Translate

Il tempo all'Avana

+28
°
C
H: +28°
L: +23°
L'Avana
Lunedì, 24 Maggio
Vedi le previsioni a 7 giorni
Mar Mer Gio Ven Sab Dom
+28° +29° +29° +28° +29° +29°
+24° +24° +24° +24° +24° +24°

lunedì 6 giugno 2016

Arechabala, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 5/6/16

Gli specialisti assicurano che Cuba fu il primo Paese a dare al rum la categoria di classico.
Curiosamente Cuba entrò tardi nel panorama della fabbricazione internazionale del rum. Ma si dispose in fretta ad accorciare la strada. Se nel 1778 l’Isola esportò circa 230.000 litri di aguardiente, già all’inizio del XIX secolo, solo 20 o 25 anni dopo,si producevano oltre 4,5 milioni di litri. Nel 1861 esistevano 125 distillerie, nel maggiore dei casi erano parte di zuccherifici e in generale per operazioni individuali. Era l’epoca in cui Cuba cominciava a produrre un terzo dello zucchero mondiale.
Il rum cubano segna un’epoca nuova, un stile nuovo nella fabbricazione dei rum. Nella decade del 1860, si poteva bere una gamma completa di rum “britannici”, prodotti in Guyana, Giamaica e Barbados, a partire dalla melassa e in alambicchi a spirale. Fu allora che Cuba importò una nuova tecnologia, il cosiddetto alambicco continuo o di colonna che permise ai distillatori cubani creare un nuovo stile di rum, più leggero e dolce.
Il primo fu Facundo Bacardí a Santiago de Cuba. Con la sua innovazione, Cuba, cominciò a distinguersi dal resto dei Caraibi e anche se gli alambicchi a colonna apparvero molto presto nel resto delle Antille, il rum leggero cubano aveva già vinto la battaglia della concorrenza.
Nel 1878 entrò nel gioco il giovane basco José Arechabala Aldama che comprò a rate dagli eredi di Joauquín de Zulueta un alambicco posto nella città matanzera di Cárdenas. Distillava il miele di sette o otto zuccherifici della zona, riceveva la materia prima dalla zona di Sagua la Grande e Yaguajay e febbraio ed era valutato in 33.000 pesos in oro e 167.000 pesos in biglietti. Il 1° febbraio del 1880, il nuovo proprietario lo inscriveva nel Registro Mercantile col nome di La Vizcaya. A partire dal 18 gennaio del 1821 opererà con la ragione sociale di J. Arechabala  S.A. Il fondatore dell’azienda presiedeva la Compagnia e come azionisti erano presenti i suoi figli: Juana, Carmela, Mercedes, José Antonio e José Nicolás. Giungerà ad ammassare un capitale enorme nel campo della distillazione di alcol e la raffinazione di zuccheri, creerà il famoso rum Havana Club.
Nel 1958, questo complesso industriale occupava un’area di 600.000 metri quadrati e lo conformavano impianti di confetture, lievito, sciroppi e altre produzioni derivate dallo zucchero. Contava di una fabbrica di liquori, magazzini per lo zucchero, terminal marittima, acquedotto proprio, servizio di cabotaggio e cantiere navale. Nelle sue cantine si mantenevano, in modo permanente, due milioni di litri invecchiando in barili di rovere.
Produceva anice, grappa, creme, cognac e gin con la marca Arecehebala, i cognac marca Relícario e Tres Arbolitos, il rum invecchiato Arechabala 75 e altri tipi di rum, oltre al già citato Havana Club.
D’altra parte, rappresentava il whisky Chivas Regal e altre bevande d’importazione.
Della Compagnia, facevano parte  le centrali zuccheriere Por Fuerza e Progreso, entrambe nella provincia di Matanzas.

