Sono passati 171 anni dall'inizio delle 5 Giornate di Milano. Visto che l'umanità è divisa in Stati e Comunità, sarebbe bello che ci fosse una convivenza pacifica e ugualitaria, senza ingerenze di tipo più o meno coloniale o di sopraffazione. Indipendenza e sovranità.
Translate
Il tempo all'Avana
+28
°
C
H: +28°
L: +23°
L'Avana
Lunedì, 24 Maggio
Vedi le previsioni a 7 giorni
Mar | Mer | Gio | Ven | Sab | Dom |
+28° | +29° | +29° | +28° | +29° | +29° |
+24° | +24° | +24° | +24° | +24° | +24° |
lunedì 18 marzo 2019
giovedì 7 febbraio 2019
Libertà di morire
Non si tratta di eutanasia, ma del fatto che un bambino di quattro anni è stato "libero" di uccidere (senza volerlo) la madre di 27 con un colpo della pistola che aveva liberamente trovato sotto un cuscino. Questo è solo uno dei 40.000 omicidi annuali da arma da fuoco nel Paese della Libertà.
mercoledì 6 febbraio 2019
Evoluzione del traffico all'Avana
In
questi ultimi anni il “traffico” veicolare è notevolemente aumentato rispetto
agli anni precedenti al “periodo especial”, quando la benzina super era
razionata (a me toccavano 120 litri al mese), la normale quasi introvabile e il
diesel era solo per l’agricoltura o alcuni veicoli statali tipo autobus o pochi
altri, i camion “Kamaz” erano a benzina. Con l’avvento del periodo di emergenza
i carburanti erano ancora più scarsi e venivano venduti solamente in valuta, ma
liberamente, secondo la disponibilità, cosa che poi è rimasta definitivamente. Iniziava
il breve regno delle goffe e pesantissime biciclette cinesi, poi trasformate in
bicitaxi.
Quei
tempi mi ricordavano il secondo dopoguerra italiano fino alla metà degli anni
’50, quando è “nata” la Fiat 600, seguita poi dalla 500 che hanno accompagnato
il “boom” economico, la crescita esponenziale del traffico e migliorato la
tecnologia costruttiva dei veicoli a quattro ruote nazionali con i loro
impianti produttivi, ma non solo, abbattendo i costi di produzione. Oltre a
tutta una serie di veicoli storici e gloriosi, le prime ad essere pensionate,
in quel periodo, furono le “Topolino” nelle loro versioni A, B e C, le auto
della piccola borghesia. Le classi meno abbienti hanno cominciato ad avere
accesso alla mobilità su ruote.
Una
delle tante stranezze di Cuba è che un litro di carburante costa l’equivalente
di oltre una giornata di lavoro, ma il traffico è in costante aumento con
densità non ancora preoccupante, ma con piccole code e rallentamenti, allora impensabili. Inoltre il costo dei veicoli è superiore a
quello delle case. Il prezzo di un auto nuova è calcolato col “coefficiente 8”
vale a dire che il suo costo di mercato è moltiplicato x 8, ovvero un’auto da 10
mila dollari ne costa 80 mila, si acquistano unicamente tramite i canali dello
Stato e l’importazione è severamente vietata. Contestualmente è stata
autorizzata la compravendita tra privati.
Quelle
usate e quasi totalmente superiori ai 30 anni per le ex sovietiche e polacche o
di oltre 50 per le folkloristiche americane, hanno a loro volta prezzi assurdi.
Oggi, si vedono circolare molte Peugeot, Citroen, Renault, Volkswagen, oltre a
varie marche asiatiche di media cilindrata che costano quasi come Ferrari o
anche alcune auto tipo Mercedes, Audi, BMW o Suv 4x4 seppure non in modo
massiccio, le quali raggiungono (quasi) il prezzo di una Rolls Royce. Vero è
che molte hanno la targa “E” (Embajada), “D” diplomatico, “K” se con bollino
azzurro di impresa mista o straniera e se priva di bollino indicano la
proprietà privata di tecnico straniero con residenza temporanea, “T” con
bollino blu per turismo o comunque a noleggio, oppure “B” con bollino azzurro
che indicano la proprietà di azienda o organismo statale, ma molte esibiscono
la targa “P” ovvero particular (privata). Vero anche è che alcune di queste
vetture non recentissime, magari sono state importate da chi fosse autorizzato,
in tempi in cui era ancora permesso o acquistate con i risparmi e
l’autorizzazione, poi revocata, di chi aveva compiuto missioni
internazionaliste. Altro problema è rappresentato da accessori e ricambi,
praticamente introvabili e solo di possibile importazione (questa è consentita),
però solo cambiare una gomma può costare oltre un anno di stipendio normale.
