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sabato 30 gennaio 2016
venerdì 29 gennaio 2016
giovedì 28 gennaio 2016
martedì 26 gennaio 2016
Disposto alleggerimento dell'embargo
Fonte: El Nuevo Herald
CUBA
ENERO 26, 2016 10:21 AM
EEUU anuncia nuevas medidas para facilitar exportaciones y viajes a Cuba
EEUU anunció nuevas relajaciones a las restricciones
que siguen afectando a las exportaciones y viajes a Cuba
Los departamentos del Tesoro y de Comercio anunciaron
nuevas enmiendas al régimen de sanciones asociado al embargo económico impuesto
a la isla
Se “eliminarán
restricciones” a ciertas condiciones de pago y financiación de las
exportaciones autorizadas a Cuba
WASHINGTON
Estados Unidos anunció el martes nuevas relajaciones a
las restricciones que siguen afectando a las exportaciones y viajes a Cuba, en
el marco del acercamiento bilateral iniciado hace poco más de un año.
En un comunicado conjunto, los departamentos del
Tesoro y de Comercio anunciaron nuevas enmiendas al régimen de sanciones
asociado al embargo económico impuesto a la isla que, entre otras cosas,
“eliminarán restricciones” a ciertas condiciones de pago y financiación de las
exportaciones autorizadas a Cuba.
Además, otras de las modificaciones anunciadas el
martes “facilitarán aún más” los viajes a Cuba dentro de las categorías
autorizadas.
El secretario del Tesoro, Jack Lew, subrayó en el
comunicado conjunto que estas acciones, al igual que las que se han ido tomando
durante el último año, “envían un claro mensaje al mundo: que Estados Unidos se
ha comprometido a potenciar y permitir avances económicos para el pueblo
cubano”.
“Continuaremos tomando las medidas necesarias para
ayudar al pueblo cubano a alcanzar la libertad política y económica que
merece”, anotó Lew.
En diciembre pasado, en coincidencia con el primer
aniversario del inicio del acercamiento bilateral, los dos países anunciaron un
acuerdo para restablecer los vuelos regulares directos.
No obstante, todavía pasarán varios meses hasta que
las aerolíneas estadounidenses puedan empezar a vender billetes para volar a
Cuba y tampoco va a ser inmediato el restablecimiento del servicio postal
directo, acordado también en diciembre y que comenzará a través de un plan piloto
de transporte de correo y paquetería.
Entre los temas más complicados aún por resolver para
la normalización completa figura el de las compensaciones económicas mutuas por
los bienes nacionalizados a estadounidenses tras el triunfo de la Revolución y por
los daños derivados del embargo económico que reclama la isla.
En cuanto al embargo, aunque el presidente Barack
Obama ha tomado medidas ejecutivas para flexibilizar los viajes y algunas
transacciones comerciales, su levantamiento completo depende del Congreso,
controlado hoy en su totalidad por los republicanos, que se oponen
mayoritariamente a su eliminación.
Durante su último discurso sobre el Estado de la
Unión, pronunciado el pasado 12 de enero, Obama instó de nuevo al Congreso a
reconocer que “la Guerra Fría ha terminado” con el levantamiento del embargo a
Cuba.
El Gobierno de Estados Unidos espera ahora más
acciones de parte del régimen cubano para programar una posible visita de Obama
a la isla este año.
lunedì 25 gennaio 2016
Un eroe dimenticato, di Ciro Bianchi Ross
Pubblicato su Juventud Rebelde del 24/1/16
Mariano Barberán e Joaquín
Collar, due eroici aviatori spagnoli, il 10 giugno del 1933, furono
protagonisti del volo Siviglia – Camagüey che li portò ad attraversare, senza
scalo, l’Atlantico nella sua parte più larga. Impresa mai tentata fino ad
allora. In 39 ore e 50 minuti coprirono la distanza che separa queste città a
bordo di un velivolo dal nome di Cuatro Vientos.
Da Camagüey il Cuatro
Vientos volò all’Avana. Barberán e Collar passarono diversi giorni nella nostra
capitale. Si ospitarono nell’hotel Plaza e furono assediati da corporazioni
cubane e spagnole. Erano gli eroi del momento. Da qui partirono verso il
Messico, dove erano attesi. Diversi specialisti cubani raccomandarono a loro di
ritardare la partenza. Barberán e Collar che erano arrivati malati, non
riposarono abbastanza all’Avana, dove si videro sottoposti a un regime di vita
sociale inusitato per loro. Inoltre imperava il brutto tempo quella mattina in
cui il Cuatro Vientos partì da Cuba e non si sapeva bene se gli inconvenienti
tecnici rilevati all’apparecchio erano stati riparati convenientemente. M
Barberán e Collar dovevano arrivare in Messico a una’ora convenuta ed era
imprescindibile, per loro, partire. Non giunsero mai a destinazione. E non si
conosce ancora oggi, con esattezza, quale fu la loro sorte.
Tutto ciò è storia
conosciuta. Quello che si conosce meno è che 80 anni or sono, nei primi giorni
del 1936, un aviatore cubano si dispose ad attraversare l’Atlantico da ovest a
est e senza nessuna pretesa di battere qualche record, restituire alla Spagna
la visita che Barberán e Collar avevano fatto a Cuba.
Senza
radio e con maltempo
L’aviatore cubano, tenente
della Marina di Guerra, si chiamava Antonio Menéndez Peláez e fece il viaggio a
bordo di un aereo battezzato come 4 Settembre: un monoplano Lockheed Sirius 88
trasformato in monoposto e al quale si fecero adattamenti importanti per la
traversata.
Menéndez Peláez decollò da
Camagüey alle sette di mattina del 13 gennaio per prendere terra a Campo
Alegre, in Venezuela, da lì si trasferì all’aerodromo della Pan American a
Maiquetía. Il giorno seguente si alzò per Port of Spain nell’isola di Trinidad,
passò ad Amsterdam nell’antica Guyana Britannica e a Leguiar per concludere a
Pará in Brasile, nel delta del Río delle Amazzoni, il 3 febbraio.
Due giorni dopo si spostò
fino a San Luis de Maranhao e Fortaleza per culminare, il giorno seguente,
atterrando a Natal al fine di attraversare, da quel punto, l’oceano per
arrivare in Africa.
Sull’Atlantico, Menéndez
Peláez trovò venti forti e maltempo cosa che lo costrinse a volare, in molte
occasioni, a scarsa altitudine dall’acqua. Siccome a bordo non aveva radio,
dovette confidare nella sua perizia di navigante e prese come riferimento le
navi in rotta che avvistava dal suo apparecchio. Riuscì ad atterrare a
Bathhurst, Senegal, dopo aver percorso 3.160 km. sull’oceano.
