Il nostro connazionale Lorenzo
Mambrini che lo scorso campionato ha portato al successo la squadra di Santiago
de Cuba è stato promosso, almeno formalmente per questioni burocratiche, come
“secondo” della Selezione Nazionale del Calcio cubano. Contestualmente è stato
anche nominato responsabile principale della squadra di Città Avana che lo
scorso campionato è tragicamente retrocessa alla serie inferiore, con la
speranza che la riporti nella categoria maggiore.
Alla guida della Nazionale Cubana c’è
già stata la non felicissima esperienza di un tecnico italiano agli inizi degli
anni ’90, si chiamava Campari, non ricordo il nome, e proveniva dalle
incipienti squadre femminili italiane. Dichiaratosi entusiasta delle reali,
potenzialità degli atleti cubani era convinto di poter ottenere grandi
risultati con metodi non tradizionali, ritmo musicale compreso. In effetti le
carenze magggiori sono nell’impostazione tecnico tattica. Non ricordo se rimase
anche per il secondo mandato, ma credo che se così fu, non lo terminò.
Non conosco Lorenzo Mambrini, ma
ovviamente gli faccio i migliori auguri per la sua carriera cubana, sia di club
che di Nazionale.
A proposito di Italia, ricordo un
altro fatto non proprio diretto, vista la sconosciuta reale nazionalità del
personaggio che però si è consacrato in Italia, dopo Barcellona da dove si è
portato nentemeno che Luis Suarez, particolarmente nell’Internazionale e già
sulla via del declino, per ragioni di età ha finito la carriera nella Roma: il
Mago Helenio Herrera.
Ricordo un colloquio con l’allora
Presidente della Federazione Cubana di Futból, José Reinoso, mentre si trovava
in vacanza a Cuba con la Moglie Fiora Gandolfi.
Ci trovavamo nella hall dell’Habana
Libre, dove si erano dati appuntamento con l’amanbilità di invitarmi. HH, ormai
anziano e in pensione a Venezia, città della sua signora, si offrì
gratuitamente di fermarsi o tornare a Cuba per alcuni mesi per dare un
seminario e trasmettere l,e sue esperienze e conoscenze agli allenatori cubani.
A quei tempi il Calcio, a Cuba, contava come il 2 a briscola e le condizioni
politiche ed economiche non erano mature per quel passo che avrebbe, forse,
essere stato abbastanza d’aiuto, se non importante. Nun ce allargamo, come si
dice a Milano. Prova contraria non esiste, ma fu l’inizio di alcuni miei
disaccordi con Reinoso che poi fu l’artefice della venuta di Campari.
Il tempo guarisce tante cose e
trovandomi casualmente, al mio ritorno a Cuba a vivere a 50 metri da casa di
Reinoso, siamo tornati amici e tra una chiacchiera e l’altra abbiamo ricordato
il fatto, dove si è giustificato come indicavo sopra, L’arrivo di Campari
avvenne qualche anno dopo e il Calcio cubano continuava a valere come il 2 a
briscola…
Come altra curiosità mi hanno detto
che un 16 enne figlio di padre italiano e madre cubana, cresciuto in Italia
dall’età di tre mesi, sta giocando nelle minori del Torino con buona
possibilità di esordio in serie A.
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