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lunedì 22 febbraio 2016

Salute e cin cin, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 21/2/16

Lo scriba ha ricevuto diversi messaggi in relazione alla pagina del 7 febbraio (Bar avaneri). Bruno Emilio Rea e Gabriel M. Valdés si riferiscono al mojito, uno dei dieci classici tra i cocktail cubani, mentre Aníbal García e Modesto Reyes Canto ricordano dettagli interessanti circa alcuni dei bar citati nella cronaca citata, specialmente Dos hermanos e Sloppy Joe’s. Su quest’ultimo esercizio si estende un’altro lettore: Carlos Villanueva. Roberto Garaycoa e César O. Gómez López scrivono per dare la ricetta del cocktail Pepín Rivero che io non sono riuscito a trovare e che, mi dicono, appare nel libro Cocteles cubanos; 1.100 recetas en el tiempo, di José Alfonso castro, pubblicato con il marchio della Editorial Oriente. Un altro lettore, Manuel Rodríguez González, offre dettagli interessantissimi sul ferry tra Key West e l’Avana. Andiamo per parti.
Fernando G. Campoamor, storico del rum e autore di quel libro delizioso che è El hijo alegre de la caña de azúcar, diceva che il mojito era una derivazione del draque o drake, un “composto” che fino ben addentro al XIX secolo, fu molto richiesto nelle Antille. Campoamor aggiungeva che lo inventò un corsaro con questo nome, Francis Drake, e si elaborava con grappa. Aveva proprietà curative. Almeno, Ramón de Palma, scrisse nel suo romanzo El cólera en La Habana (1838): “io  mi bevo tutti i giorni alle undici un ‘draquecito’ e mi va perfettamente”. Per preparare il mojito si versa in un bicchiere succo di limone e un cucchiaino di zucchero. Si aggiunge mentuccia, si macera il gambo, non le foglie, in modo che il suo succo si mescoli bene col limone e lo zucchero. Si aggiungono due dita di rum bianco, si mescola il tutto e si mettono nel bicchiere due o tre cubetti di ghiaccio, si completa con acqua minerale e si adorna con un rametto di mentuccia. Verso il 1910 all’Avana, si comincia a parlare del mojito frullato. Più tardi, quando si inaugurano i bagni La Concha, sulla spiaggia di Marianao, il mojito si converte nel cocktail insegna dell’installazione. Hanno detto a chi scrive questo che nel bar c’erano due banconi. Uno di essi era esclusivo per il mojito, l’altro per tutto il resto. Da La Concha, il mojito salta all’hotel Florida, in Obispo e Cuba, dove se ne occupa un barman conosciuto come Maragato. Da lì, passa alla Bodeguita del Medio.
Precisamente al mojito de La Concha, si riferisce il lettore Bruno Emilio nel suo messaggio. Segnala che lì c’era un barman chiamato Rogelio che li elaborava in “modo esemplare” e aggiunge che i soci di altri club si recavano a La Concha per assaporarli. Arrivavano da club così esclusivi come  l’Havana, il Miramar Yacht Club eEl Casino Español, a passare un buon momento dvanti a un mojito in uno stabilimento balneare prevalentemente popolare, al quale si accedeva solo con pagare il biglietto d’ingresso. Anche nel Club Náutico, racconta Gabriel M. Valdés, si preparavano ugualmente eccellenti mojitos e non era raro che un gruppo di amici si giocasse ai dadi il pagamento di un giro. Salute e cin cin!
Carlos Villanueva dichiara che tanto il Dos Hermanos, nell’Avenida del Puerto come lo Sloppy, disponevano di camere perché le prostitute che “facevano la vita” in questi esercizi si incontrassero coi loro clienti. Aggiunge che quando si restaurò il bar, dopo essere rimasto chiuso per quasi cinque decadi, si commentò che nel suo sotterraneo funzionava una sala da gioco alla quale, per le ingenti somme delle scommesse, avevano accesso solo gli eletti. Ricorda di aver visto non pochi segni di proiettili incrostati nelle pareti. Non c’era chi testimoniasse se ci fossero stati, in quella sala, uno e vari scontri a fuoco. Poi si seppe, continua dicendo Villanueva che agli inizi della Rivoluzione, il luogo fu sede del comando di un battaglione delle Milizie e c’è da pensare che alcuni dei suoi componenti aggiustasse la sua mira con obbiettivi posti in quelle pareti.
Il mio corrispondente che ha in suo avere uno studio sui parcheggi dimenticati dell’Avana, dice che lo Sloppy aveva il suo, sotterraneo, nel luogo dove nella decade del 1990 si trovava la falegnameria e l’officina di manutenzione dell’hotel Plaza e oggi sono i sotterraneidell’ampliamento dell’hotel Parque Central.

