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domenica 17 agosto 2014

Ischialgia

ISCHIALGIA: nostalgia dell'isola campana

sabato 16 agosto 2014

Ippocastano

IPPOCASTANO: cavallo baio

venerdì 15 agosto 2014

Arte e meccanica







Il grido di Dolores, di Ciro Bianchi Ross

Il cubano Félix B. Caignet, l'arcifamoso autore di El derecho de nacer, ebbe sempre una grande e fervida stima per l'attrice Dolores del Río.
Ancora, alla fine della sua vita, evocava l'ultimo incontro con quella che fu una delle grandi figure dell'epoca d'oro del cine messicano.
Caignet stava rimanendo cieco e per mezzo del governo cubano, che assumeva le spese, si sottomise a trattamento medico-chirurgico nella clinica dei Fratelli Mayo, negli Stati Uniti. Al suo ritorno all'Avana, lo scrittore, padre della radionovella, passò dal Messico.
Caignet ricordava che, già fuori dall'aeroporto, da una “limousine lunghissima” uscì un autista uniformato che aprì lo sportello a a una bella donna. Era Dolores del Río. L'autista gli sequestrò le valigie, le mise nell'automobile e l'attrice in piedi davanti a lui: “Per nessuna ragione, signor Caignet, Lei non va in un albergo; si ospita in casa mia...mi faccia questo onore”.
La casa risultò essere una palazzina con servitù in uniforme e con le iniziali D. R. ricamate sul taschino della giacca. Il cubano vi rimase diversi giorni. “Chi avrebbe detto di no a Doña Dolores in Messico?”
Caignet raccontava: “Tutti i pomeriggi, al calar del sole, lei usciva a passeggio nel giardino. Con vestaglie messicane lunghe, di filo e di lino. Passeggiava sola, sempre con un libro di poesia in mano. Il giardino aveva cespugli che davano freschezza al luogo e per il prato passeggiava una dozzina di pavoni...”
Prima di tornare all'Avana Dolores offrì, all'Hotel Regis, una festa al suo amico. Ad essa assistettero, diceva Caignet, “tutti i grandi del Messico, Pedro Armendáriz, María Félix, giornalisti, la televisione...”
Rosa Fornés, che aveva raccolto tanti successi in Messico come artista – per sette anni consecutivi la stampa messicana la descrisse come la gran vedette di quel Paese – ha nelle sue memorie un ricordo per la protagonista di Fiore silvestre, María Candelaria e La non amata, fra altri films.
Dice che la presentarono cinque volte a Dolores del Río. “Era una donna eterea, distante, seppur molto amabile, questo sì. E per quanto visto abbastanza smemorata. Dopo la quinta presentazione non non poté evitare di esclamare: 'Per favore, basta! Ci siamo già salutate cinque volte negli ultimi tempi”'. Lei rise di gusto ed esclamò con ingenuità: 'Davvero con tanto piacere'. Quando la conobbi  veniva con l'aureola che Holliwood assegna alle sue stelle e inoltre, marcata pwer una more interrotto con orson Welles. Era molto bella e mi è sempre sembrata in piedi su una nuvola”.
Si potrebbe dire molto di questa donna che fu la prima attrice latinoamericana a trinofare ad Hollywood. Prese parte a 450 films messicani, nordamericani e spagnoli. Anche ad una dozzina di programmi televisivi e una decina di opere di teatro. Hollywood che la considerò una versione femminile di Rodolfo Valentino, cercò in lei da una nota esotica alla madre meticcia di Elvis Presley. Il suo viso ispirò pittori come Diego Rivera e José Clemente Orozco, il grande Alfonso Reyes le dedicò un poema nel 1952. Lo scrittore Bernard Shaw disse di lei: Le due cose più belle del mondo sono il Taj Mahal e Dolores del Río”.
