Correva la sera del 22 febbraio 1899 e il giornalista nordamericano Elbert Green Hubbard, della rivista Philistine pressato per l’ora della chiusura, si arrovellava il cervello davanti al foglio bianco. I temi che aveva scartabellato per la giornata e quelli di cui aveva alcuni appunti gli sembravano, giunto il momento di scriverli, troppo senza sostanza o carenti di interesse, incapaci di entusiasmare il lettore e farlo leggere fino alla fine. Improvvisamente credette di avere una buona storia, ma la scartò quando non era ancora arrivato alla metà del secono foglio. Se annoiava lui, allora come lo accoglierebbe quindi chi lo leggesse? Accigliato, asciugò il pennino metallico della penna sul bordo del calamaio e la posò con cura sulla scrivania, come se dovesse rimanere così per molto tempo. In circostanze simili, gli tornava utile giocare con gli oggetti che adornavano il suo scrittorio, sopratutto con quella palla dalle iscrizioni incomprensibili che gli regalò suo padre quando era bambino e che conservava, da allora, come una reliquia, ma ad esso nemmeno quello.
Hubbard si alzò in piedi e
uscì dallo studio nel sentire che suo figlio Bert si muoveva nel salone
attiguo. La conversazione, senza capo ne coda, li condusse al tema della guerra
che gli Stati Uniti sferrò contro la Spagna a Cuba e Hubbard affermò che il
maggior generale Calixto García, Luogotenente dell’Esercito di Liberazione, nel
garantire con successo lo sbarco di 16.000 soldati nordamericani e nel
tracciare il piano d’azione che portò alla resa della città di Santiago de
Cuba, nel quale ufficiali e soldati cubani assunsero il ruolo peggiore, era
l’eroe della contesa. Bert non nascose il suo disaccordo. Il vero eroe della
cosiddetta guerra hispano-cubano-americana, disse con enfasi, non era il
generale Holguinero, ma il tenente Andrew Summers Rowan.
Rowan! Questo sì era un tema
che valeva la pena sfruttare. Hubbard tornò al suo studio per applicarsi al suo
nuovo lavoro. Adesso la penna scorreva sulla carta, poteva a malapena seguire
il ritmo del suo pensiero. Senza il minor rispetto per la verità storica,
Hubbard trasformò il viaggio del tenente Rowan a Cuba, al fine di trasmettere a
Calixto un messaggio verbale del Presidente degli Stati Uniti, “in un’odissea
individuale, carica di pericoli, combattimenti e imprese incredibili,
realizzabili solo da un nordamericano, chiara evidenza del senso razzista che
animava il suo testo”.
Nasce
un best seller
Nsceva così El mensaje a García (A message to
García). Una rivista di Filadelfia aveva incaricato a Hubbard un articolo di
contorno e il giornalista in cambio fabbricava “una legenda degna di un romanzo
di avventure”. SuccesCentraso editoriale che finì per convertirsi nel primo
best seller della letteratura e giornalismo degli Stati Uniti. Non era trascorsa
una settimana dalla sua pubblicazione originale, quando la Compañia de Noticias
chiese l’autorizzazione all’autore per stampare mille copie del messaggio e la
Ferrovia Centrale di New York ottenne di riprodurlo in milioni di volantini. Un
mese più tardi era già stato riprodotto da 200 riviste e giornali di quel
Paese.
Al principe Andrei Hilakoff,
direttore delle Ferrovie di Russia, il materiale sembrò interessante e lo fece
tradurre in russo per ripartirne copia a tutti i dipendenti della sua azienda. Si
rese popolare in Francia, Spagna e Germania. Nel 1905, nella guerra col
Giappone, ogni soldato russo aveva nel suo zaino un esemplare de Il Messaggio a
García. Mosca perse quella contesa, ma Tokio attribuí un valore maggiore al
testo e tradotto, ne fu distribuita una copia a ognuno dei sudditi civili e
militari del Sol Nascente.
Anche Hollywood mise il suo
granello di sabbia. Con l’attuazione di Wallace Beary, uno dei più avanzati
dell’allora balbettante “sistema delle stelle”, nella parte del tenente Rowan,
si portò al cine l’articolo di Hubbard. Diciamo, di passo, che una incipiente
Hollywood sfruttò la guerra di Cuba non solo nell’area della fiction, ma anche
nel documentario: la Vitagraph Company filmò qua le prime immagini in movimento
di una guerra reale.
