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mercoledì 4 ottobre 2023

Ma ci daranno i nostri soldi?

 Cuba sta raschiando il fondo del barile che ormai non ha quasi spessore. Le pensioni degli italiani residenti arrivano e sono trattenute dalle banche che non le accreditano sui c/c corrispondenti. La situazione è generale e l'Ambasciata d'Italia per voce del suo console dice, giustamente, "che non può rompere le relazioni diplomatiche per le nostre pensioni". Non sarebbe nemmeno la soluzione, anzi peggio perché non saremmo più assistiti nel quotidiano. Siamo vittime di un FURTO o almeno una MALVERSAZIONE. Comunque penso che senza rompere le relazioni, l'Ambasciatore e non il Console, possa fare una nota diplomatica al Governo. Il problema é: quando abbiamo finito i risparmi e visto che la Banca non ci da nemmeno i contanti del nostro c/c senza una prenotazione che nel mio caso è inevasa da due mesi, cosa mangiamo? L'Ambasciata ci fornisce piatti caldi?

Un duro colpo per chi è venuto in questo paese tanti anni fa perché ingenuamente e idealisticamente ci credeva o anche per qualunque altro motivo. Peccato che Fidel con tutti i suoi difetti (e pregi) non sia stato immortale. Questi non sanno proprio come si governa un Paese a parte di vivere bene.

 

giovedì 28 settembre 2023

Blocco dell'accesso a diversi siti e funzioni

Da queste modeste pagine rivolgo il più calosoroso ringraziamento ai politici che ci stanno di fronte, a Nord, per le restrizioni di ogni tipo che gfanno avere a Cuba e a chi ha a che vedere con lei. Oltre a provvedienti economici ben più gravi e seri ci sono anche quelli sull'uso del web con la proibizione di uso di varie funzioni e siti per i quali appare inesorabile come un pugno la scritta "404 (o altro numero) QUESTO È UN ERRORE È TUTTO QUELLO CHE SAPPIAMO". Grazie anche noi.
Fra questi anche l'accesso all'aggiornaento di Google Drive che prima mi era consentito e che adesso mi impedisce di pubblicare l'edizione italiana, scaricabile gratuitamente, del mio libro "La rinascita del turismo a Cuba". Dal momento che la precedente pubblicata non si riusciva a scaricare. Per gli altri testi non ci sono problemi in quanto sembra che la regola non sia retroattiva.
i spiace che nessuno e lo bbia fatto notare comunque chi fosse interessato può averlo tramite mail contanttandomi a:
ilvecchioeilmare@outlook.com

domenica 17 settembre 2023

Il G77+Cina all'Avana commentato da Roberto Livi per Il Manifesto

 Il Sud globale alza la voce a Cuba

G77+CINA. Clima da governare, economia più giusta e gap tecnologico da colmare nel documento finale del vertice che si è chiuso ieri a L'Avana. I paesi in via di sviluppo sperano di trarre benefici da un ordine del mondo multipolare

Foto di gruppo finale per i leader che hanno partecipato al vertice ospitato da Cuba - Ap

Edizione del 17 settembre 2023

Roberto Livi

L’approvazione della Dichiarazione dell’Avana ieri nel primo pomeriggio alla conclusione del vertice del G77+Cina, ha confermato il prestigio della diplomazia di Cuba. Riuscire a far partecipare 114 dei 134 membri del Gruppo – la maggior parte dei quali ha poco in comune in tema di politica, economia, lingua, religione, sviluppo scentifico e alleanze regionali e internazionali – e a consolidare un accordo su una piattaforma comune è stata certamente un’impresa complessa. Ma conclusa con sostanziale successo.

Non vi è dunque da sorprendersi se il punto di partenza dell’accordo è «la grande incertezza» sul futuro causata da guerra e tensioni geopolitiche, crisi economica e finanziaria, forti pressioni su alimenti e energia, aumento della povertà estrema, grandi migrazioni forzate di popolazioni, effetti devastanti del cambio climatico, minacce di pandemia, perdita della biodiversità.

Insomma le terribili piaghe che si abbattono sopra il Sud globale, senza che quest’ultimo abbia alcuna possibilità di governarle. E che vede compromesso il suo futuro anche da un (relativamente) nuovo, ma sempre più strategico fattore: il gap tecnologico col mondo sviluppato, quello dei Grandi.

