Translate

Il tempo all'Avana

+28
°
C
H: +28°
L: +23°
L'Avana
Lunedì, 24 Maggio
Vedi le previsioni a 7 giorni
Mar Mer Gio Ven Sab Dom
+28° +29° +29° +28° +29° +29°
+24° +24° +24° +24° +24° +24°

lunedì 19 gennaio 2015

Nuez a prima vista, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 18/1/15

Fu un lavoratore infaticabile. Adesso che è morto, sono tornato sulla sua cronologia e risulta impressionante quello che arrivò a fare lungo i 78 anni che ha vissuto. René de la Nuez non lasciò passare un giorno senza mettere un disegno sui suoi cartoncini.
Era molto giovane quendo si fece conoscere come disegnatore. Debuttò in pubblicazioni studentesche e nella rivista Páginas, del Circolo degli Artigiani di San Antonio de los Baños, sua città natale. Ede ra anche molto giovane quando presentò – a due mani con Jsé Luis Posada – la sua prima esposizione ed ottenne il primo dei molti riconoscimenti che avrebbe conquistato nella sua lunga carriera. Vent’anni dopo di quel riconoscimento iniziale, si considerava tra i migliori cento caricaturisti del mondo e posteriormente meriterà il Premio Nazionale dell’Umore (2008). Quattro anni più tardi il Premio Nazionale delle Arti Plastiche coronava la sua opera.
Il fatto è che René de la Nuez eccelse, e in che modo, in tutte le sfaccettature dell’umore che coltivò: quello di costume, il politico, la caricatura, l’umore bianco...non per niente l‘Università di Alcalá di Henares, in Spagna, lo nminò Professore Emerito nella categoria dell’umore grafico.
Suo padre fu l’influenza più remota. Non era pittore né disegnatore, ma gli piaceva dipingere e disegnare e i suoi modesti tentativi da dilettante ispirarono il figlio, lo motivarono e gli fecero pensare che anche lui poteva farlo. Daltra parte, a San Antonio de los Baños, esisteva un clima propizio per il disegno. Di lì era oriundo Eduardo Abela, il creatore de El Bobo (lo scemo, n.d.t.)m uno dei personaggi meglio delineati e con maggiori sfaccettature dell’umorismo grafico cubano.
Nella località coincisero il già citato Posada, Peroga, Jesús de Armas e Manuel Alonso che fu l’iniziatore dell’umorismo grafico locale.
Con le loro concezioni e realizzazioni, questi artisti, tanto giovani in alcuni casi come lo stesso Nuez, lo aiutarono alla ricerca della propria opinione, a cercare e fare un umorismo lontano dalla ordinarietà, lungi dalla battuta per la battuta e che fosse anche un’opera artistica di valore.
Nuez dedicò oltre mille disegni alla causa de popolo vietnamita e molti altri alla lotta del Cile contro il fascismo di Pinochét.
Realizzò mostre personali a Praga, Mosca, Vienna, Managua, Berlino e in numerose città messicane, così come in Francia, India, Canada. Titoli come Allí fumé, El humor NUEZtro de cada día y Cuba, risaltano fra i suoi libri.
L’artista disse in un’opportunità che l’umorismo doveva essere essenzialmente critico. Disse inoltre: “L’uorismo è ovunque. È un modo di vedere la vita, assumere e affrontare i problemi”.
Aggiunse anche: “Non posso vivere senza l’Avana e quindi, senza Cuba. Qua mi nutro. Mi piace moltissimo vedere il mare, se non lo vedo, muoio...Ho chiesto che le mie ceneri le getino in mare, nelle profondità del Golfo, non ai bordi, perché mi piace pensare che arriveranno al Meditarraneo, in Tunisia, negli Stati Uniti, in qualunque altro posto. È qualcosa di bello. Un modo di continuare ad essere vivo senza esserlo...”
Fare il matto
Ricordate El Loquito (Il Pazzerello, n.d.t.)? È uno dei personaggi più popolari della caricatura cubana. Un assieme di occhi strabici e naso a cartoccio, con perennemente in testa un cappello di carta di giornale che sebbene non parlasse diceva con lucidità luciferina quello che la dittatura di Fulgencio Batista pretendeva di nascondere con la repressione e la censura. El loquito faceva allusioni che il popolo sapeva tradurre e interpretare. Se il personaggio leggeva sulla stampa di una “Grande offerta, 33,33 per cento di sconto”, era evidenteche lanciava un avvertimento contro gli informatori batistiani ai quali si pagava 33 pesos e 33 centesimi per il loro deplorevole compito. O raccomandava di muoversi con cautela davanti alla censura della stampa quando, davanti a un fioraio, vedeva un cartello che diceva: “Ditelo con i fiori”. In un altro disegno El Loquito“ mette molto vicine le dita indice e pollice di una delle sue mani; sostiene qualcosa di piccolo. Il testo dice: “Un granello di sabbia”; un invito a collaborare con la lotta insurrezionale. In un altro vede arrivare un autobus della linea 30 che faceva il percorso tra il Reparto Sierra, a Marianao e il centro dell’Avana. Messaggio chiarissimo: è prossima la vittoria della Rivoluzione.
La dottoressa Adelaida de Juan dice nel suo libro Pintura cubana: temas y variaciones – Union, l’Avana, 1978 – che come il Bobo di Abela, El loquito di René de la Nuez, porta un nome che indica la sua condizione di necessario inganno alle autorità. Uno “fa” lo scemo e l’altro il matto e nella loro apperente semplicità, nascondono la loro posizione ferma.
La menzionata saggista puntualizza: “Fare lo scemo (o il matto) rappresenta colloquialmente l’uomo intelligente che si vede obbligato a camuffare il suo genio. In questo si differenziano dal rimo simbolo repubblicano del popolo, il Liborio di Torriente”. Liborio cresce in un’epoca di grandi delusioni politiche, è carente di speranze, non ha fede che la sua situazione, un giorno, cambi; è amareggiato, vede se stesso come una vittima. Così non si vedono El Bobo né El Loquito. Adelaida segnala: “Hanno armi per combattere, riflesso della lotta rivoluzionaria e delle loro rispettive epoche”.
Nuez volle cercare il suo Liborio, questi è un personaggioche simbolizzò il cubano dei suoi tempi. Ma a differenza di quello di Torriente che le è sempre apparso passivo e tollerante, voleva un personaggio più vivace. Un giorno, passando in autobus davanti all’ospedale dei Dementi di Mazorra, gli venne l’idea de El Loquito. La lotta sulla Sierra Maestra era cominciata, la dittatura accentuava la repressione e il personaggio, con la sua follia, diceva la verità di quello che succedeva nel Paese, cosa che non sempre poteva essere detta dalla stampa.
Quando ideò El Loquito, Nuez disponeva di uno spazio settimanale fisso nel settimanale Zig Zag la pubblicazione umoristica cubana più importante del momento.
José Manuel Roseñada, direttore di Zig Zag, accolse immediatamente El loquito, che non rivelò i suoi veri propositi nelle sue prime uscite in pubblico. All’inizio faceva solo pazzie, cose senza molto senso e fu cadendo, poco a poco, nel politico. Così creò le sue chiavi. Il suo creatore aveva un vantaggio sul resto dei suoi compagni di redazione: era vincolato al “26 de Julio” ed era legame del coordinatore provinciale del Movimento. Così conosceva molto bene le notizie dalla Sierra Maestra, della lotta clandestina nelle città e a partire da lì, anche El Loquito le avrebbe sapute.
Altri personaggi
Fu un personaggio che prese nella coscienza collettiva. Grazie a lui, il suo creatore, si vide coinvolto in situazioni davvero commoventi come quando, un giorno del 1958, ricevetta a Zig Zag un gruppo di massoni che gli fece visita credendolo in pericolo. Per una di questa casualità della vita, El Loquito, appariva in un gesto che loro identificarono come segnale di aiuto massonico ed erano lì per offrirgli il loro aiuto.
Altri personaggi di Nuez penetrarono così nel pubblico. El Barbudo ha un precedente nelle stesse caricature de El Loquito, anteriori al 1959, nelle quali appare Fidel.
Dopo la vitoria della Rivoluzione, questo personaggio attraversa tappe in cui si arricchisce e divente simbolo del popolo cubano. È in filo conduttore dentro la caricatura dell’artista: porta la voce del popolo e della Rivoluzione e Nuez ha voluto vederlo come l’aspetto maschile de La Flora, di René Portocarrero.
Nella stessa linea c’è un altro suo personaggio, Mogollón. Apparve prima della promulgazione della legge sul vagabondaggio (1971) come un modo di creare un rigetto, nella popolazione verso il vagabondo e  quando, alla fine apparve la legge, il popolo bruciò la sua immagine in tutte le province. Il curioso è che Nuez si era riproposto, con la legge ancora in vigore, di continuare a utilizzarlo. Non poté farlo, vista la reazione popolare. Se la gente aveva bruciato Mogollón, questi già non esisteva e lo fece sparire con la stessa allegria con cui lo aveva concepito. Il giorno seguente, nelle pagine del giornale Granma appariva un altro personaggio, di cognome Mogollones, che non era esattamente un vagabondo, ma apparteneva alla stessa famiglia: un soggetto indolente, apatico indifferente allo sforzo altrui.
Il popolo aveva già sotterrato Don Cizaño, altro suo personaggio, simbolo della stampa borghese. Il giorno in cui il Governo Rivoluzionario nazionalizzò le pubblicazioni che rimanevano in mano alla borghesia, gli studenti si lanciarono nelle strade con un feretro. Dentro c’era Don Cizaño. Allora divenne impossibile che il suo creatore continuasse ad utilizzarlo. Anche El loquito perse la sua ragione di esistere. Nel gennaio del 1959, Fidel inviò alla direzione di Zig Zag una lettera nella quale si congratulava con col personale del settimanale e in particolare con El Loquito per la posizione tenuta durante la lotta. Poco dopo, manco a dirlo, i proprietari di Zig Zag cominciarono a entrare in contraddizione con la Rivoluzione e cominciarono i problemi tra Nuez e Roseñada. Le differenze diventarono crisi in maggio. Operai armati sfilarono per le strade per esprimere la volontà di difendere la Rivoluzione fino alle ultime conseguenze e Roseñada si oppose a che Nuez mettesse i lavoratori e le loro armi nella sua vignetta. Allora l’artista se ne andò dal settimanale, dove gli pagavano già bene i suoi disegni e El Loquito riapparve nelle pagine del giornale Revolución. Aveva Don Cizañp come contrapposto.
Con i giorni El loquito perse il suo senso. La Rivoluzione era al potere e il personaggio non doveva dire cifratamente quello che poteva gridare a piena voce, non doveva già ingannare nessuna censura. I suoi sogni si erano fatti realtà e smise di apparire.