Nel 1909, dieci anni dopo
aver visto la luce per la prima volta, raggiungeva tirate di 40 milioni di
esemplari. Una recente informazione asseriva che tradotto a lingue potabili o
non potabili, raggiungeva già i cento milioni di copie. Fino dove sa lo scriba,
Il Messaggio a García continua ad
essere motivo di studio e riferimento nelle scuole nordamericane e la sua
lettura è obbligatoria per quelli che mediante corsi autonomi si sforzano di
sapere come si raggiunge il comando.
Diplomato
di West Point
Nell’aprile del 1898, giorni
prima che Washington dichiarasse formalmente la guerra alla Spagna – c William
iò che accadde il 25 di quel mese – il presidente William McKinley chiamò nel
suo studio della Casa Bianca il generale Nelson Miles, capo dell’Esercito. Si
richiedeva un ufficiale che entrasse a Cuba e si mettesse in contatto col
maggior generale Calixto García, secondo al comando delle truppe mambisas e capo della zona orientale.
Questo ufficiale sarebbe entrato nell’Isola vestito da civile e senza nessun
documento d’identità e avrebbe trasmesso verbalmente il messaggio del
Presidente.
McKinley voleva conoscere la
composizione dell’Esercito di Liberazione e ottenere da Calixto l’im, capo
dell’intelligenzapegno di appoggiare lo sbarco nordamericano e la guerra che da
lì si sarebbe scatenata.
Consultato da Miles, il
colonnello Artur Wagner capo dell’Intelligenza, raccomandò il tenente Andrew
Summers Rowan, un diplomato dell’Accademia di West Point che dominava la lingua
spagnola e aveva compiuto missioni segrete in America Latina.
Penetrare in modo
clandestino in un Paese in guerra con motivo di intervistarsi, in
rappresentazione di una potenza straniera, con uno dei massimi capi
dell’insurrezione, è una missione rischiosa e difficile. Richiede coraggio ed
equanimità per svolgerla. Il tenente Rowan la compì con successo. Al suo
ritorno a Washington vene ricompensato con la promozione al grado di tenente
colonnello.
Quello che omette il
giornalista Ebert Green Hubard nel suo articolo, è che Rowan
dal momento in cui gli si
affidò il compito fino al suo ritorno negli Stati Uniti, ebbe l’appoggio di
decine di cubani conoscitori delle coste orientali e dei territori occupati
dalle forze independentiste. Nello sbarcare nell’insenatura di Mora, al sud
dell’antica provincia di Oriente, lo aspettavano giovani ufficiali, alcuni di
loro educati negli Stati uniti che gli servirono da guida fino alla città di
Bayamo dove, dopo l’intervista, Calixto lo invitò alla festa che organizzarono
in suo onore varie famiglie cubane.
Niente di questo si dice
nelle pagine scritte da Hubbard. In cambio, il giornalista, parla di come Rowan
riceve e trasmette il messaggio senza che nessuno gli fornisca informazioni o
mezzi per incontrare García. Percorrerà l’Isola a piedi da costa a costa e lo
farà in mezzo a una natura ostile che pure è su nemica: fiumi ingrossati,
montagne inaccessibili, temporali inclementi. Correrà mille pericoli e alla
fine, senz domandare niente a nessuno, arriverà dove García si nasconde nelle
selve cubane.
Al di la delle peripezie di
Andrew Summers Rowan a Cuba e il già notato senso razzista nella sua cronaca,
emerge in Il messaggio a García la
capacità del protagonista di superare qualunque ostacolo con obbedienza cieca,,
esponente com’è di un popolo che si crede eletto per reggere i destini
dell’umanità. L’importante è espletare il compito in modo immediato, senza
reticenze o vacillazioni, dice Hubbard e risalta inoltre la parte del
compromesso e la volontà di eseguire i compiti che si assumono. Sostiene che il
mondo ha bisogno di “molti Rowan” e che esistono sospesi da consegnare , molti
“messaggi a García”. Nella cultura nordamericana “il messaggio a García” è una
frase che incita a realizzare compiti difficili.
Scrive, Hubbard: “Esiste un
uomo la cui immagine si deve incidere in bronzo immortale...un uomo che fu
leale alla fiducia depositata in lui...quello che portò il messaggio a García”.