I quali sempre più puntano su scienza, tecnologia e innovazione come strumenti di dominio neocoloniale. Ecco perché il tema di due giorni di incontri e interventi del vertice dell’Avana è stato proprio «Le sfide dello sviluppo, il ruolo di scienza, tecnica e innovazione». E si capisce perché l’accento posto sia dagli ospiti cubani (il discorso inaugurale del presidente Díaz-Canel) sia da alcuni tra i leader con più peso internazionale – e sostanzialmente anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, presente al vertice – si sia incentrato sulla necessità di costruire un ordine internazionale multipolare mediante il quale il Sud globale possa far sentire la sua voce, un’architettura finanziaria internazionale «più giusta» da cui possano trarre benefici i paesi in via di sviluppo, un’azione decisa e coordinata per contrastare il cambio climatico e ridurre il gap in termini di tecnologia, innovazione, salute – gap che si è evidenziato drammaticamente durante la pandemia di Covid-19 – e garantire un accesso equitativo all’Intelligenza artificiale anche al Sud globale.

Il metodo sul quale si sono espressi vari leader, e che viene ripreso nel documento finale di otto pagine, è di basare l’azione comune del Gruppo – la maggior organizzazione multilaterale dell’Onu – su «solidarietà e cooperazione internazionale, specie quella Sud-Sud», la necessità di «agire uniti e a beneficio di tutti», all’insegna di «conoscenza aperta e inclusione». Possono sembrare esortazioni volte a tenere insieme il Gruppo e dare qualche speranza anche a stati membri piccoli, poveri e sicuramente marginali. Ma è certo è che simili termini non si ascoltano durante i vertici dei Grandi, né vengono messi nero su bianco nei loro comunicati finali.

Per le ragioni espresse all’inizio di trovare punti di consenso in un gruppo di paesi tanto numeroso e disomogeneo, nella dichiarazione finale non vi sono riferimenti all’invasione della Russia in Ucraina, all’aggressività tecnologica delle tigri asiatiche, Cina compresa, ai cambiamenti politici in corso in Africa, dove il neocolonialismo europeo è in crisi, alle minacce dell’estrema destra in America latina.

 

giovedì 7 settembre 2023

Viaggiare oh, oh!

 Cuba è un Paese dal quale è difficile muoversi. I motivi sono diversi, seppure si è allentata la stretta burocratica sui "permessi di uscita" rimangono i problemi pratici: i cubani non in possesso di altro passaporto (europeo) hanno possibilità limitate di entrare in altri Paesi senza un visto e comunque le possibilità economiche sono inesistenti per la stragrande maggioranza se non si ha chi aiuta dall'esterno. A questo si aggiunge che essendo un'isola praticamente "isolata", si passi il gioco di parole, non ci sono collegamenti marittimi con altri Paesi e l'unico mezzo possibile è l'aereo che ha tariffe abbastanza alte per i più. Il problema, serio per i cubani, adesso tocca anche gli stranieri residenti che seppure, nel caso degli europei per esempio non hanno problemi di visti, c'è però il problema della valuta per chi non ha un conto o finanziamenti dall'estero, dal momento che le Banche in cui si possono avere conti correnti in valuta attualmente richiedono la prenotazione per il ritiro della medesima con tempi che vanno anche oltre i due mesi. Per l'ingresso negli USA, poi, adesso c'è l'abolizione dell'ESTA ovvero il permesso di entrata senza visto, da quando l'illuminato presidente Trump ha messo Cuba nella lista di Paesi patrocinatori del terrorismo e il suo successore, il giovane Biden, non ci pensa nemmeno a toglierla. Questo problema non riguarda solo i residenti, ma anche chi viene a Cuba per turismo non può richiedere l'ESTA per i due anni successivi. Per avere diritto d'ingresso negli USA bisogna richiedere il visto consolare, ma dato che nel caso di Cuba, il Consolato presso l'Ambasciata, nordamericana non rilascia visti turistici o per visita famigliare, ma solo per lavoro o espatrio definitivo se approvato, bisogna prenotare il colloquio in un Paese terzo con tempi e costi immaginabili. Un bel confronto di "democrazie"!

 

domenica 3 settembre 2023

Sono passati 34 anni

 Oggi ricorre il 34mo anniversario dell'incidente occorso all'aereo di Cubana de Aviación con destino Milano  che per una grave imprudenza del pilota, il quale non ha valutato bene le condizioni del tempo e la potenza del suo velivolo, si è schiantato pochi secondi dopo il decollo da un'altezza che è stata sufficiente a creare una strage.

