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venerdì 27 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
mercoledì 25 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
Italiani a Cuba: Franco Oriot, fotografo
Milanese di nascita, Franco Oriot, come molti suoi concittadini ha la passione per girare il mondo. A questa passione si è unita quella, grande, per la fotografia che da hobby è diventata ormai il suo lavoro principale. Ha lasciato un’attività imprenditoriale nella ristorazione per conoscere e immortalare nuovi orizzonti. Adesso la sua sfida è a Cuba, dove si è introdotto con energia nel campo della fotografia commerciale con risultati di tutta soddisfazione, introducendo un modo nuovo di concepire le classiche fotografie da cerimonia. Coi suoi 50 anni portati con disinvoltura, un fisico asciutto da chi non indugia negli ozi, nel suo “vagabondaggio” ha vissuto diversi anni in Africa dove ha realizzato una impressionante serie di immagini d’ambiente e, naturalmente, di animali. Il suo ricco archivio oltre a raccogliere immagini di praticamente tutti, o quasi, i Paesi dell’Africa Australe, contiene anche fotografie fatte in Asia, particolarmente Cambogia e Vietnam. La qualità delle immagini parla da sola, eccellente la composizione, l'illuminazione, l’accostamento cromatico e un’impeccabile messa a fuoco, spesso effettuata in condizioni non proprio ideali. Franco mi ha autorizzato a pubblicare una parte delle sue immagini, lasciandomi la discrezione e l’imbarazzo di scegliere i soggetti. Credo che avrò materiale in abbondanza da sottoporre ai lettori, non senza un ringraziamento all’autore.
Conserva
CONSERVA: avere una collaboratrice familiare (termine in disuso da molti anni in quanto "unpolitically correct")
lunedì 23 dicembre 2013
Le carte private di Clavelito, di Ciro Bianchi Ross pubblicato su Juventud Rebelde del 22/12/13
Nonostante, forse qualcuno lo metta in dubbio, il vero nome di Miguel Alfonso Pozo, meglio conosciuto con l’appellativo di Clavelito, era proprio Clavelito. Così almeno lo fu dal 18 agosto del 1954 fino alla sua morte il 21 giugno del 1975. Vuol dire che ci furono due soggetti in una sola persona. Uno di essi si chiamò Miguel Alfonso Pozo da quando nacque a Ranchuelo, attuale provincia di Villa Clara, il 29 settembre del 1908 e un altro che a partire dal 1954 si chiamerà Clavelito Miguel Alfonso Pozo fino al termine della vita.
Il cambio si effettuò in virtù di quanto disposto dal Ministro della Giustizia che era a sua volta protetto dal Decreto Legge n. 1951 del 1954 che obbligava l’annotazione d’ufficio di detta modifica nel libro del Registro Civile. Così consta al foglio 361 del tomo 17 del Registro Speciale di Cambio, Aggiunta e Modifica di Nomi e Cognomi del Ufficio del Registro e Notariato del Ministero di Giustizia.
Perché questo cambio? Il secondo cognome della madre di Miguel Alfonso Pozo era Clavero. Come succede molte volte, il cognome più sonoro è quello che predomina per identificare una famiglia. Non importa che sia del padre o della madre, nemmeno che sia il primo o secondo cognome. A Ranchuelo la famiglia di Miguel era la famiglia Clavero o i Claveros e come lui era il più piccolo dei fratelli, la gente lo conosceva come Clavelito. Fin da bambino trascinò con sé questo soprannome che divenne il suo nome d’arte e quello proprio.
Era un buon poeta di stornelli. Le rime che scrisse per la serie radiofonica di Pepe Cortés – un bandito romantico come Manuel García rubava ai ricchi per dividere il bottino fra i poveri – gli valsero la celebrità e la sua popolarità fu enorme grazie a quelle controversie tra le bionde e le more, le magre e le grasse, le nubili e le sposate...che sostenne con La Calandría ne El Rincón Críollo, spazio trasmesso dalla CMQ.
