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martedì 30 giugno 2015

Secondo il Vaticano, Papa Francesco sarà a Cuba come messaggero di pace con gli Stati Uniti e fra i cubani

Fonte: El nuevo Herald
Cuba
 JUNIO 29, 2015

Papa Francisco irá a Cuba como mensajero de “reconciliación y paz” con EEUU, dice la Iglesia

En su reciente encíclica, el Papa Francisco criticó a los gobiernos y las empresas privadas por no hacer más para proteger al planeta. Andrew Medichini AP
AFP

LA HABANA 

El Papa Francisco visitará Cuba del 19 al 22 de septiembre próximo como “mensajero de la misericordia” para promover “la reconciliación y la paz” de la isla con Estados Unidos y entre cubanos, dijeron este lunes los obispos católicos de Cuba en un mensaje.
“El Santo Padre quiere mostrarnos su cercanía en un momento en que, gracias también a su mediación, se respiran aires de esperanza en nuestra vida nacional por las nuevas posibilidades de diálogo que están teniendo lugar entre los Estados Unidos y Cuba”,, dijeron los prelados en su texto, difundido en el portal iglesiacubana.net.
Francisco fue mediador en las conversaciones secretas que La Habana y Washington celebraron para poner fin a medio siglo de ruptura y antagonismo, que desembocó en un proceso para restablecer las relaciones anunciado el 17 de diciembre por los presidentes Barack Obama y Raúl Castro
Los Obispos cubanos aseguraron que “¡es mucho y muy importante lo que viene haciendo él, como Pastor universal de la Iglesia, en la búsqueda de la reconciliación y la paz entre todos los pueblos de la tierra!”.
Dijeron que la visita de Francisco, después de la de Juan Pablo II en enero de 1998 y de la Benedicto XVI, en marzo de 2012, convierten a Cuba y a Brasil en los únicos países que han recibido tres papas.
“En el próximo septiembre, Cuba y Brasil serán los dos únicos países del mundo que tendrán el privilegio de haber sido visitados por tres Papas. Y eso lo consideramos una bendición más que nos envía el Señor”, señalaron.
Los prelados saludaron que Francisco llegue como “mensajero de la misericordia”, pues “por todas partes encontramos miserias morales, espirituales, sociales, intelectuales, síquicas, materiales… y encontramos también gente que se insensibiliza ante el dolor humano”.
“Todos en este mundo, cubanos incluidos, necesitamos la misericordia. Para nosotros y para los otro”, indicaron.
“Los obispos de Cuba rezamos para que las enseñanzas que el Papa Francisco nos deje nos muevan a todos a crecer en la fe y la esperanza, y podamos aprender a tener un corazón lleno de misericordia para con todos”, añadieron.


Soddisfare

SODDISFARE: so sciogliere, smontare (Roma)

lunedì 29 giugno 2015

Le sepolture di Mella (I), di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 28/6/15 

Le ceneri di Julio Antonio Mella, furono salutate dalle sciabole della Polizia Motorizzata a Città del Messico e ricevute all’Avana dai fucili dei soldati comandati da Batista, scriveva Juan Marinello, nel 1975, nell’evocare quel 28 di settembre del 1933, quando arrivarono a Cuba le spoglie del leader studentesco e fondatore del primo Partito Comunista cubano, assassinato in Messico quattro anni prima.
Una enorme moltitudine lo aspettava nel porto, in silenzio. Giorni prima militanti comunisti, studenti, sindacalisti e operai della costruzione avevano costruito, in un angolo della Plaza de la Fraternidad, il catafalco adornato con fiori, che avrebbe lo custodito in modo provvisorio e un monumento in cui si raffigurava il busto del giovane rivoluzionario, realizzato dallo scultore spagnolo Juan López. Già prima, nel paesetto di Regla, una strada aveva ricevuto il nome di Mella.

Pericolo sul molo

La situazione politica sull’Isola era violenta, complessa e instabile, dopo la caduta della dittatura di Machado, il 12 di agosto. Gli ufficiali dell’esercito del regime deposto cospiravano: l’ambasciatore nordamericano accentuava le sue attitudini di ingerenza, si configurava, sul Paese, la minaccia di un intervento militare straniero. Washington non riconosceva il presidente Grau che aveva ripudiato l’emendamento Platt e si intendeva con Batista in modo più o meno aperto. Nemmeno i comunisti conciliavano col presidente e qualificavano Antonio Guiteras, il suo ministro del Governo, impegnato in un programma  radicale di riforme, di “social fascista di sinistra”. I comunisti tenevano molto in considerazione quello che era certo: Batista era il vero potere a Cuba e il colonnello non poteva vedere di buon occhio il fervore con cui si ricevevano le spoglie del dirigente studentesco assassinato.
Qualcuno salì sulla nave e avvisò Marinello che capeggiava la spedizione incaricata di esumare i resti mortali di Mella e trasportarli all’Avana, dei pericoli nascosti sul molo. Marinello consegnò il cofanetto con le ceneri a una nordamericana di assoluta fiducia che, senza contrattempi, passò la dogana con una borsa in mano e già sul molo della Ward Line lo consegnò, a sua volta, ai militanti comunisti Ramón Nicolau e Juan Blanco che deposero il cofanetto in un’urna di marmo. Gli consegnò anche la maschera che gli si fece appena assassinato. Lì, ebbe luogo un simbolico ed emotivo omaggio, prima di andare verso la calzada de Reina, 402 angolo Escobar, sede del Movimento Antimperialista in quel momento che fu la residenza del senatore machadista Wilfredo Fernández e che più tardi sarà – per lunghi anni – caserma della Polizia Segreta. Collocata in una barella che trasportarono sei lavoratori, l’urna di marmo percorse, scortata da una moltitudine, le calles Egido e Monte ed arrivò alla Plaza de la Fraternidad prima di rimontare Reina ed arrivare a destinazione. Lì, lo scultore Juan José Sicre fece diverse copie della maschera.

