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L'Avana
Lunedì, 24 Maggio
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martedì 18 settembre 2012
Video
Sulla barra video a lato, sono attualmente visibili due filmati tratti dai notiziari della Tv cubana riguardo la Mostra permanente di Leonardo, uno dell'Oficina del Historiador che riassume la "storia" dall'arrivo all'inaugurazione e uno del noticiero che riguarda l'esposizione fotografica di José Rubiera.
Album "cubano" di Zucchero Fornaciari
Come avevo scritto nel post del 25 agosto scorso, era stata segnalata la presenza di Zucchero Fornaciari a Cuba. La notizia mi è arrivata in ritardo per poterlo "scovare". Adesso è annunciata ufficialmente l'uscita del disco e dei video clip che il musicista ha registrato qua. E' anche previsto un suo possibile ritorno a Cuba e, la prossima volta, spero di poterlo contattare.
lunedì 17 settembre 2012
Umore...di lattice
Un cubano está tranquilamente tomando su desayuno en cierto
restaurante de Madrid, cuando un típico madrileño, mascando
chicle, se sienta a su lado.
El cubano ignora al madrileño al ver como lo miraba y el madrileño
no muy contento con eso, trata de hacerle conversación preguntando:
Disculpa, loco ¿En Cuba ustedes se comen todo el pan?'
De hecho, SI! Contesta el cubano.
Y el madrileño le dice:
Nosotros NO, sólo comemos la migaja de adentro del pan y
la parte de afuera la almacenamos, la reciclamos, la transformamos en harina de 2da. mano y la exportamos a Cuba'.
El cubano escucha en silencio, imperturbable.
El madrileño sigue mascando chicle e insiste: ¿En Cuba ustedes se comen la mermelada con el pan ?
SI!, contesta el cubano
Y el madrileño le dice:
Nosotros NO. --- Nosotros en el desayuno comemos fruta fresca, la cáscara y las semillas, las ponemos en otro 'container', las reciclamos, la transformamos en mermelada y la exportamos a Cuba'.
El cubano, ya un poco alterado, le pregunta:
Y aquí ustedes, ¿qué hacen con los condones
después de usarlos?
Los tiramos a la basura'.
de Puta madre!!! no??? Fíjate que nosotros NO, después de usarlos los ponemos en
un 'contenedor', los reciclamos; los transformamos en chicles y los exportamos
a Madrid!
restaurante de Madrid, cuando un típico madrileño, mascando
chicle, se sienta a su lado.
El cubano ignora al madrileño al ver como lo miraba y el madrileño
no muy contento con eso, trata de hacerle conversación preguntando:
Disculpa, loco ¿En Cuba ustedes se comen todo el pan?'
De hecho, SI! Contesta el cubano.
Y el madrileño le dice:
Nosotros NO, sólo comemos la migaja de adentro del pan y
la parte de afuera la almacenamos, la reciclamos, la transformamos en harina de 2da. mano y la exportamos a Cuba'.
El cubano escucha en silencio, imperturbable.
El madrileño sigue mascando chicle e insiste: ¿En Cuba ustedes se comen la mermelada con el pan ?
SI!, contesta el cubano
Y el madrileño le dice:
Nosotros NO. --- Nosotros en el desayuno comemos fruta fresca, la cáscara y las semillas, las ponemos en otro 'container', las reciclamos, la transformamos en mermelada y la exportamos a Cuba'.
El cubano, ya un poco alterado, le pregunta:
Y aquí ustedes, ¿qué hacen con los condones
después de usarlos?
Los tiramos a la basura'.
de Puta madre!!! no??? Fíjate que nosotros NO, después de usarlos los ponemos en
un 'contenedor', los reciclamos; los transformamos en chicles y los exportamos
a Madrid!
Umore...ad alta quota
Un abogado Estadounidense está sentado junto a un cubano en el avión en un vuelo largo.
El abogado piensa que los cubanos son tan
tontos que podría abusar de él fácilmente.
Así que le pregunta al cubano que si le gustaría jugar un
divertido juego.
El cubano, cansado, sólo quería tomar una siesta y diplomáticamente se rehúsa.
El abogado insiste en que el juego es muy divertido:
"Yo te hago una pregunta y si no sabes la respuesta,
me pagas $5.00 dólares; luego tú me haces una pregunta y si no sé la respuesta yo te pagaré a ti $500.00 dólares."
Esto le llama la atención al cubano y para callar
al abogado acepta participar en el juego.
El abogado hace la primera pregunta:
" Cuál es la distancia desde la Tierra hasta la Luna ?"
El cubano no dice nada, saca de su cartera el billete de $5.00 dólares y se lo entrega al abogado.