Ricordo ancora quella sera e quella notte passata a disposizione del'Ambasciata, agli arrivi nei giorni successivi dei  giornalisti italiani e dei famigliari dell vittime. Un ricordo incancellabile.

Quando l'intelligence funziona...

 


FEB

14

 

MERCENARIO "MAURO CASAGRANDE" ITALIANO IN CUBA

 


lunedì 14 dicembre 2011 20.55

Caro Agente Bunda, alias Albert0, mi sembra lodevole la tua iniziativa di “riesumare” raccontidi italiani che hanno una “storia” a Cuba. Quello che posso dire è che peraticamente tutti i “personaggi” che ahnno una lunga traiettoria di vita cubana li conosco e li ho conosciuti. Naturalmente non conosco tutti i dettagli delle loro vite, ma almeno i ruoili principali che hanno avuto, certamente. Devo dire che, magari involontariamente, si vorrebbe “tirarmi dentro” per conoscere queste storie. Non è che mi voglia rifiutare di farlo, ma sono comunque “ricostruzioni” che mi comportano tempo per ricordare e redigere e purtroppo, ho anche altre cose da fare oltre a seguire il corumi, il mio sito e il blog.
Credo che su Mauro Casagrande, per chi fosse interessato ci siano pagine sui motori di ricerca, quello che posso riassumere è che al principio degli anni '60 (credo 61 0 62), questo giovane figlio dell'Ambasciatore italiano a San Salvador, è capitato a Cuba per seguire dea vicino il nuovo corso della storia dell'Isola. Durante la sua permanenza, che si è andata estendendo, ha stretto amicizia con l'allora corrispondente dell'Unità, Saverio Tutino, la “comunità” degli architetti italiani venuti dal
Venezuela, dopo varie peregrinazioni nel Terzo Mondo e via Argentina, con l'attore emergente e poi diventato stella di prima grandezza nel cine, teatro eTV: Sergio Corrieri (figlio di Fabio, lucchese di origine e di Gilda Hernandez, attrice e regista teatrale) e il dipendente dell'Habana Libre (già Habana Hilton) Manuel Arango. Architetti a parte, gli altri appartenenti al gruppo avevano una passione comune: la pesca subacquea ed allora Cuba era un vero “banquete” per questa attività, in seguito proibita. Oltre alle immersioni era anche affiorata una certa affinità verso la cultura di cui Corrieri faceva parte e gli architetti ne facevano da contorno attivo.
Dopo l'applicazione dell'embargo da parte degli USA, Mauro conobbe l'imprenditore torinese Elio Cittone che aveva concluso una “triangolazione” con l'URSS per l'invio delle navi cubane cariche di zucchero che erano state fermate dall'intervenuta manovra economica. Cittone venne “ricompensato” anche con la possibilità di aprire un ufficio, il primo e l'unico allora per uno straniero, di import-export: la COMEI. Così in quegli anni si importarono macchine da scrivere Olivetti, diffuse in tutti gli uffici del Paese, automobili Alfa Romeo per i dirigenti, moto Guzzi per la Polizia, materiale ferroviario e di meccanica pesante navale e automotrice Fiat, oltre ad altri generi. Mauro, fu nomimato direttore della sede cubana della azienda.
Successivamente, dimostrando abilità negli affari e nelle relazioni publiche, fu nominato Ambasciatore dello SMOM a Cuba. Grazie alla sua attività e i suoi contatti si trovava a dover viaggiare frequentemente e in uno dei suoi viaggi venne contattato, a Madrid, da una agente della CIA. Gli venne chiesto se fosse disposto a collaborare e Mauro prese tempo lasciando però intendere che sarebbe stato possibile. Rientrato a Cuba si ise in contatto con i servizi di sicurezza che lo “autorizzarono” ad accettare per infiltrare un “agente doppio”nell'intelligence americana.
La sua “attività” collaterale durò diversi anni, dentro e fuori da Cuba, fino a che la diserzione del maggiore della “Seguridad” Florentino Aspillaga Lombard, che aprofittò di un viaggio in Cecoslovacchia per poi rifugiarsi a Londra, non fece saltare la “rete” a cui apparteneva Mauro assieme ad altri 26 agenti, tutti cubani, ed infiltrati come lui nella CIA. Una volta ssicurata la sicurezza di tutto il “gruppo”, le loro storie sono venuta alla luce pubblicamente, attraverso uno speciale televisivo che li presentava. L'ultimo episodio è stato quello in cui è apparso Mauro Casagrande, l'agente “Mario”. Enorme la sorpresa, fra tutti e specialmente fra chi lo conosceva, italiano o cubano che fosse. Questo fatto gli comportò la rinuncia alla direzione della COMEI e alla carica di Ambasciatore ricevette i gradi di maggiore del Minint fino a diventare, oggi, colonnello. Continuò comunque a dedicarsi agli affari e investì con Habaguanex nell'apertura del ristorante di Prado e Nettuno assieme al ex cuoco di Giovanni PaoloII che credo si chiamasse Angelo, ma questo è successo in anni in cui non risiedevo a Cuba. So che in seguito è uscito dalla società “mista” e oggi prosegue nei suoi affari di import-export e si occupa di finanza.