Il cubano volò da Bathhurst
al capo Yuby, nell’antico Sahara Spagnolo, il 12 febbraio e due giorni dopo
arrivò finalmente a Siviglia per prendere terra nell’aeroporto militare di Tablada
da dove, tre anni prima, parti il Cuatro Vientos nel suo storico viaggio a
Camagüey. A Tablada si tributò un caloroso ricevimento al militare cubano, lo
stesso che avrebbe ricevuto una settimana dopo, arrivando all’aerodromo che
portava il famoso nome dell’apparecchio utilizzato da Barberán e Collar.
Riassumendo, il tenente
Antonio Menéndez Peláez, a bordo del 4 Settembre, percorse 14.454 km. in 72 ore
e 27 minuti per restituire l’abbraccio che nel 1933 due valorosi aviatori
portarono dalla Spagna. A Madrid, come prima a Siviglia, fu salutato coi più
alti onori. Lo ricevettero il Ministro di Stato e altre importanti autorità
civili e militari. Il Ministro della Guerra e il Direttore Generale
dell’Aeronautica assistettero alla corrida che gli fece omaggio l’Aero Club
spagnolo e ci fu un tintinnare di coppe all’ambasciata di Cuba. Le Forze Armate
spagnole lo decorarono con la Croce al Merito Militare e la Croce al Merito
Navale e l’Esercito cubano annunciò dall’Avana la sua promozione a primo
tenente.
Fra gli altri giornalisti lo
intervistò il corrispondente, nella capitale spagnola, della rivista Caras y
Caretas di Buenos Aires. Lo vide nella sede diplomatica cubana e “rispondeva ai
saluti con un sorriso e rispondeva con monosillabi. Dava l’impressione dell’uomo
che si sorprende per un fatto che non riesce ancora a spiegarsi. L’uomo che
rimane stordito nel sapere che ha realizzato una prodezza straordinaria che per
lui continua ad essere una cosa completamente semplice”.
- Vengo a restituire il volo
degli eroici aviatori spagnoli Barberán e Collar. Porto in Spagna il saluto di
Cuba. I miei genitori vivono in un paesino delle Asturie e gli farò la sorpresa
della mia visita – dichiara alla rivista argentina e il corrispondente annota;
“Questo è quanto sa dire Menéndez, quasi con sobrietà di uomo valoroso e deciso.
I giornalisti si sforzano per strappargli rivelazioni sensazionali e non
ottengono che frasi corte, di una desolante semplicità”. La stampa chiede sui
momenti di maggior pericolo durante il volo, se ha sentito paura in qualche
momento; le sue emozioni. L’aviatore cubano dichiara: - La mia maggior emozione
l’ho provata nel vedermi calpestare la terra di Spagna.
Lo storico spagnolo Juan A.
Guerrero Misa commenta nel suo libro “El
vuelo Sevilla-Cuba-México del avión Cuatro Vientos”: “Il gesto di menéndez
ha messo il punto finale a un’epoca di eroismo e professionalità che oggi
possiamo solo prendere come esempio e che affratellò, per sempre, le aviazioni
di entrambi i lati dell’oceano. Dall’impresa di Barberán e Collar, il mare non
ci separa più”.
Non sarà l’unica impresa di
Antonio Menéndez Peláez. Solo un anno dopo, fu uno dei protagonisti del Volo
Panamericano Pro Faro di Colombo, uno degli episodi più tragici e tristi
dell’aviazione in America Latina. Il 29 dicembre del 1937, i tre aerei cubani
che formavano la squadriglia, di cui il pilota cubano era tecnico capo e
navigatore, soffrirono un terribile incidente nella tratta Cali-Panama, quando
avevano già lasciato dietro le tappe più difficili del percorso. Nel disastro
morirono il giornalista Ruy de Lugo Viña, cronista ufficiale del volo, i
meccanici Naranjo, Castillo e Medina e i piloti Risech Amat, Jiménez Alum e
Menendez Peláez. Solo quando arrivò a Panama il maggiore dominicano Frank F.
Miranda, capo del corpo di aviazione del suo Paese che per il suo grado
viaggiava sul più potente dei quattro aerei ed era il capo della spedizione,
seppe della sorte dei suoi compagni.
Versione
delle versioni
Erigere un monumento a
Colombo era un vecchio desiderio dei Governi latino americani. L’idea,
comunque, non cominciò a concretizzarsi fino al 1923 quando, a Santiago del
Cile la Conferenza Internazionale Americana, chiamò le nazioni dell’area a
unire gli sforzi con tale proposito. Si sarebbe perpetuata la memoria dell’Ammiraglio
con un faro monumentale che avrebbe portato il suo nome e si sarebbe situato
nella Repubblica Dominicana. Si bandì un concorso e quasi 450 architetti di 48
nazioni presentarono i loro progetti. I risultati della gara vennero resi
pubblici a Rio de Janeiro nel 1931. Risultò vincitore e si compensò con una
borsa di diecimila dollari, l’architetto inglese J. L.Gleave.
Nel maggio 1937, la Società
Colombista Panamericana, con sede all’Avana, incita i Governi di Cuba e della
Repubblica Dominicana a formare una squadriglia che percorra il continente in
un viaggio di buona volontà con vista alla realizzazione del monumento. Cuba
apporta tre aerei Stinson Reliant da 285 hp e Dominicana un Curtis Wright da
420 hp. Questi porterà il nome di Colombo; gli altri quelli delle navi
dell’Ammiraglio. Ogni apparecchio volerà col suo meccanico a bordo. Nel Santa
Maria, pilotato da Menéndez Peláez andrà il cronista Lugo Viña, pure
rappresentante della Colombista. Il progetto si chiamò Volo Pro Faro di Colombo
si pensò che salisse da Santo Domingo il 12 ottobre del 1937, ma un imprevisto
lo ritardò per tutto un mese.
Finalmente partì il 12
novembre da un aeroporto affollato dal pubblico. Il generale Trujillo,
presidente dominicano, capeggiò il saluto.
Avrebbero visitato 26 Paesi,
qualcosa senza precedenti in questi voli di buona volontà. Portorico, Caracas,
Trinidad, Guyana Olandese e Belem, Fortaleza, Natal, Recife, Bahia e Rio de
Janeiro, in Brasile. Il 29 novembre volarono a Montevideo. Era intenzione della
squadriglia di trasferirsi ad Asunción, ma i casi di febbre gialla riportati
nella capitale del Paraguay li dissuasero da questo impegno. Volarono a Buenos Aires, Santiago del Cile, Bolivia,
Perù, Ecuador e Colombia.