Ahora es el turno del cubano, él le pregunta al abogado:
"¿Qué sube una loma con tres pies y baja con cuatro?"
El abogado usa su laptop, chequea todas las
referencias, usa sus audífonos, entra en la red y a la
librería del Congreso. Manda un correo electrónico
a todos sus amigos listos.... sin resultados.
Después de dos horas y media de estar buscando se da
por vencido, despierta al cubano y le entrega $500.00
dólares.
El cubano se embolsa los $500 dólares y se vuelve a dormir.
El abogado se enloquece al no haber encontrado
respuesta. Despierta al cubano y le pregunta:
"Bueno, entonces ¿qué es lo que sube una colina con tres pies y baja con cuatro?"
El cubano saca de su cartera $5.00 dólares, se los paga y se vuelve a dormir.
¡¡Arriba Cuba !!
Etecsa vs. Etecsa
Si compie oggi una settimana senza linea telefonica in casa. Secondo ETECSA (servizi telefonici) i guasti dovrebbero essere riparati nel corso di 72 ore nei giorni lavorativi. Il mio guasto è di lunedì scorso, direi che le 72 ore sono abbondantemente trascorse e non vi erano giorni festivi nella settimana passata.
Ho un servizio di internet che ogni fine mese viene azzerato e le ore non utilizzate nel "plafond" vanno perse. Per queste ore, pago in moneta convertibile all'ETECSA, mentre il consumo, comprese le connessioni al web le pago in moneta nazionale, quindi...i due rami dell'azienda si palleggiano bellamente la "pelota", come fossero due aziende diverse. A questo punto non sarebbe meglio se, almeno, si chiamassero EtecsA e EtecsB?
Ho un servizio di internet che ogni fine mese viene azzerato e le ore non utilizzate nel "plafond" vanno perse. Per queste ore, pago in moneta convertibile all'ETECSA, mentre il consumo, comprese le connessioni al web le pago in moneta nazionale, quindi...i due rami dell'azienda si palleggiano bellamente la "pelota", come fossero due aziende diverse. A questo punto non sarebbe meglio se, almeno, si chiamassero EtecsA e EtecsB?
giovedì 13 settembre 2012
L'Avana "nascosta" - La Finca de los monos
Non ci si deve stupire che nell’Avana delle prime décadi del secolo scorso, ci fossero molti commenti che correvano di bocca in bocca sulla cosiddetta “Finca de los monos” (Fattoria delle scimmie), che apparteneva a Rosalía Abreu.
Si diceva che quella favolosa magione a forma di castello, situata nel Cerro, conservava più di un mistero e le scimmie che vi abitavano erano trattate quasi come umani.
Vera o no, la storia, quegli animali, oltre che domestici, si convertirono nello spazio di tre dacadi e grazie all’impegno dell’agiata signora, in oggetto di profondo studio scientifico.
Nella Finca de las Delicias, così si chiamava realmente, si arrivarono ad allevare tre generazioni di scimmie che per la loro importanza venivano visitate da specialisti cubani e stranieri.
Nel 1924, il Dottor Robert Yorkes, dell’Universita di Yale, fu presidente di una commissione della Carnegie Institution e, per sorpresa di chi si beffava della Signora, dichiarò che era stata promotrice dell’esperimento antropologico più grande mai realizzato, solo paragonabile alle osservazioni di Burton circa il linguaggio delle scimmie.
Rosalía Abreu adorava gli animali ed era molto interessata allo studio del loro comportamento. Si dice che nella sua vasta tenuta c’erano anche collezioni di tucàni, pappagalli, canarini, pavoni, galli giapponesi, cervi, orsi, conigli,cavalli, cani, gatti e un piccolo elefante di nome Jumbito.
Il suo interesse per le scimmie cominciò alla fine del XIX° secolo quando, in un viaggio nella Francia meridionale, comprò una femmina di macaco che, assieme a un orango, oriundo di Filadelfia, costituirono l’inizio di quella che fu la sua stupefacente collezione che comprese più di 200 scimmie tra gorilla, oranghi, scimpanzé e molte altre specie che risvegliarono curiosità, lazzi, paure e più di un commento malizioso tra i cubani.
Si diceva che ci fossero scimmie che andavano dalla grandezza di una rana a quella di un uomo.
Alla sua morte Rosalía donò la collezione alla carnegie Institution.
Quello che più stupisce del suo famoso esperimento fu la storia di Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, fatto che avvenne il 27 di aprile del 1915.
