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venerdì 13 gennaio 2017

Obama lascia con exploit finale

Come nella miglior tradizione del secondo mandato presidenziale, colpo di coda in “zona Cesarini” dell‘amministrazione Obama nei confronti dei rapporti con Cuba con un accordo che probabilmente, non verrà messo in discussione dalla futura amministrazione Trump.
Nel tardo pomeriggio di ieri è stato reso noto con un comunicato congiunto dei due Governi, un cambio fondamentale nella politica migratoria che abolisce la politica dei “piedi asciutti e piedi bagnati”, che non era una legge vera e propria, ma solo un atteggiamento, appunto, politico anche se rimane una delle “stranezze americane” che potrebbe essere eliminata soltanto con la volontà del Congresso del grande Paese  del nord che è la legge (questa sì) chiamata “Ley de Ajuste Cubano” che continua a permettere ai cittadini cubani che entrino legalmente, ovvero con un visto di lavoro o per visita famigliare, di ottenere asilo e assistenza da parte del governo degli Stati Uniti. Naturalmente il numero totale di chi si potrebbe avvalere di questa legge, adesso, viene drasticamente ridotto.
Vediamo pertanto cosa cambia e cosa no, premettendo che questo accordo, con effetto immediato,  è comunque di grande portata: in sostanza gli Stati Uniti non permetteranno più l’ingresso illegale dei cittadini cubani che fino a ieri potevano raggiungere il territorio “asciutto” degli Stati Uniti con qualunque mezzo sia per mare che per aria o per terra da Paesi terzi (Messico in testa, o Canada) creando anche un “effetto domino” in altri Paesi centro o sud americani da dove, cittadini cubani entrati, anche legalmente, cercavano di raggiungere il Messico da dove era relativamente facile, per loro, accedere agli Stati Uniti.
Il nuovo accordo prevede il rimpatrio di tutti i cittadini cubani sprovvisti di regolare visto consolare. In questo modo si eliminano i pericoli di traversate rischiose con un numero imprecisato di morti o scomparsi in mare, o di traffico illegale, dal risultato incerto, portato avanti da persone senza scrupoli. L’accordo prevede anche l’abolizione, da parte degli USA di un programma denominato “Parole” che favoriva la diserzione di personale medico o comunque sanitario, di cubani in missione in Paesi del Terzo Mondo con l’ammissione agevolata negli Stati Uniti.
Si mantiene la quota di un minimo di 20.000 emigranti l’anno, concessa dal Governo nordamericano.
L’accordo comprende anche risvolti secondari che potrebbero avere effetto retroattivo in alcuni casi, come quello di 2.486 persone emigrate col famoso esodo del Mariel nel 1980 e che sono rimasti nel limbo per tutti questi anni, in quanto non graditi e imprigionati anche per lunghi periodi, ma non accettati, di ritorno, dalle Autorità cubane.
In ogni caso un altro passo avanti per eliminare il contenzioso per una auspicabile, reale, normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Adesso le grosse spine rimaste sono due, Ley de Ajuste a parte: sollevamento dell’embargo finananziario, economico e commerciale e restituzione del territorio occupato di Guantánamo dove esiste, l’unica base militare al mondo, mantenuta a dispetto del volere di un Governo e di un popolo.

Ma un lungo cammino si compie con piccoli passi.