Il giovane basco e il basco

José Arechabala Aldama nacque a Gordejuela, Biscaglia, il 9 novembre del 1847. Le fonti consultate non parlano della sua infanzia né della sua adolescenza, ma di sicuro non erano certo splendide, ebbene, con solo 15 anni cercò nuovi orizzonti a Cuba. Giunse sull’Isola il 21 settembre 1863 e prima lavorò col suo parente Antonio Galíndez Aldama, residente a Matanzas, poi nell’azienda Bea, dedicata alla rifinitura d’imbarcazioni, ferramenta e come banca, qualcosa di frequente, allora, quando le aziende assumevano le parti delle banche.
Julian de Zulueta era già, a quei tempi, un importante uomo d’affari e una figura politica di prim’ordine. Marchese di Alava. Visconte di Casa Blanca. Colonnello delle Milizie. Colonnello dei Volontari, Console del Tribunale Reale per il Commercio. Consigliere d’Amministrazione d’Industria. Consigliere e sindaco dell’Avana in diverse occasioni. Deputato alle Cortes. Senatore Vitalizio del Regno. Governatore Politico interinale dell’Isola di Cuba.
Era proprietario di diversi zuccherifici. Azionista della ditta costruttrice della ferrovia di Marianao e iniziatore. Contrattista per l’abbattimento delle mura del’’Avana ed iniziatore della costruzione dell’edificio che sarà conosciuto come La Manzana de Gómez, dove si installerà – fu idea sua – un gran centro commerciale simile agli attuali, dove avrebbero coinciso diversi esercizi. Costruttore con la sua propria pecunia della ferrovia Zaza-Caibarién. Arricchito con la tratta degli schiavi e dei cinesi, fece parte del gruppo dei possidenti e prestatori di soldi di origine spagnola che assunse il controllo del Diario de la Marina e lo convertì in portavoce dei loro interessi. Una città della regione centrale e una strada avanera portano il nome di chi fu nemico recalcitrante dell’indipendenza di Cuba e uno dei grandi promotori del capitalismo nell’Isola. Non si può scrivere la storia cubana del XIX secolo senza menzionarlo.
Come intrecciarono la loro relazione Zulueta e Arechabala?
L’importanza economica e commerciale che acquisì il porto di Cárdenas da dove Zulueta spediva le produzioni delle sue centrali, gli fece pensare non solo nella costruzione di magazzini, ma di sviluppare una distilleria che aprofittassero delle melasse che si depositavano considerevolmente per il ritardo di essere imbarcate.
Zulueta conobbe la laboriosità del giovane basco, la sua dedicazione al lavoro, intelligenza e brillantezza e nel 1873 lo nominò suo delegato a Cárdenas. Arechabala allora aveva 26 anni.
Durante una visita alla città matanzera di Colón dove aveva anche, grandi interessi, Julián de Zulueta cadde da cavallo e rimase con la testa infilata in un tombino. Si fece tempo a trasportarlo all’Avana dove morì il 4 maggio del 1878.
José Arechabala gli sopravvisse per lunghi anni, morì il 15 marzo 1923. Giunse ad essere proprietario della fabbrica di gas che alimentava l’illuminazione pubblica di Cárdenas e dotò la cittá di un teatro che portò il suo nome. I suoi atti sono il riflesso della sua devozione alla cultura e al buon gusto. La stessa industria era circondata da un vasto complesso di giardini e vialetti dove si univano l’utile e il bello, senza contare che fu una gran fonte di impiego. Cárdenas lo dichiarò suo Figlio Adottivo.