I
fatti
Appena Rowan seppe a
Washington, dopo la sua intervista con il capo dell’Esercito, della missione
che doveva compiere, prese il treno espresso con deztinazione New York. Lì, il
15 aprile, Gonzalo de Quesada e Tomás Estrada Palma, delegato del Partito
Rivoluzionario Cubano, lo istruirono per trasferirsi in Giamaica e si
intervistasse con Octavio Lay, rappresentante del Partito a Kingston. Partì il
18 e Lay lo mise in contatto con il comandante Gervasio Sabio che doveva
portarlo a Cuba. Sabio e Rowan, in compagnia di vari cubani, fecero il viaggio
in una fragile imbarcazione e nell’insenatura di Mora, ai piedi della Sierra
Maestra, li aspetta uno squadrone di cavalleria al comando del tenente Eugenio
Fernández Barrot. Questi portò i neo arrivati alla presenza del generale
Salvador Ríos, capo delle truppe cubane di Manzanillo, il quale ordinò a
tenente Fernández di portare il militare nordamericano all’accapamento di
Calixto García, ovunque si trovasse.
Fernández seppe subito che
Calixto era a Bayamo. Nella casa, di qusta città che gli serviva da quartier
generale, il capitano Aníbal Escalante (padre), aiutante di guardia, ricevette
Rowan. Immediatamente annunciò il suo arrivo al colonnello Tomás Collazo, capo
di Stato Maggiore di calixto e il Generale non tardò a ricevere il visitatore.
Solo il colonnello Collazo asistette al colloquio. Terminato questo, Rowan si
riunì con gli aiutanti del Generale ed ebbe frasi di elogio per l’insigne capo
che gli dispensò un’accoglienza tanto grata. Era il 1° maggio. Quello stesso
giorno, l’armata americana distrusse completamente, in solo poche ore, la squadra
spagnola del Pacifico nella baia di Cavite, Filippine.
Nelle prime ore del giorno
2, Rowan cercò la costa nord e si mise in mare con una barca. Lo accompagnavano
il generale Enrique Collazo, il colonnello Charles Hernández e il tenente
Nicolás Valbuena Mayedo (marinaio) che portavano la risposta di Calixto García
al governo di Washington. Una nave con bandiera americana li raccolse in alto
mare eli condusse a Key West. Da lì proseguirono il viaggio verso la capitale
nordamericana.
Finale
Il giornalista Elbert Green
Hubbard nacque il 19 di giugno del 1851 a Bloomington, Illinois. Morì il 7
maggio del 1915 quando la nave in cui viaggiava. Il transatlantico Lusitania,fu
silurato da un sommerghibile tedesco a una decina di miglia al sud
dell’Irlanda, azione che provocò oltre cento morti e determinò l’ingresso degli
Stati Uniti nella prima Guerra Mondiale.
Rowan morì nel 1943. Allora
si installò un suo busto, opera del cubano Hernàndez Giró, nello scomparso
parco Maine, nel Malecón avanero, a un lato dell’hotel Nacional. Lì c’erano: il
presidente Batista che pagò il piedestallo di marmo della scultura, il vice
presidente Cuervo Rubio e il primo ministro Ramón Zaydín, soprannominato “Mongo
Pillería”. Non mancavano altre figure del Governo e del corpo diplomatico. Ci
furono diversi oratori, fra di loro, l’incaricato d’affari degli Stati Uniti e
alla fine sfiló un gruppo di mambises
e una rappresentanza dell forze armate. Il tenente Eugenio Fernández non appare
nella lista degli invitati all’atto.
El mensaje a García
Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
31 de Octubre del 2015 23:35:11 CDT
Transcurría la noche del 22 de febrero de 1899 y el periodista
norteamericano Elbert Green Hubbard, de la revista Philistine,
apremiado por la hora del cierre, se devanaba los sesos ante el papel
en blanco. Los temas que había barajado para la jornada y de los que
tenía algunos apuntes, le parecían, llegado el momento de escribirlos,
demasiado insustanciales o carentes de interés, incapaces de
entusiasmar al lector y hacerlo leer hasta el final. De golpe creyó
tener una buena historia, pero la rechazó cuando todavía no había
llenado la mitad de la segunda cuartilla. Si lo aburría a él, cómo la
acogería entonces el que la leyera. Abrumado, escurrió la pluma de
punto metálico en los bordes del tintero y la colocó con cuidado en
la escribanía, como si debiera permanecer así durante largo tiempo. En
situaciones semejantes, le daba resultado jugar con los objetos que
adornaban su escritorio, sobre todo con aquella bola de inscripciones
incomprensibles que, de niño, le regaló su padre y que conservaba
desde entonces como una reliquia, pero ahora ni eso.