Arriva la ricetta

Constantino Ribalaigua, il re dei barman cubani nonostante fosse catalano, aveva il cocktail Pepín Rivero come una delle sue creazioni migliori, assieme al Daiquirí e il Presidente, come si è già commentato da un paio di settimane. Rivero diresse El Diario de la Marina dalla morte di suo padre, nel 1919, fino alla suo prematuro decesso, il 1° aprile del 1944. Fu molto letta la colonna che pubblicò per anni col titolo di Impresiones.
La ricetta del cocktail che porta il suo nome è questa: Si metta del ghiaccio in una coppa di vetro e vi si versi 1,5 once di London Dry Gin, un’oncia di crema di cacao  bianco Kuyper e un’oncia di latte. Agitare gli ingredienti e versarli in un bicchiere freddo. Decorarlo con cerchio di cioccolato in polvere.

Traghetti

Il lettore Manuel Rodríguez González chiarisce nel suo messaggio che ha pubblicato diversi articoli sui traghetti ferroviari e di passeggeri e vuole, col suo messaggio allo scriba,, offrire alcune precisazioni sul tema. Segnala:
“Henry Flagler costruì la linea ferroviaria Florida-Key West (1905-1912), come parte del suo progetto di fare di quest’ultimo punto una gran base per la sua vicinanza con Cuba e col Canale di Panama, allora in costruzione. Key West era il porto di acque profonde più meridionale degli Stati Uniti. Il proposito iniziale era di trasportare, a bordo di traghetti, treni carichi di merci con destinazione l’Avana.
Il servizio cominciò nel gennaio del 1915 e si costruirono tre traghetti; l’SS Henry M. Flagler, l’SS Estrada Palma e l’SS Joseph R. Parrot. Ognuno di essi poteva trasportare 26 vagoni. La traversata tra Key West e l’Avana sarebbe durata sei ore.”
Rodríguez González ricorda che quella fu tutta una novità; qualcosa di inedito nel trasporto internazionale. Lo classifica come il precedente più immediato dell’attuale trasporto con container. I vagoni facevano la funzione di contenitori, solo che avevano le ruote e abbattevano i costi di trasporto e maniploazione dei carichi. Così se un treno merci partiva, diciamo da Chicago, mnontava sul traghetto a Key West, arrivava all’Avana e poteva continuare il viaggio fino a Santiago de Cuba o qualsiasi altro punto della geografia cubana, senza che il suo carico subisse alcuna manipolazione. Rodríguez González puntualizza nella sua e-mail: “Il trfaghetto si caricava in mezz’ora, mentre una nave normale ci impiegava da da tre a sei giorni a caricare lo stesso volume di merci. Da lì il vantaggio commerciale del sistema che ebbe totale accettazione degli imprenditori, comercianti e consegnatari”.
Aggiunge:
“Il treno Havana Special fu un’idea di Flagler, parallela ai treghetti ferroviari, ma cominciò prima, nel 1912. Il treno ci metteva 38 ore sulla rotta New York-Key West e lì, i passeggeri erano trasferiti a trasbordatori che attraversavano lo stretto della Florida, com l’SS Governor Cobb, l’SS Cuba e l’SS Miami. Secondo quello che ho investigato per anni, fin ora, non ci sono evidenze che i passeggeri attraversassero il mare a bordo dei vagoni, i traghetti erano disegnati solo per i vagoni merci”.
Il terminal di quei traghetti trasbordadori, dice  il mio corrispondente, era l’imboccatura dell’Arsenale,  adiacente ai moli che erano allora della Pan American – attuale La Coubre – e Ward Line – attuale Aracelio iglesias-. Da un lato del molo c’era l’imboccatura del traghetto. Si possono vedere ancora i resti della strada ferrata che attraversavano il corso verso la Stazione dei Treni, dove in uno spiazzo, si concentravano i vagoni che arrivavano dagli Stati Uniti e quelli che partivano. Dall’altra parte c’erano i citati trasbordadori dell’Havana Special. Questo molo fu l’attracco dell’SS Florida, l’unico che rimase in servizio fino alla messa in atto dell’embargo.
“Il viadotto ferroviario, in effetti, fu seriamente danneggiato dal ciclone del 1935. La base dei traghetti ferroviari si trasladò a Palm Beach e la durata del viaggio verso l’Avana era allora di 18 ore. Si costruirono due nuovi traghetti: il New Grand Haven, nel 1951 e il City of New Orleans, nel 1959. Trasportavano 56 vagoni ciascuno.
Vale la pena di menzionare che il traghetto City of Havana che da Key West trasportava passeggeri nelle loro automobili, continuò a usare il viadotto di Flagler ricostruito come autostrada nel 1938, l’attuale Overseas Highway. Questo traghetto di passeggeri, in servizio tra il 1956 e il 1960, era il più grande dell’area; gtrasportava 500 passeggeri e 125 automobili. Atraccava all’imbocco di Hacendados, nella rada di Atarés e risultò essere un successo commerciale come i traghetti ferroviari”, termina il suo messaggio Manuel Rodríguez González e lo scriba passa ad altro tema.