Però Miguel Alfonso Pozo – Clavelito – animato, diceva, dal desiderio fervente di aiutare il prossimo, un giorno cominciò a farlo a mezzo del suo programma radiofonico e la sua fama crebbe come la schiuma. La gente allora lo vide come un “preoccupato e attento consigliere” a chi si poteva chiedere la soluzione di un problema pratico o di un problema sentimentale e anche la cura della salute malmessa, cosa che lo convertì “nel primo ciarlatano del Paese, appoggiato a un microfono dalla lontana e profonda risonanza”.
Questa celebrità, già nella decade del ’50, gli fece pensare alla possibilità di dedicarsi alla politica. Poteva candidarsi a un posto come rappresentante alla Camera. C’era un solo inconveniente: il Codice Elettorale esigeva che il candidato a qualunque incarico elettivo, utilizzasse il nome con cui era iscritto al Registro di Stato Civile. Non erano validi appellativi, pseudonimi o soprannomi. Non si potevano utilizzare nemmeno, nel caso che il candidato lo avesse, il secondo nome al posto del primo. Il nome di Miguel Alfonso Pozo non diceva niente a nessuno. Quello di Clavelito trascinava un popolo.
Lo scriba non può precisare, adesso, se giunse a candidarsi. Il figlio minore, Narciso, crede che lo fece. Non è sicuro, non era ancora nato a quel tempo. In ogni modo, se lo fece non venne eletto. Sua figlia Rosita mi disse, tempo fa in un messaggio elettronico: “In realtà egli non era un politico, ma i politici dell’epoca lo scelsero perché era famoso e aveva molti seguaci”.
Se ami la vita, non perdere il tempo
Fu proprio Narciso che mise nelle mie mani il documento sul cambio di nome, fra le altre carte private di suo padre. Fra queste ci sono due documenti firmati das Alejo Carpentíer, allora vice presidente del già scomparso Consiglio Nazionale della Cultura. Sono del 29 marzo del 1962 e ciascuno certifica la pubblicazione di cui l’autore è Clavelito: Clarivel, romanzo d’amore e dolore apparsa nel 1961 con il marchio di Cárdenas e Compagnia e una tiratura di mille copie; l’altro, dello stesso anno e lo stesso marchio, con cinquemila copie, si intitola Verso la felicità (Un viaggio attraverso gli astri).
Altri titoli suoi sono: L’uomo del destino e I miracoli. Inoltre: I canti di Clavelito e Controversie. È anche autore di una Enciclopedia della felicità.
Nelle pagine di questo ultimo titolo mise molteplici consigli scritti, con gran uso di sintesi. Massime concise che condensano un pensiero maturato a lungo ed esprimono tutta una filosofia di vita.
Eccone alcuni esempi:
“Non usiamo mai nessun cammino contorto. La semplicità e la giustizia devono essere sempre presenti nel nostro pensiero”.
“La felicità è uno stato d’animo e come tale si crtea e risiede in noi stessi, dentro di ciascuno”.
“Nel matrimonio, che la legge sia uguale per entrambi”.
“Se ami la vita, non perdere tempo”.
“Non c’è sole che duri tutto il giorno”.
‘Se vuoi sapere quanto vale il denaro, chiedilo in prestito”.
“Chi vive di illusioni, muore di fame”.
Un altro documento, un “Foglio di dichiarazioni di opere”, svela il letterato e compositore. È autore di oltre 25 “pezzi” tra sones montunos, guajiras, danzones, guarachas, canciones, tonadas e rumbas (ritmi cubani. n.d.t.), alcuni di loro molto popolari come El caballo y la montura e La guayabera, entrambe con musica di Eduardo Saborít, altre volte la musica è di Miguel Ojeda, in altre la musica è del proprio Clavelito e le parole di Saborít, anche se non mancano quelle in cui Clavelito è autore della musica e dei testi.