El loquito, col tempo, giunse ad apparire ingenuo al suo creatore. Nello strettamente professionale gli insegnò ne passare dei mesi, a risolvere problemi di disegno in uno spazio molto ridotto. Si apprezzeranno i suoi cambiamenti se si osserva, in ordine cronologico, la collezione di Zig Zag; variazioni, non in quanto alla filosofia del personaggio, ma in relazione al disegno e le soluzioni prese. Alla periferia di San Antonio de los Baños si eresse un monumento a El Loquito. Questa è la storia. Adesso lo è anche il suo creatore, Rné de la Nuez.



Nuez a primera vista
Ciro Bianchi Ross * digital@juventudrebelde.cu
17 de Enero del 2015 19:41:04 CDT

Fue un trabajador infatigable. Ahora que ha muerto, volví sobre su cronología y resulta impresionante lo que llegó a hacer a lo largo de los 78 años que vivió. René de la Nuez no dejó pasar un día sin llevar el dibujo a sus cartones.
Era muy joven cuando se dio a conocer como dibujante. Debutó en publicaciones estudiantiles y en la revista Páginas, del Círculo de Artesanos de San Antonio de los Baños, su ciudad natal. Y era muy joven asimismo cuando presentó --a dos manos con José Luis Posada-- su primera exposición y obtuvo el primero de los muchos galardones que conquistaría en su larga carrera. Veinte años después de aquel reconocimiento inicial, se le conceptuaba entre los cien mejores caricaturistas del mundo, y con posterioridad merecería el Premio Nacional del Humor (2008). Cuatro años más tarde, el Premio Nacional de Artes Plásticas coronaba su quehacer.
Y es que René de la Nuez sobresalió y de qué manera en todos los costados del humor que cultivó: lo costumbrista, lo político, la caricatura personal, el humor blanco... No en balde la Universidad de Alcalá de Henares, en España, lo designó Profesor de Mérito en la categoría de humorismo gráfico.
Su padre fue su influencia más remota. No era pintor ni dibujante, pero gustaba de pintar y dibujar, y sus modestos afanes de aficionado inspiraron al hijo, lo motivaron y le hicieron pensar que él también podría hacerlo. Por otra parte existía en San Antonio de los Baños un clima propicio para el dibujo. De allí era oriundo Eduardo Abela, el creador de El Bobo, uno de los personajes mejor delineados y con mayores aristas del humorismo gráfico cubano. Coincidieron en la localidad el ya aludido Posada, Peroga, Jesús de Armas y Manuel Alonso, que fue allí el iniciador del humorismo gráfico.
Con sus concepciones y realizaciones, esos artistas, tan jóvenes en algunos casos como el mismo Nuez, lo ayudaron a bosquejar la opinión propia, a buscar y hacer un humor alejado de lo chabacano, lejos del chiste por el chiste y que fuera también obra artística de valor.
Más de mil dibujos dedicó Nuez a la causa del pueblo vietnamita, y otros muchos a la lucha de Chile contra el fascismo pinochetista.
Realizó exposiciones personales en Praga, Moscú, Viena, Managua, Berlín y en numerosas ciudades mexicanas así como de Francia, India, Canadá. Títulos como Allí fumé, El humor NUEZtro de cada día y Cuba sí sobresalen entre sus libros.
Expresó el artista en una oportunidad que el humor tenía que ser esencialmente crítico. Dijo además: “El humor está en todo. Es una forma de ver la vida y asumir y enfrentar los problemas”.
Dijo también:
“No puedo vivir sin La Habana y, por ende, sin Cuba. Aquí me nutro. Me gusta muchísimo ver el mar, y si no lo veo, me muero... He pedido que mis cenizas las echen al mar, en las profundidades del golfo, no en la orilla, porque me gusta pensar que llegarán al Mediterráneo, a Túnez, a Estados Unidos, a cualquier otro lugar. Eso es algo lindo. Una forma de seguir vivo sin estarlo...”.