A Cali il gerente della
Società Colombo Alemana de Transporte Aereo (Scadta) mise a disposizione dei
viaggiatori uno dei suoi Junkers perché potessero trasferirsi a Bogotá, a 2.250
metri di altitudine, perché gli aerei cubani mancavano di potenza per un volo
come quello. Il 28 il gruppo era di nuovo a Cali. Il 29 avrebbe messo la prua
verso Panama. Non si sa bene perché Menéndez Peláez che era il navigatore della
squadriglia, persistette nel suo proposito di attraversare il Pacifico da Cali
a Buenaventura. Era una rotta già scartata dai piloti della Scadta, una rotta
molto pericolosa che si renbdeva meno raccomandabile data la mancanza di
potenza degli aerei cubani. Era più sicuro seguire il corso del fiume Cauca
fino a Medellín e uscire da Turbo per Panama; gli Stinson dei cubani non
potevano rimontare la cordigliera da Cali a Buenaventura. Gli specialisti
assicurano che le cattive condizioni atmosferiche e la mancanza di visibilità
fecero il resto. I cubani si misero in un imbuto di montagne che si andò
chiudendo fino a prtarli a un punto di non ritorno. Nel cercare di virare si
schiantarono uno dopo l’altro. Il Curtis della Dominicana, più potente, poté
sorvolare le montagne o prese la via del letto del fiume.
Finale
I resti delle vittime furono
portati all’Avana a bordo dell’incrociatore Patria, della Marina di Guerra e
vegliati con gli onori nel salone dei Passi Perduti del Capitolio. Il 18
gennaio 1938 li inumarono nel Pantheon dell Forze Armate. Nel febbraio dello
stesso anno il maggiore Frank F. Miranda e il suo meccanico tornarono al loro
Paese in nave.
Portavano il Colombo
disarmato. In occasione del primo anniversario della tragedia. Il Governo della
Repubblica in coordinazione con le autorità colombiane, dispose l’erezione di
un obelisco nel luogo dell’incidente. Successivamente l’alfiere Rivery, a bordo
di un aereo che portava il nome di Tenente Menéndez Paláez, realizzò un viaggio
di buona volontà in città dell’America Latina. L’Associazione dei Reporters
istituì, nel suo momento, il Premio Ruy de Lugo Viñas (mille pesos) per
reportages. Il maggiore Frank F. Miranda proseguì la sua carriera
nell’aviazione militare dominicana e raggiunse il grado di brigadiere generale.
Morì il 20 giugno del 1954. L’aereo Colombo si conserva in un piccolo parco
all’ingresso della base aerea di San Isidro, in Dominicana. Il faro di Colombo
alla fine fu costruito. Sotto il Governo del Dottor Joaquín Balaguer si
iniziarono le opere che si conclusero nel 1992, in occasione del V centenario
dell’arrivo degli europei in America. Serve da tomba all’Ammiraglio, i cui resti
non uscirono mai da Santo Domingo.
Un héroe olvidado
Ciro
Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
23 de
Enero del 2016 19:43:11 CDT
Mariano
Barberán y Joaquín Collar, dos heroicos aviadores españoles, fueron
protagonistas, el 10 de junio de 1933, del vuelo Sevilla-Camagüey, que los
llevó a atravesar, sin escalas, el Atlántico por su parte más ancha. Hazaña no
intentada hasta entonces. En 39 horas con 50 minutos cubrieron la distancia que
separa a esas ciudades a bordo del avión conocido con el nombre de Cuatro
Vientos.
De
Camagüey el Cuatro Vientos voló a La Habana. Pasaron Barberán y Collar varias
jornadas en nuestra capital. Se alojaron en el hotel Plaza y fueron agasajados
por corporaciones cubanas y españolas. Eran los héroes del momento. De aquí
partieron rumbo a México, donde se les esperaba. Varios especialistas cubanos
les recomendaron entonces que retrasaran la partida. Barberán y Collar, que
habían llegado enfermos, no descansaron lo suficiente en La Habana, donde se
vieron sometidos a un régimen de vida social inusitado para ellos. Además,
imperaba el mal tiempo en aquella mañana en que el Cuatro Vientos salió de Cuba
y no se sabía bien si los desperfectos técnicos advertidos en el aparato habían
sido convenientemente reparados. Pero Barberán y Collar debían arribar a México
en una hora ya convenida y les era imprescindible partir. Jamás llegaron a su
destino. Y se desconoce todavía con exactitud cuál fue su suerte.
Todo eso
es historia conocida. Lo que se conoce menos es que, hace 80 años, en los
primeros días de 1936 un aviador cubano se dispuso a cruzar el Atlántico de
oeste a este y, sin pretensión de batir marca alguna, devolver a España la
visita que Barberán y Collar habían hecho a Cuba.
Sin radio y con mal tiempo
El aviador
cubano, teniente de la Marina de Guerra, se llamaba Antonio Menéndez Peláez e
hizo el viaje a bordo del avión bautizado como 4 de Septiembre; un monoplano
Lockheed Sirius 88 transformado en monoplaza y al que se le hicieron
adaptaciones importantes para la travesía.
Despegó
Menéndez Peláez en Camagüey, a las siete de la mañana del 13 de enero para
tomar tierra en Campo Alegre, Venezuela, y de allí se trasladó al aeródromo de
la Pan American, en Maiquetía. Al día siguiente se elevó hacia Puerto España,
en la isla de Trinidad, y pasó a Ámsterdam, en la antigua Guayana Británica, y
a Leguiar, para concluir en Pará, Brasil, en el delta del Amazonas, el 3 de
febrero.
Dos días
más tarde se desplazó hasta San Luis de Maranho y Fortaleza y culminó en la
jornada siguiente la primera fase de su vuelo al aterrizar en Natal a fin de
cruzar desde ese punto el océano para arribar a África.
Sobre el
Atlántico, el teniente Menéndez Peláez encontró vientos fuertes y mal tiempo,
lo que lo obligó a volar, en muchas ocasiones, a escasa altura sobre el agua.
Como no llevaba radio a bordo, debió confiar en su pericia como navegante y
tomó de referencia los barcos en ruta que avistaba desde su aparato. Consiguió
aterrizar en Bathhurst, Senegal, después de haber recorrido 3 160 kilómetros
sobre el océano.
Desde
Bathhurst voló el cubano al cabo Yuby, en el antiguo Sahara español, el 12 de
febrero, y dos días después llegó por fin a Sevilla para tomar tierra en el
aeropuerto militar de Tablada, desde donde, tres años antes, partió el Cuatro
Vientos en su histórico viaje a Camagüey. En Tablada se tributó al militar
cubano un caluroso recibimiento, el mismo que recibiría una semana después al
arribar al aeródromo que llevaba el nombre famoso del aparato utilizado por
Barberán y Collar.