Si conserva anche un contratto firmato fra l’artista e l’emittente Unión Radio per il periodo compreso fra il 1° di luglio del 1953 e il 30 giugno dell’anno successivo. L’azienda si impegna a pagargli un salario di 500 pesos mensili più 45 pesos e 45 centavos corrispondenti al 9,09 del riposo retribuito. In cambio, l’artista “a carattere esclusivo di 100 prestazioni mensili nei programmi di radio determinati dalla medesima, considerando come prestazione l’incisione di un disco o un corto pubblicitario”.
Più avanti il documento stipula che l’artista si impoegna a non realizzare, nel territorio nazionale, nessun’altra attività in radio e in nessuna altro mezzo senza preventiva autorizzazione dell’azienda e non potrà realizzare attività che potranno essere trasmesse posteriormente per radio o televisione. Si dice: “L’artista potrà effettuare comparizioni televisive negli studi di Radio-Televisione El Mundo e Unión Radio-Televisión”. E prosegue: “L’artista col suo carattere di cantante, attore, compositore e autore interpreterà le opere e spettacoli scelti dall’azienda e si atterrà, in ogni caso, alle istruzioni che riceva dai registi dei programmi o persone delegate dall’azienda”.
Prosegue con una clausola sulla quale vale la pena di meditare: “L’azienda concederà, d’accordo con quanto previsto dalla legge, la licenza pagata di un giorno di riposo nel caso di morte del padre, madre, figlio o figlia, fratello o sorella, moglie o marito dell’artista; e anche tale licenza in caso di parto della moglie del medesimo; per non oltre tre giorni al mese e senza che possano eccedere i 9 giorni all’anno nel caso di malattia dell’artista che sia impossibilitato allo svolgimento del suo lavoro, previa giustificazione con il corrispondente certificato medico”.
Il documento stabilisce che senza l’espressa autorizzazione di Unión Radio l’artista non potrà uscire dall’Isola per compiere attività artistiche o altri affari e pur autorizzandolo, l’azienda si riserva di prorogare i termini del contratto per lo stesso tempo che l’artista sia stato assente, mantenendo in completa efficenza e vigore questo contratto al suo ritorno.
Alla fine, l’artista, si impegna a non prestare il suo nome, fotografie o testimonoanze scritte o verbali a faviore di nessun prodotto, industria, commercio o persona di qualunque indole, senza la preventiva autorizzazione scritta di Uniòn Radio che a mezzo di questo contratto resta autorizzata a utilizzare il nome, le fotografie, le testimonianze scritte o verbali dell’artista a proprio beneficio e dei suoi clienti senza che per questo debba pagare nessun compenso.
Metti il tuo pensiero in me
Una ben combinata musica di “claves” e ghitarre apriva El buzón de Clavelito che andava in onda da Unión Radio-TV e servì da sottofondo per la voce del trovatore:
“Metti il tuo pensiero in me/e farai che in questo momento/la forza del mio pensiero/eserciti il bene su di te”. La musica si andava sviluppando ed entrava il presentatore dicendo: “Un miracolo della natura nella delizia di una canzone contadina. Manifesto degli elementi che contribuiscono al successo, alla salute, all’amore, alla felicità. Poeta, interprete dei cuori incompresi. Messaggero di buona fortuna, Se non siete felici, se avete qualche problema, se non avete salute, se non avete un lavoro, se il denaro non vi rende, se non avete l’amore...Ascoltate Clavelito in silenzio, in silenzio, per favore...”.
Il programma proseguì col vento in poppa fino a che Unión Radio decise di creare una parentesi lungo tutta la sua programmazione per, oltre allo spazio di Clavelito, dare risposta a quelli che avevano chiesto consigli al cantante che obbligava gli interessati a mantenersi collegati all’emittente per tutto il giorno. E questo sì che non lo tollerò la concorrenza che sapeva – afferma il saggista Reynaldo González – che l’utenza preferiva sentire la soluzione del proprio romanzo che seguire i lamentosi argomenti altrui. Fu così che la Commissione di Etica Radiofonica, l’Associazione degli Annunciatori di Cuba e il Blocco Cubano di Stampa si scagliano contro il programma e riescono a farlo sospendere il 5 agosto del 1952.
