C’è sempre molta attenzione verso Cuba, ma la distanza e la disinformazione da entrambi i lati non possono nemmeno rendere l’idea della realtà.
La contraddizione, da che la conosco, è sempre stata regina a Cuba a volte in modo veramente paradossale. Uno degli esempi è il paragone tra il “Periodo Especial” degli anni ’90 e l’attualità. Nel primo caso in un Paese dove l’abbondanza o anche la semplice sufficienza non esistevano, tutto era soggetto allo Stato e l’iniziativa privata era completamente assente. Lo Stato garantiva le necessità di base per una Società come la Sanità e l’Istruzione in particolare oltre a garantire un pacchetto di generi alimentari e utilità domestiche a prezzo politico con la famosa “Libreta de abastecimiento”. Ma, per esempio, la frutta e la verdura erano pressoché introvabili e quando, con poca possibilità di scelta apparivano nei “puestos de viandas”, erano immangiabili. Quel periodo servì a far capire che almeno alcune attività avevano bisogno di essere svolte da privati perché lo Stato non poteva garantire la capillarità dei servizi. Piano, piano, si aprirono le porte alle attività private seppure all’inizio con certe limitazioni. Paradossalmente adesso le attività private sono dilagate e se non si trova quello che prima garantiva lo Stato nei servizi essenziali, lo si trova nei generi alimentari e nei beni di consumo, seppure con una scelta limitata la qualità discutibile. Il problema maggiore è l’inflazione accompagnata, ovviamente, dalla crescita dei prezzi non accompagnata da quella dei salari per, gli ancora moltissimi, lavoratori dello Stato. Chi tornasse all’Avana dopo un periodo di almeno 20 anni, non la riconoscerebbe più per il proliferare di botteghe più o meno attrezzate che fioriscono nelle strade di porta in porta. Apparentemente c’è più gente che vende di quella che compra.
Il problema è che questo
esercito di “piccolo capitalismo”, a volte nemmeno troppo piccolo, cresce
incontrollato per mancanza di una struttura fiscale e i commercianti godono dei
benefici senza sottostare agli oneri, mentre lo Stato è sempre più in bolletta.
Gli errori della riforma
monetaria si fanno evidenti e la cosiddetta “unità monetaria” non è mai
esistita, i mezzi di pagamento non sono solo in moneta nazionale, esattamente
come prima, anzi in alcuni casi è peggio proprio per questa ventilata “unità monetaria”.
Risulta che prima di questo evento c’erano confini ben definiti sull’uso della
valuta o della moneta nazionale, oggi è un miscuglio si può pagare con ogni
tipo di moneta, reale o virtuale come la MLC (moneta Liberamente (sic!)
convertibile. Tanto per fare un esempio, c’è il Club Havana (da non confondere
con il Rum Havana Club) che è un circolo creato per dare un luogo di ritrovo e
svago ai soli diplomatici, si è poi allargato ai tecnici stranieri e
attualmente è aperto a qualunque straniero che abbia la residenza in Cuba.
Questo Club che per sua natura doveva essere, come lo era, fonte di prestazioni
e servizi pagati in valuta, oggi viene pagato in moneta nazionale, partendo
dall’iscrizione in poi.
Allora qualcosa non funziona
in una Società Socialista dove, per necessità, si è aperto uno spiraglio al
capitalismo. O no?
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