Hacerse el loco

¿Recuerdan a El Loquito? Es uno de los personajes más populares de la caricatura cubana. Un ente de ojos estrábicos y nariz de cucurucho, tocado invariablemente con un gorro de papel periódico, que aunque no hablaba decía con lucidez luciferina aquello que la dictadura de Fulgencio Batista pretendía ocultar con la represión y la censura. El Loquito hacía alusiones que el pueblo sabía traducir e interpretar. Si el personaje leía en la prensa el anuncio de una “Gran oferta, 33,33 por ciento de rebaja”, se hacía evidente que lanzaba una advertencia contra los chivatos batistianos, a los que se les pagaba 33 pesos con
33 centavos por su deplorable proceder. O que recomendaba moverse con cautela ante la censura de prensa cuando, delante de una florería, veía un cartel que decía: “Dígalo con flores”. En otro dibujo, El Loquito coloca muy juntos los dedos índice y pulgar de una de sus manos; sostiene algo pequeño. El texto dice: “Un granito de arena”; un llamado a colaborar con la lucha insurreccional. En otro, ve llegar un ómnibus de la ruta 30, que hacía el recorrido entre el reparto La Sierra, en Marianao, y el centro de La Habana. Mensaje clarísimo: está próximo el triunfo de la Revolución.
Dice la doctora Adelaida de Juan, en su libro Pintura cubana: temas y variaciones --Unión, La Habana, 1978-- que al igual que El Bobo, de Abela, El Loquito, de René de la Nuez, lleva un nombre que indica su condición de necesario engaño a la autoridad. Uno se “hace” el bobo, el otro, el loco, y en su aparente ingenuidad y simpleza esconden su firme posición. Puntualiza la mencionada ensayista: “Hacerse el bobo (o el loco) representa coloquialmente al hombre inteligente que se ve obligado a enmascarar su ingenio. En esto se diferencian del primer símbolo republicano del pueblo, el Liborio, de Torriente”. Liborio crece en una época de grandes decepciones políticas, carece de esperanzas, no tiene fe en que su situación cambiará un día; está amargado, se ve a sí mismo como una víctima. No se ven así El Bobo ni El Loquito. Señala Adelaida: “Tienen armas de combate, reflejo de la lucha revolucionaria de sus épocas respectivas”.
Nuez quiso buscar su Liborio, esto es, un personaje que simbolizara al cubano de su tiempo. Pero a diferencia del de Torriente, que siempre le pareció pasivo y aguantón, quería a un personaje más vivo. Un día, al pasar en un ómnibus frente al Hospital de Dementes de Mazorra, se le ocurrió El Loquito. La lucha en la Sierra Maestra había comenzado, la dictadura acentuaba la represión y el personaje, con su locura, diría la verdad de lo que sucedía en el país, lo que no siempre podía ser dicho por la prensa.
Cuando ideó El Loquito, Nuez disponía ya de un espacio semanal fijo en Zig Zag, la publicación humorística cubana más importante del momento.
Al comienzo no devengaba pago alguno por sus cartones, pero eso resultaba secundario para el joven dibujante, que agradecía la posibilidad de publicar en dicho semanario y de relacionarse con algunos de los más destacados humoristas de la época.
José Manuel Roseñada, director de Zig Zag, acogió de inmediato a El Loquito, que no revelaría sus verdaderos propósitos en sus primeras salidas en público. Al comienzo hizo solo locuras, cosas sin mucho sentido y fue cayendo paulatinamente en lo político. Así creó sus claves. Su creador tenía una ventaja sobre el resto de sus compañeros de redacción: se hallaba vinculado al 26 de Julio y era enlace del coordinador provincial del Movimiento. Así, conocía muy bien las noticias de la Sierra Maestra y de la lucha clandestina en las ciudades, y a partir de ahí El Loquito también las sabría.

Otros personajes

Fue un personaje que prendió en la conciencia colectiva. Gracias a él su creador se vio envuelto en situaciones verdaderamente conmovedoras, como cuando un día de 1958 recibió en Zig Zag a un grupo de masones que lo visitó al creerlo en peligro. Por una de esas casualidades de la vida, en una caricatura El Loquito aparecía con un gesto que ellos identificaron como una señal de auxilio masónico y allí estaban para ofrecerle su ayuda.
Otros personajes de Nuez calaron asimismo en el público. El Barbudo tiene su antecedente en las propias caricaturas de El Loquito, anteriores a 1959, en las que aparece Fidel. Después del triunfo de la Revolución ese personaje atraviesa etapas en las que se enriquece y deviene símbolo del pueblo cubano. Es un hilo conductor dentro de la caricatura del artista: lleva la voz del pueblo y la Revolución, y Nuez ha querido verlo como el masculino de la Flora, de René Portocarrero.
En la misma línea está otro personaje suyo, Mogollón. Apareció antes de la promulgación de la ley contra la vagancia (1971) como una forma de crear en la población el rechazo hacia el vago, y cuando al fin apareció la ley el pueblo quemó su imagen en todas las provincias. Lo curioso es que Nuez se había propuesto, aun con la ley en vigencia, seguir utilizándolo. No pudo hacerlo dada la reacción popular. Si la gente lo había quemado, Mogollón ya no existía y lo hizo desaparecer con la misma alegría con la que lo concibió. Al día siguiente, en las páginas del periódico Granma aparecía otro personaje, de apellido Mogollones, que no era propiamente un vago, pero pertenecía a la misma familia, un sujeto indolente, apático, indiferente al esfuerzo ajeno.
Ya el pueblo había enterrado a Don Cizaño, otro personaje suyo, símbolo de la prensa burguesa. El día en que el Gobierno Revolucionario nacionalizó las publicaciones que quedaban aún en manos de la burguesía, los estudiantes se echaron a la calle con un ataúd.
Dentro iba Don Cizaño. Se hizo imposible entonces que su creador siguiera utilizándolo.
También El Loquito perdió su razón de existir. En enero de 1959 Fidel remitió a la dirección de Zig Zag una carta en la que felicitaba al colectivo del semanario, y muy especialmente a El Loquito, por la posición mantenida durante la lucha. Poco después, sin embargo, los propietarios de Zig Zag comenzaron a entrar en contradicciones con la Revolución y empezaron los problemas entre Nuez y Roseñada. Las diferencias hicieron crisis en mayo. Obreros armados desfilaron por las calles para expresar así su decisión de defender la Revolución hasta las últimas consecuencias y Roseñada se opuso a que Nuez llevara a los trabajadores con sus armas a su caricatura. Entonces el artista se fue del semanario, donde ya le pagaban muy bien sus dibujos, y El Loquito reapareció en las páginas del periódico Revolución. Tenía a Don Cizaño de contrafigura.
Con los días, El Loquito perdió sentido. La Revolución estaba en el poder y el personaje no tenía que decir en clave lo que podía gritar a voz en cuello, no debía burlar ya ninguna censura. Sus sueños se habían hecho realidad, y dejó de salir.
El Loquito, con el tiempo, llegó a parecer ingenuo a su creador. En lo estrictamente profesional, le enseñó, a lo largo de meses, a resolver problemas de dibujo en un espacio muy reducido. Se apreciarán sus cambios si se revisa, en orden cronológico, la colección de Zig Zag; variaciones no en cuanto a la idea y filosofía del personaje, sino en relación con el dibujo y las soluciones. Un monumento a El Loquito se erigió en las afueras de San Antonio de los Baños. Está en la historia. Y ahora lo está también su creador, René de la Nuez.