I suoi figli dicono che lo accusarono di “miracolista” e “truffatore” e che la polizia irruppe violentemente nello studio nel mome nel momento in cui il programma andava in onda, lo sospese e si portò via Clavelito agli arresti. Aggiungono che alcuni giorni dopo, davanti alle proteste popolari, il programma riapparse “con lo stesso successo”. Però ormai non fu la stessa cosa.
Suo figlio minore riferisce che Gaspar Pumarejo, lo scaltro impresario di radio e TV, fu quello dell’idea del bicchiere d’acqua sopra l’apparecchio radio (segno di scongiuro, n.d.t.). Smentisce che suo padre facesse soldi con i consigli. Aveva, questo sì, un buon ingresso. Fu, d’altra parte, proprietario del laboratorio che elaborava i cosmetici “Mapclavé”, nome che è una combinazione delle iniziali dell’artista e la contrazione di Clavelito, così come il negozio dove si vendevano al pubblico i prodotti del laboratorio. Clavelito tornò ai suoi versi bucolici. Lavorò come annunciatore. Tra le sue carte private c’è un tesserino del Collegio Nazionale degli Annunciatori che lo accredita. Lavorò anche come ventriloquo. Di fatto questo fu il suo ultimo lavoro. Si presentava travestito da negretto nel circo di Iris Torres, la sorella di Roberto, il pagliaccio Chorizo. Andò in pensione nel 1964.
Papeles privados de Clavelito
Ciro Bianchi Ross •digital@juventudrebelde.cu
21 de Diciembre del 2013 17:15:54 CDT
Aunque algunos lectores tal vez lo pongan en duda, el nombre verdadero
de Miguel Alfonso Pozo, más conocido por el apelativo de Clavelito,
era precisamente Clavelito. Al menos, así lo fue desde el 18 de agosto
de 1954 hasta su muerte, el 21 de junio de 1975. Quiere decir que hubo
dos sujetos que fueron una sola persona. Uno de ellos se llamó Miguel
Alfonso Pozo desde que nació en Ranchuelo, actual provincia de Villa
Clara, el 29 de septiembre de 1908, y otro que a partir de 1954 va a
nombrarse Clavelito Miguel Alfonso Pozo hasta el final.
El cambio se llevó a cabo en virtud de lo dispuesto en un decreto del
Ministro de Justicia, que se amparaba a su vez en la Ley-Decreto 1951
de 1954, lo que obligaba a la anotación de oficio de dicha
modificación en los libros del Registro Civil. Así consta en el folio
361 del tomo 17 del Registro Especial de Cambio, Adición y
Modificación de Nombres y Apellidos del Negociado de Registros y
Notariados del Ministerio de Justicia.
¿Por qué ese cambio? El segundo apellido de la madre de Miguel Alfonso
Pozo era Clavero. Como ocurre muchas veces, el apellido más sonoro es
el que predomina para identificar a una familia. No importa que sea el
del padre o el de la madre, tampoco que sea el primero o el segundo
apellido. En Ranchuelo, la familia de Miguel era la familia Clavero o
los Claveros, y como él fue el más pequeño de los hermanos, la gente
lo identificó como Clavelito. Desde niño arrastró ese sobrenombre que
terminó siendo su nombre artístico y su nombre propio.
Era un buen poeta repentista. Las espinelas que escribió para la serie
radial de Pepe Cortés —un bandolero romántico que como Manuel García
robaba a los ricos para repartir el botín entre los pobres— le
valieron celebridad, y su popularidad fue enorme gracias a aquellas
controversias entre las rubias y las morenas, las flacas y las gordas,
las solteras y las casadas… que sostuvo con La Calandria en El Rincón
Criollo, espacio que transmitía CMQ.