Anumá era figlio di Jimmy e Cucusa, due degli scimpnzé prediletti dalla padrona. Alla nascita misurava 53 centimetri di lunghezza e 35 di circonferenza craneale con un perimetro toracico di 37. A 10 anni era corpulento ed aveva quasi la statura di un uomo.
Crebbe tra tenerezze e complimenti. Si dimostrava gentile e amichevole, anche se era viziato per esere uno dei preferiti della colonia. Ma questa sua maniera di essere scomparve.
Un bel giorno Anumá spinse al massimo la sua impertinenza e venne sgridato da un guardiano di nome Juan Lezcano, ma lo scimpanzé non gli fece caso e continuò con i suoi dispetti.
Per minacciarlo, Juan lezcano introdusse la mano sinistra nella gabbia, in un attimo Anumà gli strappò due dita con un morso, il guardiano, terrorizzato, prese la sua arma e gli sparò.
La pallottola, penetrata tra le costole non raggiunse nessun organo vitale, ma con il passare del tempo si mosse arrivando vicino al cuore. Due anni dopo fu sottoposto a intervento chirurgico e morì per effetto dell’anestesia.
Così finì i suoi giorni Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, un giorno del 1915, nella “finca de los monos” di doña Rosalía Abreu, parte di un esperimento scientifico sul quale si creò più di una leggenda.
Ancora oggi si dice che in questo misterioso edificio a forma di castello, nel Cerro, nelle notti di luna piena si possono percepire le ombre di alcune scimmie che ballano un valzer in onore alla loro benefattrice.
(testo tradotto da "La Jiribilla")
Si diceva che quella favolosa magione a forma di castello, situata nel Cerro, conservava più di un mistero e le scimmie che vi abitavano erano trattate quasi come umani.
Vera o no, la storia, quegli animali, oltre che domestici, si convertirono nello spazio di tre dacadi e grazie all’impegno dell’agiata signora, in oggetto di profondo studio scientifico.
Nella Finca de las Delicias, così si chiamava realmente, si arrivarono ad allevare tre generazioni di scimmie che per la loro importanza venivano visitate da specialisti cubani e stranieri.
Nel 1924, il Dottor Robert Yorkes, dell’Universita di Yale, fu presidente di una commissione della Carnegie Institution e, per sorpresa di chi si beffava della Signora, dichiarò che era stata promotrice dell’esperimento antropologico più grande mai realizzato, solo paragonabile alle osservazioni di Burton circa il linguaggio delle scimmie.
Rosalía Abreu adorava gli animali ed era molto interessata allo studio del loro comportamento. Si dice che nella sua vasta tenuta c’erano anche collezioni di tucàni, pappagalli, canarini, pavoni, galli giapponesi, cervi, orsi, conigli,cavalli, cani, gatti e un piccolo elefante di nome Jumbito.
Il suo interesse per le scimmie cominciò alla fine del XIX° secolo quando, in un viaggio nella Francia meridionale, comprò una femmina di macaco che, assieme a un orango, oriundo di Filadelfia, costituirono l’inizio di quella che fu la sua stupefacente collezione che comprese più di 200 scimmie tra gorilla, oranghi, scimpanzé e molte altre specie che risvegliarono curiosità, lazzi, paure e più di un commento malizioso tra i cubani.
Si diceva che ci fossero scimmie che andavano dalla grandezza di una rana a quella di un uomo.
Alla sua morte Rosalía donò la collezione alla carnegie Institution.
Quello che più stupisce del suo famoso esperimento fu la storia di Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, fatto che avvenne il 27 di aprile del 1915.
Anumá era figlio di Jimmy e Cucusa, due degli scimpnzé prediletti dalla padrona. Alla nascita misurava 53 centimetri di lunghezza e 35 di circonferenza craneale con un perimetro toracico di 37. A 10 anni era corpulento ed aveva quasi la statura di un uomo.
Crebbe tra tenerezze e complimenti. Si dimostrava gentile e amichevole, anche se era viziato per esere uno dei preferiti della colonia. Ma questa sua maniera di essere scomparve.
Un bel giorno Anumá spinse al massimo la sua impertinenza e venne sgridato da un guardiano di nome Juan Lezcano, ma lo scimpanzé non gli fece caso e continuò con i suoi dispetti.
Per minacciarlo, Juan lezcano introdusse la mano sinistra nella gabbia, in un attimo Anumà gli strappò due dita con un morso, il guardiano, terrorizzato, prese la sua arma e gli sparò.
La pallottola, penetrata tra le costole non raggiunse nessun organo vitale, ma con il passare del tempo si mosse arrivando vicino al cuore. Due anni dopo fu sottoposto a intervento chirurgico e morì per effetto dell’anestesia.