Il discorso di Rubén

Così giunse il 29 settembre. Da uno dei balconi dei locali della Lega Antimperialista, il poeta Rubén Martínez Villena, più morto che vivo, già distrutto dalla tubercolosi che gli strangolava la voce, si diresse alla moltitudine. Sarebbe stata l’ultima volta che parlava in un atto pubblico. Poteva appena farsi sentire. Disse:
“Compagni, è qua, ma non in questa montagnetta di ceneri, ma in questo formidabile dispiego di forze. Siamo qua per tributare il meritato amggio a Julio Antonio Mella, per noi indimenticabile che ha consegnato la sua gioventù, la sua intelligenza tutto il suo sforzo e tutto lo splendore della sua vita alla causa dei poveri del mondo, degli sfruttati, degli umili...Ma non siamo qua solo per rendere questo tributo ai suoi meriti eccezionali. Siamo qua, sopratutto, perché abbiamo il dovere di imitarlo, di seguire le sue spinte, di vibrare al calore del suo generoso cuore rivoluzionario. Per questo, siamo qui, compagni, per rendere in questo modo a Mella l’unico omaggio che gli sarebbe stato gradito: di rendere positiva la sua caduta per la redenzione degli oppressi col nostro proposito di cadere, se fosse necessario”.
All’improvviso cominciarono gli spari. La soldatesca, provvista di fucili, sparava al locale della Lega Antimperialista e si accaniva con la moltitudine. Ci furono vari morti e feriti, fra questi Paquito González, un pioniere di 13 anni abitante in Correa, 5 a Jesús del Monte, al quale una pallottola di Springfield raggiunse la testa per lasciarlo con la massa encefalica in vista e mescolata ai capelli in una immagine sinistra e impattante. Vicino a Paquito c’era Natasha - la figlia di Mella, di 6 anni d‘età  - che grazie alla rapida attuazione di un amico di famiglia si salvò dai proiettili. Nella Plaza de la Fraternidad, un gruppo di marines e soldati distruggevano il catafalco funebre.
Le ceneri di Mella, nella confusione parvero perse.

Tutte le organizzazioni

All’inizio di quel mese di settembre, il giorno 5, si costituiva in Messico il Comitato Pro Mella per l’esumazione e il trasporto all’Avana dei suoi resti. Nel gruppo, assieme a Marinello, c’era Pepilla sua moglie e inseparabile compagna, Mirta Aguirre, Caridád Proenza e Gertrudis Sánchez Rueda, fra gli altri che rappresentavano tutte le entità rivoluzionarie di Cuba e Messico: Partito Comunista, Soccorso Rosso, Ala Sinistra Studentesca, Lega Antimperialista, Federazione degli Studenti Rivoluzionari...Dovevano raccogliere fondi per l’invio dei resti a Cuba e per questa ragione organizzarono una grande veglia all’Università, oltre a numerosi incontri nelle fabbriche e nei sindacati. C’era fra tutti i compromessi una cordiale intesa; perfino gli universitari di destra riverivano l’attitudine verticale del leader caduto.
Il Comitato non dovette aspettare molto per avere il permesso di esumazione. Quello stesso giorno, alle nove di sera con una velocità sorprendente, il Dipartimento della Sanità comunicava che il giorno seguente, all’alba, si poteva procedere all’estrazione dei resti. All’ora convenutai membri del comitato che poterono essere avvisati si riunirono al cimitero. Li accompagnava l’imprescindibile notaio, un vecchio dai baffi ispidi che sembrava essere sopravvissuto alla dittatura di Porfirio Díaz e che senza dubbio, non sapeva tra che gente si muovesse. L’anziano chiese i libri di sepoltura, controllò fogli e pratiche fino a che trovò quello che cercava. “Don Julio Antonio Mella...tomba 45”, esclamò e anche se a quelli del Comitato questo ‘don’ suona come una grave offesa, si diressero verso la tomba indicata. Un modesto monumento del Partito Comunista messicano copriva la fossa. L’emozione era indescrivibile.

