Cuba è un Paese dal quale è difficile muoversi. I motivi sono diversi, seppure si è allentata la stretta burocratica sui "permessi di uscita" rimangono i problemi pratici: i cubani non in possesso di altro passaporto (europeo) hanno possibilità limitate di entrare in altri Paesi senza un visto e comunque le possibilità economiche sono inesistenti per la stragrande maggioranza se non si ha chi aiuta dall'esterno. A questo si aggiunge che essendo un'isola praticamente "isolata", si passi il gioco di parole, non ci sono collegamenti marittimi con altri Paesi e l'unico mezzo possibile è l'aereo che ha tariffe abbastanza alte per i più. Il problema, serio per i cubani, adesso tocca anche gli stranieri residenti che seppure, nel caso degli europei per esempio non hanno problemi di visti, c'è però il problema della valuta per chi non ha un conto o finanziamenti dall'estero, dal momento che le Banche in cui si possono avere conti correnti in valuta attualmente richiedono la prenotazione per il ritiro della medesima con tempi che vanno anche oltre i due mesi. Per l'ingresso negli USA, poi, adesso c'è l'abolizione dell'ESTA ovvero il permesso di entrata senza visto, da quando l'illuminato presidente Trump ha messo Cuba nella lista di Paesi patrocinatori del terrorismo e il suo successore, il giovane Biden, non ci pensa nemmeno a toglierla. Questo problema non riguarda solo i residenti, ma anche chi viene a Cuba per turismo non può richiedere l'ESTA per i due anni successivi. Per avere diritto d'ingresso negli USA bisogna richiedere il visto consolare, ma dato che nel caso di Cuba, il Consolato presso l'Ambasciata, nordamericana non rilascia visti turistici o per visita famigliare, ma solo per lavoro o espatrio definitivo se approvato, bisogna prenotare il colloquio in un Paese terzo con tempi e costi immaginabili. Un bel confronto di "democrazie"!
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giovedì 7 settembre 2023
domenica 3 settembre 2023
Sono passati 34 anni
Oggi ricorre il 34mo anniversario dell'incidente occorso all'aereo di Cubana de Aviación con destino Milano che per una grave imprudenza del pilota, il quale non ha valutato bene le condizioni del tempo e la potenza del suo velivolo, si è schiantato pochi secondi dopo il decollo da un'altezza che è stata sufficiente a creare una strage.
Ricordo ancora quella sera e quella notte passata a disposizione del'Ambasciata, agli arrivi nei giorni successivi dei giornalisti italiani e dei famigliari dell vittime. Un ricordo incancellabile.
Quando l'intelligence funziona...
MERCENARIO
"MAURO CASAGRANDE" ITALIANO IN CUBA
lunedì 14 dicembre 2011 20.55
Caro Agente Bunda, alias Albert0,
mi sembra lodevole la tua iniziativa di “riesumare” raccontidi italiani che
hanno una “storia” a Cuba. Quello che posso dire è che peraticamente tutti i
“personaggi” che ahnno una lunga traiettoria di vita cubana li conosco e li ho
conosciuti. Naturalmente non conosco tutti i dettagli delle loro vite, ma
almeno i ruoili principali che hanno avuto, certamente. Devo dire che, magari
involontariamente, si vorrebbe “tirarmi dentro” per conoscere queste storie.
Non è che mi voglia rifiutare di farlo, ma sono comunque “ricostruzioni” che mi
comportano tempo per ricordare e redigere e purtroppo, ho anche altre cose da
fare oltre a seguire il corumi, il mio sito e il blog.