Nasce Havana Club

Il 19 marzo del 1934 si inaugurò la fabbrica di liquori e cominciò la produzione del rum Havana Club. Più tardi si aggiunse l’Alcol Etilico – alcol puro molto richiesto per fini sanitari -, anche i cordial e i cognac. Il 29 maggio 1925 aprirono il Bar Privado e gli uffici dell’azienda nel palazzo del Conte di Casa Bayona, nella Piazza della Cattedrale dell’Avana. Il 18 luglio del 1836 misero in marcia la produzione di confetture. Per elaborarle si adottò la tecnica più avanzata, utilizzando materie prime scelte per dotarle di un sapore squisito e esibirle con una presentazione attraente che le fece molto richieste dentro e fuori da Cuba.
Nel marzo 1934, la Compagnia cominciò a produrre il carburante conosciuto come mofuco. Per cui lo si considera il primo carburante nazionale che utilizzava l’alcol come base. Quando, nel 1943, la guerra mondiale impose rigidi controlli sulla benzina, il Governo cubano richiese il concorso dell’azienda affinché il trasporto terrestre non si paralizzasse, arrivando, Arechabala a sopportare fino al 63 per cento del consumo nazionale.
J. Arechabala S.A. ebbe un’attiva partecipazione nel riuscire a far ammettere lo zucchero cubano, raffinato, negli U.S.A. Fu una lotta furibonda quella che tra il 1928 e il  1933 scatenò, assieme ad altre aziende, contro le autorità nordamericane per fissare e stabilire il diritto di Cuba a esportare questo prodotto negli U.S.A. e così evitare la chiusura delle raffinerie cubane.
I suoi prodotti superavano quelli della concorrenza. Nel 1956, La Vizcaya, produsse circa sei milioni di litri di grappe e alcol di 95 gradi, alle quali si sommavano i quasi 800.000 litri ottenutinelle centrali Por Fuerza e Progreso. La seguivano, in ordine di produzione, la distilleria Infierno – oltre sei milioni di litri – e La Licorera de Cuba con cinque milioni, con le marche di rum e creme Aldabó, cognac Peralta e Anís del Diablo. La Compañia Cubana de Alcohol appare dopo con oltre tre milioni di litri dalle dominazioni Santa Cruz e Legendario, mentre Bacardí, in fondo alla fila, appare cono solo 3.118.000 litri.
Certo che ci furono contrarietà e scontri. Il fondatore dell’azienda perse e rifece la sua fortuna varie volte. Per la produttrice di rum risultò disastroso l’uragano del 1888 che spazzò la costa nord dell’Isola nella zona di Cárdenas e occasionò ingenti perdite. Lo stesso con la mareggiata del 1933, causa di danni ai magazzini e moli, alambicchi, bidoni e barili, eifici e imbarcazioni, così come la perdita di materie prime per 258.000 pesos. Pregiudiziali furono anche le due guerre miondiali, la cadta del prezzo dello zucchero e le crisi economiche. I pesi morali che scossero questa strana famiglia, nella quale i nomi si ripetono e i suoi membri finiscono sposandosi fra di loro, sdella quale fece parte nientemeno che Carmelina Arechabala, colei che dette vita a una frase che sopravvive nell’immaginario cubano, quella di “vive come carmelina”, per sottolineare chi vive una vita agiat, libera da carenze e preoccupazioni.
Qualcosa non del tutto chiaro per lo scriba succede alla fine degli anni ’50, quando, José Fermín Iturrioz esce o lo fanno uscire dall’azienda che dirigeva dal 1926 e presiedeva dal 1953, quando gli toccò sostituire Carmelina Arechabala – non la citata Carmelina – figlia di José Arechabala Aldama, il fondatore e vedova di José Arechabala Saíz, nipote di suo padre. Per non cambiare, Iturrioz che era il proprietario del Retiro Josone a Varadero, è sostituito da José Arechabala Arechabala.
La sua uscita implicò per l’azienda la perdita della centrale Por Fuerza che rimase in mano di Iturrioz. Aveva una capacità di macinazione di 250.000 “arrobas” al giorno, 2.650 lavoratori e 768 cavallerie di terre proprie.

Dopo...