Ciro Bianchi Ross



domenica 18 gennaio 2015

Papavero

PAPAVERO: padre biologico

sabato 17 gennaio 2015

Panegirista

PANEGIRISTA: trasportatore di prodotti da forno

venerdì 16 gennaio 2015

Entrano in vigore le prime misure "Obama"

Entrarán en vigor nuevas medidas de Estados Unidos respecto a Cuba
Se mantiene el bloqueo económico, comercial y financiero
Autor: AIN | internet@granma.cu
15 de enero de 2015 23:01:35
El Gobierno de Estados Unidos anunció ayer, 15 de enero, que a partir de hoy viernes entrarán en vigor las medidas anunciadas por el presidente Barack Obama el pasado 17 de diciembre del 2014, que eliminan algunas restricciones al comercio y los viajes de ciertas categorías de estadounidenses a Cuba.
Una lectura preliminar de las regulaciones emitidas por los Departamentos del Tesoro y Comercio, indican que estas modifican la aplicación de algunos aspectos del bloqueo contra Cuba.
Aunque no se suprime la prohibición total de viajar a Cuba, lo cual requiere aprobación del Congreso, se eliminan algunas restricciones pa­ra los viajes de los ciudadanos estadounidenses y residentes permanentes en ese país que califiquen dentro de las 12 categorías autorizadas. Entre otros, elimina los límites de los gastos que los viajeros de EE.UU. pueden realizar en Cuba y les permite usar tarjetas de crédito y débito, y autoriza a las líneas aéreas y a las agencias de viajes organizar visitas y contratar servicios de compañías de seguros. Sin embargo, no se aprobó que los norteamericanos viajen a Cuba por la vía marítima.
Por otra parte, entre las medidas que se anuncian está que el límite en el envío de remesas aumentará de los 500 a los 2 000 dólares trimestrales.
Se mantienen las restricciones a las exportaciones de Estados Unidos a Cuba, especialmente de productos de alta tecnología, con excepción de limitadas ventas de materiales de construcción, equipos e implementos agrícolas que se permitirán realizar a particulares, al parecer a través de empresas cubanas.
Continúan prohibidas las exportaciones de productos cubanos al mercado estadounidense, excepto un limitado número que los visitantes norteamericanos podrán llevar consigo de regreso a su país, por un valor que no exceda los 400 dólares, de ellos 100 dólares en tabaco y ron.
Las telecomunicaciones fueron abordadas con amplitud en las regulaciones, en correspondencia con los objetivos de la política de Es­tados Unidos de tratar de incrementar su influencia en la sociedad cubana. Sobre esta base, al sector de las infocomunicaciones es al único que se le autoriza hacer inversiones en infraestructura y vender a empresas del estado servicios, software, dispositivos y equipos, aunque no de alta tecnología.
Por otro lado, se permite a instituciones financieras norteamericanas abrir cuentas en bancos cubanos para las transacciones que sean autorizadas entre ambos países. Pero no hay un tratamiento recíproco; nuestros bancos no podrán hacer lo mismo en Estados Unidos.
Las regulaciones no modifican las fuertes restricciones existentes para la transportación marítima, aunque a partir de este momento, barcos que transporten alimentos, medicinas, equipos médicos y materiales para situaciones de emergencia desde terceros países con destino a Cuba, no tendrán que esperar 180 días para tocar puertos estadounidenses, como hasta ahora.
Aspectos medulares de la política de bloqueo que afectan a Cuba no fueron modificados, en­tre ellos, el uso del dólar en nuestras transacciones financieras internacionales, la adquisición en otros mercados de equipos y tecnología que contengan más de 10 % de componentes norteamericanos, la posibilidad de comerciar con subsidiarias de empresas estadounidenses en terceros países y las importaciones por EE.UU. de mercancías que contengan materias primas cubanas.
Las medidas anunciadas constituyen un paso en la dirección correcta, pero aún queda un largo camino que recorrer para desmontar mu­chos otros aspectos del bloqueo económico, co­mercial y financiero mediante el uso de las prerrogativas ejecutivas del Presidente, y para que el Congreso de EE.UU. ponga fin a esta política de una vez. (AIN)


Entrano in vigore da oggi le nuove misure degli Stati Uniti rispetto a Cuba
Si mantiene il blocco economico, commerciale e finanziario.

Il Governo degli Stati Uniti ha annunciato che a partire da oggi, venerdì 16 gennaio, entrano in vigore le misure annunciate dal presidente Barack Obama lo scorso 17  dicembre del 2014, che eliminano alcune restrizioni al commercio e ai viaggi di certe categorie di statunitensi a Cuba.
Una lettura preliminare delle regole emesse dal Dipartimento del Tesoro e del Commercio, indicano che queste regole modificano l’applicazione di alcuni aspetti del blocco contro Cuba.
Anche se non si elimina la proibizione totale di viaggiare a Cuba che richiede l’approvazione del Congresso, sono state eliminate alcune restrizioni per i viaggi dei cittadini statunitensi e residenti permanenti in questo paese che rientrano nelle 12 categorie autorizzate.
Tra l’altro questo elimina i limiti delle spese che i viaggiatori degli USA possono realizzare inCuba e permette di usare carte di credito e di debito, autorizzando le linee aeree e le agenzie di viaggi a organizzare e contrattare servizi di compagnie di assicurazioni. Indubbiamente non è stato approvato che gli statunitensi viaggino a Cuba per via marittima. Tra le misure annunciata c’è che il limite delle rimesse aumenterà da 500 a 2000 dollari trimestrali.
Si mantengono le restrizioni alle esportazioni degli Stati Uniti a Cuba e soprattutto dei prodotti di alta tecnologia, con eccezione delle vendite limitate di materiali per la costruzione, strumenti e implementi agricoli, che le persone singole potranno realizzare apparentemente attraverso le imprese cubane.
Sono sempre proibite le esportazioni dei prodotti cubani nel mercato degli USA, eccetto un limitato numero che i vistanti nordamericani potranno portare con sè di ritorno nel paese per un valore che non superi i 400 dollari, tra i quali 100 in sigari e rum.
Le telecomunicazioni sono state ampiamente inserite nelle nuove regole, in corrispondenza con gli obiettivi della politica degli Stati Uniti di cercare d’incrementare la loro influenza nella società cubana.
Su questa base il settore delle info-comunicazioni è l’unico che può realizzare investimenti in infrastrutture  e che può vendere alle imprese dello Stato, servizi,  software, dispositivi e strumenti anche se non di alta tecnologia.
Si permette alle istituzioni finanziarie nordamericane di aprire conti nelle banche cubane per le transazioni autorizzate tra i due paesi, ma non c’è un trattamento reciproco e le banche cubane non possono fare lo stesso negli Stati Uniti. 
Le regole non modificano le forti restrizioni che esistono per il trasporto marittimo, anche se a partire da oggi venerdì 16,  le navi per il trasporto marittimo che trasportano  alimenti, medicinali, strumenti medici e materiali per le situazioni d’emergenza da terzi paesi, con destinazione Cuba, non dovranno più aspettare 180 giorni per poter toccare i porti degli USA com’è avvenuto sino ad ora.
Aspetti di enorme importanza della politica di blocco che danneggiano Cuba non sono stati modificati e tra questi l’uso del dollaro nelle transazioni cubane finanziarie internazionali, l’acquisto in altri mercati di strumenti e tecnologie che contengano più del 10% di componenti statunitensi, la possibilità di commerciare con sussidiarie di imprese statunitensi in terzi paesi e le importazioni negli Stati Uniti di merci che contengono materie prime cubane.