Credo che su Mauro Casagrande, per chi fosse interessato ci siano pagine sui
motori di ricerca, quello che posso riassumere è che al principio degli anni
'60 (credo 61 0 62), questo giovane figlio dell'Ambasciatore italiano a San
Salvador, è capitato a Cuba per seguire dea vicino il nuovo corso della storia
dell'Isola. Durante la sua permanenza, che si è andata estendendo, ha stretto
amicizia con l'allora corrispondente dell'Unità, Saverio Tutino, la “comunità”
degli architetti italiani venuti dal
Venezuela, dopo varie peregrinazioni nel Terzo Mondo e via Argentina, con
l'attore emergente e poi diventato stella di prima grandezza nel cine, teatro
eTV: Sergio Corrieri (figlio di Fabio, lucchese di origine e di Gilda
Hernandez, attrice e regista teatrale) e il dipendente dell'Habana Libre (già
Habana Hilton) Manuel Arango. Architetti a parte, gli altri appartenenti al
gruppo avevano una passione comune: la pesca subacquea ed allora Cuba era un
vero “banquete” per questa attività, in seguito proibita. Oltre alle immersioni
era anche affiorata una certa affinità verso la cultura di cui Corrieri faceva
parte e gli architetti ne facevano da contorno attivo.
Dopo l'applicazione dell'embargo da parte degli USA, Mauro conobbe
l'imprenditore torinese Elio Cittone che aveva concluso una “triangolazione”
con l'URSS per l'invio delle navi cubane cariche di zucchero che erano state
fermate dall'intervenuta manovra economica. Cittone venne “ricompensato” anche
con la possibilità di aprire un ufficio, il primo e l'unico allora per uno
straniero, di import-export: la COMEI. Così in quegli anni si importarono
macchine da scrivere Olivetti, diffuse in tutti gli uffici del Paese,
automobili Alfa Romeo per i dirigenti, moto Guzzi per la Polizia, materiale
ferroviario e di meccanica pesante navale e automotrice Fiat, oltre ad altri
generi. Mauro, fu nomimato direttore della sede cubana della azienda.
Successivamente, dimostrando abilità negli affari e nelle relazioni publiche,
fu nominato Ambasciatore dello SMOM a Cuba. Grazie alla sua attività e i suoi
contatti si trovava a dover viaggiare frequentemente e in uno dei suoi viaggi
venne contattato, a Madrid, da una agente della CIA. Gli venne chiesto se fosse
disposto a collaborare e Mauro prese tempo lasciando però intendere che sarebbe
stato possibile. Rientrato a Cuba si ise in contatto con i servizi di sicurezza
che lo “autorizzarono” ad accettare per infiltrare un “agente
doppio”nell'intelligence americana.
La sua “attività” collaterale durò diversi anni, dentro e fuori da Cuba, fino a
che la diserzione del maggiore della “Seguridad” Florentino Aspillaga Lombard,
che aprofittò di un viaggio in Cecoslovacchia per poi rifugiarsi a Londra, non
fece saltare la “rete” a cui apparteneva Mauro assieme ad altri 26 agenti,
tutti cubani, ed infiltrati come lui nella CIA. Una volta ssicurata la
sicurezza di tutto il “gruppo”, le loro storie sono venuta alla luce
pubblicamente, attraverso uno speciale televisivo che li presentava. L'ultimo
episodio è stato quello in cui è apparso Mauro Casagrande, l'agente “Mario”.
Enorme la sorpresa, fra tutti e specialmente fra chi lo conosceva, italiano o
cubano che fosse. Questo fatto gli comportò la rinuncia alla direzione della
COMEI e alla carica di Ambasciatore ricevette i gradi di maggiore del Minint
fino a diventare, oggi, colonnello. Continuò comunque a dedicarsi agli affari e
investì con Habaguanex nell'apertura del ristorante di Prado e Nettuno assieme
al ex cuoco di Giovanni PaoloII che credo si chiamasse Angelo, ma questo è
successo in anni in cui non risiedevo a Cuba. So che in seguito è uscito dalla
società “mista” e oggi prosegue nei suoi affari di import-export e si occupa di
finanza.
Note:Visite la sua casa in Ave.
Paseo inizio anni 1990 me recorda vecino alla embasciata Italiana in Cuba,voleva
lavorare con lui,non possible la sua empresa international sotto la secureza
del Stato solo loro podevano ubicare personale.
Mauro Cassagrande - Agente Mario de
la DSE (mercenario italiano in Cuba)
Postato 14th February
2012 da Anonymous
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2
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1.