En
resumen, el teniente Antonio Menéndez Peláez, a bordo del 4 de Septiembre,
recorrió 14 454 kilómetros en 72 horas y 27 minutos para devolver el abrazo que
en 1933 dos valerosos aviadores trajeron desde España. En Madrid, como antes en
Sevilla, fue saludado con los mayores honores. Lo recibió el Ministro de Estado
y otras importantes autoridades civiles y militares. El Ministro de Guerra y el
Director General de Aeronáutica asistieron a la comida con que lo congratuló el
Aero Club español y hubo chinchín de copas en la embajada de Cuba. Las fuerzas
armadas españolas lo condecoraron con la Cruz del Mérito Militar y la Cruz del
Mérito Naval y el Ejército cubano le anunció desde La Habana su ascenso a
primer teniente.
Lo
entrevistó, entre otros periodistas, el corresponsal en la capital española de
la revista Caras y Caretas, de Buenos Aires. Lo vio en la sede diplomática
cubana y «respondía a los saludos con una sonrisa y contestaba con monosílabos.
Daba la impresión del hombre que se sorprende por un acontecimiento que no
acaba de explicarse. El hombre que está aturdido de saber que ha realizado una
proeza extraordinaria que para él sigue siendo una cosa completamente
sencilla».
—Vengo a
retribuir el vuelo de los heroicos aviadores españoles Barberán y Collar.
Traigo a España el saludo de Cuba. Mis padres viven en un pueblecito de
Asturias y les daré la sorpresa de mi visita —declara a la revista argentina y
el corresponsal apunta: «Esto es lo único que sabe decir Menéndez, casi con una sobriedad de hombre valeroso y
ejecutivo. Los periodistas hacen esfuerzos por arrancarle revelaciones
sensacionales y no logran más que frases cortadas de una desesperante
simplicidad». Inquiere la prensa sobre los momentos de mayor peligro durante el
vuelo, si sintió miedo en algún momento; sus emociones. Expresa el aviador
cubano: —Mi mayor emoción la he experimentado al verme pisando la tierra de
España.
Comenta el
historiador español Juan A. Guerrero Misa en su libro El vuelo
Sevilla-Cuba-México del avión Cuatro Vientos: «El gesto de Menéndez puso punto
final a una época de heroísmo y profesionalidad que hoy solo podemos tomar como
ejemplo y que hermanó, ya para siempre, a las aviaciones de ambos lados del
océano. Desde la hazaña de Barberán y Collar, el mar ya no nos separa».
No sería
esa la única hazaña de Antonio Menéndez Peláez. Apenas un año después, fue uno
de los protagonistas del Vuelo Panamericano Pro Faro de Colón, uno de los
episodios más tristes y trágicos de la aviación en América Latina. El 29 de
diciembre de 1937, los tres aviones cubanos que conformaban la escuadrilla, de
la que el piloto cubano era jefe técnico y navegante, sufrieron un horrible
accidente en el tramo Cali-Panamá, cuando ya habían quedado atrás las etapas
más difíciles del trayecto. Perecieron en el desastre el periodista Ruy de Lugo
Viña, cronista oficial del vuelo, los mecánicos Naranjo, Castillo y Medina y
los pilotos Risech Amat, Jiménez Alum y Menéndez Peláez. Solo cuando arribó a
Panamá, el mayor dominicano Frank F. Miranda, jefe del cuerpo de aviación de su
país, y que por su grado y por viajar en el más potente de los cuatro aviones
era el jefe de la expedición, se enteró de la suerte de sus compañeros.
Versión de versiones
Erigir un
monumento a Colón era un viejo deseo de los Gobiernos latinoamericanos. La
idea, sin embargo, no empezaría a concretarse hasta 1923 cuando en Santiago de
Chile la Conferencia Internacional Americana llamó a las naciones del área a
aunar esfuerzos con tal propósito. Se perpetuaría la memoria del Almirante con
un faro monumental que llevaría su nombre y se emplazaría en República
Dominicana. Se convocó a un concurso y casi 450 arquitectos de 48 naciones
presentaron sus proyectos. Los resultados del certamen se hicieron públicos en
Río de Janeiro, en 1931. Resultó triunfador, y se le recompensó con una bolsa
de diez mil dólares, el arquitecto inglés J. L. Gleave.
En mayo de
1937, la Sociedad Colombista Panamericana, con sede en La Habana, insta a los
Gobiernos de Cuba y República Dominicana a formar una escuadrilla que recorra
el continente en un viaje de buena voluntad con vistas a la realización del
monumento. Cuba aporta tres aviones Stinson Reliant de 285 Hp, y Dominicana un
Curtis Wright de
420 Hp.
Este llevaría el nombre de Colón; los otros, los de las naves del Almirante.
Cada aparato volaría con su mecánico a bordo. En el Santa María, piloteado por
Menéndez Peláez, iría el cronista Lugo Viña, representante asimismo de la
Colombista. El proyecto se llamó Vuelo Pro Faro de Colón y se pensó que saliera
de Santo Domingo el 12 de octubre de 1937, pero un imprevisto lo retrasó
durante todo un mes.
Partió
finalmente el 12 de noviembre de un aeropuerto abarrotado de público. El
general Trujillo, presidente dominicano, encabezó la despedida.
Visitarían
26 países, algo sin precedentes en esos vuelos de buena voluntad. Puerto Rico,
Caracas, Trinidad, Guayana Holandesa; y Belem, Fortaleza, Natal, Recife, Bahía
y Río de Janeiro, en Brasil. El 29 de noviembre volaron a Montevideo. Era
intención de la escuadrilla trasladarse a Asunción, pero los casos de fiebre
amarilla reportados en la capital paraguaya los disuadieron de ese empeño.
Volaron a Buenos Aires y Santiago de Chile, Bolivia, Perú, Ecuador y Colombia.
En Cali,
el gerente de la Sociedad Colombo Alemana de Transporte Aéreo
(Scadta)
puso a disposición de los viajeros uno de sus Junkers para que pudieran
trasladarse a Bogotá, a 2 250 metros de altitud, porque los aviones cubanos
carecían de potencia para un vuelo como ese. El 28, el grupo estaba de nuevo en
Cali. Pondría el 29 proa a Panamá.
No se sabe
bien porqué Menéndez Peláez, que era el navegante de la escuadrilla, persistió
en su propósito de cruzar al Pacífico desde Cali a Buenaventura. Era una ruta
desechada ya por los pilotos de la Scadta, una ruta muy peligrosa que se hacía
menos recomendable dada la falta de potencia de los aviones cubanos. Más seguro
resultaba seguir el curso del río Cauca hasta Medellín y salir por Turbo a
Panamá; los Stinson de los cubanos no podían remontar la cordillera desde Cali
a Buenaventura. Aseguran especialistas que las malas condiciones atmosféricas y
la falta de visibilidad hicieron el resto. Los cubanos se metieron en un embudo
de montañas que se les fue cerrando hasta llevarlos a un punto de no retorno.
