Il senso
che avrebbe avuto il riordinamento monetario a Cuba non è stato lontanamente
raggiunto, anzi ha provocato squilibri maggiori. Si parlava di unificare la
moneta, ovvero il CUC per gli acquisti in valuta e il Peso Cubano, moneta
ufficiale, per evitare un doppio mercato, cosa che si sapeva impossibile
perdurando il "bloqueo" nordamericano.
In realtà
si è solo abolito l'uso di contante in valuta negli esercizi che vendono
prodotti d'importazione o comunque di difficile reperibilità, se si tratta di prodotti
nazionali che se si eccettuano i vegetali sono praticamente tutto il resto,
fatto salvo qualche prodotto caseario comunque raro, alcuni prodotti di carne
suina o il pane "liberato" dalla quota giornaliera, quando si trova…
Il resto, dall'acqua minerale al caffé puro al 100% passando per tutto l'immaginabile comunque
molto limitato, quando si trova, si paga in valuta avvalendosi della
"tarjeta" ovvero una scheda magnetica tipo carta di credito che viene
rilasciata a chi è autorizzato a tenere un conto in valuta: stranieri
residenti, artigiani in proprio o in cooperativa, piccoli commercianti
eccetera. Alcuni di questi prodotti poi vengono immessi nel mercato nazionale a
prezzi, naturalmente, maggiorati con incremento dell'inflazione.
Rimane in
vigore la "Libreta" o tessera annonaria per gli acquisti mensili, a
prezzo politico e in moneta nazionale dei prodotti di base che peraltro non
sono tutti a cadenza mensile come l'olio di semi o il sale, per esempio.
Pertanto
il doppio mercato rimane ed ha aggravato la situazione creando un'inflazione
(parola prima sconosciuta) a livelli vergognosi con un traffico di cambio
illegale della moneta nazionale con la valuta, vuoi per ricaricare le
"tarjetas" vuoi per le uscite dal Paese, legali o meno, tanto che il
circolante è scarso dal momento che quello che costava 1 adesso si paga da 10
fino anche a più di 100 volte.
Anche le banche sono sprovviste di banconote da
distribuire e questo è il risultato dell'unificazione (sic! ma dove?)
monetaria.