Non è Mella

I minuti si allungano. Il tempo sembra non trascorrere. A ogni palata di terra che si toglie, segue la pioggia di disinfettanti che quelli della Sanità lasciano cadere nel buco che si apre. Alla fine un colpo secco. La pala ha urtato con la cassa. I becchini proseguono nella loro opera ed escono pezzi di legno putrefatto. C’è attesa nel gruppo. Improvvisamente uno degli affossatori solleva una mascella gialla, piccola, minuscola e dal gruppo esce un no! Deciso. No, questi non è Julio Antonio. Il notaio torna ai libri di sepoltura. C’ un evidente errore. Si scavò la tomba 44. Per un motivo o per l’altro il monumento del Partito Comunista messicano venne cambiato di posto. Adesso si cerca nella fossa che si crede giusta. La stessa attesa, la stessa ansietà. Lo stesso colpo della pala all’urto con la cassa. Si gettano sul fondo le corde e si estrae la bara che si sistema con cura vicino alla buca. Torna la pioggia di formolo. Con un colpo si fa volare il coperchio e il gruppo rimane per un attimo in una mutezza indefinibile. È lui! Dentro la cassa c’è uno scheletro avvolto nei vestiti. Il teschio, bianchissimo – bianchissimo – è grande e robusto; mostra un mento poderoso e sfidante. La fronte è tagliata in mezzo, dalla parte superiore parte il ciuffo inconfondibile. Il forno crematorio è rustico, elementare. Ci vogliono due ore perché il lavoro si concluda e quelli che accompagnano i resti si accomodano come possono per terra. Ci sono molti poliziotti e ne arrivano altri in furgoni cellulari. Alcuni del Comitato parlano senza peli sulla lingua, le autorità li raccolgono assieme ad altri che erano rimasti ancora in silenzio, sono conosciuti da manifestazioni anteriori. Le gabbie vanno e vengono fino a che rimane un piccolo gruppo in attesa che le ossa siano cenere. C’è un atmosfera di indignazione e ribellione.
Alla fine estraggono i resti fumanti. L’incenerimento non è stato completo. Il cranio è quasi intatto. Ma non c’è tempo da perdere. Si deve uscire da lì al più presto. Mettono le ceneri in un cofano intagliato alla vecchia maniera e il gruppo raggiunge i viali della necropoli. Passano tra mucchi di gendarmi che guardano e annotano. Marinello porta il cofano, lo stringe contro di se. Con lui, la polizia non osa. Veste un buon vestito, è una persona fine dalle buone maniere; uno scrittore, è professore universitario e il titolo vale. Ma questa gente è capace di tutto. Per depistare bisogna portare il cofano a un’agenzia di viaggio. Marinello balza su un’automobile. Arriva all’agenzia e aspetta. Dietro, poco a poco, arrivano gli altri. Estraggono con precauzione le ceneri e le portano a casa della cubana Caridad Proenza che le conserva fino a che saranno portate a Cuba.
Arrivano i poliziotti all’agenzia. Domandano furiosamente delle ceneri. Non sono già più qua, risponde il gestore. Scompaiono!

Cuba in primo piano
        
Il Comitato Pro Mella si riunisce tutti i giorni con le adeguate precauzioni.
Si cambia di volta in volta il luogo degli appuntamenti, si scelgono luoghi remoti e orari non usuali. Non passa giorno senza che la stampa non si faccia eco dei fatti sull’Isola, anche se a volte lo fa con una confusione ridicola. Riporta anche fatti di intrascendenza innegabile come quando parla di zuccherifici in mano ai loro lavoratori e dei grandi incontri organizzati dalla Lega Antimperialista al Parque Central avanero. L’Esercito ha dal 4 settembre, un nuovo capo, un sergente chiamato Batista e gli ufficiali machadisti, privi di comando, comincia a rifugiarsi con la coda fra le gambe, all’hotel Nacional. Un’altra notizia rende noto che il sergente è già colonnello e che il Governo collegiale, la cosiddetta pentarchia, è cessato perché gli studenti dell’Università hanno eletto un presidente. In America ed Europa, Cuba è notizia di prima pagina.
Si raccoglie il denaro necessario per il trasporto a Cuba dele ceneri e si fissa la data di spedizione. Rimaneva solo di organziizare una grande veglia nella quale operai, studenti e intellettuali dicano in tutta verità il significato rivoluzionario di Julio Antonio Mella. Per questo il Comitato Pro Mella sollecita e ottiene – sembra un simbolo – l’anfiteatro Bolívar della Scuola Nazionale Preparatoria. La sera in questione prendono posto, alla presidenza, i rappresentanti di tutte le organizzazioni affini, di Cuba e Maessico. Il centro della fila lo si riserva, per accordo unanime, ala scrittrice cubana Mirta Aguirre e nel gruppo si distingue il pittore di murales Alfaro Siqueiros. Sul lungo tavolo presidenziale, lo scrigno con le preziose ceneri, sul fondo un ritratto in cui Julio Antonio appare altero, poderos, sfidante. Vivo.
(Continua)