Cosa è successo di mio nonno?

Il lettore Ramón de Armas riferisce, nel suo messaggio che suo nonno, spagnolo giunto a Cuba attorno al 1881 con circa 18 anni d’età, non appare in nessun registro “anche se lavorò, creò una famiglia, si pensionò e ricevette la pensione che alla sua morte, godette mia nonna fino alla sua morte”.
Immagino che il registro a cui si riferisce il lettore sia quello degli stranieri. Chiede: “Cosa è successo con gli spagnoli residenti a Cuba dopo l’intervento nordamericano e successivamente alla costituzione della Repubblica? Furono obbligati a registrarsi come stranieri o gli venne concessa automaticamente la cittadinanza cubana? Se non si sono registrati quale fu, allora, il loro status?”.
La risposta che chi scrive può offrire adesso all’interessato, chissà non sia la più completa. Sul tema, lo scriba ha più dati di quelli che espone qua, ma si rifiutano di apparire in un archivio che diventa più caotico ogni giorno.
Secondo il censimento che il Governo di occupazione nordamericano fece sull’Isola nel 1899, risiedevano a Cuba 129.236 spagnoli di nascita. Una quantità significativa, se si tiene conto che il Paese aveva una popolazione totale di 1.527.797 abitanti.

Nel 1902, una legge della  recente proclamata Repubblica, dispose che tutti gli stranieri che lo sollecitassero si sarebbero considerati come cubani di nascita.Immagino che il nonno di de Armas si sia avvalso dei benefici di questa legge.


¡Salud y chinchín!

Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
20 de Febrero del 2016 21:35:22 CDT

Varios mensajes recibió el escribidor con relación a la página del 7 de febrero (Bares habaneros). Bruno Emilio Rea y Gabriel M. Valdés aluden al mojito, uno de los diez clásicos de la coctelería cubana, mientras que Aníbal García y Modesto Reyes Canto recuerdan detalles de interés acerca de algunos de los bares citados en la crónica mencionada, en especial Dos Hermanos y Sloppy Joe’s. Sobre este último establecimiento se extiende otro lector: Carlos Villanueva. Roberto Garaycoa y César O. Gómez López escriben para dar la receta del coctel Pepín Rivero, que yo no pude localizar y que, me dicen, aparece en el libro Cocteles cubanos; 1 100 recetas en el tiempo, de José Alfonso Castro, publicado con el sello de la Editorial Oriente. Otro lector, Manuel Rodríguez González, ofrece detalles interesantísimos sobre los ferry entre Cayo Hueso y La Habana. Vayamos por parte.
Decía Fernando G. Campoamor, historiador del ron y autor de ese libro delicioso que es El hijo alegre de la caña de azúcar, que el mojito era una derivación del draque o drake, un «compuesto» que hasta bien entrado el siglo XIX fue muy demandado en Las Antillas. Añadía Campoamor que lo inventó el corsario de ese nombre, Francis Drake, y se elaboraba con aguardiente. Tenía propiedades curativas. Al menos Ramón de Palma escribió en su novela El cólera en La Habana (1838):
«Yo me tomo todos los días a las once un draquecito y me va perfectamente». Para preparar el mojito se vierte en un vaso zumo de limón y una cucharadita de azúcar. Se añade yerba buena y se macera el tallo, no las hojas, a fin de que su jugo se mezcle bien con el limón y el azúcar. Se adiciona línea y media de ron blanco, se revuelve la mezcla y se ponen dos o tres cubitos de hielo en el vaso, que se completa con agua mineral y se adorna con una ramita de yerbabuena.
Sobre 1910 empieza a hablarse en La Habana del mojito batido. Más tarde, cuando se inaugura el balneario de La Concha, en la playa de Marianao, el mojito se convierte en el coctel insignia de la instalación. Han dicho a quien esto escribe que en el bar había dos mostradores. Uno de ellos, en exclusiva, para el mojito, y el otro para todo lo demás. De La Concha, el mojito salta al bar del hotel Florida, en Obispo y Cuba, donde lo asume un barman conocido como Maragato. De allí pasa a La Bodeguita del Medio.
Precisamente al mojito de La Concha se refiere el lector Bruno Emilio en su mensaje. Apunta que había allí un barman llamado Rogelio, que los elaboraba «de manera ejemplar», y precisa que socios de otros clubes acudían a La Concha a deleitarse con ellos. Llegaban desde clubes tan exclusivos como el Havana y el Miramar Yacht Club y el Casino Español, a pasar un buen rato en torno a un mojito en un balneario eminentemente popular, al que se accedía solo con abonar el importe del tique de entrada. En el Club Náutico, cuenta Gabriel M.
Valdés, se preparaban asimismo excelentes mojitos y no era raro que un grupo de amigos se jugara al cubilete el pago de la ronda. ¡Salud y chinchín!
Carlos Villanueva expresa que tanto Dos Hermanos, en la Avenida del Puerto, como el Sloppy disponían de habitaciones para que las prostitutas que «hacían la vida» en esas instalaciones se encontraran con los clientes. Añade que cuando se restauró el bar, luego de permanecer cerrado durante casi cinco décadas, se comentó que en su sótano funcionaba una sala de juegos a la que por el alto monto de las apuestas solo los escogidos tenían acceso. Recuerda haber visto allí no pocos plomos de balas incrustados en las paredes. No había quien atestiguara si ocurrieron en esa sala uno o varios encuentros a tiros.
Después se supo, sigue diciendo Villanueva, que en los inicios de la Revolución el lugar fue sede de la jefatura de un batallón de Milicias y es de pensar que algunos de sus componentes afinaran la puntería con objetivos colocados en aquellas paredes.
Mi corresponsal, que tiene en su haber un estudio sobre los parqueos olvidados de La Habana, dice que el Sloppy tenía el suyo, subterráneo, en el sitio donde en la década de 1990 se encontraba la carpintería y el departamento de mantenimiento del hotel Plaza, y hoy son los sótanos de la ampliación del hotel Parque Central.