Oggi il cronista preferisce evocare il passaggio di Dolores del Río a Cuba.
Succede che a metà degli anni ’50, quando la televisione cubana era nel suo apogeo, un impresa produttrice conseguì, tramite Félix B. Caignet, che Dolores del Río venisse all’Avana e si presentasse in uno dei suoi programmi che andava in onda sul Circuito CMQ-Canale 6. Era solo una scena di dieci minuti all’interno di uno spazio musicale. La scrisse José M. Carballido rey, notevole autore di radio e televisione dell’epoca, vincolato anche al mondo della pubblicità. Nel frammento si muovevano solo due personaggi: la madre aristocratica, che era Dolores e la figlia che era interpretata da Hada Béjar. L’azienda pagò una somma notevole alla messicana.
Il giornalista Orlando Quiroga, testimone oculare del fatto, raccontò nel suo libro Niente è impossibile che la tensione era ben evidente, quel giorno, nello studio televisivo. Dietro le telecamere, Dolores passeggiava nervosa da una parte all’altra mentre che Osvaldo Salas, uno dei grandi fotografi cubani non le perdeva, con la sua macchina fotografica nemeno un passo, cosa che peggiorava ulteriormente il nervosismo dell’attrice.
Terminò il numero musicale che era il preambolo, seguì un annuncio commerciale e uscì un presentatore dicendo meraviglie di Dolores del Río. Che era una gloria del Messico e con la sua presenza faceva un grande onore al programma e che Cuba la riceveva a sua volta con grande onore. Allora, la TV era in diretta.
Nella scena, la figlia doveva rinfacciare alla madre che non autorizzava la sua relazione con un determinato giovane. Dolores all’improvviso, si alzò dal divano dov’era seduta e camminò da un lato all’altro senza accennare a dire le sue battute, mentre Hada Béjar cercava di aiutarla. Al fine di darle il “la” ripeteva: “Sì, lo so quello che mi dirai, sono una figlia disubbidiente e ingrata, che sono la vergogna della famiglia, che provi odio verso di me...”
Ma Dolores, niente. Non si dava per intesa, era come se non si trattase di lei. La tensione, ricordava Orlando Quiroga, cresceva nello studio; si poteva quasi tagliare con un coltello. Adesso era Carballido Rey che passeggiava dietro le telecamere, passandosi nervosamente le mani sulla testa. La grande Dolores non reagiva. Alla fine emise un gridolino, “molto distinto”, dice Quiroga e cadde “svenuta” nel divano dove era seduta fino a poco prima.
Il regista del programma gridò dalla cabina e il suo coordinatore ripeté il suo grido nello studio, per ordinare al balletto che continuasse il programma. Intanto, attori e tecnici si accalcavano attorno a Dolores, ancora “svenuta”.
Il giorno successivo, tutta Cuba parlava sul malore dell’attrice. Carballido e un rappresentante degli sponsor andarono a trovarla nell’albergo che la ospitava. Li ricevette il marito di Dolores molto dispiaciuto. No, l’attrice non poteva riceverli, era in camera da letto, ancora indisposta. No, naturalmente che no, nemeno pensarlo, chiaro che non accetterebbe l’assegno. Nemmeno per sogno incassare per un lavoro che non si è svolto.
Carballido lo fermò di colpo: “Sì, accetterà i soldi; qua c’è l’assegno, lo prenda. Lo svenimento ha fatto parlare di più che se Dolores avesse recitato. È stato un grande successo!”
Il giorno seguente Dolores del Río tornava in Messico, senza rilasciare interviste.

