Se l’Oriente è, per antonomasia misterioso, anche Cuba non scherza. A seguito del cosiddetto “riordinamento” partito dal 1° gennaio scorso, si sono verificati aumenti sproporzionati di prezzi per alcuni beni o servizi e per altri no. Vediamo qualche esempio: carburanti, telefoni e stampa non hanno avuto variazioni degne di nota. Al contrario, trasporti, gas liquido, elettricità e tassa di circolazione dei veicoli sono schizzati con balzi, nel migliore dei casi, di un 400%. La bombola di 10 kg. di gas liquido passa da 7 (sette) pesos a 180, gli autobus urbani da 40 centesimi a 2 pesos, l’elettricità ha avuto un incremento di 5 volte, la tassa di circolazione da circa 40/50 pesos all’anno a seconda del tipo di veicolo è passata a 1300! Il pane (razionato 80 gr. al giorno) da 5 centesimi a 1 peso.
Siamo d’accordo che
alcuni prodotti o servizi dipendono principalmete dal petrolio che viene in
gran parte importato, ma nel caso del gas liquido che è comunque razionato in
ragione di una bombola al mese ed è un prodotto sovvenzionato, non è stato un
po’ brusco un aumento così repentino? Per decenni lo Stato ha accumulato
ingenti perdite, adesso le vuole recuperare di colpo? La tassa dicircolazione,
invece, non dipende da nessuna importazione, allora cosa vuol dire questo
aumento siderale? Non si potevano, almeno valutare aumenti graduali nel tempo?
Il costo del trasporto urbano, per il suo valore relative sembra poco, ma sono
pure sempre 5 volte il precedente.
Il carburante,
dipendente dalle importazioni, non ha avuto aumenti di rilievo e mi sembra una
scelta adeguata in quanto senza circolazione di veicoli ci sarebbe una paralisi
ancora più seria dell’economia, la stampa ovviamente è stata mantenuta ai
prezzi anteriori in quanto voce ufficiale del Governo. Per i telefoni, meno
male perché le comunicazioni sono spesso
indispensabili.
Un altro dei misteri,
simile al gioco delle tre carte, è l’import export di alcuni prodotti come la
birra o il caffé. Le marche di birra nazionale Cristal (leggera) e Bucanero
(forte) sono praticamente sparite dal mercato, presumibilmente per essere
esportate o forse per mancanza di lattine per invasarle? in compenso si trovano
le più disparate marche di birra di importazione, a prezzi almeno doppi, senza
che se ne conosca il motivo. Il caffé, prodotto che dovrebbe eccedere, è un
altro dei generi scomparsi, ma non così sembra, alla Borsa del Caffé di Londra,
in compenso lo si importa per garantire la quota mensile razionata e mescolata
con farina di ceci.
Questi sono solo
esempi, lampanti e che mi vengono alla mente, però mi sembra davvero che competano
con i più reconditi misteri dell’Oriente.
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