Va la receta

Constantino Ribalaigua, el rey de los cantineros cubanos, aunque era catalán, tenía el coctel Pepín Rivero como una de sus mejores creaciones, junto al Daiquirí y el Presidente, como ya se comentó hace un par de semanas. Rivero dirigió el Diario de la Marina desde la muerte de su padre, en 1919, hasta su prematuro fallecimiento, el 1ro.
de abril de 1944. Muy leída fue la columna que durante años publicó bajo el título de Impresiones.
La receta del coctel que lleva su nombre es esta: Póngase hielo en una copa de vidrio y viértase en ella 1,5 onzas de London Dry Gin, una onza de Kuyper Crema de cacao blanco y una onza de leche. Agite los ingredientes y cuélelos en un vaso frío. Decórelo con una llanta de chocolate espolvoreado.

Ferrys

El lector Manuel Rodríguez González aclara en su mensaje que ha publicado varios artículos sobre los ferry ferroviario y de pasajeros, y quiere, con su mensaje al escribidor, ofrecer algunas precisiones sobre el tema. Señala:
«Henry Flagler construyó la línea ferroviaria Florida-Cayo Hueso
(1905-1912) como parte de su proyecto de hacer de ese último punto una gran base comercial por su cercanía con Cuba y el Canal de Panamá, en construcción entonces. Cayo Hueso era el puerto de aguas profundas más meridional de Estados Unidos. El propósito inicial era el de transportar, a bordo del ferry, trenes cargados de mercancías con destino a La Habana.
«El servicio comenzó en enero de 1915 y se construyeron tres ferry: el SS Henry M. Flagler, el SS Estrada Palma y el SS Joseph R. Parrot.
Cada uno de ellos podía transportar 26 vagones. La travesía entre Cayo Hueso y La Habana demoraría seis horas».
Recuerda Rodríguez González que aquello fue toda una novedad; algo inédito en la transportación internacional. Lo cataloga como el precedente más inmediato de la actual transportación containerizada.
Los vagones hacían la función de los contenedores, solo que poseían ruedas, y abarataban los costos de transporte y manipulación de los cargamentos. Así, un tren de mercancías salía, digamos, de Chicago, abordaba el ferry en Cayo Hueso, llegaba a La Habana y podía continuar viaje a Santiago de Cuba o a cualquier otro punto de la geografía cubana sin que su carga sufriera manipulación de ningún tipo.
Puntualiza Rodríguez González en su email: «El ferry se cargaba en media hora, mientras que un barco corriente demoraba entre tres y seis días en cargar el mismo volumen de mercancías. De ahí la ventaja comercial del sistema, que tuvo total aceptación por parte de empresarios, comerciantes y consignatarios».
Añade:
«El tren Havana Special fue una idea de Flagler paralela a los ferry ferroviarios, pero comenzó antes, en 1912. El tren demoraba 38 horas en la ruta Nueva York-Cayo Hueso y allí los pasajeros eran transferidos a trasbordadores que cruzaban el estrecho de la Florida, como el SS Governor Cobb, el SS Cuba y el SS Miami. Según lo que he investigado durante años hasta ahora, no hay evidencias de que los viajeros cruzaran el mar a bordo de los vagones, pues los ferry estaban diseñados solo para vagones de mercancías».
La terminal de aquellos ferry trasbordadores, dice mi corresponsal, era el emboque del Arsenal, adyacente a los muelles que eran entonces de la Pan American —actual La Coubre— y Ward Line —actual Aracelio Iglesias—. A un lado del espigón estaba el emboque del ferry. Aún pueden verse los restos de las líneas férreas que atravesaban la calzada hacia la Terminal de Trenes donde, en un patio, se concentraban los vagones que llegaban de Estados Unidos y los que partían. Del otro lado estaban los referidos trasbordadores del Havana Special. Ese muelle fue el atracadero del SS Florida, el único que quedó en servicio hasta la implantación del bloqueo.
«El viaducto ferroviario, en efecto, fue seriamente dañado por el ciclón de 1935. La base de los ferry ferroviarios se trasladó a Palm Beach y la duración del viaje hasta La Habana era entonces de 18 horas. Se construyeron dos nuevos ferry: el New Grand Haven, en 1951, y el City of New Orleáns, en 1959. Transportaban 56 vagones cada uno.
«Cabe mencionar que el ferry City of Havana, que desde Cayo Hueso transportaba viajeros en sus automóviles, siguió usando el antiguo viaducto de Flagler reconstruido como autopista en 1938, la actual Overseas Highway. Ese ferry de pasajeros, en servicio entre 1956 y 1960, era el mayor de toda el área pues transportaba 500 pasajeros y
125 automóviles. Atracaba en el emboque de Hacendados en la ensenada de Atarés y resultó un éxito comercial al igual que los ferry ferroviarios», finaliza su mensaje Manuel Rodríguez González, y el escribidor pasa a otro tema.