Dopo il 1959, la fabbrica ricevette il nome di José Antonio Hecheverría e nel 1993, quando si fondò la corporazione Cuba Ron, una parte della sua infrastruttura si destinò alla creazione della Ronera Cárdenas. La lista di produzione di questa famosa bottega contempla i formati caneca (tascabile, n.d.t.) delle marche Havana Club, rum Cubay e la grappa Sao Can. Produce anche i rum Refino e Perla del Norte, questi nelle loro versioni di bianco, dorato e invecchiato che raccoglie il buono e genuino saper fare di questa fabbrica di rum.



Arechabala

Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
5 de Junio del 2016 0:30:21 CDT

Aseguran especialistas que Cuba fue el primer país que dio al ron la categoría de clásico.
Curiosamente Cuba entró tarde en el panorama de la fabricación internacional del ron. Pero se dispuso pronto a acortar el camino. Si en 1778 la Isla exportó alrededor de 230 000 litros de aguardiente, ya a comienzos del siglo XIX, apenas 20 o 25 años después, se producían aquí más de 4,5 millones de litros. En 1861 existían 125 destilerías, en la mayoría de los casos parte de fábricas de azúcar y resultado por lo general de operaciones individuales. Es la época en que Cuba empieza a producir un tercio del azúcar mundial.
El ron cubano marca una nueva época, un nuevo estilo en la fabricación de rones. En la década de 1860 se podía beber toda una gama de rones «británicos» producidos en Jamaica, Guyana y Barbados, a partir de la melaza y en alambiques de retorta. Fue entonces que Cuba importó una nueva tecnología, el llamado alambique continuo o de columna, que permitió a los destiladores cubanos crear un estilo de ron nuevo, más ligero y dulce.
El primero fue Facundo Bacardí en Santiago de Cuba. Con su innovación, Cuba empezó a distinguirse del resto del Caribe, y aunque los alambiques de columna aparecieron muy pronto en el resto de las Antillas, ya el ron ligero cubano le había ganado la batalla a la competencia.
En 1878 entró en el juego el vizcaíno José Arechabala Aldama, quien compró a plazos a los herederos de Joaquín de Zulueta un alambique establecido en la ciudad matancera de Cárdenas. Destilaba las mieles de siete u ocho ingenios azucareros de la zona y recibía por mar materia prima de Sagua la Grande y Yaguajay, y estaba valorado en unos 33 000 pesos oro y 167 000 pesos en billetes. El 1ro. de febrero de 1880, el nuevo propietario lo inscribía en el Registro Mercantil con el nombre de La Vizcaya. A partir del 18 de enero de 1821 operaría bajo la razón social de J. Arechabala S. A. Presidía la compañía el fundador de la firma y obraban como accionistas sus hijos Juana, Carmela, Mercedes, José Antonio y José Nicolás. Llegaría a amasar un capital enorme en el campo de la destilación de alcoholes y la refinación de azúcares y crearía el famoso ron Havana Club.
En 1958 este complejo fabril ocupaba un área de 600 000 metros cuadrados y lo conformaban plantas de confituras, levadura, sirope y otras producciones derivadas del azúcar. Contaba con una fábrica de licores, almacenes de azúcar, terminal marítima, acueducto propio, servicio de cabotaje y astillero. En sus soleras se mantenían de manera permanente dos millones de litros añejándose en toneles de robles.
Producía anís, aguardiente, cremas, coñac y ginebra con la marca Arechabala, los coñacs marcas Relicario y Tres Arbolitos, el ron añejo Arechabala 75 y otros tipos de rones, además del ya mencionado Havana Club.
Representaba, por otra parte, el whisky Chivas Regal y otras bebidas de importación. Formaban parte de la compañía los centrales azucareros Por Fuerza y Progreso, ambos en la provincia de Matanzas.