Le misure annunciate costituiscono un passo nella direzione corretta, ma resta un lungo cammino da percorrere per smontare molti altri aspetti del blocco economico, commerciale e finanziario mediante l’uso delle prerogative esecutive del Presidente Obama e per far sì che il congresso degli USA ponga fine a questa politica di una volta(AIN/ Traduzione GM  GranmaInt.) 
 

Pandette

PANDETTE: ha dato del pane

giovedì 15 gennaio 2015

Emissione di nuove banconote

Ufficialmente, dal 1­­­­° febbraio prossimo (domenica) saranno in circolazione i nuovi tagli da 200, 500 e 1000 CUP. Evidentemente si tratta di un nuovo passo in vista dell'unificazione monetaria che vedrà l'abolizione del CUC e la conseguente, inevitabile, "esplosione" dei prezzi. Quello che per adesso, in pratica con doppia circolazione consentita in quasi tutti i settori dell'economia, è un aggiustamento del potere d'acquisto con relazione alle retribuzioni. Non ha nessuna logica la vendita di prodotti nazionali a prezzi di merci d'importazione. I costi all'origine sono ben diversi...Per il momento, solo nel mercato agricolo i prezzi, comunque alti rispetto agli stipendi, sono più contenuti rispetto alle merci poste in vendita nei centri originariamente destinati solo all'acquisto in valuta estera (leggi CUC).

Panciolle

PANCIOLLE: ventre soffice

mercoledì 14 gennaio 2015

Panata

PANATA: per un altra (Napoli)

martedì 13 gennaio 2015

Pampino

PAMPINO: giovinetto tedesco

lunedì 12 gennaio 2015

Morte di Enrique Villuendas, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud rebelde dell'11/1/1

Il cosiddetto “Allargamento” del Vedado, una delle strade trasversali di Ayestarán, porta il nome di Enrique Villuendas, colonnello dell’Esercito di Liberazione assassinato, già nella Repubblica, in piena gioventù. Al numero 409 della calle Concordia, nel quartiere avanero di San Leopoldo, una targa indica il luogo dove nacque, anche se la casa che esibisce detta tavoletta sulla facciata è di costruzione posteriore alla sua data di nascita.
Nella città di Cienfuegos, dove trovò la morte, esiste il parco Enrique Villuendas e un’altra targa, sulla facciata di quello che fu l’hotel La Suiza, ricorda questo fatto.
Horacio Ferrer scrive nel suo libro Con el rifle al hombro: “ Si è scritto molto su quel triste avvenimento. I risultati sono ben conosciuti da tutti, ma il modo esatto di come si sono sviluppati i fatti sono stati falsati da una parte e dall’altra, secondo la convenienza dei politici. I governamentali assicuravano che Villuendas si proponeva, nella notte di quel giorno, la caserma della Polizia e si volle sorprenderlo in fragrante con i candelotti di dinamite; l’opposizione affermò che fu tutto preparato con l’unico fine di assassinare il colto e tance parlamentare”.
Chi fu Enrique Villuendas? Come avvenne la sua morte? Questa è la storia.
Si cerca un pretesto
Le versioni circa l’accaduto differiscono nella loro essenza. Alcuni dicono che Enrique Villuendas concesse di perquisire la sua stanza e altri che si rifiutò, perchè la sua condizione di parlamentare rendeva inviolabile la sua persona e il suo domicilio. Alcuni assicurano che la Polizia cercava pretesti per per sorprenderlo con le mani in pasta e arrestarlo, altri opinano che le autorità aavrebbero aprofittato della perquisizione per incolparlo della detenzione di esplosivo che “avrebbero seminato” sul posto. Per alcuni fu un incidente casuale. Per altri un fatto premeditato. A Enrique Villuendas, giovane rappresentante della Camera, di affiliazione liberale, lo perseguivano nella città di Cienfuegos e si annotarono il punto.
Correva l’anno 1905 e il presidente Tomás Estrada Palma, istigato dall’esecutivo del Partito Moderato, decise di andare alla rielezione. Per garantirglibla vittoria, il suo Gabinetto di Battaglia sembrò superare ogni ostacolo: perseguiva senza tregua i liberali e incarcerava figure prominenti di questo partito, occupava municipi, deponeva sindaci e consiglieri e licenziava funzionari pubblici che non fossero affini al Governo, mentre la stampa, secondo la propria tendenza liberale o moderata, diffondeva notizie a volte carenti di fondamento, ma che infiammavano gli animi dei seguaci...Figure connotate del liberalismo come Juan Gualberto, José Miguel Gómez, Gerardo Machado e Carlos Mendieta, fra molte altre, erano state vittime dell’accanimento del ministro del Governo di Estrada Palma, il generale Fernando Freyre de Andrade, un uomo che durante la Guerra d’Indipendenza non ebbe agli ordini che il suo assistente e che nella pace si convertì in maniaco di abuso d’autorità.
Giunse così il mese di settembre. Il giorno 23 si sarebbero celebrate, in tutto il Paese le elezioni per costituire i collegi elettorali. A Cienfuegos, il senatore José Antonio Frías assumeva la direzione politica governativa e Villuendas dirigeva l’opposizione, ma il 22 alle 11 di mattina, Villuendas era morto e un giorno dopo, i moderati riempivano i collegi e si assicuravano la vittoria nelle elezioni generali del primo di dicembre.

Gira la morte

Nella Guerra d’Indipendenza, Villuendas raggiunse i gradi di colonnello con appena 21 anni d’età. Comandò, durante la contesa, il Reggimento Castillo che combatté agli ordini di José Miguel Gómez. A 24 anni venne eletto membro dell’Assemblea che stese la Costituzione del 1901 – votò a favore dell’Emendamento Platt – e ne aveva 26 quando occupò un seggio alla Camera. Avvocato, grande oratore. Aveva una gradevole presenza fisica e una simpatia traboccante. José Miguel lo amava come un figlio.
Il 22 di settembre, tre ore prima che lo assassinassero, Villuendas scriveva al capo liberale: “Ho potuto convincermi che tanto nel treno della mattina come nel Correzionale nel pomeriggio, si trattava di un complotto contro la mia vita tramato da Frías. Quando ci vedremo le racconterò tutto ciò. Quello che doveva uccidermi è un mulatto, Mantilla, che si svicolò opportunamente e disse che per 20 centesimi non avrebbe rischiato che io uccidessi lui. Quello del pomeriggio, lo stesso Illance, che mi puntò il suo revolver a due passi di distanza...”
Su ciò, nell’edizione del giorno 21, il giornale La Lucha (liberale) dava a conoscere una nota del suo corrispondente a Cienfuegos; “Questo pomeriggio, mentre si celebrava il giudizio correzionale dove Villuendas difendeva l’attivista di propaganda liberale José Fernández (Chichi), accusato falsamente di ingiuriare la polizia, si è formata una forte protesta da parte degli agenti dell’autoritá al comando dei capi Illance, Cueto, Ruíz, Soto e altri. Questi sono entrati nel tribunale, pistola alla mano sloggiando tutti e puntando le armi contro Villuendas che fu di un ammirabile coraggio e sangue freddo...”
Lo stesso giorno 21, La Discusión, giornale rabbiosamente governamentale, restituiva la palla: “In attesa delle elezioni per i collegi, quando sembra assicurata la vittoria del Partito Moderato per la sua forza nell’opinione e la sua brillante organizzazione politica, i liberali di Cienfuegos vollero perturbare la tranquillità al fine di rendere difficile la lotta legittima nelle elezioni. La Polizia Municipale di Cienfuegos ha sequestrato una bomba che secondo quanto si dice fu messa con l’obbiettivo di attentare contro la vita del signor Frías”.
In realtà ci fu violenza, da ambo le parti. Oggi si sa che furono Villuendas, Carlos Mendieta e Orestes Ferrara quelli che incitarono a che si facesse cenere del Municipio di Vueltas per evitare che fosse cosí occupato dalla Commissione del Governo che avrebbe deposto il suo sindaco.