mercoledì 11 gennaio 2017

Mondo bestia, con finale triste

SECONDA EDIZIONE, RIVEDUTA, CORRETTA E AMPLIATA
MONDO BESTIA, CON FINALE TRISTE
Oca gatto a letto, diceva quel porco di un cane, puzzolente come un pesce e dalla pelle di cappone, matto come un cavallo, ostinato come un mulo e ignorante come un asino. Ovviamente era sempre nudo come un verme, non usava giacche di renna, cappotti di cammello, golf di alpaca, copricapi di astrakan o scarpe di coccodrillo, però era pieno di pregi e difetti, contraddizioni che apparivano secondo le circostanze: paziente come un bue, forte come un toro, quasi sempre era muto come un pesce o si ripeteva a pappagallo, coraggioso come un leone o pauroso come un coniglio, veloce come una lepre o un furetto, oppure lento come una tartaruga o lumaca, secondo i casi. Aveva una memoria da elefante, le orecchie da pipistrello, naso da tapiro e denti da castoro. Il pelo liscio come una foca, bianco e nero che lo faceva sembrare un pinguino, specialmente quando camminava sulle due zampe posteriori.
Feroce come una tigre o mite come un agnello. Aveva una barba caprina e dormiva sopra la panca per non rischiare di crepare, occhi di lince, ogni tanto da triglia, ma a volte era cieco come una talpa. Furbo come una volpe o tonto come una cernia. Agile come una scimmia, elegante come una gazzella. Faceva il galletto, alzando la cresta e cercava di conquistare le cagnette, ma restava sempre con un pugno di mosche, mentre le sue amichette razzolavano come galline. Ebbe una compagna che gli mise le corna come un cervo o un’alce.
Nuotava come uno squalo anche se era grasso come una balena, seppure da giovane era stato magro come un’acciuga. A volte era strisciante come un serpente, scontroso come un orso e affamato come un lupo, piombava sulle prede come un falco, ridendo come una iena e poi banchettava come un avvoltoio.
Laborioso come una formica o pigro come un bradipo, aveva la saggezza di un vecchio gufo, era acuto come un’aquila o ottuso come una trota. Cantava come un usignolo o stonava come una cornacchia, dormiva come una marmotta, russando come un ghiro o saltava come un grillo. Quando ci si metteva era noioso e fastidioso come una zanzara. Stando al sole diventava rosso come un gambero e vergognandosi, nascondeva la testa sotto la sabbia come uno struzzo.
Purtroppo un brutto giorno di pioggia, bagnato come un pulcino, attraversando l’autostrada l’hanno schiacciato come uno scarafaggio rendendolo piatto come una sogliola. Vacca rana che sfortuna. Amen.
C’è qualche umano che gli assomiglia?
Questa è farina del mio sacco e quindi posso dire gatto, come insegnava  il buon Trap.
©®ÐØ#@&%$µ§¥¢Ø.Tutti i diritti, curvi, o storti, sono di Aldo Abuaf.


venerdì 6 gennaio 2017

Una foto per la (mia) storia




Questa è la foto che mi hanno fatto al Consolato Generale di Cuba a Milano, durante il periodo di apposizione delle firme in omaggio a Fidel Castro, a fianco di quella che avevo avuto la fortuna e l’opportunità di scattare al Comandante il 16 dicembre 1986, in occasione dell’inaugurazione della Scuola del Nuovo Cine Latinoamericano e TV di San Antonio de los Baños.

(Cortesia di Oneida Baró, Console Generale della Repubblica di Cuba a Milano)


L'immagine originale

mercoledì 28 dicembre 2016

Commenti ai post

Cara Befana,


visto che è passato il Natale e non mi è arrivato quanto avevo chiesto, non potresti mandarmi, almeno tu, la possibilità di tornare ad avere i commenti su questo blog? Il signor Google non mi da il minimo ascolto.

In attesa di non ricevere come al solito, il carbone, mi preparo ad appendere la calza (virtuale).

Il titolare del blog.

Ma il Premio Nobel per la Pace è per chi fa meglio la guerra?

Dopo Barack Hussein Obama che appena ricevuto l’onorificenza, con relativo congruo appannaggio, ha incrementato e continua ad incrementare la distruzione di quello che resta del Medio Oriente, tocca a Juan Manuel Santos, presidente colombiano mostrare la faccia non proprio da colomba, volendo far entrare il suo Paese nella NATO che proprio non è una delle organizzazioni predilette da Gandhi o da Madre Teresa di Calcutta, dopo aver strombazzato che l’America Latina è “territorio di pace”,.
Va bene che la politica è la politica con tutti i suoi giochi di menzogne, ma mi sembra che a tutto ci sia un limite. O no?

venerdì 9 dicembre 2016

Mi sento tanto Santiago al rientro dalla pesca...

È iniziato il 38° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano e purtroppo non credo di poterlo seguire per una serie di contingenze creatasi durante la mia breve assenza e che qua richiedono tempo per essere risolte.
Elenco problemini da risolvere:
Ricerca cibo per Cane
Ricerca bottiglioni acqua minerale
Auto con problemi di carburazione
Split condizionatore che non raffredda
Lavatrice che non centrifuga
Miglioramento connessione internet (senza soluzione, anzi...)