El vizcaíno y el vasco

José Arechabala Aldama nació en Gordejuela, Vizcaya, el 9 de noviembre de 1847. Las fuentes consultadas no aluden a su niñez ni a su adolescencia, pero lo seguro es que no fuesen nada boyantes, pues con solo 15 años buscó en Cuba mejores horizontes. Llegó a la Isla el 21 de septiembre de 1863 y trabajó primero con su pariente Antonio Galíndez Aldama, radicado en Matanzas, y luego en la casa Bea, dedicada a la consignación de buques, la ferretería y la banca, algo frecuente entonces cuando las empresas asumían el papel de los bancos.
Julián de Zulueta era ya para entonces un importante hombre de negocios y una figura política de primer orden. Marqués de Álava. Vizconde de Casa Blanca. Coronel de Milicias. Coronel de Voluntarios. Cónsul del Real Tribunal del Comercio. Consejero de Administración de Hacienda. Concejal y alcalde de La Habana en varias ocasiones. Diputado a Cortes. Senador Vitalicio del Reino. Gobernador Político interino de la Isla de Cuba.
Era propietario de varios ingenios azucareros. Accionista de la firma constructora del ferrocarril de Marianao. Contratista del derribo de las murallas de La Habana e iniciador de la construcción del edificio que sería conocido como la Manzana de Gómez, donde se emplazaría —fue su idea— un gran centro comercial, similar a los actuales, donde coincidirían varios establecimientos. Constructor con su propio peculio del ferrocarril Zaza-Caibarién. Enriquecido con la trata de esclavos y de chinos, formó parte del grupo de hacendados y prestamistas de origen español que asumió el control del Diario de la Marina y lo convirtió en vocero de sus intereses. Una ciudad de la región central y una calle habanera llevan el nombre de quien fue un enemigo recalcitrante de la independencia de Cuba y uno de los grandes promotores del capitalismo en la Isla. No se puede escribir la historia de la economía cubana del siglo XIX sin mencionarlo.
¿Cómo trabaron relaciones Zulueta y Arechabala?
La importancia económico-comercial que adquiría el puerto de Cárdenas, por donde Zulueta sacaba las producciones de sus centrales, lo hizo pensar no solo en el establecimiento de almacenes, sino en fomentar una destilería que aprovechara las mieles, que mermaban considerablemente por la demora en ser embarcadas.
Conoció Zulueta de la laboriosidad del joven vizcaíno, de su dedicación al trabajo, inteligencia y chispa, y en 1873 lo nombró su apoderado en Cárdenas. Arechabala tenía 26 años entonces.
Durante una visita a la ciudad matancera de Colón, donde tenía también grandes intereses, Julián de Zulueta cayó del caballo y quedó con la cabeza enterrada en una alcantarilla. Hubo tiempo para trasladarlo a La Habana, donde murió, el 4 de mayo de 1878.
José Arechabala lo sobrevivió durante largos años; falleció el 15 de marzo de 1923. Llegó a ser propietario de la fábrica de gas que alimentaba el alumbrado público de Cárdenas y dotó a la ciudad de un teatro que llevó su nombre. Sus actos son reflejo de su devoción por la cultura y el buen gusto. La propia industria estaba enmarcada en un vasto conjunto de jardines y paseos, donde se daban la mano lo útil y lo bello, sin contar que fue una gran fuente de empleo. Cárdenas lo declaró su Hijo Adoptivo.