 Los entierros de Mella (I)

Ciro Bianchi Ross • 
digital@juventudrebelde.cu
27 de Junio del 2015 18:47:27 CDT

Las cenizas de Julio Antonio Mella fueron despedidas en Ciudad de
México por los sables de la Policía Montada y recibidas en La Habana
por los rifles de los soldados comandados por Batista, escribía Juan
Marinello, en 1975, al evocar aquel 28 de septiembre de 1933 cuando
llegaron a Cuba los despojos del líder estudiantil y fundador del
primer Partido Comunista cubano, asesinado en México cuatro años
antes.
Una multitud enorme las esperaba en el puerto, en silencio. Días
antes, militantes comunistas, estudiantes, sindicalistas y obreros de
la construcción habían levantado en uno de los ángulos de la Plaza de
la Fraternidad el túmulo adornado con flores, el cual las guardaría de
manera provisional, y un monumento que luciría un busto del joven
revolucionario, realizado por el escultor español Juan López. Ya
antes, en el pueblo de Regla, una calle había recibido el nombre de
Mella.

Peligro en el muelle

La situación política en la Isla era violenta, compleja e inestable
tras la caída de la dictadura de Machado, el 12 de agosto. Conspiraban
los oficiales del ejército del régimen depuesto; el embajador
norteamericano acentuaba sus actitudes injerencistas y se cernía sobre
el país la amenaza de la intervención militar extranjera. Washington
no reconocía al presidente Grau, que había repudiado la Enmienda
Platt, y se entendía con Batista de manera más o menos abierta.
Tampoco los comunistas conciliaban con el mandatario y calificaban a
Antonio Guiteras, su ministro de Gobernación, empeñado en un programa
radical de reformas, de «social fascista de izquierda». Los comunistas
tenían muy en cuenta lo que era cierto: Batista era el verdadero poder
en Cuba y el Coronel no podía ver con buenos ojos el fervor con que se
recibían aquí los despojos del dirigente estudiantil asesinado.
Alguien subió al barco y avisó a Marinello, que encabezaba la comisión
encargada de exhumar los restos mortales de Mella y trasladarlos a La
Habana, de los peligros agazapados en el muelle. Marinello entregó el
cofre con las cenizas a una norteamericana de absoluta confianza que,
sin contratiempos, lo pasó por la aduana en un bolso de mano, y ya en
el muelle de la Ward Line lo entregó a su vez a los militantes
comunistas Ramón Nicolau y Juan Blanco, quienes guardaron el cofre en
una urna de mármol. Les entregó asimismo la mascarilla que se le hizo
recién asesinado. Tuvo lugar allí un simbólico y emotivo homenaje
antes de salir hacia la calzada de Reina, 402, esquina a Escobar, sede
en esos momentos de la Liga Antiimperialista y que fuera la residencia
del senador machadista Wifredo Fernández, y que más tarde sería —y
durante largos años— cuartel de la Policía Secreta. Colocada en una
parihuela que cargaron seis trabajadores, la urna de mármol recorrió
escoltada por la multitud, las calles de Egido y Monte, y arribó a la
Plaza de la Fraternidad antes de remontar Reina y llegar a su destino.
Allí, el escultor Juan José Sicre sacó varias copias de la mascarilla.

El discurso de Rubén

Llegó así el 29 de septiembre. Desde uno de los balcones del local de
la Liga Antiimperialista, el poeta Rubén Martínez Villena, más muerto
que vivo, devastado ya por la tuberculosis que le estrangulaba la voz,
se dirigió a la multitud. Sería la última vez que hablaría en un acto
público. Apenas pudo hacerse oír. Dijo:
“Camaradas, aquí está, sí, pero no en ese montón de cenizas sino en
este formidable despliegue de fuerzas. Estamos aquí para tributar el
homenaje merecido a Julio Antonio Mella, inolvidable para nosotros,
que entregó su juventud, su inteligencia, todo su esfuerzo y todo el
esplendor de su vida a la causa de los pobres del mundo, de los
explotados, de los humildes… Pero no estamos solo aquí para rendir ese
tributo a sus merecimientos excepcionales. Estamos aquí, sobre todo,
porque tenemos el deber de imitarlo, de seguir sus impulsos, de vibrar
al calor de su generoso corazón revolucionario. Para eso estamos aquí,
camaradas, para rendirle de esa manera a Mella el único homenaje que
le hubiera sido grato: el de hacer buena su caída por la redención de
los oprimidos con nuestro propósito de caer también si fuera
necesario”.
De pronto comenzaron los disparos. La soldadesca, provista de armas
largas, tiroteaba el local de la Liga Antiimperialista y se ensañaba
con la multitud. Hubo varios muertos y heridos, entre ellos, Paquito
González, un pionero de 13 años, vecino de Correa 5, en Jesús del
Monte, a quien una bala de Springfield alcanzó en la cabeza para
dejarlo con la masa encefálica al descubierto y confundida con el
cabello en una imagen siniestra e impactante. Cerca de Paquito estaba
Natasha —la hija de Mella, de seis años de edad—, que gracias a la
rápida actuación de un amigo de la familia se salva de las balas. En
la Plaza de la Fraternidad, un grupo de marinos y soldados destruían
el túmulo funerario.
Las cenizas de Mella, en la confusión, parecieron perdidas.