Hubbard se puso de pie y salió del estudio al escuchar que su hijo
Bert se movía en el salón contiguo. La conversación, sin orden ni
concierto, los llevó al tema de la guerra que Estados Unidos libró en
Cuba contra España, y Hubbard aseguró que el mayor general Calixto
García, Lugarteniente General del Ejército Libertador, al garantizar
el desembarco exitoso de 16 000 soldados norteamericanos y trazar el
plan de acción que conduciría a la rendición de la ciudad de Santiago
de Cuba, en el que oficiales y soldados cubanos llevaron la peor
parte, era el héroe de la contienda. Bert no ocultó su desacuerdo. El
verdadero héroe de la llamada guerra hispano-cubano-americana, dijo
con énfasis, no era el general holguinero, sino el teniente Andrew
Summers Rowan.
¡Rowan! Ese sí era un tema que valía la pena explotar. Hubbard volvió
a su estudio para aplicarse de nuevo sobre su trabajo. Ahora la pluma
corría sobre el papel, pero apenas podía seguir el ritmo de su
pensamiento. Sin el menor respeto por la verdad histórica, Hubbard
transformó el viaje del teniente Rowan a Cuba, a fin de transmitir a
Calixto un mensaje verbal del Presidente de los Estados Unidos, «en
una odisea individual, cargada de peligros, combates y hazañas
increíbles, solo realizables por un norteamericano, clara evidencia
del sentido racista que animaba su texto».
Nace un best seller
Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
31 de Octubre del 2015 23:35:11 CDT
Transcurría la noche del 22 de febrero de 1899 y el periodista
norteamericano Elbert Green Hubbard, de la revista Philistine,
apremiado por la hora del cierre, se devanaba los sesos ante el papel
en blanco. Los temas que había barajado para la jornada y de los que
tenía algunos apuntes, le parecían, llegado el momento de escribirlos,
demasiado insustanciales o carentes de interés, incapaces de
entusiasmar al lector y hacerlo leer hasta el final. De golpe creyó
tener una buena historia, pero la rechazó cuando todavía no había
llenado la mitad de la segunda cuartilla. Si lo aburría a él, cómo la
acogería entonces el que la leyera. Abrumado, escurrió la pluma de
punto metálico en los bordes del tintero y la colocó con cuidado en
la escribanía, como si debiera permanecer así durante largo tiempo. En
situaciones semejantes, le daba resultado jugar con los objetos que
adornaban su escritorio, sobre todo con aquella bola de inscripciones
incomprensibles que, de niño, le regaló su padre y que conservaba
desde entonces como una reliquia, pero ahora ni eso.
Hubbard se puso de pie y salió del estudio al escuchar que su hijo
Bert se movía en el salón contiguo. La conversación, sin orden ni
concierto, los llevó al tema de la guerra que Estados Unidos libró en
Cuba contra España, y Hubbard aseguró que el mayor general Calixto
García, Lugarteniente General del Ejército Libertador, al garantizar
el desembarco exitoso de 16 000 soldados norteamericanos y trazar el
plan de acción que conduciría a la rendición de la ciudad de Santiago
de Cuba, en el que oficiales y soldados cubanos llevaron la peor
parte, era el héroe de la contienda. Bert no ocultó su desacuerdo. El
verdadero héroe de la llamada guerra hispano-cubano-americana, dijo
con énfasis, no era el general holguinero, sino el teniente Andrew
Summers Rowan.
¡Rowan! Ese sí era un tema que valía la pena explotar. Hubbard volvió
a su estudio para aplicarse de nuevo sobre su trabajo. Ahora la pluma
corría sobre el papel, pero apenas podía seguir el ritmo de su
pensamiento. Sin el menor respeto por la verdad histórica, Hubbard
transformó el viaje del teniente Rowan a Cuba, a fin de transmitir a
Calixto un mensaje verbal del Presidente de los Estados Unidos, «en
una odisea individual, cargada de peligros, combates y hazañas
increíbles, solo realizables por un norteamericano, clara evidencia
del sentido racista que animaba su texto».