A
questo si aggiunge, nonostante lo stato disastrato delle strade, il
moltiplicarsi delle moto, maggiormente di piccola cilidrata, se a motore,
oppure a trazione elettrica si provenienza cinese o comunque asiatica. Di tanto
in tanto si intravvede ancora qualche “Ural” con sidecar, la brutta copia
sovietica delle BMW tedesche degli anni ’40 usate in guerra, oppure le “Soyuz”,
più voluminose che potenti o ancor più rare le “MZ” o “Java”. La scarsa
conoscenza del codice o il menefreghismo di questi motociclisti rappresenta un pericolo, sopratutto,
per la loro incolumità e problemi per conducenti di veicoli a quattro ruote che
peraltro, molti di loro, non sono il massimo di educazione e/o abilità.
La
maggior parte di questi veicoli elettrici è di poca potenza, ma ce ne sono
alcuni abbastanza veloci e potenti fatti ad imitazione di grosse cilindrate a
motore tradizionale. Il bello è che questi piccoli bolidi sono esenti da
immatricolazione e relativa targa. Non mi sembra il caso dell’estremismo del
Guatemala dove anche le biciclette sono targate, ma penso che almeno per i veicoli
di maggior dimensione e potenza, seppure a trazione elettrica si dovrebbe
prendere qualche misura amministrativa.
sabato 2 febbraio 2019
giovedì 31 gennaio 2019
giovedì 10 gennaio 2019
Amare riflessioni di un vecchio rincoglionito
Da
quando ho l’uso del comprendonio, sento sempre le varie generazioni (me
compreso) che criticano le successive (a torto o ragione) per il loro modo di essere
o di comportarsi. In merito all’essere, mi sembra normale con l’evoluzione e il
progresso: non possono essere uguali persone che non conoscevano, per esempio e
per non andare più indietro, la luce elettrica o l’acqua corrente in casa, da
altre che a tre anni usano già PC, Tablet, I-Phone e apparati del genere che
chissà cosa riserverà (ad altre generazioni) il futuro. In merito al
comportamento invece sono stupìto, proprio perché col passare del tempo e col
progresso l’intelligenza, la conoscenza e la cultura, migliorano, o dovrebbero,
non capisco come mai si perdono sempre più le basi di un minimo di educazione,
rispetto e socialità con il prossimo. Sono quotidiani ed evidenti i segni di
disprezzo del prossimo, vandalismo o maleducazione. Per fare altri esempi: come
quelle di non cedere il posto a sedere sui mezzi pubblici a persone anziane,
sofferenti, vibilmente discapacitate o donne in dolce attesa, così come tenere
apparecchi musicali a tutto volume giorno e notte, dalle auto alle case, strade
o medesimi mezzi pubblici. Si diventa sempre più dipendenti dalla tecnologia
della comunicazione arrivando al punto che due persone, sedute fianco a fianco,
si scambino, tramite i telefoni portatili, messaggini in lingua semi criptica
invece di guardarsi in faccia e parlarsi. Personalmente non sono contrario al
progresso e la tecnologia, infatti uso questi mezzi per esprimere le mie,
discutibili, opinioni al plurale e con persone non raggiungibili fisicamente,
ma non certo per propagandare astruse teorie sul fatto che la Terra è piatta,
come succede. Ben venga il progresso tecnologico se ci deve, come lo vedono i
progettisti, aiutare a migliorare la vita, non per peggiorarne la qualità. Ma,
forse, la qualità è migliore scrivendosi nell’etere stando a due centimetri di
distanza. Chissà.
Questa
dipendenza, tecnologica, sembra avere le stesse radici e i sintomi delle
dipendenze da stupefacenti o dall’abuso di droghe legali come alcol, tabacco o
caffè.