Note:Visite la sua casa in Ave. Paseo inizio anni 1990 me recorda vecino alla embasciata Italiana in Cuba,voleva lavorare con lui,non possible la sua empresa international sotto la secureza del Stato solo loro podevano ubicare personale.


 

Mauro Cassagrande - Agente Mario de la DSE (mercenario italiano in Cuba)

Postato 14th February 2012 da Anonymous

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1.    

Anonymous14 febbraio 2012 alle ore 21:46

Por la libertad de mì Patria fuera todos los mercenarios de Isla al servizio de la dictadura castro - comunista què tienen maniatada un pueblo por màs de medio siglo.

Rispondi

2.    

aldo abuaf3 settembre 2023 alle ore 14:54

Ritratto dettagliato e preciso anche negli aspetti "privati" evidentemente redatto da un "collega" di Mauro dell'altra sponda. Sarebbe interessante leggere informazioni su altri italiani a Cuba, magari anche sul sottoscritto, se considerato d'interesse. Ma vedo che il nostro non pubblica da anni. Morto? Spero di no.

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venerdì 1 settembre 2023

Hasta siempre Mimmo! Ricordo di un amico

Un breve scritto pubblicato sul sito 

https://premiomimmocandito.org

richiestomi dalla giornalista e critico musicale Marinella
 
Venegoni, vedova di Mimmo:

Hasta siempre, Mimmo!

Aldo Abuaf era un caro amico di Mimmo, nella sua prima vita vigile a Milano e nella seconda, ormai fisso a Cuba dove i due si conobbero, fotografo, stringer  e collaboratore di alcuni fogli. L’ho incontrato l’ultima volta nel 2016 all’Havana, quando sono andata a sentire i Rolling Stones davanti all’impressionante folla di 500 mila persone: ha dato una mano anche a me. Quando Mimmo se n’è andato, l’ho pensato e mi son detta che non avrei saputo più nulla di Aldo e mi  spiaceva. Invece si è fatto vivo di recente, via Facebook, e adesso so come trovarlo.Gli ho subito chiesto un ricordo del Nostro, e lui me lo ha mandato a spron battente. Eccolo qui sotto.

Durante la mia permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti. Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un poco di puzzetta sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti, tutti di primo piano, ce n’è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo quotidiano. Così è nata un’amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che possa sembrare.

Immagino che le sue cronache manchino anche ai lettori de “La Stampa”, il giornale che era la sua ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri  editi da Rizzoli e Baldini e Castoldi, raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto umane in molti Paesi del terzo e quarto Mondo, mettendo in risalto specialmente la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione da Cuba come “persona non grata” (avvenuta durante il mio provvisorio, ma prolungato rientro in Italia) accusato di essere un agente della CIA. Era l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita qui si era fatta ancora più dura e la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana. 

Sono ancora colpito dal suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con un rispetto e un’educazione sulla via dell’oblio in un Mondo che aveva già iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha mai fatto pressione per avere particolari riguardi o “dritte” su fatti e persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che della solidarietà e l’amicizia che si era formata incredibilmente fra due persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto fare un’intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud, di quelli “di una volta”. Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività professionale e anche personale.

Sono profondamente materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall’alto del Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta siempre, Mimmo! 

Aldo Abuaf

26 Luglio, 2023

lunedì 28 agosto 2023

Spagnoli, ma non esagerate un po'?