Nace un best seller
Nacía así El mensaje a García (A Message to García). Una revista de
Filadelfia había encargado a Hubbard un artículo de relleno y el
periodista fabricaba en cambio «una leyenda digna de una novela de
aventuras». Suceso editorial que terminó convirtiéndose en el primer
best seller de la literatura y el periodismo de Estados Unidos. No
había transcurrido una semana de su publicación original cuando la
Compañía de Noticias pidió autorización al autor para imprimir mil
copias del mensaje, y el Ferrocarril Central de Nueva York obtuvo
reproducirlo en un millón de folletos. Un mes más tarde había sido
reproducido ya por 200 revistas y periódicos de ese país.
Al príncipe Andrei Hilakoff, director de los ferrocarriles de Rusia,
el material le pareció interesante y lo hizo traducir al ruso y
repartió copias entre todos los empleados de su empresa. Se popularizó
en Francia, España y Alemania. En 1905, en la guerra con Japón, cada
soldado ruso llevaba en su mochila un ejemplar de El mensaje a García.
Moscú perdió aquella contienda, pero Tokio le atribuyó un valor
especial al texto y, traducido, destinó una copia a cada uno de los
súbditos civiles y militares del imperio del Sol Naciente.
Hollywood puso también su granito de arena. Con la actuación de
Wallace Beary, uno de los adelantados del entonces balbuceante
«sistema de estrellas», en el papel del teniente Rowan, se llevó al
cine el artículo de Hubbard. Digamos de paso que un incipiente
Hollywood explotó la guerra de Cuba no solo en el área de la ficción,
sino además en la documental: la Vitagraph Company filmó aquí las
primeras imágenes en movimiento de una guerra real.
En 1909, diez años después de haber visto la luz por primera vez,
alcanzaba tiradas por 40 millones de ejemplares. Una información
reciente aseguraba que, traducido a idiomas potables e impotables,
llegaba ya a los cien millones de copias. Hasta donde sabe el
escribidor, El mensaje a García sigue siendo motivo de estudio y
referencia en escuelas norteamericanas, y su lectura es obligatoria
para los que mediante cursos de autoayuda se esfuerzan por saber cómo
se logra el liderazgo.
Graduado de West Point
En abril de 1898, días antes de que Washington declarara formalmente
la guerra a España —lo que ocurre el 25 de ese mes— el presidente
William McKinley llamó a su despacho de la Casa Blanca al general
Nelson Miles, jefe del Ejército. Se requería de un oficial que
entrase en Cuba y localizase al mayor general Calixto García, segundo
al mando de las tropas mambisas y jefe de la zona oriental. Ese
oficial entraría a la Isla vestido de paisano y sin ninguna
documentación, y transmitiría verbalmente el mensaje del Presidente.
McKinley quería conocer la composición del Ejército Libertador y
obtener de Calixto el compromiso de apoyar el desembarco
norteamericano y la guerra que a partir de ahí se desencadenaría.
Consultado por Miles, el coronel Arthur Wagner, jefe de la
Inteligencia, recomendó al teniente Andrew Summers Rowan, un graduado
de la academia militar de West Point que dominaba el idioma español y
había cumplido misiones secretas en América Latina.
Penetrar de manera clandestina en un país en guerra con el objetivo de
entrevistarse, en representación de una potencia extranjera, con uno
de los máximos jefes de la insurrección, es una misión arriesgada y
difícil. Se requiere de valor y ecuanimidad para acometerla. El
teniente Rowan la cumplió con éxito. A su regreso a Washington se le
recompensó con el ascenso al grado de teniente coronel.
Lo que omite el periodista Elbert Green Hubbard en su artículo es que
Rowan, desde el momento en que se le confió la tarea hasta su regreso
a Estados Unidos, tuvo el apoyo de decenas de cubanos conocedores de
las costas orientales y de los territorios ocupados por las fuerzas
independentistas. Al desembarcar en la ensenada de Mora, al sur de la
antigua provincia de Oriente, lo esperaban jóvenes oficiales, educados
algunos de ellos en Estados Unidos, que le sirvieron de guía hasta la
ciudad de Bayamo donde, después de la entrevista, Calixto lo invitó a
la fiesta que en su honor auspiciaban varias familias cubanas.
Nada de eso se dice en las páginas escritas por Hubbard. Habla en
cambio el periodista de cómo Rowan recibe y transmite el mensaje sin
que nadie le proporcione información ni medios para encontrar a
García. A pie recorrerá la Isla de costa a costa, y lo hará en medio
de una naturaleza hostil que también es su enemiga: ríos crecidos,
montañas infranqueables, temporales inclementes. Correrá mil peligros
y al final, sin preguntar nada a nadie, llegará donde García, que se
esconde en las selvas cubanas.