El grito de Dolores
Ciro Bianchi Ross


El cubano Félix B. Caignet, el archifamoso autor de El derecho de
nacer, tuvo siempre una alta y viva estimación por la actriz Dolores
del Río.

Todavía al final de su vida evocaba su último encuentro con la que fue
una de las grandes figuras de la época de oro del cine mexicano.
Caignet se estaba quedando ciego y, por intermedio del gobierno
cubano, que corrió con los gastos, se le sometió a tratamiento
médico-quirúrgico en la clínica de los Hermanos Mayo, en Estados
Unidos. En su regreso a La Habana, el escritor, padre de la
radionovela, pasó por México.

Recordaba Caignet que ya fuera del edificio del aeropuerto,  de “un
limousine larguísimo”  salió un chofer uniformado que abrió la
portezuela a una bella mujer. Era Dolores del Río. Le secuestró el
chofer las maletas, las metió en el automóvil, y la actriz firme ante
él: “Nada de eso, señor Caignet, usted no se va para un hotel; usted
se hospeda en mi casa... Hágame ese honor”.

La casa resultó un palacete, con criados uniformados y  con las
iniciales D. R. bordadas en el bolsillo de las chaquetas. Allí
permaneció varios días el cubano. “¿Quién le decía que no a doña
Dolores en México?”.

Contaba Caignet: “Todas la tardes, al caer el sol, ella salía a pasear
por el jardín. Con batas mexicanas largas, de encaje y lino. Paseaba
sola, siempre con un libro de poesía en las manos. El jardín tenía
surtidores que daban frescura al lugar, y por el césped paseaba una
docena de pavos reales...”

Antes de regresar a La Habana, Dolores ofreció, en el Hotel Regis, una
fiesta a su amigo. A ella asistieron, decía Caignet, “todos los
grandes de México, Pedro Armendáriz, María Félix, periodistas, la
televisión...”

Rosa Fornés, que tantos éxitos cosechó en México como artista --durante
siete años consecutivos la prensa mexicana la arropó como la gran
vedette de ese país-- tiene en sus memorias un recuerdo para la
protagonista de Flor silvestre, María Candelaria y La malquerida,
entre otros filmes.

Dice que a Dolores del Río se la presentaron cinco veces. “Era una
mujer etérea, distante, aunque muy amable, eso sí. Y por lo visto
bastante olvidadiza. Tras la quinta presentación no pude menos que
exclamar: "¡Por favor, no más! Ya nos hemos saludado cinco veces en
los últimos tiempos". Ella rió con ganas y exclamó con ingenuidad: "De
veras, mucho gusto". Cuando la conocí venía con la aureola que otorga
Hollywood a sus estrellas y, además, marcada por un amor trunco con
Orson Welles. Era muy bella y siempre me pareció que estaba detenida
en una nube”.

Mucho pudiera decirse de esta mujer que fue la primera actriz
latinoamericana que triunfó en Hollywood. Participó en unos 450 filmes
mexicanos, norteamericanos y españoles. También en una docena de
programas televisivos y en unas diez obras de teatro. Hollywood, que
la consideró una versión femenina de Rodolfo Valentino,  buscó en ella
desde una nota exótica hasta la madre mestiza de Elvis Presley. Su
rostro inspiró a pintores como Diego Rivera y José Clemente Orozco y
el gran Alfonso Reyes le dedicó un poema en 1952. El escritor Bernard
Shaw dijo de ella: “La dos cosas más hermosas del mundo son el Taj
Mahal y Dolores del Río”.

Prefiere hoy el cronista evocar un pasaje de Dolores del Río en Cuba.
Sucede que a mediados de los años 50, cuando la televisión cubana
estaba en su apogeo, una empresa productora consiguió,  a través de
Félix B. Caignet,  que Dolores del Río, viniera a La Habana y se
presentara en uno de sus programas que pasaba por el Circuito
CMQ-Canal 6. Era apenas una escena de diez minutos dentro de un
espacio musical.  La escribiría José M. Carballido Rey, notable autor
radial y televisivo de la época, vinculado asimismo al mundo de la
publicidad.  Solo dos personajes se moverían en el fragmento: la madre
aristocrática, que sería Dolores, y la hija, que interpretaría Hada
Béjar. La empresa pagaría un dineral a la mexicana.

El periodista Orlando Quiroga, testigo presencial del suceso, relató
en su libro Nada es imposible que ese día la tensión era bien evidente
en el estudio televisivo. Tras las cámaras, Dolores se paseaba
nerviosa de un lado a otro mientras que Osvaldo Salas, uno de los
grandes fotógrafos cubanos, no le perdía, con su cámara, pie ni
pisada, lo que empeoraba visiblemente los nervios de la actriz.
Terminó el número musical que era el preámbulo, siguió  un comercial y
salió un locutor a decir maravillas de Dolores del Río. Que era una
gloria de México, que con su presencia le hacía un alto honor al
programa, que Cuba la recibía con todos los honores. Entonces la TV
era en vivo.

En la escena, la hija debía reprochar a la madre que no autorizara sus
relaciones con determinado joven. Dolores, de manera abrupta, se
levantó del sofá donde estaba sentada y caminó de un lado para otro
sin atinar a decir su parlamento, mientras que Hada Béjar trataba de
ayudarla. A fin de darle el pie, repetía: ”Sí, ya sé lo que me vas a
decir, soy una hija desobediente y malagradecida, que soy la vergüenza
de la familia, que sientes odio hacia él y hacia mí...”