¿Qué pasó con mi abuelo?

El lector Ramón de Armas refiere en su mensaje que su abuelo, español llegado a Cuba alrededor de 1881 con unos 18 años de edad, no aparece en ningún registro «aun cuando trabajó, creó una familia, se jubiló y recibió pensión que, a su muerte, disfrutó mi abuela hasta su fallecimiento».
Imagino que el registro al que se refiere el lector sea el de extranjeros. Inquiere: «¿Qué sucedió con los españoles residentes en Cuba luego de la intervención norteamericana y posteriormente al constituirse la República? ¿Les fue obligatorio registrarse como extranjeros o les fue otorgada automáticamente la ciudadanía cubana?
¿Si no se registraron, cuál fue entonces su estatus?».
La respuesta que el que esto escribe puede ofrecer ahora al interesado, quizá no sea la más completa. Sobre el tema, el escribidor tiene más datos de los que ofrece aquí, pero se niegan a aparecer en un archivo que se caotiza por día.
Según el censo que el Gobierno de ocupación norteamericano acometió en la Isla en 1899, residían en Cuba 129 236 españoles de nacimiento. Una cantidad significativa si se toma en cuenta que el país tenía una población total de 1 572 797 habitantes.
En 1902, una ley de la recién proclamada República dispuso que todos los extranjeros que lo solicitaran se considerarían como cubanos de nacimiento. Imagino que el abuelo de De Armas se habrá acogido a los beneficios de esa ley.

Ciro Bianchi Ross



sabato 20 febbraio 2016

Obama: "Nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali"

Fonte: El Nuevo herald:

CUBA

FEBRERO 20, 2016 8:50 AM
Obama: Visita a Cuba abre “nuevo capítulo” en relaciones bilaterales
Dijo que es la mejor manera de “promover los intereses y valores estadounidenses”
Agence France Presse

