperiale. Alla quale la dirigenza cubana risponde sullo stesso terreno. In previsione del memorandum capestro di Trump, il presidente Miguel Díaz-Canel ha cercato, con missioni politche, di rinforzare i vincoli politici e commerciali con la Russia (trovando Putin ben disposto a contromisure verso gli Usa) e più recentemente con la Bielorussia. Oltre a ottenere una forma di associazione al gruppo dei Brics+ che potrebbe garantire a Cuba uno spazio geopolitico non controllato dal dollaro. © 2025 il manifesto – copia esclusivamente per uso personale

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