Sono rimasto
sorpreso ed estremamente dispiaciuto, appena arrivato ad Orlando, della
scomparsa di Tomás Milián un personaggio tanto amato e ammirato da un pubblico
immenso. Ho avuto la fortuna, il piacere e l’onore di condividere con lui e la
sua troupe qualche giorno nella “sua” Avana, nella quale era tornato dopo 58
anni per aprire gran parte della sua intimità più profonda con il suo pubblico,
filmando il documentario autobiografico “The Cuban Hamlet” con la regia di
Giuseppe Sansonna e grazie alle “manovre” dell’architetto Marco Marini in
collaborazione con l’allora Segretario d’Ambasciata Pietro De Martin.
Un attore
fino al midollo, sugli schermi come nella vita. Lui stesso si è definito “un
rompicoglioni” e il personaggio di Monnezza ha detto di averlo creato, almeno
nel nome, a sua immagine e somiglianza. Sono certo che erano gigionerie, in
fondo sapeva bene di essere tutt’altro che della spazzatura. Sicuramente una
personalità tormentata da una vita in certi momenti oltre che difficile,
proprio drammatica.
Sono
arrivato in Florida con la speranza di poter passare a salutarlo nella sua casa
di Miami Beach per chiedergli quando sarebbe tornato ancora all’Avana. Non ne
ho avuto il tempo. Ciao, Tomás o Tomasito come ti chiamava la nonna. Mancherai
di certo a tanta gente, non solo a me.
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