Al tratar de girar se estrellaron uno tras otro. El Curtis de Dominicana, más
potente, pudo sobrevolar las montañas o tomó el camino del cauce del río.
Final
Los restos
de las víctimas fueron traídos a La Habana a bordo del crucero Patria, de la
Marina de Guerra, y velados con honores en el Salón de los Pasos Perdidos del
Capitolio. El 18 de enero de 1938 los inhumaron en el Panteón de las Fuerzas
Armadas. En febrero del mismo año el mayor Frank F. Miranda y su mecánico
regresaron por barco a su país. Llevaban el Colón desarmado. En ocasión del
primer aniversario de la tragedia, el Gobierno de la República, en coordinación
con autoridades colombianas, dispuso la erección de un obelisco en el lugar del
accidente. Posteriormente, el alférez Rivery, a bordo de un avión que llevaba
el nombre de Teniente Menéndez Peláez realizó un viaje de buena voluntad por
ciudades de América Latina. La Asociación de Reportes instituyó en su momento
el Premio Ruy de Lugo Viñas (mil pesos) para reportajes. El mayor Frank F.
Miranda continuó su carrera en la aviación militar dominicana y alcanzó el
grado de brigadier general. Murió el 20 de junio de 1954. El avión Colón se
conserva en un pequeño parque a la entrada de la base aérea de San Isidro, en
Dominicana. El Faro de Colón fue finalmente construido. Bajo el Gobierno del
Doctor Joaquín Balaguer se iniciaron las obras en 1986 y concluyeron en 1992,
en ocasión del V centenario de la llegada de los europeos a América. Sirve de
tumba al Almirante, cuyos restos jamás salieron de Santo Domingo.
Ciro Bianchi Ross
domenica 24 gennaio 2016
sabato 23 gennaio 2016
Il disgelo corre sul mare, anzi sullo stretto
Fonte: El nuevo herald
CUBA
ENERO 22, 2016 10:52 PM
Delegación cubana asistirá
por primera vez a evento náutico en Miami
Así lo anunció el Club Internacional Hemingway de la
isla
El evento se desarrollará desde el 11 al 15 de febrero
Será ocasión para la primera regata de Miami a Cuba
LA HABANA
Una delegación cubana
asistirá por primera vez al evento náutico Miami International Boat Show, que
se desarrollará del 11 al 15 de febrero próximo en Estados Unidos, anunció este
viernes en La Habana el Club Internacional Hemingway de la isla.
También será ocasión para
que se desarrolle la primera regata desde esa ciudad estadounidense de Miami
hacia Cuba, otra novedad que se suma tras el deshielo diplomático concretado
por los Gobiernos de Cuba y EEUU en julio del año pasado.
El Comodoro del Club
Hemingway, José Miguel Díaz Escrich, informó que se han inscrito 58
embarcaciones para participar en la regata Miami-La Habana, organizada en la
Florida por el Coral Reef Yacht Club y la Sothern Ocean Racing Conference,
según cita la agencia estatal Prensa Latina.
Los primeros barcos
arribarán el 11 de febrero a la Marina Hemingway, situada al oeste de La
Habana, y donde tiene su sede el Club Náutico cubano, según detalló Díaz
Escrich, quien lo fundó el 21 de mayo de 1992.
El comodoro cubano recordó que tras el restablecimiento
de las relaciones diplomáticas entre Cuba y EEUU, el Gobierno estadounidense ha
dado facilidades a embarcaciones de ese país para que participen en regatas,
rallies, talleres y eventos que tienen como anfitrión al Club Hemingway.
venerdì 22 gennaio 2016
giovedì 21 gennaio 2016
Preparato il piano di sfollamento dei cubani da Costarica
Intanto quelli partiti col primo gruppo sono già arrivati a Miami
Fonte El Nuevo Herald:
Fonte El Nuevo Herald:
ENERO 20, 2016 5:56 PM
Anuncian nuevas fechas de
traslado de cubanos desde Centroamérica
Cerca de 8,000 cubanos se encuentran varados desde
hace meses en Costa Rica
El segundo viaje de migrantes cubanos tendrá lugar el
4 de febrero
Nicaragua
mantiene cerrada su frontera a los cubanos
GUATEMALA
El Gobierno de Costa Rica
anunció este miércoles que en febrero próximo se realizarán en total siete
vuelos para trasladar a parte de los miles de cubanos en tránsito hacia EEUU
varados en el país centroamericano desde noviembre pasado.
Según la cancillería
costarricense los vuelos quedaron programados para los días 4, 9, 11, 16, 18,
23 y 25 de febrero, en una reunión celebrada este miércoles en Guatemala y en
la que participaron representantes de países centroamericanos y México.
En esos vuelos se dará
prioridad a las familias con niños, mujeres embarazadas y también a los que
tienen más tiempo de estar varados en Costa Rica y cuenten con los 555 dólares
por persona que cuesta el traslado.
“Se seguirá dando un
monitoreo estricto a cada uno de los viajes. El llamado a los migrantes sigue
siendo el mismo: a mucha calma y compresión, que mantengan buen comportamiento,
que sean solidarios con los que se van y con los que se quedan”, declaró este
miércoles en su país el canciller de Costa Rica, Manuel González.
El ministro de Exteriores
recordó a los periodistas que en la reunión celebrada en Guatemala se valoró el
plan piloto efectuado el pasado 12 de enero, en el que un primer grupo de 180
cubanos salió de Costa Rica en un avión hacia El Salvador y desde allí por
tierra hacia la frontera entre Guatemala y México.
Luego los cubanos siguieron
su viaje a Estados Unidos, donde esperan beneficiarse de las ventajas
migratorias que otorga la Ley de Ajuste Cubano.
En Guatemala, la cancillería
de ese país informó este miércoles tras la reunión que “se acordó continuar la
movilización a partir del 4 de febrero, utilizando la misma ruta, tiempos y
procedimientos empleados en el plan piloto”.
El Gobierno de Costa Rica
expresó su satisfacción por el acuerdo alcanzado en el encuentro en Guatemala.
“Dichosamente se confirmó la
satisfacción de los países involucrados en cuanto al resultado exitoso de ese
plan piloto, lo que ahora nos permite pasar a una segunda etapa, en un inicio
con dos vuelos semanales, utilizando la misma ruta del plan piloto”, afirmó el
canciller.
Además de las fechas de los
7 vuelos, la cancillería costarricense informó que el 15 de ese mes se llevará
a cabo otra reunión regional para definir más fechas de salida.
