Come
nella miglior tradizione del secondo mandato presidenziale, colpo di coda in
“zona Cesarini” dell‘amministrazione Obama nei confronti dei rapporti con Cuba
con un accordo che probabilmente, non verrà messo in discussione dalla futura
amministrazione Trump.
Nel
tardo pomeriggio di ieri è stato reso noto con un comunicato congiunto dei due
Governi, un cambio fondamentale nella politica migratoria che abolisce la
politica dei “piedi asciutti e piedi bagnati”, che non era una legge vera e
propria, ma solo un atteggiamento, appunto, politico anche se rimane una delle
“stranezze americane” che potrebbe essere eliminata soltanto con la volontà del
Congresso del grande Paese del nord che
è la legge (questa sì) chiamata “Ley de Ajuste Cubano” che continua a permettere
ai cittadini cubani che entrino legalmente, ovvero con un visto di lavoro o per
visita famigliare, di ottenere asilo e assistenza da parte del governo degli
Stati Uniti. Naturalmente il numero totale di chi si potrebbe avvalere di
questa legge, adesso, viene drasticamente ridotto.
Vediamo
pertanto cosa cambia e cosa no, premettendo che questo accordo, con effetto
immediato, è comunque di grande portata:
in sostanza gli Stati Uniti non permetteranno più l’ingresso illegale dei
cittadini cubani che fino a ieri potevano raggiungere il territorio “asciutto”
degli Stati Uniti con qualunque mezzo sia per mare che per aria o per terra da
Paesi terzi (Messico in testa, o Canada) creando anche un “effetto domino” in
altri Paesi centro o sud americani da dove, cittadini cubani entrati, anche
legalmente, cercavano di raggiungere il Messico da dove era relativamente
facile, per loro, accedere agli Stati Uniti.
Il nuovo accordo prevede il rimpatrio di tutti
i cittadini cubani sprovvisti di regolare visto consolare. In questo modo si
eliminano i pericoli di traversate rischiose con un numero imprecisato di morti
o scomparsi in mare, o di traffico illegale, dal risultato incerto, portato
avanti da persone senza scrupoli. L’accordo prevede anche l’abolizione, da parte
degli USA di un programma denominato “Parole” che favoriva la diserzione di
personale medico o comunque sanitario, di cubani in missione in Paesi del Terzo
Mondo con l’ammissione agevolata negli Stati Uniti.
Si
mantiene la quota di un minimo di 20.000 emigranti l’anno, concessa dal Governo
nordamericano.
L’accordo
comprende anche risvolti secondari che potrebbero avere effetto retroattivo in
alcuni casi, come quello di 2.486 persone emigrate col famoso esodo del Mariel
nel 1980 e che sono rimasti nel limbo per tutti questi anni, in quanto non
graditi e imprigionati anche per lunghi periodi, ma non accettati, di ritorno,
dalle Autorità cubane.
In
ogni caso un altro passo avanti per eliminare il contenzioso per una
auspicabile, reale, normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Adesso le
grosse spine rimaste sono due, Ley de Ajuste a parte: sollevamento dell’embargo
finananziario, economico e commerciale e restituzione del territorio occupato di
Guantánamo dove esiste, l’unica base militare al mondo, mantenuta a dispetto
del volere di un Governo e di un popolo.
Ma
un lungo cammino si compie con piccoli passi.