Surge Havana Club

El 19 de marzo de 1934 se inauguró la fábrica de licores y comenzó la producción de ron Havana Club. Más tarde se añadió el Alco-Elite —alcohol puro, muy demandado con fines sanitarios—. También los cordiales y el coñac. El 29 de mayo de 1935 abrieron el Bar Privado y las oficinas de la empresa en el palacio del Conde de Casa Bayona, en la Plaza de la Catedral de La Habana. El 18 de julio de 1936 pusieron en marcha la producción de confituras. Para elaborarlas se adoptó la técnica más avanzada, utilizándose materias primas selectas para dotarlas de un sabor exquisito y expenderlas con una presentación atractiva, lo que las hizo muy demandadas dentro y fuera de Cuba.
En marzo de 1934, la compañía comenzó a producir el carburante conocido como mofuco. Por lo que se le considera pionera del carburante nacional, utilizando el alcohol como base. Cuando en 1943, la guerra mundial impuso rígidos controles sobre la gasolina, el Gobierno cubano reclamó el concurso de la empresa para que el transporte terrestre no se paralizara, llegando Arechabala a soportar hasta el 63 por ciento del consumo nacional.
Tuvo J. Arechabala S. A. una activa participación en lograr que EE. UU. admitiera el azúcar refinado cubano. Fue una lucha denodada que entre 1928 y 1933 libró, junto con otras firmas, contra las autoridades norteamericanas, para afincar y esclarecer el derecho de Cuba a exportar ese producto a EE. UU. y evitar así el cierre de las refinerías cubanas.
Sus producciones superaban las de sus competidores. En 1956 La Vizcaya produjo alrededor de seis millones de litros de aguardientes y alcohol de 95 grados, a lo que se sumaban los casi 800 000 litros obtenidos en los centrales Por Fuerza y Progreso. Le seguían en orden de producción la destilería Infierno —más de seis millones de litros— y la Licorera de Cuba, con cinco millones en las marcas de ron y cremas Aldabó, coñac Peralta y Anís del Diablo. La Compañía Cubana de Alcohol aparece con algo más de tres millones de litros, de las denominaciones Santa Cruz y Legendario, en tanto que Bacardí en el último de la fila, aparece solo con 3 118 000 litros.
Claro que hubo contrariedades y quebrantos. El fundador de la empresa perdió y rehízo su fortuna varias veces. Resultó desastroso para la ronera el huracán de 1888, que arrasó la costa norte de la Isla por la zona de Cárdenas y ocasionó pérdidas cuantiosas. Igual ocurrió con el ras de mar de 1933, causante de daños en almacenes y muelles, alambiques, tanques y toneles, edificios y embarcaciones, así como pérdida de materias primas por 258 000 pesos. Perjudiciales fueron también las dos guerras mundiales, la caída de los precios del azúcar y las crisis económicas. Y las pesadumbres morales que sacudieron a esta curiosa familia, en la que los nombres se repiten y sus miembros terminan casándose entre sí, y de la que formó parte nada más y nada menos que Carmelina Arechabala, la que dio pie a una frase que sobrevive en el imaginario del cubano, esa de «vive como Carmelina», para identificar a quien lleva una vida regalada, libre de carencias y preocupaciones.
Algo no claro del todo para el escribidor sucede a finales de los años 50, cuando José Fermín Iturrioz sale o lo hacen salir de la firma que dirigía desde 1926 y presidía desde 1953, cuando le tocó sustituir a Carmen Arechabala —no es la Carmelina aludida—, hija de José Arechabala Aldama, el fundador, y viuda de José Arechabala Saiz, sobrino de su padre. Para no variar, Iturrioz, que era el propietario del Retiro Josone, en Varadero, es sustituido por José Arechabala Arechabala.
Su salida implicó para la firma la pérdida del central Por Fuerza, que permaneció en manos de Iturrioz. Tenía una capacidad de molida de 250 000 arrobas diarias, 2 650 trabajadores y 768 caballerías de tierras propias.

Después…

Después de 1959 la fábrica recibió el nombre de José Antonio Echeverría, y en 1993, cuando se fundó la corporación Cuba Ron, una parte de su infraestructura se destinó a la creación de la Ronera Cárdenas. La cartera de producción de esta afamada bodega contempla los formatos caneca de las marcas Havana Club, ron Cubay y el aguardiente Sao Can. Produce asimismo los rones Refino y Perla del Norte; este en sus versiones de blanco, dorado y añejo, que recoge el buen y genuino saber hacer de esta ronera.







Nessun commento:

Posta un commento