Fra gli
abituali incontri settimanali alla fondazione Dulce María Loynaz, ieri 8 di
marzo, c’è sta una conversazione col pubblico da parte del Conservatore
Patrimoniale e Storico della cità dell’Avana, Eusebio Leal Spengler, moderato
dal popolare intellettuale giornalista e scrittore Ciro Bianchi Ross.
L’invitato
ha esordito e parlato a lingo della sua infanzia, da bambino povero, figlio di
una bidella separata dal marito che ha compiuto salti mortali per allevare con
amore suo figlio fino a potergli far frequetntare la quarta elementare.
Leal ha
elencato una serie infinita di amici d’infanzia, fra cui Omara Portuondo, vicini
solidali e caritatevoli, come altri personaggi che nell’adolescenza lo hanno
aiutato a sbarcare il lunario, introducendolo, in punta i piedi, nel mondo
dell’intellettualità cubana e della
realtà cattolica con cui è stato allevato e con essi altri luoghi che hanno
sempre catturato la sua attenzione e hanno risvegliato il sogno, sempre latente
in lui di studiare, seppure da autodidatta, per mantenere vivo il ricordo della
città che lo ha visto nascere e crescere. Una delle figure che più lo hanno
impressionato è stata quella di Emilio Roig, il suo predecessore nel ruolo di
Conservatore Patrimoniale e Storico della città che in pratica gli ha lasciato
un’eredità per la quale non si sentiva preparato. Attraverso Roig e altri
personaggi importanti e celebri ha scoperto, avuto accesso ed ereditato, per la
città, documenti e oggetti storici di valore inestimabile.
Una volta
giunto il processo rivoluzionario, Eusebio ha potuto riannodare gli studi, con
grande sforzo di volontà, lottando contro l’ostracismo alle religioni
dell’epoca, rubando tempo alle sue molteplici attività che lo hanno portato
alle soglie dell’Università, dove poi è entrato superando brillantemente le
altre prove, è stato respinto all’esame: sul Marxismo Leninismo. Ha chiesto
umilmente scusa ai professori esaminandi, da lui paragonati agli inquisitori
spagnoli per la loro severità e intransigenza, ma ha detto chiaramente che la materia
era per lui ostica, in quanto la sua mente analitica non accettava idee imposte
ma le doveva prima elaborare e capire. Pertanto, ha chiesto aiuto a una delle
professoresse di aiutarlo nel fargli comprendere il contenuto della materia,
potendo poi così, accedere alla carriera universitaria.
Un racconto
molto bello e interessante di quest’uomo che poi si è circondato di valenti
collaboratori in ogni settore e sta ridando, almeno al centro della Città
Vecchia e immediati dintorni, il suo antico splendore.
Giunto a
un’età più che matura, essendosi dichiarato grande sognatore come tutti quelli
della sua generazione, ha detto di avere un sogno in sospeso, seppure già in
via di realizzazione: Il trasporto da New York della replica esatta e fedele
dell’unica scultura esistente di José Martí, l’Eroe nazionale cubano e apostolo
della moderna rivoluzione che campggia nel Central Park della città
nordamericana. Dopo molte e lunghissime trattative, negative, con i diversi
sindaci succeduti al governo della città, è riuscito a trovare una Fondazione
privata che si è detta disponibile ad aiutarlo nel suo porposito facendo
trasportare una copia fedele, del peso di diverse tonnellate di bronzo, per
aiutarlo nel suo sogno e far si che tutti gli avaneri o i visitanti della
citttà possano ammirare quest’opera d’arte, unica per la composizione di un
Martí a cavallo, ferito a morte e scolpita con una grande arte che
evidentemente è stata aiutata dall’amore per questo personaggio, Gigante fra i
Gigantii dell’Indipendenza dalla Patria Grande Latinoamericana.
Dopo questo,
ha detto, la sua opera sarà terminata, nel frattempo sta ultimando il restauro
del Capitolio Nacional che tornerà ad essere la sede dell’Assemblea
legislativa, cubana completando, la sua cupola con una lanterna che illuminerà
gran parte della zona nelle ore notturne.
Grazie
Eusebio, a nome di tutti coloro e apprezzano l’Avana, anche nei luoghi meno
conosciuti e purtroppo non ne conoscono, né conosceranno mai tanti misteri
nascosti.
Al termine dei suoi interventi,
l’unica domanda dal pubblico è stata la mia e gli ho ricordato, quando oltre
trent’anni fa, era venuta una delegazione italiana della Confindustria milanese
e lombarda disposta a contribuire con finanziamenti e personale specializzato
alla costruzione di parte della città, in particolare nella zona di Monte. La
risposta, molto diplomatica, riunita assieme ad altri commenti e ricordi del
fatto, è stata che l’operazione non si è potuta realizzare per “la burocrazia”.
Italiana, cubana o di entrambe? A questo non ha dato risposta.
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