WASHINGTON 
El presidente Barack Obama dijo el sábado que su visita a la isla comunista de Cuba en marzo “abre un nuevo capítulo” en las relaciones bilaterales y es la mejor manera de “promover los intereses y valores estadounidenses” y ayudar al pueblo cubano.
“Buenos Días, a todo el mundo. Esta semana, lo hemos anunciado oficialmente, voy a Cuba”, declaró el presidente estadounidense en su alocución radial semanal.
La visita prevista para el 21 y el 22 de febrero reviste carácter histórico, pues el último presidente de Estados Unidos en visitar Cuba durante su mandato fue Calvin Coolidge, en 1928.
El viaje apunta a “comenzar un nuevo capítulo en nuestro relacionamiento con el pueblo de Cuba”, dijo Obama.
“Creo que la mejor manera de promover los intereses y valores estadounidenses, y la mejor manera de ayudar al pueblo cubano a mejorar su vida, es a través del compromiso, mediante la normalización de las relaciones entre nuestros gobiernos y el aumento de los contactos entre nuestros pueblos”, consideró el mandatario.
De todas formas, Obama destacó que “el cambio no vendrá a Cuba del día a la noche”, ya que si la isla “se abre más, significarán más oportunidades y recursos para los cubanos de a pie”.
Desde que llegó a la presidencia, Obama ha argumentado que el compromiso haría más por cambiar a Cuba que medio siglo de embargos y aislamiento impuesto por anteriores gobiernos.
En diciembre de 2014, Obama anunció que había participado con el gobernante Raúl Castro de conversaciones secretas para un acercamiento. Las relaciones diplomáticas se restablecieron formalmente en julio de 2015.


Dizionario marino per lupi di terra

ALBERARE: riforestare

giovedì 18 febbraio 2016

Confermato il viaggio di Obama a Cuba

Sciolto ogni riserbo, poco fa l'annuncio ufficiale che il Presidente degli Stati Uniti d'America, Barak Obama, visiterà Cuba il 21 e 22 de prossimo mese di marzo.

Miracolo all'Avana

Dopo giorni e giorni che il tentativo di pubblicare foto si interrompeva con l'avviso di "TIME OUT", oggi sono riuscito a pubblicarne due relative alla presentazione di libri alla Fiera.
Ci ho messo un po', ma parafrasando il senatur Umberto, chi l'ha duro la vince...

Obama dovrebbe visitare Cuba il prossimo mese

 Fonte El Nuevo Herald

CUBA

FEBRERO 17, 2016 8:44 PM
Reporte: Obama viajaría a Cuba el próximo mes
El anuncio oficial se haría el jueves por la mañana
La última vez que un presidente estadounidense viajó a la isla fue en 1928
Obama ya había expresado su deseo de visitar Cuba bajo las condiciones necesarias

NORA GÁMEZ TORRES Y SERGIO N. CÁNDIDO
El presidente Barack Obama viajaría a Cuba en marzo, según anunció este miércoles en la noche el canal de televisión nacionalABC a través de las redes sociales.
Hasta el momento no ha habido confirmación de esta información por parte de la Casa Blanca, aunque una fuente del Departamento de Estado le dijo a el Nuevo Herald en condición de anonimato que el anuncio será hecho este jueves por la mañana.
De ser así, sería la primera vez que un presidente estadounidense en funciones visita la isla en más de 80 años. La última vez lo hizo el presidente Calvin Coolidge en 1928. El ex presidente Jimmy Carter viajó a Cuba en marzo del 2011.
Fuentes dijeron al Nuevo Herald que la Casa Blanca está valorando una visita de un día a mediados de marzo (entre el 12 y el 15 de ese mes) pero los detalles no están finalizados aún.
En marzo, se espera también en la isla a los Rollings Stones y al equipo de béisbol de las grandes ligas Tampa Bay Rays, que jugará contra la selección nacional cubana.
La visita a Cuba sería la culminación del proceso de acercamiento que sorprendió al mundo cuando Obama anunció el canje de espías y la intención de restaurar las relaciones diplomáticas con Cuba el 17 de diciembre de 2014.
El Nuevo Herald reportó en julio sobre una reunión en la Casa Blanca en la que se supo que la Administración evaluaría a principios del 2016 la posibilidad de un viaje del Presidente a Cuba.
En entrevista con Yahoo para marcar el aniversario del anuncio del 17 de diciembre del 2014, Obama aseguró que estaba “muy interesado en ir a Cuba” pero “las condiciones tendrían que ser las correctas. Le he dicho al gobierno cubano que, si podemos decir que ha habido progresos en las libertades de los cubanos, me gustaría que mi visita sirva para destacar esos avances”, añadió.
Asimismo dijo que había comunicado al gobierno cubano su deseo de poder reunirse y “hablar con todo el mundo” y que si no podían verificarse progresos no habría “mucha razón para que yo vaya,porque no me interesa validar el status quo”.
El anuncio del viaje de Obama ocurría a solo días de que el gobierno cubano finalmente devolviera un misil Hellfire que llegó a la isla por equivocación desde el 2014 y mientras se encuentre todavía en la capital estadounidense una amplia delegación comercial encabezada por el ministro de Comercio e Inversión Extranjera de Cuba Rodrigo Malmierca. Este miércoles, Malmierca almorzó con la Secretaria de Comercio Penny Pritzker en la Casa Blanca y el jueves será recibido en la tarde por el Secretario de Estado John Kerry en Washington D.C.


