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giovedì 9 marzo 2017

Incontro di Eusebio Leal Spengler col pubblico, moderato da Ciro Bianchi

Fra gli abituali incontri settimanali alla fondazione Dulce María Loynaz, ieri 8 di marzo, c’è sta una conversazione col pubblico da parte del Conservatore Patrimoniale e Storico della cità dell’Avana, Eusebio Leal Spengler, moderato dal popolare intellettuale giornalista e scrittore Ciro Bianchi Ross.
L’invitato ha esordito e parlato a lingo della sua infanzia, da bambino povero, figlio di una bidella separata dal marito che ha compiuto salti mortali per allevare con amore suo figlio fino a potergli far frequetntare la quarta elementare.
Leal ha elencato una serie infinita di amici d’infanzia, fra cui Omara Portuondo, vicini solidali e caritatevoli, come altri personaggi che nell’adolescenza lo hanno aiutato a sbarcare il lunario, introducendolo, in punta i piedi, nel mondo dell’intellettualità cubana  e della realtà cattolica con cui è stato allevato e con essi altri luoghi che hanno sempre catturato la sua attenzione e hanno risvegliato il sogno, sempre latente in lui di studiare, seppure da autodidatta, per mantenere vivo il ricordo della città che lo ha visto nascere e crescere. Una delle figure che più lo hanno impressionato è stata quella di Emilio Roig, il suo predecessore nel ruolo di Conservatore Patrimoniale e Storico della città che in pratica gli ha lasciato un’eredità per la quale non si sentiva preparato. Attraverso Roig e altri personaggi importanti e celebri ha scoperto, avuto accesso ed ereditato, per la città, documenti e oggetti storici di valore inestimabile.
Una volta giunto il processo rivoluzionario, Eusebio ha potuto riannodare gli studi, con grande sforzo di volontà, lottando contro l’ostracismo alle religioni dell’epoca, rubando tempo alle sue molteplici attività che lo hanno portato alle soglie dell’Università, dove poi è entrato superando brillantemente le altre prove, è stato respinto all’esame: sul Marxismo Leninismo. Ha chiesto umilmente scusa ai professori esaminandi, da lui paragonati agli inquisitori spagnoli per la loro severità e intransigenza, ma ha detto chiaramente che la materia era per lui ostica, in quanto la sua mente analitica non accettava idee imposte ma le doveva prima elaborare e capire. Pertanto, ha chiesto aiuto a una delle professoresse di aiutarlo nel fargli comprendere il contenuto della materia, potendo poi così, accedere alla carriera universitaria.
Un racconto molto bello e interessante di quest’uomo che poi si è circondato di valenti collaboratori in ogni settore e sta ridando, almeno al centro della Città Vecchia e immediati dintorni, il suo antico splendore.
Giunto a un’età più che matura, essendosi dichiarato grande sognatore come tutti quelli della sua generazione, ha detto di avere un sogno in sospeso, seppure già in via di realizzazione: Il trasporto da New York della replica esatta e fedele dell’unica scultura esistente di José Martí, l’Eroe nazionale cubano e apostolo della moderna rivoluzione che campggia nel Central Park della città nordamericana. Dopo molte e lunghissime trattative, negative, con i diversi sindaci succeduti al governo della città, è riuscito a trovare una Fondazione privata che si è detta disponibile ad aiutarlo nel suo porposito facendo trasportare una copia fedele, del peso di diverse tonnellate di bronzo, per aiutarlo nel suo sogno e far si che tutti gli avaneri o i visitanti della citttà possano ammirare quest’opera d’arte, unica per la composizione di un Martí a cavallo, ferito a morte e scolpita con una grande arte che evidentemente è stata aiutata dall’amore per questo personaggio, Gigante fra i Gigantii dell’Indipendenza dalla Patria Grande Latinoamericana.
Dopo questo, ha detto, la sua opera sarà terminata, nel frattempo sta ultimando il restauro del Capitolio Nacional che tornerà ad essere la sede dell’Assemblea legislativa, cubana completando, la sua cupola con una lanterna che illuminerà gran parte della zona nelle ore notturne.
Grazie Eusebio, a nome di tutti coloro e apprezzano l’Avana, anche nei luoghi meno conosciuti e purtroppo non ne conoscono, né conosceranno mai tanti misteri nascosti.

Al termine dei suoi interventi, l’unica domanda dal pubblico è stata la mia e gli ho ricordato, quando oltre trent’anni fa, era venuta una delegazione italiana della Confindustria milanese e lombarda disposta a contribuire con finanziamenti e personale specializzato alla costruzione di parte della città, in particolare nella zona di Monte. La risposta, molto diplomatica, riunita assieme ad altri commenti e ricordi del fatto, è stata che l’operazione non si è potuta realizzare per “la burocrazia”. Italiana, cubana o di entrambe? A questo non ha dato risposta.














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