Così finì i suoi giorni Anumá, scimpanzé nato e cresciuto in cattività, un giorno del 1915, nella “finca de los monos” di doña Rosalía Abreu, parte di un esperimento scientifico sul quale si creò più di una leggenda.
Ancora oggi si dice che in questo misterioso edificio a forma di castello, nel Cerro, nelle notti di luna piena si possono percepire le ombre di alcune scimmie che ballano un valzer in onore alla loro benefattrice.
(testo tradotto da "La Jiribilla")
martedì 11 settembre 2012
11 Settembre
11 anni dopo. A cosa è servito? Ammesso che ci si possa "servire" di una mostruosità simile?
venerdì 7 settembre 2012
Alicia Alonso premiata a Positano
La famosissima ballerina e coreografa Alicia Alonso è in Italia per ricevere il premio Leònide Massine alla carriera. L'artista è stata ricevuta a Roma dal sindaco Alemanno e dal sindaco di Positano, località dove riceverà il premio, Michele de Lucia.
giovedì 6 settembre 2012
El Caballero de Paris
A Milano sarebbe stato un “barbone” a Parigi, con maggior raffinatezza un “clochard”, a New York un "homeless". All’Avana era una persona “callejera” ben conosciuta sopratutto negli anni ’50 del secolo scorso. Di statura media, circa 1 metro e 70 aveva i capelli castani incolti e una folta barba. Le unghie erano lunghe e ritorte per non essere state tagliate da anni. Era sempre vestito di nero e portava un mantello dello stesso colore, anche col calore estivo. Aveva sempre con se un involto di “documenti” cartacei e una borsa in cui teneva tutte le sue proprietà.
Era sempre molto gentile e poteva apparire in qualunque momento e luogo della città anche se aveva dei luoghi in cui andava con maggior frequenza. Passeggiava per le strade o montava sugli autobus urbani salutando tutti e discutendo sulla sua filosofia di vita, la religione, la politica o gli avvenimenti del giorno con chiunque. I suoi percorsi preferiti erano: il Paseo del Prado, l’Avenida del Puerto, un giardino vicino alla Plaza de Armas, la zona della Chiesa di Paula, il Parque Central dove a volte dormiva su una panchina, la Calle Muralla, la zona di Infanta e San Lazaro o l’incrocio di 23 e 12 nel Vedado. A volte si spingeva fino alla Quinta Avenida di Miramar, specie nel pomeriggio.
Era un conversatore molto educato, non diceva mai parolacce e non chiedeva mai elemosina, accettava solo qualche soldo da chi conosceva e che contraccambiava con qualche omaggio che poteva essere un cartoncino colorato con matite o ricamato con fili di cotone. I bambini che non lo conoscevano, a volte ne avevano paura per l’aspetto “sinistro”, ma l’effetto timorizzante durava poco e poi sia i piccoli che i grandi gli si rivolgevano col dovuto rispetto.
All’anagrafe era José María López Lledín, nato nel villaggio di Vilaseca di Fonsagrada (Lugo), in Spagna il 30 dicembre del 1899, da genitori produttori di vini e grappe. Era il quarto di 8 fratelli, anche se qualcuno dice che in realtà fossero 11 due dei quali morirono e 7 emigrarono a Cuba. I documenti ufficiali dicono (al folio 283 del Registro di Entrata dei Passeggeri del 1913) che sbarcò dalla nave tedesca “Chemnitz” il 10 dicembre di quello stesso anno e si riunì con sua sorella Inocencia, giunta tre anni prima e ad altri parenti. Fece diversi lavori. Dal garzone di bottega in un negozio di fiori, al sarto, al commesso in una libreria e in uno studio di avvocati. Nel frattempo studiò e migliorò la sua cultura e i suoi modi fino a trovale lavori pagati meglio come cameriere negli alberghi Inglaterra, Telegrafo, Sevilla, Manhattan, Royal Palm, Salon A e Saratoga. Si diceva che avesse imparato anche l’inglese. In una “confessione” fatta ad un investigatoere storico, il Caballero disse che non si era mai sposato, ma che aveva avuto due figli: un maschio e una femmina da una signora che era impiegata presso una compagnia dello zucchero, che il figlio abita a Marianao e lavora in una emittente radiofonica, mentre madre e figlia se ne erano andate da Cuba.
La storia della sua trasformazione in “El Caballero de París”, in seguito a trastorni mentali, sarebbe dovuta ad un periodo di detenzione, nel 1920, quando fu rinchiuso al “Castillo del Principe” per un crimine che non aveva commesso. Nessuno però è mai riuscito a sapere, dai suoi parenti, di quale crimine fu accusato e non si sono trovate tracce del medesimo negli archivi giudiziari. Si dice che durante la detenzione imparò a scrivere con le antiche penne d’oca e faceva discorsi in cui si presentava come Papa, Re o almeno Cavaliere. Questo fa supporre che il periodo di detenzione potrebbe essere stato più lungo degli usuali 30 giorni che si comminavano per “reati minori”.