Pero Miguel Alfonso Pozo —Clavelito— animado, decía, por el deseo
ferviente de ayudar a los demás, comenzó un día a hacerlo a través de
su programa de radio y su fama creció como la espuma. La gente lo vio
entonces como «un preocupado y atento consejero» al que podía
pedírsele la solución de un problema práctico o de un asunto amoroso,
e incluso la cura de la salud quebrantada, lo que lo convirtió en «el
primer curandero del país apoyado en un micrófono de profundas y
lejanas resonancias».
Esa celebridad, ya en la década de los 50, le hizo pensar en la
posibilidad de dedicarse a la política. Podía postular un acta de
representante a la Cámara. Solo había un inconveniente. El Código
Electoral exigía que el candidato a cualquier cargo electivo utilizara
el nombre con que había sido inscrito en el Registro Civil. No valían
apodos, seudónimos ni sobrenombres. Tampoco podía utilizarse, en caso
de que el aspirante lo tuviera, el segundo nombre en suplantación del
primero. El nombre de Miguel Alfonso Pozo no decía nada a nadie. El de
Clavelito arrastraba a un pueblo.
No puede precisar ahora el escribidor si llegó a postularse. El hijo
menor, Narciso, cree que sí lo hizo. No está seguro, pues no había
nacido entonces. De cualquier manera, si lo hizo no resultó electo. Me
dijo hace algún tiempo su hija Rosita en un mensaje electrónico: «En
realidad, él no era político, pero los políticos de la época lo
escogieron porque era famoso y tenía muchos seguidores».
Si amas la vida, no pierdas el tiempo
Ciro Bianchi Ross •digital@juventudrebelde.cu
21 de Diciembre del 2013 17:15:54 CDT
Aunque algunos lectores tal vez lo pongan en duda, el nombre verdadero
de Miguel Alfonso Pozo, más conocido por el apelativo de Clavelito,
era precisamente Clavelito. Al menos, así lo fue desde el 18 de agosto
de 1954 hasta su muerte, el 21 de junio de 1975. Quiere decir que hubo
dos sujetos que fueron una sola persona. Uno de ellos se llamó Miguel
Alfonso Pozo desde que nació en Ranchuelo, actual provincia de Villa
Clara, el 29 de septiembre de 1908, y otro que a partir de 1954 va a
nombrarse Clavelito Miguel Alfonso Pozo hasta el final.
El cambio se llevó a cabo en virtud de lo dispuesto en un decreto del
Ministro de Justicia, que se amparaba a su vez en la Ley-Decreto 1951
de 1954, lo que obligaba a la anotación de oficio de dicha
modificación en los libros del Registro Civil. Así consta en el folio
361 del tomo 17 del Registro Especial de Cambio, Adición y
Modificación de Nombres y Apellidos del Negociado de Registros y
Notariados del Ministerio de Justicia.
¿Por qué ese cambio? El segundo apellido de la madre de Miguel Alfonso
Pozo era Clavero. Como ocurre muchas veces, el apellido más sonoro es
el que predomina para identificar a una familia. No importa que sea el
del padre o el de la madre, tampoco que sea el primero o el segundo
apellido. En Ranchuelo, la familia de Miguel era la familia Clavero o
los Claveros, y como él fue el más pequeño de los hermanos, la gente
lo identificó como Clavelito. Desde niño arrastró ese sobrenombre que
terminó siendo su nombre artístico y su nombre propio.
Era un buen poeta repentista. Las espinelas que escribió para la serie
radial de Pepe Cortés —un bandolero romántico que como Manuel García
robaba a los ricos para repartir el botín entre los pobres— le
valieron celebridad, y su popularidad fue enorme gracias a aquellas
controversias entre las rubias y las morenas, las flacas y las gordas,
las solteras y las casadas… que sostuvo con La Calandria en El Rincón
Criollo, espacio que transmitía CMQ.