Pero Dolores, nada. No se daba por aludida, era como si no fuese con
ella. La tensión, recordaba Orlando Quiroga, crecía en el estudio;
casi podía cortarse con un cuchillo. Ahora era Carballido Rey quien se
paseaba tras las cámaras, pasándose nerviosamente las manos por la
cabeza. La gran Dolores del Río no reaccionaba. Por fin emitió un
gritico, “muy distinguido”, dice Quiroga, y cayó <<desmayada>> en el
sofá donde hasta poco antes estuvo sentada.

El director del programa gritó en la cabina y el coordinador repitió
su grito en el estudio  para ordenar al ballet que continuara el
programa. Mientras, actores y técnicos se agolpaban en torno a
Dolores, todavía <<desmayada>>.

Al día siguiente toda Cuba hablaba sobre el desvanecimiento de la
actriz. Carballido y un representante de los patrocinadores fueron a
verla al hotel donde se alojaba. Los recibió el esposo de Dolores, muy
apenado. No, la actriz no podía recibirlos, estaba en la recámara,
todavía indispuesta. No, por supuesto que no, ni pensarlo, claro que
no aceptaría el cheque. Nada de eso de cobrar por un trabajo que no
realizó.

Carballido lo cortó de golpe: “Sí aceptaría el dinero; aquí está el
cheque, tómelo. El desmayo ha dado más que hablar que si Dolores
hubiese actuado. ¡Ha sido todo un éxito!”

Al día siguiente, Dolores del Río retornaba a México sin conceder entrevistas.

Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/


Ippocampo

IPPOCAMPO: terreno per cavalli

giovedì 14 agosto 2014

Congresso Internazionale Labiofam 2014

Fonte Cuba Contemporanea
Cuba presentará nuevos productos terapéuticos contra el cáncerVersión para impresión
Por Redacción
14 Agosto, 2014 - 09:20


El Grupo Empresarial de Producciones Biofarmacéuticas y Químicas (Labiofam) presentará nuevos productos terapéuticos contra el cáncer durante el Congreso Internacional Labiofam 2014, que se celebrará en La Habana del 22 al 25 de septiembre.
Durante el evento en el Palacio de Convenciones habanero se hablará sobre productos naturales en la salud humana, los programas integrales de prevención y control de vectores transmisores de enfermedades, la terapéutica y profilaxis en los animales, bioplaguicidas y biofertilizantes para la agricultura y la cosmética, informó a la prensa el director de la institución, José Antonio Fraga Castro.
El Congreso cuenta con el apoyo de la Organización Panamericana de la Salud (OPS), los ministerios de la Agricultura y Ciencia, Tecnología y Medio Ambiente y el Instituto de Medicina Tropical Pedro Kourí (IPK), y debe reunir a investigadores, profesores, profesionales, técnicos, estudiantes, organizaciones y empresas afines o relacionadas con la investigación, desarrollo, producción y comercialización de medicamentos.
Actualmente, Labiofam produce inmunizantes biológicos, vacunas virales, bacterianas, medios diagnósticos, fármacos veterinarios, plaguicidas biológicos, alimentos y productos de higiene industrial y personal, además de contar con una amplia gama de proyectos en desarrollo e investigaciones.
El Grupo responde por el 98% de los productos de uso veterinario que requiere Cuba, e impulsa más de 50 tecnologías para la obtención de biofertilizantes y bioplaguicidas en la agricultura, y otras 30 en la medicina veterinaria.
Entre sus productos está Heber Provac, una vacuna terapéutica aplicada en la etapa avanzada del cáncer de próstata antes de que el paciente reciba radioterapia o quimioterapia, y que ha tenido un comprobado efecto positivo en la calidad de vida de los enfermos.
Otro producto natural es el Vidatox 30CH, una alternativa terapéutica para pacientes con tumores intracraneales y de colon con base en el veneno del escorpión azul, cuya toxina se extrae mediante estímulos eléctricos y tiene un efecto analgésico, antiinflamatorio y antitumoral.