Anonymous14 febbraio 2012 alle ore 21:46
Por la libertad de mì
Patria fuera todos los mercenarios de Isla al servizio de la dictadura castro -
comunista què tienen maniatada un pueblo por màs de medio siglo.
2.
aldo abuaf3
settembre 2023 alle ore 14:54
Ritratto dettagliato e preciso anche negli aspetti
"privati" evidentemente redatto da un "collega" di Mauro
dell'altra sponda. Sarebbe interessante leggere informazioni su altri italiani
a Cuba, magari anche sul sottoscritto, se considerato d'interesse. Ma vedo che
il nostro non pubblica da anni. Morto? Spero di no.
venerdì 1 settembre 2023
Hasta siempre Mimmo! Ricordo di un amico
Un breve scritto pubblicato sul sito
https://premiomimmocandito.org
Aldo Abuaf era un caro amico di Mimmo, nella sua prima vita vigile a Milano
e nella seconda, ormai fisso a Cuba dove i due si conobbero, fotografo,
stringer e collaboratore di alcuni fogli. L’ho incontrato l’ultima volta
nel 2016 all’Havana, quando sono andata a sentire i Rolling Stones davanti
all’impressionante folla di 500 mila persone: ha dato una mano anche a me.
Quando Mimmo se n’è andato, l’ho pensato e mi son detta che non avrei saputo
più nulla di Aldo e mi spiaceva. Invece si è fatto vivo di recente, via
Facebook, e adesso so come trovarlo.Gli ho subito chiesto un ricordo del
Nostro, e lui me lo ha mandato a spron battente. Eccolo qui sotto.
Durante la mia
permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o
comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti.
Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un poco di puzzetta
sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti,
tutti di primo piano, ce n’è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che
ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei
pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per
quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e
investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai
parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo
modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo
cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo
quotidiano. Così è nata un’amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e
non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che
possa sembrare.
Immagino che le sue
cronache manchino anche ai lettori de “La Stampa”, il giornale che era la sua
ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri editi da Rizzoli e
Baldini e Castoldi, raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto
umane in molti Paesi del terzo e quarto Mondo, mettendo in risalto specialmente
la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che
sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione
da Cuba come “persona non grata” (avvenuta durante il mio provvisorio, ma
prolungato rientro in Italia) accusato di essere un agente della CIA. Era
l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita qui si era fatta ancora più dura e
la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi
livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla
notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli
d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era
toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo
oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra
dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina
che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che
indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana.
Sono ancora colpito dal
suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con
un rispetto e un’educazione sulla via dell’oblio in un Mondo che aveva già
iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha
mai fatto pressione per avere particolari riguardi o “dritte” su fatti e
persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che
della solidarietà e l’amicizia che si era formata incredibilmente fra due
persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto
generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto
fare un’intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non
aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud,
di quelli “di una volta”. Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi
nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività
professionale e anche personale.
Sono profondamente
materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall’alto del
Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta
siempre, Mimmo!
Aldo Abuaf
26 Luglio, 2023
lunedì 28 agosto 2023
Spagnoli, ma non esagerate un po'?
Arriba España!
lunedì 14 agosto 2023
Qualcosa non quadra
C'è qualcosa che non quadra, a parer mio, in questo Paese che molti di noi hanno ammirato e idealizzato tra gli anni '60 e '80 del secolo scorso e con qualche riserva nei '90. Non si pretendeva certo una società piatta e uniforme come da comunismo utopico, ma almeno una buona dose di giustizia sociale che mi sembra stia venendo sempre meno applicata.
Si è
creato un "capitalismo a scartamento ridotto" con l'apertura, sempre
più concessa a lavori, cooperative e aziende di piccola e media dimensione.
Questo pur essendo un vantaggio in senso economico e pratico per il lavoratore
e consumatore mette in dubbio il sistema "tutto statale" (o quasi)
applicato fino a pochi anni fa, ma non essendo capitalismo totale ne assume
molti aspetti negativi come quello di creare fratture nella società che prima
erano meno evidenti. Chi ha la capacità e magari gli aiuti esterni, apre
aziende commerciali o produttive che nel momento attuale aiutano la crescita
dell'inflazione.