Pero Miguel Alfonso Pozo —Clavelito— animado, decía, por el deseo
ferviente de ayudar a los demás, comenzó un día a hacerlo a través de
su programa de radio y su fama creció como la espuma. La gente lo vio
entonces como «un preocupado y atento consejero» al que podía
pedírsele la solución de un problema práctico o de un asunto amoroso,
e incluso la cura de la salud quebrantada, lo que lo convirtió en «el
primer curandero del país apoyado en un micrófono de profundas y
lejanas resonancias».
Esa celebridad, ya en la década de los 50, le hizo pensar en la
posibilidad de dedicarse a la política. Podía postular un acta de
representante a la Cámara. Solo había un inconveniente. El Código
Electoral exigía que el candidato a cualquier cargo electivo utilizara
el nombre con que había sido inscrito en el Registro Civil. No valían
apodos, seudónimos ni sobrenombres. Tampoco podía utilizarse, en caso
de que el aspirante lo tuviera, el segundo nombre en suplantación del
primero. El nombre de Miguel Alfonso Pozo no decía nada a nadie. El de
Clavelito arrastraba a un pueblo.
No puede precisar ahora el escribidor si llegó a postularse. El hijo
menor, Narciso, cree que sí lo hizo. No está seguro, pues no había
nacido entonces. De cualquier manera, si lo hizo no resultó electo. Me
dijo hace algún tiempo su hija Rosita en un mensaje electrónico: «En
realidad, él no era político, pero los políticos de la época lo
escogieron porque era famoso y tenía muchos seguidores».
Si amas la vida, no pierdas el tiempo
Fue precisamente Narciso quien puso en mis manos el documento sobre el
cambio de nombre, entre otros papeles privados de su padre. Entre
ellos hay dos documentos firmados por Alejo Carpentier, vicepresidente
entonces del ya desaparecido Consejo Nacional de Cultura. Son del 29
de marzo de 1962 y cada uno de ellos certifica la publicación de un
libro de la autoría de Clavelito: Clarivel, novela de amor y dolor
aparecida en 1961 con el sello de Cárdenas y Compañía, y una tirada de
mil ejemplares; el otro, también del mismo año y el mismo sello, y
cinco mil ejemplares, se titula Hacia la felicidad (Un viaje de través
de los astros).
Otros títulos suyos son: El hombre del destino y Los milagros. También
Los cantos de Clavelito y Controversias. Es autor asimismo de una
Enciclopedia de la felicidad.
En las páginas de este último título legó múltiples consejos, escritos
con gran poder de síntesis. Máximas concisas que condensan un
pensamiento largamente madurado y expresan toda una filosofía de la
vida.
Vayan algunos ejemplos:
«No empleemos nunca ningún camino torcido. La sencillez y la justicia
deben presidir siempre nuestros pensamientos».
«La felicidad es un estado de ánimo y como tal se crea y reside en
nosotros mismos, dentro de cada uno».
«En el matrimonio, que la ley sea igual para los dos».
«Si amas la vida no pierdas el tiempo».
«No hay sol que dure todo el día».
«Si quieres saber lo que vale el dinero, pídelo prestado».
«El que vive de ilusiones se muere de hambre».
Otro documento, una «Hoja de declaración de obras», revela al letrista
y compositor. Es autor de más de 25 piezas entre sones montunos,
guajiras, danzones, guarachas, canciones, tonadas y rumbas, algunas de
ellas muy populares como El caballo y la montura y La guayabera, ambas
con música de Eduardo Saborit. Otras veces la música es de Miguel
Ojeda, y en otras, la música es del propio Clavelito y la letra, de
Saborit, aunque no faltan aquellas en las que Clavelito es el autor de
la música y la letra.
Se conserva además un contrato suscrito entre el artista y la emisora
Unión Radio para el período comprendido entre el 1ro. de julio de 1953
y el 30 de junio del año siguiente. La empresa se compromete a pagarle
un salario mensual de 500 pesos más 45 pesos con 45 centavos
correspondientes al 9,09 del descanso retribuido. A cambio contrata al
artista «con carácter exclusivo en 100 actuaciones mensuales en los
programas de radio que la misma determina, considerando como una
actuación la grabación de un disco o corto comercial».