Todas las organizaciones

A comienzos de ese mes de septiembre, el día 5, se constituía en
México el Comité Pro Mella para la exhumación y el traslado de sus
restos a La Habana. En el grupo, junto a Marinello, estaba Pepilla, su
esposa e inseparable compañera, Mirta Aguirre, Caridad Proenza y
Gertrudis Sánchez Rueda, entre otros que representaban todas las
entidades revolucionarias de Cuba y México: Partido Comunista, Socorro
Rojo, Ala Izquierda Estudiantil, Liga Antiimperialista, Federación de
Estudiantes Revolucionarios… Debían recaudar fondos para el envío de
los restos a Cuba y, con ese motivo, organizarían una gran velada en
la Universidad, además de numerosos mítines en fábricas y sindicatos.
Había entre todos los comprometidos un cordial entendimiento; y hasta
los universitarios de derecha reverenciaban la actitud vertical del
líder caído.
El Comité no debió esperar mucho para obtener el permiso de
exhumación. Ese mismo día, a las nueve de la noche, con una celeridad
sorprendente, el Departamento de Salubridad comunicaba que al día
siguiente, al amanecer, se podría proceder a la extracción de los
restos. A la hora convenida se reunieron en el cementerio los miembros
del Comité que pudieron ser avisados. Los acompañaba el imprescindible
notario, un viejo de bigotes híspidos que parecía haber sobrevivido a
la dictadura de Porfirio Díaz y que, sin duda, desconocía entre qué
gente se movía. Pide el anciano los libros sepulcrales, revisa folios
y expedientes hasta que encuentra lo que busca. “Don Julio Antonio
Mella… tumba 45”, exclama, y aunque a los del Comité ese «don» les
suena como una ofensa grave, se dirigen, silenciosos, hacia la tumba
indicada. Un modesto monumento del Partido Comunista mexicano cubre la
fosa. La emoción es inenarrable.

No es Mella

Los minutos se alargan. El tiempo no parece transcurrir. A cada
paletada de tierra que se saca sigue la lluvia de desinfectantes que
los de Salubridad dejan caer en el hueco que se ensancha. Al fin, un
golpe seco. La pala ha chocado con la caja. Siguen su obra las azadas
y salen trozos de madera podrida. Hay expectación en el grupo. De
pronto, uno de los sepultureros levanta un maxilar amarillo, pequeño,
cobarde y del grupo sale un ¡No! rotundo. No, ese no es Julio Antonio.
Vuelve el notario sobre los libros sepulcrales. Hay un error evidente.
Se escarbó en la tumba 44. Por un motivo u otro, el monumento del
Partido mexicano fue movido de lugar. Se busca ahora en la fosa que se
cree correcta. La misma espera, la misma ansiedad. El mismo golpe de
la pala al chocar con la caja. Se tiran al fondo las cuerdas y se
extrae el ataúd que se coloca con cuidado junto al hueco. Vuelve la
lluvia de formol. De un golpe se hace volar la tapa y sigue en el
grupo un instante de mudez indefinible. ¡Es él! Dentro de la caja hay
un esqueleto envuelto en vestiduras. La calavera —blanquísima— es
grande y fuerte; luce un mentón poderoso y retador. La frente está
tajada al medio. De la parte superior arranca la melena inconfundible.
El horno crematorio es primitivo, elemental. Se precisan dos horas
para que la obra se concluya y los que acompañan los restos se
acomodan como pueden en el piso. Hay muchos policías y llegan más, y
carros jaula. Algunos de los del Comité hablan sin pelos en la lengua,
y las autoridades cargan con ellos y con otros que, aunque permanecen
callados, les son conocidos de lances anteriores. Las jaulas van y
vuelven hasta que queda un grupo pequeño en espera de que los huesos
sean ceniza. Hay ambiente de indignación y rebeldía.
Sacan al fin las parihuelas con los restos humeantes. La incineración
no ha sido completa. El cráneo está casi intacto. Pero no hay tiempo
que perder. Se impone salir de allí cuanto antes. Echan las cenizas en
un cofre tallado al viejo estilo y gana el grupo las avenidas de la
necrópolis. Pasan entre montones de gendarmes, que miran y anotan.
Marinello lleva el cofre, lo aprieta contra sí. Con él, la policía no
se atreve. Viste un buen traje, es hombre fino y de buenos modales; un
escritor, es un profesor universitario y el título impone. Pero esa
gente es capaz de todo. Para despistar, hay que llevar el cofre a una
agencia de pasajes. Marinello salta a un automóvil. Llega a la agencia
y espera. Detrás, poco a poco, llegan los otros. Sacan con precaución
las cenizas y las llevan a la casa de la cubana Caridad Proenza, que
las guarda hasta que son traídas a Cuba.
Arriban a la agencia los gendarmes. Preguntan, furiosos, por las
cenizas. Ya no están aquí, responde el gerente. ¡Volaron!