mercoledì 17 febbraio 2016

Dizionario marino per lupi di terra

ALAGGIO: possiedo strumenti per volare (Napoli)

Fiera a gonfie vele

Come, ormai da 25 anni l'accettazione del pubblico è grande e colma ogni giorno il grande spazio della fortezza de La Cabaña col suo scenario suggestivo e la splendida vista sulla città e la baia.


Ieri (martedì 16), nella sala Lezama Lima, già cappella militare della guarnigione spagnola, della Fiera Internazionale del Libro è stato presentato ”Palabra de escribidor” di Ciro Bianchi Ross.
Oggi invece viene presentato “História y pasión del Automóvil en Cuba” di Marcelo Gorajuria Marichal.


Entrambi i testi erano già presenti sul mercato, ma con questa presentazione hanno avuto il battesimo ufficiale davanti al grande pubblico.

martedì 16 febbraio 2016

Voli commerciali, da ottobre?

Dalle voci che indicavano marzo come possibile inizio delle operazioni, adesso sembra che più realisticamente si vada a ottobre. Rimangono, per il momento, i dubbi già espressi in post precedenti...
Fonte: TTG

Accordo Cuba-Usa sui voli commerciali, si apre la battaglia dei vettori
Leggi anche: Cuba

Inizia la lotta dei vettori statunitensi per la conquista di rotte e slot aeroportuali sull’isola dei Castro. È infatti prevista per oggi, all’Avana, la firma dell’accordo tra Stati Uniti e Cuba per l’istituzione di voli commerciali tra i due Paesi a partire dal prossimo autunno.
Da oggi, dunque, i vettori americani avranno 15 giorni di tempo per presentare al Dipartimento dei Trasporti le domande per le rotte tra Usa e Cuba. L’accordo, che sarà firmato nella capitale cubana dal Segretario ai Trasporti Anthony Foxx, volato a Cuba insieme allo staff del Dipartimento di Stato, potrebbe dare il via a una rete di collegamenti il cui potenziale è stato calcolato in 110 voli giornalieri di andata e ritorno, con venti voli giornalieri dall’Avana e altri dieci da ciascuno dei nove aeroporti dell’isola.

Il Dipartimento dei Trasporti potrebbe procedere all’aggiudicazione delle tratte e degli slot a partire da questa estate e i voli potrebbero iniziare a ottobre.


Italia e presenze a Cuba

Un comunicato del Ministero del Turismo informa, senza peraltro dare cifre in dettaglio, che nel mese di dicembre 2015 sono entrati a Cuba oltre 300.000 turisti con la conferma al primo posto del tradizionale "mercato" canadese.
Al secondo posto figura l'Italia, davanti a Germania, Gran Bretagna e via via gli altri...ma non c'è la crisi? Naturalmente sono contento che ci siano connazionali (mica pochi) che possano permettersi di fare vacanze invernali a lungo raggio.