Estipula más adelante el documento que el artista se compromete a no
realizar en el territorio nacional ninguna otra actuación en radio ni
en ningún otro medio sin previa autorización de la empresa, ni podrá
realizar actuaciones que posteriormente puedan transmitirse por radio
o televisión. Expresa: «El artista únicamente podrá efectuar
actuaciones de televisión en las plantas de Radio-Televisión El Mundo
y Unión Radio-Televisión». Consigna a renglón seguido: «El artista en
su carácter de cantante, actor, compositor y autor interpretará las
obras y espectáculos que la empresa seleccione y se ajustará en cada
caso a las instrucciones que reciba de los directores de programas o
personas en quienes la empresa delegue».
Sigue una cláusula sobre la que vale la pena meditar: «La empresa
concederá al artista, de acuerdo con lo que estipula la ley, una
licencia retribuida de un día de descanso en el caso del fallecimiento
del padre, madre, hijo o hija, hermano o hermana, esposa o esposo del
artista; y también igual licencia en el caso del alumbramiento de la
esposa del mismo; y por no más de tres días al mes, sin que pueda
exceder de nueve días en el año en el caso de enfermedad del artista
que lo imposibilite para el desempeño de su trabajo, previa
justificación de enfermedad con el correspondiente certificado
médico».
Establece el documento que sin la autorización expresa de Unión Radio,
el artista no podrá salir de la Isla a cumplir actuaciones o para
asuntos de cualquier otro género, y aun autorizándolo la empresa se
reserva el derecho de prorrogar el término del contrato por el mismo
tiempo que haya estado ausente el artista, manteniendo en todo su
vigor y fuerza este contrato a su regreso.
Por último, el artista se compromete a no prestar su nombre,
fotografías o testimonios escritos o verbales a favor de ningún
producto, industria, comercio o persona de cualquier índole, sin la
previa autorización por escrito de Unión Radio, que por medio de este
contrato queda autorizada a utilizar el nombre, las fotografías o
testimonios escritos o verbales del artista en beneficio propio o de
sus anunciantes, sin que por ello tenga que pagar cantidad alguna.
Pon tu pensamiento en m
Una bien acoplada música de claves y guitarras abría El Buzón de
Clavelito, que salía al aire por Unión Radio-TV y servía de fondo a la
voz del trovador:
«Pon tu pensamiento en mí/ y harás que en ese momento/ mi fuerza de
pensamiento/ ejerza el bien sobre ti». La música iba desenvolviéndose
y entraba entonces el locutor y decía: «Un milagro de la naturaleza en
el deleite de una canción guajira. Manifiesto de los elementos que
contribuyen al éxito, a la salud, al amor, a la felicidad. Poeta,
intérprete de los corazones incomprendidos. Mensajero de la buena
suerte. Si usted no es feliz, si tiene algún problema, si no tiene
salud, si no tiene empleo, si el dinero no le rinde, si no tiene amor…
Oiga a Clavelito en silencio, en silencio, por favor…».
El programa avanzó viento en popa hasta que Unión Radio decidió crear
paréntesis a lo largo de toda su programación para, más allá del
espacio de Clavelito, dar respuesta a los que habían pedido consejo al
cantante, lo que obligaba a los interesados a mantenerse atados a esa
emisora durante todo el día. Y eso sí que no lo toleró la competencia
que sabía —afirma el ensayista Reynaldo González— que la audiencia
prefería oír la solución de su propia novela a seguir los lagrimeantes
argumentos ajenos. Es así que la Comisión de Ética Radial, la
Asociación de Anunciantes de Cuba y el Bloque Cubano de Prensa
arremeten contra el programa y logran que sea suspendido el 5 de
agosto de 1952.