La tragedia

Nell’hotel La Suiza, sito nella calle San carlos numero 103, a mezzo isolato dal Parque Central cienfueghero, trovò la morte Enrique Villuendas. Occupava la stanza numero uno di quell’installazione alberghiera.
La Discusión raccontò i fatti in questo modo: “La polizia, avuta la notizia che nell’hotel La Suiza, dove alloggiava il signor Villuendas, si trovava un deposito di armi, si procedette a una perquisizione. Nel salire le scale dell’albergo, il signor Illance che comandava la forza pubblica, fu aggredito brutalmente da un gruppo di liberali che gli spararono con le armi in loro possesso uccidendolo. Incoraggiati da questo fatto, attaccarono immediatamente la forza pubblica che si è vista costretta a reprimere l’aggressione, facendo delle scariche sul gruppo che li attaccava, si sono visti cadere diversi feriti frai quali il rappresentante liberale Enrique Villuendas che alla fine morí”.
La realtà fu ben diversa anche se, senza dubbio, i primi spari partirono dal gruppo liberale. Il capitano Illance, della Polizia, assieme a due vigilanti si presentò a La Suiza e chiese a Nicanor Sánchez, padrone dell’hotel, che lo conducesse alla stanza del signor Villuendas. Lì aveva luogo la riunione del comitato municipale del Partito Liberale e Villuendas, davanti all’arrivo di Illances, chiese ai presenti che abbandonassero il locale. Horacio Ferrer che alcune ore dopo il fatto arrivò a Cienfuegos come medico di un battaglione del Corpo di Artiglieria, dice che conversò con figure di una e dell’altra parte e che Villuendas, nonostante la sua immunità si prestò a far perquisire la sua stanza.
Il giornalista Manuel Cuéllar Vizcaíno, invece, afferma che si oppose alla perquisizione. Illiance comprese i diritti del Rappresentante alla Camera e chiese al vigilante Parets che lo facesse presente nel rapporto. Parets si dispone a redigere il documento e richiede la presenza di un testimone. Si chiama Nicanor Sánchez, ma questi si rifiuta perché, dice, che invierà immediatamente un uomo di fiducia.
In quel momento esce dalla stanza numero due José Fernández, conosciuto come “Chichi”. Si affronta in un faccia a faccia con Illance e senza pensarci due volte lo fulmina. Parets che è occupato nella redazione del documento, estrae allora il suo revolver, ma Villuendas gli si lancia sopra ingaggiando un corpo a corpo. Chichi spara a Parets e lo ferisce. Il vigilante Andrés Acosta che era rimasto, per ordine del suo capo appostato nel vestibolo dell’albergo, sale e Chichi gli attraversa il petto con uno colpo di pistola. Acosta vuole reprimere l’aggressione, ma Chchi è già fuori dalla sua portata e raggiunge il luogo dove stavano ancora lottando Parets e Villuendas. Spoara e il parlamentare muore sul colpo.
“se uno spettatore fosse stato con l’orologio in mano, prendendo il tempo, non avrebbe contato nemmeno un minutonda quando risuonò il primo colpo contro Illance all’ultimo che tolse la vita a Villuendas, scrive Horacio Ferrer nel suo libro Con el rifle al hombro. Inoltre dice; “Secondo quanto mi informarono, era convenuto che mentre Parets iniziava l’atto di perquisizione nell’albergo, doveva giungere un ufficiale di polizia con due candelotti di dinamite che sarebbero apparse nell’alloggio di Villuendas”, così si sarebbe accusato il parlamentare di voler far saltare la caserma della Polizia.
Il cadavere, denunciò Sanguily nel Senato, fu trascinato giù dalle scale per i piedi e la testa suonava come una tragica campana gradino dopo gradino. Dicono che la morte di Villuendas non era nei calcoli di Frías che voleva, sí, appartarlo dalla lotta elettorale del giorno seguente. Indubbiamente, Frías, non si stancò di proclamare ai quattro venti che egli aveva ordinato l’esecuzione. Ad ogni modo al suo ritorno all’Avana, estrada Palma lo ricevette come un eroe al Palazzo Presidenziale.
(Fonti: Con el rifle al hombro, (Col fucile in spalla, n.d.t.) di Horacio Ferrer e Doce muertes famosas, (Dodici morti famose, n.d.t.) di Manuel Cuéllar Vizcaíno. Con documentazione di Gonzalo Sala).


Muerte de Enrique Villuendas
Ciro Bianchi Ross * 
digital@juventudrebelde.cu
10 de Enero del 2015 20:15:08 CDT

En el llamado Ensanche del Vedado, una de las calles transversales a
Ayestarán lleva el nombre de Enrique Villuendas, coronel del Ejército
Libertador asesinado, ya en la República, en plena juventud. En el
número 409 de la calle Concordia, en el barrio habanero de San
Leopoldo, una tarja indica el lugar donde nació, aunque la casa que
exhibe dicha tableta en su fachada es de construcción posterior a la
fecha de su nacimiento.
En la ciudad de Cienfuegos, donde encontró la muerte, existe el parque
Enrique Villuendas, y otra tarja, en la fachada de lo que fue el hotel
La Suiza, rememora ese hecho.
Escribe Horacio Ferrer en su libro Con el rifle al hombro:
“Mucho se ha escrito sobre aquel triste acontecimiento. Los resultados
son de todos bien conocidos, pero la manera precisa como se
desarrollaron los hechos se ha falseado por uno y otro bando, según
las conveniencias de los políticos. Los gubernamentales aseguraban que
Villuendas se proponía volar la noche de aquel día el cuartel de la
Policía y que se quiso sorprenderlo in fraganti con sus bombas de
dinamita; la oposición afirmó que todo fue preparado con el único fin
de asesinar al culto y tenaz parlamentario”.
¿Quién fue Enrique Villuendas? ¿Cómo ocurrió su muerte?
Esta es la historia.

Se busca un pretexto

Las versiones acerca del suceso difieren en su esencia. Unos dicen que
Enrique Villuendas accedió a que registraran su habitación, y otros,
que se negó porque su condición de parlamentario hacía inviolables su
persona y su domicilio. Algunos aseveran que la Policía buscaba
pretextos para sorprenderlo con las manos en la masa y detenerlo, y
otros opinan que las autoridades aprovecharían el registro para
inculparlo por tenencia de explosivos, que “sembrarían” en el lugar.
Para unos, fue un incidente casual. Para otros, un hecho premeditado.
A Enrique Villuendas, joven representante a la Cámara de filiación
liberal, le cazaron la pelea en la ciudad de Cienfuegos y se lo
llevaron en la golilla.
Corría el año 1905 y el presidente Tomás Estrada Palma, instigado por
el ejecutivo del Partido Moderado, decidió ir a la reelección. Para
garantizarle el triunfo su Gabinete de Combate pareció no deparar en
obstáculos: perseguía sin tregua a los liberales y encarcelaba a
figuras prominentes de ese partido, ocupaba ayuntamientos y deponía a
alcaldes y concejales y cesanteaba a funcionarios públicos que no
fuesen afines al Gobierno, mientras que la prensa, según su tendencia
liberal o moderada, difundía noticias carentes a veces de fundamento,
pero que inflamaban los ánimos de sus seguidores... Figuras connotadas
del liberalismo como Juan Gualberto, José Miguel Gómez, Gerardo
Machado y Carlos Mendieta, entre otras muchas, habían sido víctimas
del ensañamiento del ministro de Gobernación de Estrada Palma, el
general Fernando Freyre de Andrade, un hombre que durante la Guerra de
Independencia no tuvo mando más que sobre su asistente y que en la paz
se convirtió en un maníaco de abuso y autoridad.
Llegó así el mes de septiembre. El día 23 se celebrarían en todo el
país elecciones para constituir los colegios electores. En Cienfuegos,
el senador José Antonio Frías asumía la dirección de la política
gubernamental, y Villuendas dirigiría la oposición, pero el 22, a las
11 de la mañana, Villuendas estaba muerto y un día después los
moderados copaban los colegios y se aseguraban la victoria en los
comicios generales del primero de diciembre.