Da
parte mia, sono contento di essere nato e aver mosso i primi passi in un mondo
che usciva da una guerra che non ha aggettivi per essere definita. Di non aver
vissuto l’infanzia sotto dittature più o meno “morbide” e contro la mia volontà.
Poi con la crescita (legata anche alla tecnologia) aver visto il miglioramento
della qualità di vita, la caduta di regimi di destra e sinistra i cui dirigenti
interpretavano il progresso sociale a beneficio proprio o malinterpretavano i
Dogmi e le Ideologie, in buona o mala fede. Indubbiamente non si è finito lì,
c’era ancora moltissimo da fare anche nell’Occidente Cristiano, ma oggi mi
sembra che con la globalizzazione si stiano facendo strada movimenti che
rimpiangono o vorrebbero peggiorare certi malanni del passato. Ricordo, in
Italia, l’ultimo dopoguerra fino agli anni ’80 quando si è cominciato ad avere
un certo degrado, dopo la lenta e costante ricostruzione dalle macerie
economiche e morali. “Prima” i capitalisti che non erano certo dame della
carità, vivevano nel lusso sfrenato che si erano creati in modi leciti o a
volte no o che avevano ereditato. I lavoratori, ovviamente, non erano contenti
e si erano creati sindacati e leggi che seppur non impoverendo i ricchi
impedivano, a loro, di abusare oltre un certo limite. La classe “alta” mangiava
a quattro palmenti, ma lasciava gli avanzi al proletariato, poi si è creata la “recessione”.
Quasi da un giorno all’altro si sono susseguiti fallimenti, licenziamenti, disoccupazione,
lavoro “nero”, chiusure o trasferimenti di fabbriche che davano lavoro a decine
se non a centinaia di migliaia di lavoratori di ogni categoria. Allora (meglio
tardi che mai) ho capito che il vero potere è quello economico, i politici sono
solo lo strumento che mostra la faccia. Guarda caso non ci sono più “borghesi
illuminati”, ma solo affaristi senza scrupoli. A fare le nuove leggi e
provvedimenti ci sono i “nuovi politici”, sic!!! Nuovi partiti o movimenti che
predicano il cambio, da una parte o dall’altra, ma che alla fine pur di
raggiungere o mantenersi al Governo che si nutre e a sua volta alimenta il vero
potere, quello economico e che si prestano, come i loro disprezzati
predecessori, ad alleanze quantomeno contraddittorie nei termini di programmi o
promesse e nel terzo millennio, avanzano prepotentemente fazioni che praticano
o vorrebbero praticare l’esatto contrario di quello che predicava l’ispiratore
dell’Occidente Cristiano, ovvero lo stesso Gesù Cristo, disputato fra palestinesi
ed ebrei per le sue origini il quale, pur essendo nato in Palestina, era
discendente dalla religione ebraica e non era certo di razza ariana né avea
capelli biondi e occhi azzurri. Sicuramente Lui non avrebbe detto (sempre per
esempio): America first!
venerdì 21 dicembre 2018
Come cambiano i tempi
Come cambiano i tempi! Dopo la vittoria della
Rivoluzione e fino alla prima metà degli anni ’80 c’era una rivista in bianco e
nero, edita dal Ministero del Commercio Interno che si chiamava “Opina”. Il suo
Direttore responsabile era l’allora vice Ministro Eugenio Rodríguez Balari. La
pubblicazione, settimanale, andava letteralmente a ruba, anche per la relativa
tirata limitata. Piaceva molto, specie alle signore, per i suoi contenuti
leggeri fra i quali anche l’oroscopo. Una delle sue sezioni era data dagli
annunci economici. Improvvisamente, Opina sparì come, poco dopo, il suo
Direttore responsabile col quale avevo avuto una piacevole cena in compagnia di
amici. La o le ragioni di questa scomparsa erano per le difficoltà affrontate
dalla stampa scritta in generale o anche perché considerata di stampo
“capitalista”? Ai postini l’ardua sentenza. Intanto, recentemente, è apparsa
“Offerta” che ha il taglio che aveva “Opina”, ovviamente adeguato ai tempi e
guarda caso ha un inserto dedicato agli annunci economici...
mercoledì 19 dicembre 2018
È difficile usare logica e buon senso?