Más allá de las peripecias de Andrew Summers Rowan en Cuba y el ya
apuntado sentido racista de su historia, sobresale en El mensaje a
García la capacidad del protagonista de superar cualquier obstáculo
con ciega obediencia, exponente como es de un pueblo que se cree
elegido para regir los destinos de la humanidad. Lo importante es
cumplir la tarea de manera inmediata, sin reticencias ni vacilaciones,
dice Hubbard, y resalta además el papel del compromiso y la voluntad
de ejecutar las tareas que se asumen. Sostiene que el mundo necesita
«muchos Rowan» y que existen pendientes por entregar muchos «mensajes
a García». En la cultura popular norteamericana, «el mensaje a García»
es una frase que incita a realizar tareas difíciles.
Escribe Hubbard: «Existe un hombre cuya figura debe fundirse en bronce
inmortal… un hombre que fue leal a la confianza en él depositada… el
que llevó el mensaje a García».
Los hechos
Tan pronto como Rowan supo en Washington, tras su entrevista con el
jefe del Ejército, de la misión que debía cumplir, tomó el tren
expreso con destino a Nueva York. Allí, el 15 de abril, Gonzalo de
Quesada y Tomás Estrada Palma, delegado del Partido Revolucionario
Cubano, le instruyeron que se trasladara a Jamaica y se entrevistara
con Octavio Lay, representante del Partido en Kingston. Viajó el 18 y
Lay lo puso en contacto con el comandante Gervasio Sabio que debía
traerlo a Cuba. Sabio y Rowan, en compañía de varios cubanos, hicieron
el viaje en una débil barquilla y en la ensenada de Mora, al pie de la
Sierra Maestra, los esperaba un escuadrón de caballería al mando del
teniente Eugenio Fernández Barrot. Este llevó a los recién llegados a
presencia del general Salvador Ríos, jefe de las tropas cubanas de
Manzanillo, quien ordenó al teniente Fernández que llevara al militar
norteamericano al campamento de Calixto García, dondequiera que se
encontrarse.
Pronto supo Fernández que Calixto estaba en Bayamo. En la casa de esa
ciudad que le servía de cuartel general, el capitán Aníbal Escalante
(padre), ayudante de guardia, recibió a Rowan. Enseguida anunció su
llegada al coronel Tomás Collazo, jefe del Estado Mayor de Calixto, y
el General no demoró en recibir al visitante. Solo el coronel Collazo
asistió a la entrevista. Finalizada esta, Rowan se reunió con los
ayudantes del General y tuvo frases de elogio para el insigne caudillo
que le dispensara tan grata acogida. Era el 1ro. de mayo. Ese mismo
día, la armada norteamericana destruía totalmente en cuestión de horas
la escuadra española del Pacífico en la bahía de Cavite, Filipinas.
En las primeras horas del día 2, Rowan buscó la costa norte y se hizo
a la mar en un bote. Lo acompañaban el general Enrique Collazo, el
coronel Charles Hernández y el teniente Nicolás Valbuena Mayedo
(práctico), quienes llevaban la respuesta de Calixto García al
Gobierno de Washington. Un barco de bandera norteamericana los
recogió en alta mar y los condujo a Cayo Hueso. De ahí siguieron viaje
hacia la capital norteamericana.
Final
El periodista Elbert Green Hubbard nació el 19 de junio de 1851, en
Bloomington, Illinois. Murió el 7 de mayo de 1915 cuando el barco en
que viajaba, el trasatlántico Lusitania, a unas diez millas al sur de
Irlanda, fue bombardeado por un submarino alemán, acción que provocó
más de cien fallecidos y determinó la entrada de Estados Unidos en la
I Guerra Mundial.
Rowan murió en 1943. Entonces se emplazó un busto suyo, obra del
cubano Hernández Giró, en el desaparecido parque Maine, en el Malecón
habanero, a un costado del hotel Nacional. Allí estaban el presidente
Batista, que costeó el pedestal de mármol de la escultura, el
vicepresidente Cuervo Rubio y el primer ministro Ramón Zaydín, apodado
«Mongo Pillería». No faltaban otras figuras del Gobierno y el cuerpo
diplomático. Hubo varios oradores, entre ellos, el encargado de
negocios de Estados Unidos, y, al final, desfiló un grupo de mambises
y una representación de las fuerzas armadas. El teniente Eugenio
Fernández no aparece en la lista de los invitados al acto.
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
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