Dicen sus hijos que lo acusaron de «milagrero» y «estafador», y que la
policía irrumpió de manera abrupta en el estudio en el momento en que
el programa salía al aire, lo suspendió y se llevó detenido a
Clavelito. Añaden que días después, ante el reclamo popular,
reapareció el programa «con el mismo éxito». Pero ya nada fue igual.
Refiere su hijo menor que Gaspar Pumarejo, el avispado empresario de
la radio y la TV, fue el de la idea del vaso de agua sobre el aparato
de radio. Y desmienten que su padre hiciera dinero con los consejos.
Tenía, eso sí, una buena entrada. Fue, por otra parte, propietario del
laboratorio que elaboraba los cosméticos «Mapclavé», nombre que es una
combinación de las iniciales del artista y la contracción de
Clavelito, así como de un establecimiento donde se vendían al por
menor las producciones del laboratorio. Clavelito volvió a sus versos
bucólicos. Y trabajó como locutor. Hay entre sus papeles privados un
carné del Colegio Nacional de Locutores que lo acredita. Trabajó
también como ventrílocuo. De hecho, ese fue su último empleo. Se
presentaba disfrazado de negrito en el circo de Iris Torres, la
hermana de Roberto, el payaso Chorizo. Se jubiló en 1964.
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/
Clavelito, que salía al aire por Unión Radio-TV y servía de fondo a la
voz del trovador:
«Pon tu pensamiento en mí/ y harás que en ese momento/ mi fuerza de
pensamiento/ ejerza el bien sobre ti». La música iba desenvolviéndose
y entraba entonces el locutor y decía: «Un milagro de la naturaleza en
el deleite de una canción guajira. Manifiesto de los elementos que
contribuyen al éxito, a la salud, al amor, a la felicidad. Poeta,
intérprete de los corazones incomprendidos. Mensajero de la buena
suerte. Si usted no es feliz, si tiene algún problema, si no tiene
salud, si no tiene empleo, si el dinero no le rinde, si no tiene amor…
Oiga a Clavelito en silencio, en silencio, por favor…».
El programa avanzó viento en popa hasta que Unión Radio decidió crear
paréntesis a lo largo de toda su programación para, más allá del
espacio de Clavelito, dar respuesta a los que habían pedido consejo al
cantante, lo que obligaba a los interesados a mantenerse atados a esa
emisora durante todo el día. Y eso sí que no lo toleró la competencia
que sabía —afirma el ensayista Reynaldo González— que la audiencia
prefería oír la solución de su propia novela a seguir los lagrimeantes
argumentos ajenos. Es así que la Comisión de Ética Radial, la
Asociación de Anunciantes de Cuba y el Bloque Cubano de Prensa
arremeten contra el programa y logran que sea suspendido el 5 de
agosto de 1952.
Dicen sus hijos que lo acusaron de «milagrero» y «estafador», y que la
policía irrumpió de manera abrupta en el estudio en el momento en que
el programa salía al aire, lo suspendió y se llevó detenido a
Clavelito. Añaden que días después, ante el reclamo popular,
reapareció el programa «con el mismo éxito». Pero ya nada fue igual.
Refiere su hijo menor que Gaspar Pumarejo, el avispado empresario de
la radio y la TV, fue el de la idea del vaso de agua sobre el aparato
de radio. Y desmienten que su padre hiciera dinero con los consejos.
Tenía, eso sí, una buena entrada. Fue, por otra parte, propietario del
laboratorio que elaboraba los cosméticos «Mapclavé», nombre que es una
combinación de las iniciales del artista y la contracción de
Clavelito, así como de un establecimiento donde se vendían al por
menor las producciones del laboratorio. Clavelito volvió a sus versos
bucólicos. Y trabajó como locutor. Hay entre sus papeles privados un
carné del Colegio Nacional de Locutores que lo acredita. Trabajó
también como ventrílocuo. De hecho, ese fue su último empleo. Se
presentaba disfrazado de negrito en el circo de Iris Torres, la
hermana de Roberto, el payaso Chorizo. Se jubiló en 1964.
Ciro Bianchi Ross
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