Ronda la muerte

En la Guerra de Independencia Villuendas ganó los grados de coronel
con solo 21 años de edad. Comandó durante la contienda el Regimiento
Castillo, que combatió a las órdenes de José Miguel Gómez. A los 24
años resultó electo miembro de la Asamblea que redactó la Constitución
de 1901 --votó a favor de la Enmienda Platt-- y tenía 26 cuando ocupó un
escaño en la Cámara. Abogado. Gran orador. Tenía una agradable
presencia física y una simpatía que desbordaba. José Miguel lo quería
como a un hijo.
El 22 de septiembre, tres horas antes de que lo asesinaran, Villuendas
escribía al caudillo liberal: “Pude convencerme que tanto en el tren
por la mañana como en el Correccional por la tarde, se trataba de un
complot contra mi vida tramado por Frías. Cuando nos veamos le contaré
todo esto. El que había de matarme es un mulato, Mantilla, que
oportunamente se encasquilló y dijo que por 20 centenes no se exponía
a que yo lo matara a él. El de por la tarde era el propio Illance, que
me encañonó con su revólver a dos pasos de distancia...”.
Sobre esto, en su edición del día 21, el periódico La Lucha (liberal)
daba a conocer una nota de su corresponsal en Cienfuegos: “Esta tarde,
celebrándose el juicio correccional en que Villuendas defendía al
activo propagandista liberal José Fernández (Chichí) acusado
falsamente de injuriar a la policía se formó un fuerte escándalo por
parte de agentes de la autoridad al mando de los jefes Illance, Cueto,
Ruiz, Soto y otros. Entraron estos, revólver en mano, en el juzgado
correccional desalojando a todo el mundo y apuntando contra
Villuendas, quien estuvo admirable de valor y sangre fría...”.
El mismo día 21, La Discusión, diario rabiosamente gubernamental,
devolvía la pelota: “En vísperas de las elecciones para los colegios,
cuando parece asegurado el triunfo del Partido Moderado por su fuerza
en la opinión y brillante organización política, los liberales de
Cienfuegos quieren perturbar la tranquilidad a fin de dificultar la
lucha legal en los comicios. La policía municipal de Cienfuegos ha
ocupado una bomba que según se dice fue puesta con el objeto de
atentar contra la vida del señor Frías”.
Porque violencia hubo, en verdad, de parte y parte. Hoy se sabe que
fueron Villuendas, Carlos Mendieta y Orestes Ferrara los que instaron
a que se redujese a cenizas el Ayuntamiento de Vueltas para evitar así
que fuera ocupado por la Comisión del Gobierno que depondría a su
alcalde.

La tragedia

En el hotel La Suiza, sito en la calle San Carlos número 103, a media
cuadra del Parque Central cienfueguero, encontró la muerte Enrique
Villuendas. Ocupaba la habitación número uno de esa instalación
hotelera.
La Discusión relató los hechos de esta manera: “Con noticias la
policía de que en el hotel La Suiza, donde se alojaba el señor
Villuendas, se encontraba un depósito de armas, se procedió a
practicar un registro. Al subir el señor Illance, que mandaba la
fuerza pública, las escaleras del hotel, fue agredido brutalmente por
un grupo de liberales, quienes dispararon sobre él sus armas, dándole
muerte. Envalentonados por ese hecho atacaron enseguida a la fuerza
pública, que se vio precisada a repeler la agresión, haciendo una
descarga sobre el grupo que la asaltaba, viéndose caer entre varios
heridos al representante liberal Enrique Villuendas, que resultó
muerto”.
La realidad fue bien distinta, aunque sin duda los primeros disparos
partieron del grupo liberal. El capitán Illance, de la Policía, en
compañía de dos vigilantes, se personó en La Suiza y pidió a Nicanor
Sánchez, dueño del hotel, que lo condujera a la habitación de
Villuendas. Tenía lugar allí la reunión del comité municipal del
Partido Liberal y Villuendas ante la llegada de Illance pidió a los
reunidos que abandonaran el local. Dice Horacio Ferrer, que horas
después del incidente arribó a Cienfuegos como médico de un batallón
del Cuerpo de Artillería y que conversó con figuras de uno y otro
bando, que Villuendas, pese a su inmunidad, se dispuso a autorizar que
registraran su habitación.
El periodista Manuel Cuéllar Vizcaíno, en cambio, afirma que se negó
al registro. Comprendió Illance los derechos del Representante a la
Cámara y pidió al vigilante Parets que lo hiciera constar así en la
diligencia. Parets se dispone a redactar el documento y requiere la
presencia de un testigo. Se llama a Nicanor Sánchez, pero este se
niega porque, aduce, no sabe leer ni escribir y dice que enviará de
inmediato a un hombre de confianza.
En eso sale de la habitación número dos José Fernández, conocido por
“Chichí”. Se enfrenta cara a cara con Illance y sin pensarlo dos veces
lo fulmina. Parets, que está ocupado en la redacción del documento,
saca entonces su revólver, pero Villuendas se le echa encima y se
enfrascan en una lucha cuerpo a cuerpo. Chichí dispara contra Parets y
lo hiere. Sube el vigilante Andrés Acosta, que por órdenes de su jefe
había quedado apostado en el vestíbulo del hotel, y Chichí le
atraviesa el pecho con un balazo. Quiere Acosta repeler la agresión,
pero ya Chichí está fuera de su alcance y acude a donde todavía
forcejean Parets y Villuendas. Dispara y el parlamentario muere en el
acto.
“Si un espectador hubiera estado con reloj en mano tomando el tiempo,
no hubiera contado un minuto desde que sonó el primer tiro contra
Illance al último que privó de la vida a Villuendas”, escribe Horacio
Ferrer en su libro Con el rifle al hombro. Dice además: “Según a mí se
me informó, era lo convenido que mientras Parets iniciara el acta de
constitución en el hotel, debía llegar un oficial de la policía con
dos bombas de dinamita que aparecerían encontradas en el aposento de
Villuendas”, y se acusaría así al parlamentario de querer volar el
cuartel de la Policía.
El cadáver, denunció Sanguily en el Senado, fue arrastrado por los
pies escaleras abajo y la cabeza repicó, como una campana fatídica, de
escalón en escalón. Dicen que la muerte de Villuendas no estaba en los
cálculos de Frías, que quería, sí, apartarlo de la lucha comicial del
día siguiente. Sin embargo, Frías no se cansó de proclamar a los
cuatro vientos que él había ordenado la ejecución. De todas formas, a
su regreso a La Habana, Estrada Palma lo recibió como a un héroe en el
Palacio Presidencial.
(Fuentes: Con el rifle al hombro, de Horacio Ferrer, y Doce muertes
famosas, de Manuel Cuéllar Vizcaíno.
Con documentación de Gonzalo
Sala.)