ÈDIFFICILE USARE LOGICA E BUON SENSO?
Personalmente credo che noi appartenenti al “Primo
mondo”, particolarmente gli europei
abbiamo, del resto come tutti, pregi e difetti. Alcune di queste doti che per
alcuni sono pregi e vengono apertamente manifestati, chi li considera difetti
non li dimostra, ma credo che esistano latenti e inconsci dentro di noi anche
se non lo vogliamo ammettere e tantomeno manifestare.
Fra queste caratteristiche classificherei, per esempio:
il colonialismo, l’eurocentrismo, l’individualità che rasenta l’egoismo,
l’affarismo sfrenato, la prevaricazione e il complesso di superiorità. Questi
sono esempi di quelli che per me sono difetti e per altri virtù. In compenso
però abbiamo doti che sono certamente positive universalmente come ad esempio:
la cultura, il buon gusto e il senso della logica. Cosa che nel “resto del
mondo” a volte può mancare o essere insufficiente. La mancanza, almeno di senso
della logica, mi sembra che a Cuba si manifesti abbastanza nell’organizzazione
di molti eventi a carattere internazionale, particolarmente quelli dedicati al
grande pubblico.
Negli anni ’80 del secolo scorso, Fidel Castro ebbe
l’idea di far costruire uno spazio espositivo chiamato Expocuba, fatto su scala
infinitamente minore a modo imitativo della moscovita Vedenkhà che raccoglieva
i successi economici e scientifici sovietici, con particolare riguardo alle
conquiste spaziali e doveva esporre a Cuba le indubbie conquiste della
Rivoluzione nei diversi padiglioni di settore.
Questo spazio, al sud est dell’Avana è stato, ed è
tuttora, grandemente sub utilizzato se si considera che l’unico evento
importante si svolge una settimana all’anno ed è la Fiera Internazionale
dell’Avana. Considerando che un’altro spazio espositivo, il Pabexpo è ormai
insufficiente e il Pabellon Cuba lo è ancor molto meno il resto delle Fiere,
più o meno popolari e importanti, vengono generalmente svolte all’interno della
fortezza di San Carlos de la Cabaña, un luogo che indubbiamente è di un fascino
mozzafiato a qualunque ora del giorno e con ogni condizione atmosferica per le
sue caratteristiche architettoniche, paesaggistiche e panoramiche. Peccato che
è totalmente inadatto a ricevere mostre mercato nelle sue viscere anguste e
buie dove si è costretti a percorrere a vuoto lunghe camminate, su un incomodo
selciato, per cercare quello che si vorrebbe vedere. La Fiera del Libro, la
Convenzione del Turismo e la medesima FIART ed altre che potrebbero venire,
sono soffocate in cotanto ambiente che è completamente contrario allo spirito
di mostre mercato di grande affluenza, sia di espositori che di pubblico.
Il senso della logica suggerirebbe di utilizzare meglio e
di più, in modo pressoché permanente, lo spazio di Expocuba che è anche
suscettibile di ampliamenti e crescita in altezza (senza esagerare). Se si
tratta di attrarre il pubblico in modo massiccio alla “Cabaña” credo ci siano
altri modi culturali e ricreativi con attività che possano utilizzare gli ampi
spazi aperti come concerti e spettacoli che peraltro si sono già effettuati. Al
di là di queste sporadiche attività sono sempre convinto che un giorno di “tour
delle Fortezze” dell’Avana: Morro, Cabaña, Real Fuerza, Punta, Puntilla, Atarés
e Principe, possa essere attrattivo e interessante per il turismo sia internazionale
che interno. Basta attrezzarle e attrezzarsi, così si raggiungrebbe uno scopo
più consono agli ambienti.
Penso che fra le manifestazioni effettuate e da
effettuare, probabilmente l’unica che potrebbe giovarsi dell’ambiente sarebbe
la Biennale d’Arte dell’Avana, particolarmente negli ampi spiazzi e cortili..
Speriamo che chi ha voce in capitolo si renda conto, a
rigor di logica che probabilmente quanto ho modestamente espresso, seppure come
opinione personale, possa essere una vantaggio per tutti coloro che
usufruiscono dei luoghi menzionati.
Iscriviti a:
Post (Atom)