Non ci
sono (credo) multimilionari, ma esistono differenze notevoli tra ceti. Si
vedono magioni che con le dovute proporzioni sembrano hollyvoodiane e i
motorizzati circolano con auto (o moto) di 60 e più anni o qualcuna meno
anziana di provenienza ex sovietica e comunque non certo attuale, oppure con
modelli più recenti e costosi. Chi può permettersi di spendere varie decine di
migliaia di dollari per una macchina in un Paese proletario mentre i lavoratori
dipendenti tirano ogni giorno di più la cinghia?
Solo con
questi piccoli esempi di vita quotidiana e sotto gli occhi di tutti viene da
pensare che qualcosa non quadra…
venerdì 4 agosto 2023
Un amico indimenticabile
Durante la mia permanenza a Cuba ho avuto modo di conoscere e frequentare persone popolari o comunque famose tra politici, gente dello spettacolo e soprattutto giornalisti. Alcune di queste persone semplici e sincere, altre con un po' di puzzetta sotto il naso e una buona dose di egoismo e opportunismo. Fra i giornalisti, tutti di primo piano, ce n'è stato uno che mi ha toccato nel profondo e che ancora oggi, a oltre 5 anni dalla sua scomparsa è sempre presente nei miei pensieri. È stato quello che più mi ha aiutato e tenuto in considerazione per quel poco di sostegno che posso avergli dato nelle sue ricerche e investigazioni sempre precise, meticolose e soprattutto oneste. Non abbiamo mai parlato di politica fra noi e non so per chi simpatizzasse anche se per il suo modo di essere e di fare credo, senza timore di sbagliarmi che la punta del suo cuore battesse a sinistra, certamente moderata come era moderato lui nel suo quotidiano. Così è nata un'amicizia tardiva, non di quelle della tenera età e non certo agevolata dalla distanza, ma abbastanza forte per incredibile che possa sembrare
Immagino che le sue cronache manchino anche ai lettori de "La Stampa", il giornale che era la sua ragione di vita lavorativa. Ha scritto anche due libri editi da Rizzoli e Baldini e Castoldi raccontando le sue esperienze professionali, ma soprattutto umane, in molti Paesi del terzo e quarto Mondo mettendo in risalto specialmente la vita, la morte e gli stenti di molti appartenenti a quei popoli infelici che sicuramente lo hanno segnato al suo interno. In uno di loro parla della sua espulsione da Cuba come “persona non grata”, avvenuta durante il mio provvisorio, ma prolungato rientro in Italia, accusato di essere un agente della CIA. Era l’epoca del “Periodo Especial” dove la vita si era fatta ancora più dura e la paranoia, già esistente, verso presunti agenti del “nemico” era ai massimi livelli. Personalmente credo che la sua puntigliosità nell’andare in fondo alla notizia lo portava a scavare fino alla radice facendo suonare campanelli d’allarme, in questo caso assolutamente ingiustificati. Molti anni prima, era toccata la stessa sorte anche all’architetto Vittorio Garatti che solo dopo oltre trent’anni è stato riabilitato e invitato a Cuba con onore e una mostra dei suoi lavori. Penso che sarebbe successo anche a lui, una persona cristallina che aveva il solo difetto di voler essere perfetto nel suo lavoro e che indubbiamente simpatizzava, nonostante tutto, con la Rivoluzione Cubana:
Sono ancora colpito dal suo modo incredibile di entrare nella vita del prossimo in punta di piedi con un rispetto e un'educazione sulla via dell'oblio in un Mondo che aveva già iniziato la strada della sguaiataggine. A differenza di altri colleghi non ha mai fatto pressione per avere particolari riguardi o "dritte" su fatti e persone. Se le è sempre cercate da solo avvalendosi solamente di poco più che della solidarietà e l'amicizia che si era formata incredibilmente fra due persone che si vedevano e/o parlavano in tempi assolutamente brevi nel contesto generale. Credo che uno dei suoi rimpianti sia stato quello di non aver potuto fare un'intervista a Fidel Castro, cosa riuscita a un famoso collega che non aveva certo i suoi scrupoli e la sua gratitudine. Un vero gentiluomo del Sud, di quelli "di una volta". Non aveva mai dimenticato le sue origini calabresi nonostante fosse stato fagocitato dal profondo Nord per la sua attività professionale e anche personale.