 
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/


domenica 11 gennaio 2015

Pampero

PAMPERO: albero da frutta argentino

sabato 10 gennaio 2015

Pampano

PAMPANO: niente grandi distese argentine

venerdì 9 gennaio 2015

Paludato

PALUDATO: recatosi al pantano

giovedì 8 gennaio 2015

Punto di vista: Sempre più ristoranti etnici a L’Avana
Pubblicato da Redazione TTC 






Ristoranti Nazdarovie, situato sul lungomare dell’Avana tra Matrioshkas, samovar e manifesti che ricordano l’epoca sovietica.

Agenzia EFE dom, 5 Ottobre 2014, Pubblicato da: Yahoo Finanza
L’Avana.- Un piccolo gruppo di ristoranti etnici si sta aprendo la strada a L’Avana con offerte esotiche che vanno dal pane “naan” Iraniano al “borsch” russo, una sfida per il palato cubano e un’avventura quotidiana per cuochi e gestori di queste attività.
Locali con cibo cileno, brasiliano, svedese, messicano, giapponese, indiano, russo o arabo sono sorti in città grazie al boom della gastronomia privata e, anche se alcuni hanno dovuto chiudere i battenti, altri perseverano nonostante l’instabilità dei clienti e del personale, e la carenza di approvvigionamento.
Il primo ristorante iraniano a Cuba, Topoly, ha aperto due mesi fa su un viale centrale del quartiere di El Vedado rispondendo alla filosofia di “mescolare le culture”, diffondere l’arte di quel paese e introdurre una cucina sconosciuta sull’isola.
“La nostra cucina è molto vicina a quella di Cuba, abbiamo riso, pane, quindi voglio , attraverso la cucina, attivare le persone affinché conoscano la ricca cultura alimentare del mio paese”, ha detto a Efe Farok Nurbakht, sponsor del progetto.
Farok, che per un decennio ha avuto legami con Cuba come promotore culturale, ha approfittato di una visita all’isola di sua sorella, una “cuoca eccellente” per improvvisare un corso di cucina per formare il personale della struttura.
“Non voglio molti clienti nel ristorante, perché non siamo ancora pronti”, ha scherzato Farok, che supervisiona la cucina e ritiene che in futuro avrà grande successo con panini tradizionali “naan” preparati in casa.
Per il Topoly alcuni condimenti come curcuma o menta secca devono necessariamente essere importati a Cuba, dove non ci sono mercati specializzati o all’ingrosso, ci sono carenze e l’alto costo di molti prodotti colpisce la vita quotidiana di queste imprese e ne aumenta i prezzi.
“Importiamo cose come il caviale o il pane nero di segale. La sfida più grande è procurarsi il necessario per preparare il menu, ma per fortuna non abbiamo dovuto ‘cubanizzarlo’ “, ha detto a Efe il cubano Rolando Javier, uno dei tre partner del Nazdarovie di recente apertura.
Situato sul lungomare dell’Avana tra Matrioshkas, samovar e manifesti che ricordano l’epoca sovietica, il locale propone ricette tradizionali come il “shashlik” caucasico o minestre come “Solianka” e “borsch”, mentre il suo bar serve tutti cocktail con vodka.
“Prepariamo piatti retro-sovietici , di regioni che non sono nella geopolitica dell’URSS, ma che si potevano assaggiare nelle sue ex repubbliche. Si tratta di una definizione strana, ma non vogliamo restringere il concetto al solo cibo russo”, ha detto Rolando.
Attualmente la Russia è uno dei maggiori responsabili delle emissioni di turisti a Cuba, un punto di forza per Nazdarovie, che fa appello anche alla nostalgia delle migliaia di cubani che hanno studiato e lavorato in URSS e una comunità di immigrati provenienti da paesi ex-socialisti che oggi rappresenta il 26% dei residenti stranieri presenti sull’isola.
Infatti, quasi tutto il personale è composto da giovani discendenti di quegli immigrati, soprattutto donne, che portano sulle uniformi di servizio il cognome da nubile della madre, e che parlano correntemente il russo e considerano il ristorante come luogo di “riunione “.
Anche se la cucina è tra le attività più dinamiche emergenti del settore privato, per tali stabilimenti attirare i clienti tra turisti che spesso cercano piatti creoli e che preferiscono non rischiare molto al momento di decidere dove spendere i loro soldi è una sfida.
Il prezzo del cibo è alto per le tasche medie in un paese che soffre una crisi economica quasi permanente, con salari bassi e una doppia moneta, quindi cenare al ristorante è fuori dalla portata dei più.
Il proprietario del giapponese Pp’s Teppanyaki, José Francisco Arencibia, vuole che la capacità economica dei cubani cresca e quindi ricevere più visite, mentre “lentamente” la sua attività sta ospitando una clientela locale interessata al sushi e in grado di pagare un menu che “purtroppo” non può essere più economico.
“Questo è un piccolo ristorante ed è un sogno che si avvera. La nostra intenzione è che a L’Avana imparino che cosa è il cibo giapponese e speriamo di durare nel tempo “, ha detto a Efe Arencibia un ingegnere navale cubano ex marinaio di 66 anni che ha imparato i segreti del sushi quando lavorava nei cantieri in Giappone.
Dopo l’apertura delle licenze promosse dal governo di Raúl Castro nel 2010, in coincidenza con la pensione, Arencibia ha aperto il primo locale a casa sua fino a due anni fa quando ha deciso di far crescere l’azienda e si è spostato al centro della città, incoraggiato da amici e clienti.
“Il primo anno è stato difficile”, ammette, ma aggiunge che si propone ora di continuare a crescere e distribuire questo cibo che piace molto sull’isola.
Ispirato da questa dinamica, Pp’s Teppanyaki ha realizzato il suo tributo cubano al sushi, “havana roll” una base di banane fritte e ropa vieja che è tra i piatti più popolari del menu.


Pallonaio

PALLONAIO: noioso

mercoledì 7 gennaio 2015

Palissandro

PALISSANDRO: sostegni in legno di Sandro

martedì 6 gennaio 2015

Pino Daniele, amico di Cuba e amante della sua musica

Come spesso succede e facilmente si prevede, anche quest'anno è iniziato con qualche cattiva notizia. È scomparso anche Pino Daniele che ricordo al suo primo viaggio a Cuba, credo nel 1984, ospite dell'Avana Libre, dove risiedevo. Grande talento musicale, l'animo napoletano non poteva essere indifferente alle sonorità cubane. Durante questo primo soggiorno conobbe Juan Pablo Torres, magico trombonista che aveva appena inciso il suo disco "Algo nuevo" e se lo portò in Italia come componente della sua band. Anche Juan Pablo se n'è andato, alcuni anni fa, a Miami dove si era trasferito, quando aveva lasciato il nostro paese per risiedere dapprima a New York. Di Pino mi rimane il ricordo del video "Che male c'è" girato a Milano in cui c'è una breve apparizione di mia moglie Cecilia. Non abbiamo avuto uno stretto contatto, solo una conoscenza fugace, comunque 59 anni sono sempre pochi per lasciarci. Ciao anche a te Pino.

http://www.youtube.com/watch?v=zYejtL8VPuY

Palanca

PALANCA: per l'anca (Veneto)