El Gobierno de Costa Rica
también hizo un llamado a los cubanos a no hacer caso a supuestas ofertas de
empresas para su traslado a Estados Unidos, pues el único mecanismo oficial
para hacerlo es el que están aplicando los Gobiernos, que fue ideado por el
Organización Internacional para las Migraciones (OIM).
El canciller costarricense
agradeció a los países que participan en este mecanismo y aseguró que “el
Gobierno no descansará hasta que la totalidad de los migrantes haya salido del
país para continuar su ruta hacia Estados Unidos”.
La crisis migratoria comenzó
el 15 de noviembre pasado cuando Nicaragua cerró su frontera a los cubanos
aduciendo riesgos para la seguridad y soberanía del país.
Desde entonces Costa Rica otorgó 7.802 visas
temporales a los isleños, pero el 18 de diciembre suspendió la entrega de más
de esos documentos, ya que consideró que se había agotado su capacidad para
brindarles ayuda humanitaria en albergues.
I politici di Miami e i rapporti con Cuba
Fonte El Nuevo Herald
Sur de la Florida
Alcalde de Miami rechaza la instalación
de un consulado cubano en Miami
El alcalde de Miami
promete presentar una demanda federal si Washington lo autoriza
Comisionado Bovo quiere que Miami-Dade exhorte a Washington a no abrir consulado en Miami
Un destacado magnate cubano de servicios médicos dice que ‘es hora de perdonar’
Douglas Hanks
dhanks@miamiherald.com
En momentos que La Habana y Washington profundizan su acercamiento diplomático, algunos líderes de Miami tienen un mensaje serio para las dos partes: Nosotros no tenemos nada que ver con eso.
El alcalde de Miami dijo el lunes que presentaría una demanda judicial para bloquear cualquier intento de Cuba si La Habana trata de abrir un consulado en el territorio municipal. Una resolución que debe someterse a voto más adelante esta semana en la Comisión del Condado exhorta al presidente Barack Obama a no permitir un consulado cubano en Miami-Dade, alegando que ello “pudiera inflamar pasiones y crear riesgos de seguridad”.
Esteban “Steve”Bovo, comisionado de Miami-Dade, hijo de un veterano de Bahía de Cochinos que patrocinó la resolución condal, calificó la posibilidad de abrir un consulado cubano en Miami “una burla” a la comunidad exiliada dado que en Cuba todavía hay una dictadura.
“En el momento que haya una Cuba libre, en el momento que se celebren elecciones en Cuba, en el momento que cesen las golpizas en Cuba, entonces creo que tenemos una brillante oportunidad [para que Miami-Dade] ocupe su papel debido de liderazgo en lo relacionado con Cuba”, dijo Bovo. “Todo lo que hace falta es un poco de paciencia”.
El asunto en cuestión es lo que muchos ven como el próximo paso natural después que Cuba reabrió su embajada en Washington en julio como parte de la reanudación de relaciones diplomáticas normales. Los países tienden escoger ciudades con gran cantidad de personas de esa nacionalidad para abrir consulados fuera de Washington, porque son las que más necesitan para obtener certificados de nacimiento y otros documentos. De otra manera tendrían que ir a la embajada misma.
“Miami es lógicamente el lugar para un consulado, pero probablemente no será sede de un consulado”, dijo Mike Fernández, magnate de los servicios médicos nacido en Cuba e importante donante republicano. Fernández apoya los lazos con Cuba y viajó a La Habana el otoño pasado como parte de un programa de la Cámara de Comercio de Estados Unidos. “Si yo fuera alcalde de Miami, diría que represento a todos en Miami y el futuro de Miami. Y esto es un asunto de negocios”.
“No cabe duda de que es el momento de perdonar”, agregó Fernández, presidente del directorio de MBF Healthcare Partners. “Hace tiempo que se debía haber hecho”.
Tampa, que tiene una de las mayores poblaciones de cubanos en Estados Unidos, ya está haciendo campaña para tener el primer consulado cubano, y varios líderes de la región han aprobado resoluciones en que dan la bienvenida a la sede diplomática. Pero en Miami, con la mayor población de cubanos fuera de la isla misma, los líderes rechazan la idea de que el gobierno de La Habana ocupe un edificio.
“Presentaré una demanda federal si el Departamento de Estado autoriza a Cuba a establecer un consulado aquí”, dijo el alcalde Tomás Regalado, quien nació en Cuba y cuyo padre fue preso político durante dos decenios en la isla.
Regalado dijo que el potencial consulado cubano es un “mandato sin respaldo financiero” porque la Policía de Miami tendría que estar constantemente lista para reaccionar a las protestas y los riesgos de seguridad. Agregó que Miami enfrentó un situación similar durante el gobierno del presidente venezolano Hugo Chávez, cuando el consulado de ese país en Miami era una fuente de frecuentes tensiones en la ciudad. Venezuela cerró su consulado en Miami en el 2012, porque lo que la numerosa comunidad venezolana de la ciudad tenía que viajar al consulado de Nueva Orleans.
“Cada vez que el gobierno cubano haga algo” controvertido, dijo Regalado, “vamos a tener protestas.... Eso afecta nuestra paz y estabilidad”.
Los roces sobre un hipotético consulado cubano en Miami se ven en lo fundamental como un enfrentamiento simbólico, porque es Washington el que decide dónde un país puede tener consulados en Estados Unidos. Es el ejemplo más reciente de la resistencia del liderazgo político de Miami a una rápida ampliación de los lazos gubernamentales y de negocios entre Estados Unidos y Cuba después que el presidente Barack Obama anunció en diciembre del 2014 que restablecería relaciones diplomáticas plenas con el régimen de Castro.
“El presidente Obama tiene más en común con los hermanos Castro que con el pueblo estadounidense”, dijo Bovo. “El presidente probablemente tenía un afiche del Che Guevara en su dormitorio cuando estaba en la universidad. Tiene mucho más en común con los Castro en temas generales”.
Bovo citó una encuesta de la firma Bendixen & Amandi en el 2014 que identificó apoyo nacional entre los cubanoamericanos a un consulado en Miami (50 por ciento a favor, 39 por ciento en contra), pero la cifra era mucho menor en la Florida. La encuesta concluyó que 41 por ciento de los cubanoamericanos en la Florida querían un consulado cubano en Miami, en comparación con 46 que se oponían).
Los lazos comerciales entre Miami y Cuba se expanden a un ritmo acelerado y Washington ha eliminado obstáculos normativos a pesar de que la ley de embargo sigue vigente.