Cuba en primera plana

El Comité Pro Mella se reúne a diario con las consabidas precauciones.
Se cambia una
y otra vez el lugar de las citas, se escogen lugares remotos y horas
inusuales. No pasa un día sin que la prensa no se haga eco de los
sucesos en la Isla, aunque lo haga a veces con una confusión risible.
También reporta hechos de innegable trascendencia como cuando habla de
centrales azucareros en manos de sus trabajadores y de grandes mítines
organizados por la Liga Antiimperialista en el Parque Central
habanero. El Ejército tiene, desde el 4 de septiembre, un nuevo jefe,
un sargento llamado Batista, y la oficialidad machadista, sin mando,
comienza a refugiarse, con el rabo entre las piernas, en el Hotel
Nacional. Otra noticia da cuenta de que ya el sargento es coronel, y
que el Gobierno colegiado, la llamada pentarquía, ha cesado porque los
estudiantes de la Universidad eligieron a un presidente. En América y
Europa, Cuba es noticia en primera plana.
Se recauda el dinero necesario para el traslado a Cuba de las cenizas
y se fija la fecha del envío. Quedaba solo organizar una gran velada
en la que obreros, estudiantes e intelectuales digan con toda verdad
la significación revolucionaria de Julio Antonio Mella. Para eso el
Comité Pro Mella solicita y obtiene —parece un símbolo— el anfiteatro
Bolívar, de la Escuela Nacional Preparatoria. La noche en cuestión
toman asiento en la presidencia representantes de todas las
organizaciones afines de Cuba y México. El centro de la fila, por
acuerdo unánime, se le reserva a la escritora cubana Mirta Aguirre, y
en el grupo sobresale el muralista Alfaro Siqueiros. Sobre la larga
mesa presidencial, el cofre con las preciadas cenizas, y al fondo un
gran retrato en el que Julio Antonio luce altivo, poderoso, retador.
Vivo.
(Continuará)

Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/



domenica 28 giugno 2015

Soddisfatto

SODDISFATTO: sono esausto (Roma)

sabato 27 giugno 2015

Soccorso

SOCCORSO: sono intervenuto prontamente (Roma)

venerdì 26 giugno 2015

Le "bufale" corrono anche a Cuba...Internet sì, Internet no....

Fonte: El Nuevo Herald
Cuba
 2015 JUNIO 25
ETECSA desmiente plan de internet para hogares


ETECSA dice en un comunicado que el esquema de precios que aparece en el blog de un funcionario ‘no es real’. Archivo
Diario de Cuba

La compañía de telecomunicaciones de Cuba, ETECSA, desmintió este jueves una información divulgada por un funcionario del gobierno cubano en referencia a los supuestos planes de la empresa estatal para ofrecer paquetes de conexión a Internet a personas autorizadas a partir de este mes de junio. 
La compañía asegura que el contenido del artículo publicado por el funcionario en su blog, La Chiringa de Cuba, fue “obtenido de una fuente no autorizada” y basado “en un documento utilizado para impartir un curso a especialistas de la empresa”.
En un comunicado, ETECSA dice que el esquema de precios que aparece en el documento “no es real”. 
La compañía agrega que está “desarrollando un conjunto de inversiones que aportan al proceso de informatización de la sociedad” y que en esta estrategia “el desarrollo de la infraestructura de telecomunicaciones es un eje esencial que incluye la creación de capacidades para incrementar progresivamente las vías de acceso a internet”. 
“En tanto se avanza en estas inversiones, se han priorizado las áreas públicas colectivas que ya ascienden a más de 500 y a las que se sumarán las 35 zonas con acceso a través de WiFi que fueron anunciadas el 18 de junio en diferentes medios de prensa”, informa el comunicado.
La compañía afirma lamentar “que de manera inescrupulosa se manipule información interna de la empresa para desinformar a la población”. Y concluye que informará “oportunamente en el momento en que se encuentren creadas las condiciones para la apertura de nuevos servicios, aportando todos los detalles relacionados con la oferta y formas de utilización de los mismos”.


Soave

SOAVE: sono Ave (Roma)

giovedì 25 giugno 2015

il grande Charlie Chaplin di scena all'Avana in un Festival tutto suo e non solo di cinema...

