Sono
tornato all’Avana per fare i conti con la carestia e l’inflazione, non certo
con la mancanza di calore umano sotto tutti gli aspetti, perché no? Anche
negativi che fanno parte della vita. Del “mondo sviluppato” a parte l’opulenza
e l’offerta di ogni tipo, per chi può permettersela, dove si arriva a pagare la
bellezza di 385 euro per un biglietto d’ingresso alla semifinale di un torneo
di tennis a gioco iniziato e alla biglietteria, niente bagarinaggio, ho
scoperto la inarrestabile avanzata di sistemi alienanti dove è quasi
impossibile contattare una persona fisica responsabile di un servizio, ma ci si
deve affidare a una tastiera che passa da un’opzione prefigurata all’altra e se
il “caso” esce dagli schemi sono dolori perché all’ultimo contatto digitale
risponde un operatore/trice, il più delle volte molto gentile che però con
risposte generiche non è in grado di risolvere il problema, non volendo o
potendo metterti in contatto con chi potrebbe, probabilmente, farlo.
L’esperienza costosa in tempi e denari l’ho avuta con l’Ambasciata degli USA
per la quale ho dovuto spostare la data di rientro pensando di avere margini di
tempo di sicurezza, ma al colloquio prenotato (a Roma per diminuire i tempi di
attesa) mi è stato detto che al momento non potevano concedermi il visto dato
che avevano bisogno di “informazioni supplementari” e il tempo di attesa
qualora le avessi fornite era indeterminato invece della settimana prevista per
la restituzione del passaporto vistato. Dopo qualche giorno mi hanno inviato un
questionario al quale rispondere…con domande, banali, già comprese nel primo
questionario presentato e che se in qualche caso fossero state imprecise o
riassunte si potevano chiarire nel corso del colloquio con l’addetta consolare
che ha semplicemente preferito fregarsene del prossimo rimettendo tutto nel
calderone impersonale. Inutile dire che le successive richieste di chiarimenti
telefonici è caduta nel baratro ella digitalizzazione. Nel frattempo, per
ottenere il visto che dopo le “informazioni supplementari” avrei dovuto inviare
sono stato invitato a inviare i passaporti al Consolato di Roma, ma per
mancanza dei tempi necessari sono rientrato dovendo inviare i passaporti per
DHL a Roma con restituzione a Milano da dove me dovrebbe rispedire a Cuba un
mio nipote delegato al ritiro.
Oggi sono
andato alla sede DHL dell’Avana indicata sul web: avenida 1ra angolo con la
calle 26 dove, una volta arrivato ho visto un edificio fatiscente con insegne
DHL, ma un foglio manoscritto apposto all’ingresso, sbarrato, diceva di
rivolgersi alla calle O n° 198. Arrivato in loco alle 11.54 un altro cartello
diceva “chiusura per pranzo dalle 12 alle 13”. C’erano già alcune persone in
attesa pertanto presumo che abbiano chiuso abbondantemente prima dell’ora
prevista. Una volta chiesto chi era la persona che mi precedeva nell’attesa mi
sono accinto ad attendere. Alle 13 hanno riaperto e ammesso 2 persone, alle
13.30 non erano ancora uscite e un’incaricata del servizio si è affacciata
dicendo che non essendo disponibili una quantità di buste sufficienti si
arrivava ad accontentare un numero limitato di utenti, manco a dirlo fatta la
conta delle spedizioni che nel caso di qualcuno erano pi di una, sono rimasto
fra gli esclusi e invitato, se volessi, a recarmi alla sede centrale sita
nell’avenida Vento in corrispondenza con la avenida Camaguey, sede non presente
tra i recapiti DHL dell’Avana sul web. Giunto in tempo prima che chiudesse alle
16 (sul web dicono che il servizio è fino alle alle 18) ho avuto la fortuna di
avere solo due persone davanti che comunque hanno superato l’ora nel tramite
facendomi uscire vittorioso alle 16.30 e il serviio continuava fino a esaurimento dei clienti presenti. Bentornato a Cuba!