American Airlines espera liderar los cambios con nuevos vuelos regulares entre Miami y La Habana, lo que pondría fin a la necesidad de vuelos fletados que en estos momentos transportan a la mayoría de los pasajeros en esta ruta. Por su parte, Carnival, la mayor línea de cruceros del mundo, planea usar el Puerto de Miami como base para viajes a Cuba más adelante este año.
Pero cuando a principios de este mes se filtró la noticia de que el Puerto de Miami estaba en negociaciones con operadores de ferry sobre rutas potenciales a Cuba, Carlos Giménez, alcalde de Miami-Dade, convocó a una conferencia de prensa para subrayar que el gobierno condal “hace negocios con empresas de transporte, no con países”.
Un portavoz de Giménez dijo que el alcalde “trabajaría”con Washington si decide permitir que Cuba abra un consulado en Miami.
“El alcalde Giménez opina que es prematuro discutir la apertura de un consulado cubano en el Condado Miami-Dade en momentos que quedan por solucionar otros asuntos entre Estados Unidos y Cuba”, expresó el portavoz Michael Hernández en un comunicado. “Sin embargo, es una decisión federal la que autorizaría abrir un consulado en nuestra comunidad, y la administración del alcalde Giménez trabajaría con el gobierno federal si esa decisión se toma”.
ENERO 20, 2016 7:10 PM
Comisión del Miami-Dade vota
en contra de la apertura de un consulado cubano
La resolución “urge” a Obama a no autorizar consulado
en Miami
Comisionados temen “riesgos de seguridad”
Llamaron a
seguir debatiendo el tema porque esperan cambios en la relación con Cuba en el
futuro
NORA GÁMEZ TORRES
La Comisión del condado Miami-Dade aprobó el miércoles
una resolución que “urge” a la administración del presidente Barack Obama a que
no autorice la apertura de un consulado cubano en el área metropolitana.
El comisionado Esteban Bovo, promotor de la
resolución, hizo una apasionada defensa del texto y señaló que quería enviar un
mensaje claro a Obama: “que Miami-Dade no es un lugar que daría acogida a un
consulado hasta que no haya libertad en Cuba” y que los opositores cubanos como
Guillermo Fariñas “pudieran decirle al presidente de su país que no están de
acuerdo con él sin miedo a ser golpeados”.
Los comisionados Rebeca Sosa, José “Pepe” Díaz y
Audrey M. Edmonson defendieron la iniciativa invocando la necesidad de ser
“sensible” con la comunidad que representan y evitar “puntos de fricción”. Sosa
recordó, por ejemplo, que las regulaciones aún vigentes en Cuba prohíben a los
cubanoamericanos, como varios de los comisionados presentes, viajar a la isla
por vía marítima.
Aunque la resolución reconoce que el condado tiene la
mayor comunidad cubanoamericana en Estados Unidos, señala que menos de la mitad
de los cubanoamericanos que viven en la Florida apoyan el establecimiento de un
consulado en la ciudad, según una
encuesta de Bendixen&Amandi
reportada por el Miami Herald.
Asimismo, el texto señala que el establecimiento del
consulado “podría inflamar las pasiones y crear riesgos de seguridad” por
posibles protestas y agrega que existen opciones más viables como las ciudades
de Tampa y New Orleans.
Sin embargo, incluso algunos comisionados que votaron
a favor, llamaron la atención sobre la necesidad de continuar debatiendo sobre
el tema pues eventualmente, con la normalización, los lazos comerciales con
Cuba podrían beneficiar a Miami. En ese sentido el comisionado Juan Carlos
Zapata introdujo una enmienda para acotar el rechazo al consulado con la frase
“hasta que exista democracia en Cuba”, propuesta que fue secundada por los que
votaron a favor.
Pese a apoyar la iniciativa de Bovo, Zapata manifestó
su preocupación por la posibilidad de que el grueso de los vuelos a Cuba
podrían trasladarse hacia otro aeropuerto más cercano al nuevo consulado, lo
que acarrearía pérdidas económicas al condado, un argumento que retomó luego el
presidente de la Comisión, Jean Monestime.
“Voy a ser cándido con ustedes, voy apoyar la resolución
en primer lugar porque realmente no tenemos control” sobre la eventual apertura
de un consulado, dijo y agregó que en el futuro “tendremos que tomar decisiones
duras que nos van a herir a algunos”.
Solo tres comisionados votaron en contra: Xavier
Suárez, Danielle Levine Cava y Barbara Jordan. La resolución había sido
retirada en la mañana de la lista de los asuntos que se aprueban sin discusión,
por Levine Cava y Sally A Heyman. Esta última dijo que creía que un consulado
en la ciudad sería “conveniente” para las familias cubanoamericanas, quienes no
tendrían que viajar fuera.
Por su parte Jordan votó en contra porque el texto
“cerraba puertas” en una intervención en la que citó a Nelson Mandela. Ningún
ciudadano se presentó para hablar sobre el tema durante la sesión.
The most telling aspect of Miami-Dade
Commission's vote against a Cuban consulate may be that no citizen
showed up to speak about it.
— Doug Hanks (@doug_hanks) enero 20, 2016
Anteriormente, el alcalde de Miami, Tomás Regalado
tambiénhabía
amenazado con una demanda judicial para bloquear cualquier intento de abrir un consulado cubano en la
ciudad.
En un intercambio en la mañana, los comisionados
mostraron su preocupación por el impacto que el posible arribo de miles de
cubanos varados en Costa Rica podría tener en los servicios locales. El alcalde
Giménez comentó que el pasado año fiscal habían llegado a Estados Unidos más de
40,000 cubanos, algunos a otros estados, y que el sur de la Florida había
podido manejar este volumen de inmigración.
“Estamos preparados”, aseguró Giménez, y agregó que
continuaba monitoreando la situación de los cubanos, en caso de que fuera
necesario solicitar más recursos, en contraste con la posición de Regalado, quien
ha insistido en que el gobierno
federal asigne más recursos para ayudar a los inmigrantes, pues considera que
las autoridades locales no tienen la capacidad suficiente para hacerlo.
La comisionada Sosa aprovechó el intercambio para
traer a colación el debate sobre los beneficios que recibían los inmigrantes
cubanos. Mencionó que recibía muchas llamadas de los residentes de su distrito,
quienes llamaban la atención sobre el hecho de que algunos trabajadores
recibían cheques de la Seguridad Social al retirarse, de menor cuantía que la
ayuda recibida por cubanos recién llegados.
Sosa ha apoyado públicamente al senador y candidato
presidencial Marco Rubio, quien presentó un proyecto de ley junto al representante
Carlos Curbelo para cortar
los beneficios a los inmigrantes cubanos.
El reportero del Miami Herald Doug Hanks contribuyó
con esta historia.