Fonte: Granma

Charlot seduce en verano
Del 1ro al 12 de julio, iniciará el Primer Festival de Cine Chaplin, en La Habana
23 de junio de 2015 22:06:57


Chaplin, cuyo emblemático personaje fuera llamado, en Cuba, Canillitas. Foto: To­ma­da de rtve.es

Una nueva muestra de cine se exhibirá, del 1ro. al 12 de julio, en varias salas de la capital, con motivo de la etapa veraniega. La jornada, organizada por el Icaic en colaboración con otras instituciones culturales, lleva por nombre Festival de Ci­ne Chaplin y rinde homenaje al célebre personaje de Charlot, interpretado por el gran actor y di­rector de cine Charles Chaplin (1889-1977).
El evento forma parte de un amplio programa ci­ne­matográfico para los meses de julio y agosto e in­cluye proyecciones audiovisuales, exposiciones, un concierto de la Orquesta Sinfónica Na­cio­nal y una función circense.
Los cines 23 y 12, sede de la Cinemateca de Cu­ba, Chaplin y la sala Charlot serán los espacios donde se exhibirán las películas y los cortos; mientras en la Biblioteca Nacional José Martí, el Mu­seo de Bellas Artes; la sala Covarrubias del teatro Na­cio­nal y la Carpa Trompoloco serán las instalaciones que participarán en el amplio programa-ho­me­­naje.
La inauguración del Festival será el miércoles 1ro.  en el 23 y 12, a las 7:00 p.m, con una expo de carteles y luego, a las 8:30 p.m., se proyectará el corto Por primera vez, del cubano Octavio Cor­tá­zar y La quimera de oro, película del propio Cha­plin, estrenada el 26 de junio de 1925, hace ya 90 años.
Durante esta muestra el público podrá disfrutar de numerosos materiales fílmicos de Chaplin, cuyo emblemático personaje fuera llamado Ca­nillitas en Cuba y no Charlot como en el resto del mundo. Entre ellos figuran: Charlot marinero, Charlot portero de banco, Charlot en la playa, Char­lot emigrante, Charlot en el teatro, El Con­de, Charlot héroe del patín, Charlot tramoyista de cine, Charlot se evade, Charlot en el balneario,los largometrajes Chaplin, El Chicuelo, El Cir­co, El Gran Dictador y Candilejas.
Por otra parte, en el programa de reconocimiento sobresalen las exposiciones del australiano de origen irlandés Paddy McDonald, coleccionista de cientos de objetos y materiales relacionados con Cha­plin, en las galerías del cine Chaplin y del Cen­tro Cultural Ci­ne­­matográfico Fresa y Chocolate; así como las de la bi­blioteca del Museo Nacional de Bellas Artes (Edi­fi­cio de Arte Cubano) y la galería El reino de este mun­do de la Biblioteca Na­cio­nal José Martí.
En cuanto al homenaje circense, el Festival Cir­Cuba ha programado una función especial de­di­cada a Chaplin el sábado 11 a las 8:30 p.m. en la Carpa Trompoloco. Como parte de esta fiesta se ex­tenderán proyecciones de películas de Chaplin a dos barrios capitalinos por medio de una gran pantalla móvil.
La información completa estará en cartelera a partir del  29 de junio y se podrán adquirir las entradas en las taquillas de los cines, sedes del evento.


Si sta prevedendo l'installazione di linee ADSL nella rete cubana

Fonte: El Nuevo Herald

JUNIO 24, 2015
Cuba planea ofrecer internet a los hogares a precios comerciales
Un auto museable y hombre usando su teléfono móvil coinciden en una intersección habanera. La atrasada infraestructura tecnológica del país es un impedimento para modernizar las comunicaciones. Yamil Lage AFP/Getty Images
ABEL FERNÁNDEZ

Cuba planea proveer acceso a internet a los hogares utilizando tecnología de banda ancha de primera generación (ADSL), según un documento de la Empresa de Telecomunicaciones de Cuba (ETECSA) publicado el miércoles en el sitio de internet La Chiringa de Cuba.
Las tarifas del servicio serían idénticas a las que la empresa cobra actualmente a sus clientes comerciales por el acceso a internet a través de la línea telefónica (conmutado), que comienzan desde 10 CUC al mes por un paquete de 20 horas de navegación internacional, hasta un máximo de 220 horas por 60 CUC. El paquete de 100 horas cuesta 30 CUC mensuales.
El acceso ADSL también utilizaría las líneas telefónicas, pero permitiría navegar por internet y conversar por teléfono simultáneamente. La velocidad de acceso dependería del volumen de tráfico en la red y tendría velocidades de bajada y subida de 8 Mbps y 1 Mbps, respectivamente.
Tendrían prioridad al servicio quienes ya tengan acceso al servicio conmutado, y también los trabajadores por cuenta propia y los agentes de telecomunicaciones autorizados.
Actualmente existe solo un 24.1 por ciento de penetración de la telefonía fija en los hogares cubanos, y el servicio de internet conmutado se ofrece solo a empresas y entidades comerciales y estatales, y a extranjeros con residencia en Cuba.
Según el documento, Cuba habría comprado modems ADSL de la marca TP Link con capacidad de hasta 24 Mbps.
“Estos planes hay que tomarlos como un mapa y no como algo seguro”, dijo Johannes Werner, editor de Cuba Standard. “Sabemos que las necesidades de la infraestructura de telecomunicaciones son inmensas”.
Werner señaló que el proyecto de ETECSA “es lo que se puede hacer bajo las circunstancias actuales de Cuba, en que existe un monopolio en las telecomunicaciones”, y añadió que “si se abre a la competencia, se avanzaría mucho más rápido”.
Hace dos semanas un ejecutivo de Google dijo en La Habana que, debido al atraso tecnológico en la isla, sería más beneficioso para aumentar la conectividad en el país saltar directamente a la tecnología móvil y ahorrarse todo el cableado, como lo están haciendo algunos países de África.
Según el director de la revista OnCuba, Hugo Cancio, quien dialogó con los ejecutivos de Google, aunque las autoridades cubanas tengan interés en proveer internet a la población –lo cual le parece positivo—“la realidad es que no todo el mundo en Cuba tiene acceso a un teléfono en su casa”.
Sus sobrinos, que viven en Alamar, son jóvenes estudiantes “a quienes les vendría muy bien tener acceso a la internet en su casa, pero ni siquiera tienen teléfono y tienen que utilizar el del vecino”, dijo Cancio.
Según el empresario cubanoamericano, asumiendo que exista una propuesta de Google, es posible existan dudas por la parte cubana, pero que "mediante el diálogo y las conversaciones se podrían resolver".
Un documento del Ministerio de Comunicaciones publicado en el mismo sitio a comienzos de este mes revelaba un plan quinquenal de ETECSA para proveer internet a la mitad de los hogares cubanos para el 2020.