Casa, dolce casa

Dopo il blitz europeo sono tornato all’Avana, la mia limousine 126 polacca, classe 1987 ferma da 12 giorni, è partita senza tante storie, ma...ho trovato una gomma (posteriore destra) un po’ sgonfia, l’avevo fatta riparare non da molto perché il sistema “tubeless” dei cerchi in lega non stava sigillando bene il pneumatico. Dopo alcuni chilometri, poi, mi ha fatto tribulare per un difetto congenito nel sistema di carburazione e sono riuscito a compiere il mio tragitto con ritorno a casa solo a tappe. Il tutto sotto un discreto solleone e 32 gradi al’ombra che qua non abbonda. Internet funziona sempre peggio. Risveglio brusco, ma non fuori dalla norma. Come diceva Rossella O’ Hara: “Domani è un altro giorno”.

venerdì 2 dicembre 2016

Le sorprese della vita

Oggi (venerdì), mentre ero in giro per Milano ed essendo nella zona, mi è venuto spontaneo  entrare al Consolato Generale di Cuba per la firma sul libro delle condoglianze. Si dava il caso che in quel momento usciva il console di Turchia a Milano, dalla quale ero appena rientrato dopo il blitz raccontato. Entrato nella stanza allestita per l’espletamento di questà incombenza ho notato il grande mazzo di fiori con nastro rosso con a fianco l’ingrandimento di una foto di Fidel Castro che mi è sembrata famigliare, guardandola meglio, mi sono reso conto che era una foto scattata da me il giorno dell’inaugurazione della Scuola del Nuovo Cine Latinoamericano di San Antonio de los Baños il 15 dicembre 1986, giusto trent’anni fa, nell’ambito delle attività collaterali al Festival del Cinema dell’Avana. Lo scatto è stato effettuato in un momento in cui era pensieroso, molto probabilmente sul suo successivo intervento a seguire quello di Fernando Birri e Gabriel García Márquez, presidente della omonima Fondazione del Cinema. Dopo un attimo di stupore e anche di soddisfazione, mi sono ricordato che quell’ingrandimento lo avevo fatto e regalato al Console di circa una ventina di anni prima a Milano, Andrés Gonzáles Garrído, al quale era piaciuta l’immagine e che dopo il termine del suo mandato era rimasta sulla parete dell’ufficio del Console in carica.

Il personale del consolato si è interessato alla storia e origine dell’immagine, dicendo che per loro era quella che preferivano, tanto che mi hanno chiesto di posare per un breve video e una foto che pubblicheranno sul tweet di @consulcubamilano e sul sito facebook del Consolato di Cuba a Milano.



Sotto: con Birri e il "Gabo"in attesa dei rispettivi discorsi, nella medesima sequenza




Istanbul, Costantinopoli...

Ho fatto un salto, con mia moglie, a Istanbul a trovare quello che resta dei miei parenti e devo dire che tempo a parte ho ricevuto una calda accoglienza e ospitalità. Siamo partiti il mar... mattna ed arrivati nel pomeriggio con un tempo di mer...pioggia, vento e freddo.
Il giorno dopo, mer...ha confermato il prefisso, anzi lo ha rafforzato con una gelida tramontana. Solo la mattina di giov... si è avuta una schiarita che ha permesso di vedere la città in tutto il suo splendore, poi, mentre ci si avviava allaeroporto è tornato a prepararsi il maltempo. In ogni caso sono contento di essere tornato nella culla di una parte dei miei antenati dove, dopo quasi quarant’anni, ho trovato uno sviluppo incredibile ed allora imprevedibile.












lunedì 28 novembre 2016

Gli onori resi al Comandante

Sto seguendo via Cubavision Internacional le immagini degli omaggi e interviste rese al Comandante. Devo dire che per quel poco che l’ho conosciuto, al di la della sua grande cultura e intelligenza, o forse proprio per quello, aveva uno spiccato senso dell’umorismo e un ottimismo inossidabile senza il quale, molto probabilmente non avrebbe avuto il percorso storico che ha avuto.
Non ha mai avuto paura della morte e negli ultimi tempi era completamente preparato all’evento.viste in momenti e luoghi imprevisti. Credo che sorriderebbe se gli si facesse presente che è stato coerente fino alla fine: quando tutti lo “volevano” morto era vivo e vegeto, nel momento in cui lo si vedeva vivo e vegeto, almeno nel limite del possibile, se ne è andato appena poche ore dopo aver ricevuto l’ennesimo Capo di Stato (vietnamita) che riceveva privatamente in una tappa “obbligatoria”  dopo le loro visite ufficiali a Cuba