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Restauro e museo di vecchie locomotive

Fonte Cuba Contemporanea/Efe
Un taller museo de locomotoras en La Habana

Por Redacción
Fotos Claudia Camps
3 Agosto, 2014 - 23:53














Locomotora del antiguo central Providencia cerca de los Almacenes de San José, en el puerto habanero.
En pocos meses debe desaparecer de su sitio junto al Capitolio habanero el taller de locomotoras a vapor que desde 2007 ha recuperado decenas de máquinas, algunas del siglo XIX, como tributo a la historia del ferrocarril y al patrimonio industrial cubano.
Desde 2007, las viejas locomotoras -fabricadas entre 1878 y 1925 y provenientes de toda Cuba- fueron concentradas y reparadas paulatinamente en un terreno junto a la conocida fábrica de habanos Partagás, cerca del Capitolio Nacional, donde un equipo ha trabajado para rescatarlas.
"Se trajeron desde muchos lugares de Cuba, donde hay una relación sentimental con esas locomotoras. Su historia está imbricada con la historia del azúcar, y esa es, a su vez, la historia del pueblo cubano", dijo a Efe Ariel Causa, uno de los encargados del proyecto.
Causa trabaja para la Oficina del Historiador de La Habana, la entidad que decidió restaurar, con vistas a su exhibición pública y como atractivo turístico, un total de 40 locomotoras de vapor entre las más de 200 que hay en la Isla, consideradas parte del patrimonio nacional desde 2004.
Sin grúas y con métodos arcaicos, una veintena de hombres encabezados por el contratista Raúl Abreu sacó las máquinas de centrales azucareros o áreas rurales con poleas, ganchos e improvisadas rampas para subirlas a los remolques que las trasladaron a La Habana.
Abreu, un técnico de experiencia que se crió en una familia de ferroviarios, confesó a Efe que realizar ese traslado les costó siete años y se hizo sin apenas recursos, por lo que ha sido el logro "más importante" del proyecto.
"Nuestro trabajo es diferente al de otras partes del mundo. No usamos tecnología, no compramos piezas nuevas, lo hacemos todo de modo rudimentario", comentó.
En lo que resta de 2014 deben concluir las reparaciones para completar la colección, cuyo valor mínimo de subasta antes de la rehabilitación se calculó en casi siete millones de dólares.
Al menos siete máquinas datan del siglo XIX y una de ellas, la más antigua, es de 1878 y estuvo activa durante 127 años.
Dos locomotoras son de origen alemán y el resto fueron construidas por fabricantes de Estados Unidos en el siglo XIX, como Baldwin Locomotives y Rogers Locomotives Works. Sirvieron a la industria azucarera o al transporte público durante los años de esplendor del ferrocarril en Cuba, que fue en 1837 el primer país de Iberoamérica en tener vía férrea.
Aunque la era del vapor llegó a su fin aproximadamente a mediados del siglo XX, Cuba siguió utilizando las locomotoras, sobre todo en el sector del azúcar. Algunas quedaron en desuso o abandonadas entre 2002 y 2004 con el proceso de reestructuración en esa industria.
Las primeras locomotoras reparadas por la Oficina del Historiador fueron colocadas en un parque junto a la Estación de Trenes de La Habana y en otros espacios como los antiguos Almacenes de San José, una instalación actualmente dedicada a la venta de artesanía como parte de un mega proyecto cultural en el puerto habanero.
El destino del grupo que resta todavía no es definitivo, aunque una parte podría acabar en el Museo del Ferrocarril, ahora en reparación y emplazado en Cristina, una de las estaciones pioneras de la capital cubana.
Para los últimos meses del proyecto, se prevé poner en marcha en un emplazamiento turístico de La Habana un equipo de Cagney Brothers, un fabricante estadounidense que se especializó en locomotoras en miniatura.
Abreu explicó que la máquina, construida en 1902 y con solo dos metros de largo, es la locomotora de su tipo más antigua y en funcionamiento del mundo, por lo que podría entrar al libro de records Guinness.



Ioduro

IODURO: sono un uno temprato a tutto

mercoledì 13 agosto 2014

Iodato

IODATO: ho contribuito

martedì 12 agosto 2014

Inviso

INVISO: in faccia