Preoccupazione degli altri Paesi dei Caraibi per la potenziale concorrenza cubana nel mercato statunitense

Fonte: El Nuevo Herald

Cuba

JUNIO 24, 2015


Tras el deshielo con EEUU, la popularidad turística de Cuba preocupa al Caribe



Tras el deshielo con EEUU, la popularidad turística de Cuba preocupa al Caribe
Turistas pasean un un convertible estadounidense antiguo en La Habana, Cuba, el 13 de mayo de 2015. Autoridades turísticas del Caribe buscan establecer una sociedad con el gobierno estadounidense debido a las preocupaciones de que el deshielo en las relaciones entre Washington y La Habana resulte en una pérdida significativa de visitantes para el resto de la región. | Desmond Boylan, archivo Foto AP
POR DANICA COTOAssociated Press




Cientos de cubanos y extranjeros disfrutan de un día de mar en la playa de Varadero en 2008, a unos 150 km. Al este de La Habana. EFE/Alejandro Ernesto EFE


SAN JUAN, PUERTO RICO

Autoridades turísticas del Caribe buscan establecer una sociedad con el gobierno estadounidense debido a las preocupaciones de que el deshielo en las relaciones entre Washington y La Habana resulte en una pérdida significativa de visitantes para el resto de la región.
Cuba está teniendo un incremento tal en el número de viajeros que los frágiles presupuestos de muchas islas que dependen del turismo se verán duramente golpeados si no actúan al respecto, dijo el miércoles Frank Comito, director general de la Asociación Caribeña de Hoteles y Turismo.
"Si seguimos operando el negocio como siempre, y si todos tomamos del mismo pastel y Cuba entra en la repartición... habrá consecuencias económicas y laborales serias", señaló en una entrevista telefónica.
La asociación busca crear una Iniciativa Turística de la Cuenca del Caribe para ayudar a impulsar la inversión y los viajes por toda la región con ayuda del gobierno de Estados Unidos. El plan tomaría como molde la Iniciativa de la Cuenca del Caribe, un programa encabezado por Washington en la década de 1980 que buscaba impulsar el comercio en el Caribe y en Centroamérica.
La asociación propone el plan en un informe que advierte del impacto de Cuba sobre el Caribe, el cual fue enviado a la Comisión de Comercio Internacional de Estados Unidos.
El informe califica la apertura de los viajes a Cuba para visitantes estadounidenses como "el guijarro más grande y más destructivo lanzado a la piscina caribeña en cincuenta años".
De enero a principios de mayo, Cuba registró un incremento de 36% en los visitantes estadounidenses con respecto al mismo período en 2014. Además tuvo un aumento de 14% de visitantes de otras naciones, y funcionarios de turismo del Caribe anticipan que esas cifras seguirán creciendo.
"Aquellos países cuyo enfoque ha estado en Estados Unidos como su fuente principal de mercado y que no han sentido ninguna competencia de Cuba... se sorprenderán de lo refinada y efectiva que se ha vuelto la maquinaria cubana de mercadotecnia", se afirma en el texto.
La asociación señaló que las islas donde el negocio del turismo podría ser más afectado son aquellas que están más cerca de Cuba.
No está claro si funcionarios de turismo de esas islas apoyan el plan de la asociación o si han tomado medidas para ayudar a atraer más visitantes. Autoridades turísticas en Jamaica, las Islas Caimán y las Bahamas no respondieron mensajes de The Associated Press en busca de comentarios al respecto.
Comito dijo que la región debería trabajar unida para impulsar la inversión en general y los viajes al Caribe.
"Es un poco idealista, pero pienso que se necesita un elemento de eso en esto", señaló. "Un Caribe más fuerte beneficia a todos, incluida Cuba".