Le ipotesi (leggendarie e non provate) farebbero supporre a:
Vendita di un biglietto falso della Lotteria
Di essere stato preso sul luogo dove fu uciso un uomo e accusato di esserne responsabile
Furto in un negozio
Trappola tesagli da un marito geloso che gli mise 20 pesos sotto il cuscino dell’alcova con cui passave il tempo con sua moglie accusandolo poi di furto (inconsistente per l’esiguità della somma)
Furto di gioielli in una casa dove stava lavorando come inserviente
Nessuno, però, ha potuto mai sapere con certezza la verità sul “crimine” commesso o presunto.
Ci sono altre teorie sulla perdita della ragione del “Caballero”, fra cui:
La possibile morte in un naufragio del 1919 della moglie e figlio provenienti dalla Spagna (ricordiamo che ha detto di non essersi mai sposato ed è arrivato a Cuba all’età di 14 anni). E la fidanzata Mercedita sarebbe morta in Spagna prima della sua partenza per Cuba.
Un altra versione similare (da cui il “nome”) è che la defunta nel naufragio sarebbe stata una giovane parigina con cui aveva instaurato un rapporto epistolare ed avevano deciso di stabilirsi all’Avana. Quando la promessa sposa non apparve all’ora fissata, egli diede il mazzo di fiori che le aveva portato alla prima donna che passò e da allora ogni giorno, alla stessa ora e allo stesso posto, appariva offrendo un mazzo di fiori alla prima dama che passasse.
Anche le origini del soprannome rimangono avvolte nelle leggende: una volta disse che lo aveva ricavato lui stesso da un romanzo francese, un’altra volta che la gente aveva cominciato a chiamarlo “Caballero” en “La Acera del Louvre”, il marciapiedi del parque Central, dove si trovano tre degli alberghi in cui aveva lavorato. Lui poi soleva dire che l’Avana era “ muy parisienne” e che era “Moschettiere, Corsaro e Cavaliere di Lagardiere” o che Parigi si ritrova molto all’Avana e che molti cubani sono diventati famosi a Parigi come Marta e Rosalía Abreu da Santa Clara.
Altri dicono che lavorò per un periodo nel ristorante “Paris” e un giorno che cominciò a dire di essere “Cavaliere” e “Re” i clienti parlavano di lui come “Caballero de Paris”. Altri dissero che era dovuto allo stile francese dei suoi abiti e altri ancora che il soprannome gli fu dato dai redattori del settimanale umoristico “Zig Zag”. Altra teoria era che il soprannome derivase da un film francese dell’epoca dove un ometto gentile e dalla professione (ufficiale) misteriosa era in realtà il boia della Rivoluzione Francese e questa sua professione era conosciuta con l’eufemismo di “Monsieur Paris”.
La vita del personaggio è comunque oggetto di studio da parte di intellettuali e storici ed è rimasto profondamente radicato nel cuore e nella testa degli avaneri. Nel dicembre del 1977 il “Caballero” fu ricoverato all’ospedale Psichiatrico dell’Avana, conosciuto come “Mazorra”, dove venne accudito e curato per i sintomi di un tipo di schizofrenia da cui era, realmente, affetto. Morì nel nosocomio l’11 luglio del 1985 e venne sepolto nel vicino cimitero di Santiago de Las Vegas da dove poi venne riesumato per desiderio del Dottor Eusebio Leal che fece trasferire i suoi resti nella sala della Basilica Minore del Convento di San Francesco di Assisi, dove riposano tutt’ora in un feretro visbile attraverso il pavimento di cristallo. All’esterno, sul marciapiedi antistante, della Calle Oficios, è stata posta una statua a grandezza naturale che è oggetto di curiosità per i turisti, ma anche di venerazione dagli avaneri che gli sfregano il pizzo o la mano sinistra alla ricerca di buona fortuna.
lunedì 3 settembre 2012
23 anni
Oggi si compiono 23 anni da quella tragica sera in cui il volo CU9646 La Habana/Milano non è riuscito a completare il decollo a causa di una presuntuosa valutazione del suo comandante che pensava di essere più forte della Natura quando era ai comandi della sua potente macchina volante. Ormai anche alcuni familiari delle vittime non ci sarannno più, associamoci nel ricordo, invece, con chi c'è ancora.
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