Sono profondamente materialista e non credente per pensare che mi possa vedere dall'alto del Cielo, però la sensazione della sua presenza la sento ancora oggi. Hasta siempre Mimmo!
lunedì 31 luglio 2023
Il disordinamento e disunificazione monetaria
Il senso
che avrebbe avuto il riordinamento monetario a Cuba non è stato lontanamente
raggiunto, anzi ha provocato squilibri maggiori. Si parlava di unificare la
moneta, ovvero il CUC per gli acquisti in valuta e il Peso Cubano, moneta
ufficiale, per evitare un doppio mercato, cosa che si sapeva impossibile
perdurando il "bloqueo" nordamericano.
In realtà
si è solo abolito l'uso di contante in valuta negli esercizi che vendono
prodotti d'importazione o comunque di difficile reperibilità, se si tratta di prodotti
nazionali che se si eccettuano i vegetali sono praticamente tutto il resto,
fatto salvo qualche prodotto caseario comunque raro, alcuni prodotti di carne
suina o il pane "liberato" dalla quota giornaliera, quando si trova…
Il resto, dall'acqua minerale al caffé puro al 100% passando per tutto l'immaginabile comunque
molto limitato, quando si trova, si paga in valuta avvalendosi della
"tarjeta" ovvero una scheda magnetica tipo carta di credito che viene
rilasciata a chi è autorizzato a tenere un conto in valuta: stranieri
residenti, artigiani in proprio o in cooperativa, piccoli commercianti
eccetera. Alcuni di questi prodotti poi vengono immessi nel mercato nazionale a
prezzi, naturalmente, maggiorati con incremento dell'inflazione.
Rimane in
vigore la "Libreta" o tessera annonaria per gli acquisti mensili, a
prezzo politico e in moneta nazionale dei prodotti di base che peraltro non
sono tutti a cadenza mensile come l'olio di semi o il sale, per esempio.
Pertanto
il doppio mercato rimane ed ha aggravato la situazione creando un'inflazione
(parola prima sconosciuta) a livelli vergognosi con un traffico di cambio
illegale della moneta nazionale con la valuta, vuoi per ricaricare le
"tarjetas" vuoi per le uscite dal Paese, legali o meno, tanto che il
circolante è scarso dal momento che quello che costava 1 adesso si paga da 10
fino anche a più di 100 volte.
Anche le banche sono sprovviste di banconote da
distribuire e questo è il risultato dell'unificazione (sic! ma dove?)
monetaria.
martedì 25 luglio 2023
America, America...!
Sul finire degli anni '50, era venuto in Italia, con la moglie, un fratello di mio nonno Joseph che viveva negli Stati Uniti. Vennero a stare da noi per il periodo del soggiorno e si "innamorarono" di me insistendo con mia madre perché mi mandasse a vivere a New York dove avrei potuto avere un futuro brillante dato che lui lavorava nel prestigioso albergo Waldorf Astoria ed aveva molte conoscenze. Gli ospiti partirono e la richiesta rimase nell'aria fino a che nel 1961, si decise per la mia partenza. Il viaggio aereo era impensabile per i costi di allora quindi si decise, non senza sacrifici, il trasferimento via mare. Il 23 maggio del 1961, mi imbarcai sull'ammiraglia della flotta italiana: la Turbonave "Leonardo da Vinci" che era tornata a Genova dal suo viaggio inaugurale in America dopo essere subentrata all'"Andrea Doria" tragicamente naufragata. La "Raffaello" e la "Michelangelo" erano ancora di là da venire.