Nora Gámez Torres: @ngameztorres
Sur de la Florida
enero 18, 2016 6:09 PM
Alcalde de Miami rechaza la instalación
de un consulado cubano en Miami
El alcalde de Miami
promete presentar una demanda federal si Washington lo autorizaComisionado Bovo quiere que Miami-Dade exhorte a Washington a no abrir consulado en Miami
Un destacado magnate cubano de servicios médicos dice que ‘es hora de perdonar’
dhanks@miamiherald.com
En momentos que La Habana y Washington profundizan su acercamiento diplomático, algunos líderes de Miami tienen un mensaje serio para las dos partes: Nosotros no tenemos nada que ver con eso.
El alcalde de Miami dijo el lunes que presentaría una demanda judicial para bloquear cualquier intento de Cuba si La Habana trata de abrir un consulado en el territorio municipal. Una resolución que debe someterse a voto más adelante esta semana en la Comisión del Condado exhorta al presidente Barack Obama a no permitir un consulado cubano en Miami-Dade, alegando que ello “pudiera inflamar pasiones y crear riesgos de seguridad”.
Esteban “Steve”Bovo, comisionado de Miami-Dade, hijo de un veterano de Bahía de Cochinos que patrocinó la resolución condal, calificó la posibilidad de abrir un consulado cubano en Miami “una burla” a la comunidad exiliada dado que en Cuba todavía hay una dictadura.
“En el momento que haya una Cuba libre, en el momento que se celebren elecciones en Cuba, en el momento que cesen las golpizas en Cuba, entonces creo que tenemos una brillante oportunidad [para que Miami-Dade] ocupe su papel debido de liderazgo en lo relacionado con Cuba”, dijo Bovo. “Todo lo que hace falta es un poco de paciencia”.
El asunto en cuestión es lo que muchos ven como el próximo paso natural después que Cuba reabrió su embajada en Washington en julio como parte de la reanudación de relaciones diplomáticas normales. Los países tienden escoger ciudades con gran cantidad de personas de esa nacionalidad para abrir consulados fuera de Washington, porque son las que más necesitan para obtener certificados de nacimiento y otros documentos. De otra manera tendrían que ir a la embajada misma.
“Miami es lógicamente el lugar para un consulado, pero probablemente no será sede de un consulado”, dijo Mike Fernández, magnate de los servicios médicos nacido en Cuba e importante donante republicano. Fernández apoya los lazos con Cuba y viajó a La Habana el otoño pasado como parte de un programa de la Cámara de Comercio de Estados Unidos. “Si yo fuera alcalde de Miami, diría que represento a todos en Miami y el futuro de Miami. Y esto es un asunto de negocios”.
“No cabe duda de que es el momento de perdonar”, agregó Fernández, presidente del directorio de MBF Healthcare Partners. “Hace tiempo que se debía haber hecho”.
Tampa, que tiene una de las mayores poblaciones de cubanos en Estados Unidos, ya está haciendo campaña para tener el primer consulado cubano, y varios líderes de la región han aprobado resoluciones en que dan la bienvenida a la sede diplomática. Pero en Miami, con la mayor población de cubanos fuera de la isla misma, los líderes rechazan la idea de que el gobierno de La Habana ocupe un edificio.
“Presentaré una demanda federal si el Departamento de Estado autoriza a Cuba a establecer un consulado aquí”, dijo el alcalde Tomás Regalado, quien nació en Cuba y cuyo padre fue preso político durante dos decenios en la isla.
Regalado dijo que el potencial consulado cubano es un “mandato sin respaldo financiero” porque la Policía de Miami tendría que estar constantemente lista para reaccionar a las protestas y los riesgos de seguridad. Agregó que Miami enfrentó un situación similar durante el gobierno del presidente venezolano Hugo Chávez, cuando el consulado de ese país en Miami era una fuente de frecuentes tensiones en la ciudad. Venezuela cerró su consulado en Miami en el 2012, porque lo que la numerosa comunidad venezolana de la ciudad tenía que viajar al consulado de Nueva Orleans.
“Cada vez que el gobierno cubano haga algo” controvertido, dijo Regalado, “vamos a tener protestas.... Eso afecta nuestra paz y estabilidad”.
Los roces sobre un hipotético consulado cubano en Miami se ven en lo fundamental como un enfrentamiento simbólico, porque es Washington el que decide dónde un país puede tener consulados en Estados Unidos. Es el ejemplo más reciente de la resistencia del liderazgo político de Miami a una rápida ampliación de los lazos gubernamentales y de negocios entre Estados Unidos y Cuba después que el presidente Barack Obama anunció en diciembre del 2014 que restablecería relaciones diplomáticas plenas con el régimen de Castro.
“El presidente Obama tiene más en común con los hermanos Castro que con el pueblo estadounidense”, dijo Bovo. “El presidente probablemente tenía un afiche del Che Guevara en su dormitorio cuando estaba en la universidad. Tiene mucho más en común con los Castro en temas generales”.
Bovo citó una encuesta de la firma Bendixen & Amandi en el 2014 que identificó apoyo nacional entre los cubanoamericanos a un consulado en Miami (50 por ciento a favor, 39 por ciento en contra), pero la cifra era mucho menor en la Florida. La encuesta concluyó que 41 por ciento de los cubanoamericanos en la Florida querían un consulado cubano en Miami, en comparación con 46 que se oponían).
Los lazos comerciales entre Miami y Cuba se expanden a un ritmo acelerado y Washington ha eliminado obstáculos normativos a pesar de que la ley de embargo sigue vigente.
American Airlines espera liderar los cambios con nuevos vuelos regulares entre Miami y La Habana, lo que pondría fin a la necesidad de vuelos fletados que en estos momentos transportan a la mayoría de los pasajeros en esta ruta. Por su parte, Carnival, la mayor línea de cruceros del mundo, planea usar el Puerto de Miami como base para viajes a Cuba más adelante este año.
Pero cuando a principios de este mes se filtró la noticia de que el Puerto de Miami estaba en negociaciones con operadores de ferry sobre rutas potenciales a Cuba, Carlos Giménez, alcalde de Miami-Dade, convocó a una conferencia de prensa para subrayar que el gobierno condal “hace negocios con empresas de transporte, no con países”.
Un portavoz de Giménez dijo que el alcalde “trabajaría”con Washington si decide permitir que Cuba abra un consulado en Miami.
“El alcalde Giménez opina que es prematuro discutir la apertura de un consulado cubano en el Condado Miami-Dade en momentos que quedan por solucionar otros asuntos entre Estados Unidos y Cuba”, expresó el portavoz Michael Hernández en un comunicado. “Sin embargo, es una decisión federal la que autorizaría abrir un consulado en nuestra comunidad, y la administración del alcalde Giménez trabajaría con el gobierno federal si esa decisión se toma”.
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