  Mi sembra che la polemica scoppiata in Spagna per un bacio inopportuno dato dal Presidente della Federazione Calcio, Luis Rubiales, alla giocatrice Jenni Hermoso stia passando i limiti del buon senso. Indubbiamente il dirigente ha compiuto un gesto inappropriato per il suo ruolo e senza consentimento della "controparte". Bisogna però anche considerare le attenuanti date dall'euforia del momento anche se, il Nostro, avrebbe dovuto contenersi visto il suo ruolo, ma è umanamente comprensibile se poi si considera che il "fattaccio" è durato una frazione di secondo e senza evidente morbosità sessuale. Mi sembra che ragionevolmente, un fatto del genere poteva essere risolto con un richiamo e una multa con o senza sospensione temporanea dalla funzione, ma da qua a trasformarla in un "atto di violenza sessuale" paragonabile a uno stupro, come vogliono le femministe più o meno accanite e come lo sta ricamando la stampa, ce ne corre...Il bello è che succede in un Paese tanto moralista e ipocritamente latino, dove si è approvata recentemente (2023) una legge proposta dal Partito Socialista (sic!!!!) che ha messo in libertà stupratori con condanne pesanti passate in giudicato, dove si  torturano e seviziano i tori che sono animali mammiferi, non insetti molesti, e poi si uccidono per puro divertimento in nome di una presunta cultura storica con buona pace della Comunità Europea e dell'opinione pubblica internazionale.

Arriba España!

 

lunedì 14 agosto 2023

Qualcosa non quadra

 C'è qualcosa che non quadra, a parer mio, in questo Paese che molti di noi hanno ammirato e idealizzato tra gli anni '60 e '80 del secolo scorso e con qualche riserva nei '90. Non si pretendeva certo una società piatta e uniforme come da comunismo utopico, ma almeno una buona dose di giustizia sociale che mi sembra stia venendo sempre meno applicata.

Si è creato un "capitalismo a scartamento ridotto" con l'apertura, sempre più concessa a lavori, cooperative e aziende di piccola e media dimensione. Questo pur essendo un vantaggio in senso economico e pratico per il lavoratore e consumatore mette in dubbio il sistema "tutto statale" (o quasi) applicato fino a pochi anni fa, ma non essendo capitalismo totale ne assume molti aspetti negativi come quello di creare fratture nella società che prima erano meno evidenti. Chi ha la capacità e magari gli aiuti esterni, apre aziende commerciali o produttive che nel momento attuale aiutano la crescita dell'inflazione.

Non ci sono (credo) multimilionari, ma esistono differenze notevoli tra ceti. Si vedono magioni che con le dovute proporzioni sembrano hollyvoodiane e i motorizzati circolano con auto (o moto) di 60 e più anni o qualcuna meno anziana di provenienza ex sovietica e comunque non certo attuale, oppure con modelli più recenti e costosi. Chi può permettersi di spendere varie decine di migliaia di dollari per una macchina in un Paese proletario mentre i lavoratori dipendenti tirano ogni giorno di più la cinghia?

Solo con questi piccoli esempi di vita quotidiana e sotto gli occhi di tutti viene da pensare che qualcosa non quadra…

venerdì 4 agosto 2023

Un amico indimenticabile

 Durante la mia permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti. Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un po' di puzzetta sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti, tutti di primo piano, ce n'è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo quotidiano. Così è nata un'amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che possa sembrare

Immagino che le sue cronache manchino anche ai lettori de "La Stampa", il giornale che era la sua ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri editi da Rizzoli e Baldini e Castoldi raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto umane, in molti Paesi del terzo e quarto Mondo mettendo in risalto specialmente la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione da Cuba come “persona non grata”, avvenuta durante il mio provvisorio, ma prolungato rientro in Italia, accusato di essere un agente della CIA. Era l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita si era fatta ancora più dura e la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana:

Sono ancora colpito dal suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con un rispetto e un'educazione sulla via dell'oblio in un Mondo che aveva già iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha mai fatto pressione per avere particolari riguardi o "dritte" su fatti e persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che della solidarietà e l'amicizia che si era formata incredibilmente fra due persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto fare un'intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud, di quelli "di una volta". Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività professionale e anche personale.

Sono profondamente materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall'alto del Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta siempre Mimmo!