Dopo una settimana di navigazione, di cui 5 giorni senza vedere terra, all'alba del 1° giugno entrammo nell'imponente porto di New York, attraccando al Pier 44, a un isolato dal 42 da dove si scorgeva l'Empire State Building. Sbrigate le formalità doganali, allora abbastanza severe specialmente riguardo ai generi alimentari, venni preso in consegna dallo zio Morris. Ci recammo a Brooklyn, dove abitava e cominciò la mia breve avventura americana. La sera andammo all'imponente Luna Park di Coney Island che era a due fermate di metropolitana dalla casa degli zii. Furono molto premurosi e attenti e ci capivamo col mio rudimentale spagnolo dato che era la loro lingua madre dal momento che in Turchia gli ebrei provenivano quasi tutti dall' Inquisizione spagnola e avevano conservato la madre lingua per diverse generazioni.
Oggi quando vedo circolare gli "almendrones" a
Cuba mi ricordo di quei tempi quando però i veicoli erano praticamente nuovi.
Venne il
giorno in cui lo zio mi portò al Waldorf Astoria e scoprii che il suo lavoro
consisteva nella supervisione dei bagni comuni dell'albergo. Non era certo quello
che avevamo immaginato quando parlava del suo lavoro in Italia.
Questo
fatto indubbiamente mi lasciò un'impressione negativa che si unì alla mancanza
di amici, la convivenza con due anziani, la non padronanza della lingua e la
differenza di abitudini, non ultime quelle alimentari.
Quello
che risultava abbastanza facile era muoversi a New York, specialmente dopo aver
raggiunto Manhattan con la Metropolitana che in Italia era ancora sconosciuta.
Un bel
giorno lo zio mi fece conoscere un suo "cliente", era un ex giocatore
del Livorno quando militava in Serie A, si chiamava Magnozzi. Non ricordo il nome.
Questi era titolare di un'impresa di costruzioni che mi avrebbe dato lavoro e
nel contempo aveva fondato una squadra di "Soccer" che aveva chiamato
Inter di New York. Al contrario di quella di Miami (ancora inesistente), questa ricordava nei colori
l'Internazionale di Milano col nero e l'azzurro. Cominciai così la
"carriera" di apprendista muratore alternandola ad allenamenti e
partitelle amichevoli al Central Park. A quei tempi il "Soccer" negli
Stati uniti aveva la popolarità paragonabile (forse) al ping-pong in Italia.
Non esistevano stadi dedicati e le rarissime partite ufficiali si giocavano su
terreni del Football americano o spesso anche del Baseball con i dislivelli del
caso.
Questo
insieme di cose unito alla mia formazione che pur ancora "verde" era
di sinistra mi spinsero a tornare in Italia e con gran dispiacere degli zii (e
di Magnozzi) mi trovarono un imbarco sulla "Constitution", gemella
dell'"Indipendence" che coprivano la rotta per l'Europa meridionale.
Con tutta
la prosopopea con cui venivano propagandate queste navi erano ben lontane dalla
modernità e il comfort della "Leonardo" e dopo una traversata meno
piacevole che all'andata sbarcai a Genova il 21 luglio.
lunedì 24 luglio 2023
Quando una situazione diventa drammatica?
Di questi tempi, a Cuba, manca la liquidità nella circolazione monetaria. C'è una carenza cronica di banconote in circolazione e l'effetto si sente ancora di più con l'inflazione galoppante e conseguente necessità maggiore di denaro contante. Quasi la totalità dei "cajeros automaticos" è fuori servizio per mancanza di banconote ad alimentarli. I pochi che funzionano rilasciano al massimo 1000 Pesos (poco più di 8 dollari al cambio ufficiale) per operazione che può essere ripetuta per 10 volte al giorno. le banche sono prese d'assalto da una moltitudine che forma code di ore per ritirare contante, ma anche nel loro caso rilasciano un massimo di 1000 Pesos e non per 10 volte. Gli stranieri, diplomatici compresi che hanno il C/C in valuta, devono prenotare il ritiro del contante, in Dollari o Euro con tempi che possono arrivare anche al mese dalla prenotazione.
In questo
panorama mancano anche i valori bollati sia postali che amministrativi con
buona pace di corrispondenza e pratiche amministrative.
Fino a quando
potrà essere sostenibile questa situazione? Il rischio è che vada anche
peggiorando.