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martedì 16 aprile 2019

Democrazia e Libertà che belle parole....

Vediamo, sommariamente, quali sono le democrazie sudamericane gradite a Strump e ai suoi “campanèi”. (Vocabolo, un po’ triviale) conosciuto dai milanesi meno giovani per il detto, spero comprensibile: oh che bèi, oh che bèi, tacà al cü ghé i campanèi:
La Colombia, chiave di confine per le operazioni clandestine col Paese vicino, il cui presidente Ivan (non terribile, ma impresentabile) “Donald” Duque ha buttato alle ortiche i patti di pace firmati con il FLN dal suo predecessore, non certo “comunista, Santos che per questa operazione si era guadagnato anche il Nobel per la Pace e ha minacciato di ributtare nella clandestinità gli ex guerriglieri trasformati in Partito politico che comunque ha subito 500 omicidi dalla firma del trattato di pace a oggi. Il disneyano presidente, ha rifiutato qualunque dialogo con l’altro fronte armato oppositore, l’ELN e le popolazioni indigene e la pace interna è rinviata a una lontana data da destinarsi. Oltre a questo, la “democrazia” colombiana ha il triste primato di assassinii di leader sociali e contadini. Solo nel 2018 ne sono stati commessi 189 e quest’anno continuano…
Il Cile, non confinante, con altro presidente impresentabile, Sebastian Piñera, dalla fedeltà assoluta e incondizionata al Grande Fratello del nord che fra le altre cose rifiuta categoricamente di dialogare con le tribù native, Matuta e Mapuche per dare loro maggiori diritti umani, civili e politici.
Il Brasile, dove si è consumato un colpo di Stato parlamentare per deporre la democraticamente eletta Dilma Roussef il cui artefice principale, Michél Témer è attualmente detenuto e accusato di corruzione e dove si è costruito un caso inesistente di corruzione a carico di Lula da Silva che secondo i sondaggi aveva la stragrande maggioranza dei voti per le elezioni dalle quali è emerso Bol somaro, dalle non celate nostalgie nazifasciste e con la volontà di celebrare le peggiori ricorrenze della deposta Giunta Militare degli anni ’80.
Tra le repubbliche non sgradite ci sono l’Argentina di Maurizio Macri che ha demolito l’economia, risorta durante i mandati Kirshner/Fernandez, facendo tornare lo spettro dell’inflazione dovuta ai continui aumenti di tariffe e prezzi pubblici e privati. Ha riaperto un debito pubblico e con l’FMI, azzerati dalla precedente amministrazione, dicendo che era l’unico modo per salvare l’economia e ottenere una ripresa economica. I risultati, purtroppo, li vedono gli argentini delle classi meno abbienti e senza conti correnti a Miami.
A questi Paesi, si aggiunge l’Ecuador del Giuda Lenin Moreno ex braccio destro e delfino di Rafael Correa, grazie al quale ha vinto le elezioni. Oltre aver aperto la strada al patibolo per Julian Assange, come il suo omologo cileno, rifiuta di ascoltare le voci degli indigeni che vogliono salvare il Paese dalla devastazione ecologica in corso e di cui si sono già avute tristi e tangibili prove.
Perù, Paraguay e Uruguay sono in lista d’attesa e in apparente neutralità, mentre la Bolivia è notoriamente un Paese “comunista” il cui regime deve essere abbattuto, secondo il Vangelo (apocrifo) di Strump.

Tutto questo in nome dei Diritti Umani e della Democrazia che i quattro Paesi scomodi applicano in modo diverso.

giovedì 11 aprile 2019

lunedì 18 marzo 2019

Milano, 1848

Sono passati 171 anni dall'inizio delle 5 Giornate di Milano. Visto che l'umanità è divisa in Stati e Comunità, sarebbe bello che ci fosse una convivenza pacifica e ugualitaria, senza ingerenze di tipo più o meno coloniale o di sopraffazione. Indipendenza e sovranità.

giovedì 7 febbraio 2019

Libertà di morire

Non si tratta di eutanasia, ma del fatto che un  bambino di quattro anni è stato "libero" di uccidere (senza volerlo) la madre di 27 con un colpo della pistola che aveva liberamente trovato sotto un cuscino. Questo è solo uno dei 40.000 omicidi annuali da arma da fuoco nel Paese della Libertà.

mercoledì 6 febbraio 2019

Evoluzione del traffico all'Avana

In questi ultimi anni il “traffico” veicolare è notevolemente aumentato rispetto agli anni precedenti al “periodo especial”, quando la benzina super era razionata (a me toccavano 120 litri al mese), la normale quasi introvabile e il diesel era solo per l’agricoltura o alcuni veicoli statali tipo autobus o pochi altri, i camion “Kamaz” erano a benzina. Con l’avvento del periodo di emergenza i carburanti erano ancora più scarsi e venivano venduti solamente in valuta, ma liberamente, secondo la disponibilità, cosa che poi è rimasta definitivamente. Iniziava il breve regno delle goffe e pesantissime biciclette cinesi, poi trasformate in bicitaxi.
Quei tempi mi ricordavano il secondo dopoguerra italiano fino alla metà degli anni ’50, quando è “nata” la Fiat 600, seguita poi dalla 500 che hanno accompagnato il “boom” economico, la crescita esponenziale del traffico e migliorato la tecnologia costruttiva dei veicoli a quattro ruote nazionali con i loro impianti produttivi, ma non solo, abbattendo i costi di produzione. Oltre a tutta una serie di veicoli storici e gloriosi, le prime ad essere pensionate, in quel periodo, furono le “Topolino” nelle loro versioni A, B e C, le auto della piccola borghesia. Le classi meno abbienti hanno cominciato ad avere accesso alla mobilità su ruote.
Una delle tante stranezze di Cuba è che un litro di carburante costa l’equivalente di oltre una giornata di lavoro, ma il traffico è in costante aumento con densità non ancora preoccupante, ma con piccole code e rallentamenti, allora impensabili.  Inoltre il costo dei veicoli è superiore a quello delle case. Il prezzo di un auto nuova è calcolato col “coefficiente 8” vale a dire che il suo costo di mercato è moltiplicato x 8, ovvero un’auto da 10 mila dollari ne costa 80 mila, si acquistano unicamente tramite i canali dello Stato e l’importazione è severamente vietata. Contestualmente è stata autorizzata la compravendita tra privati.
Quelle usate e quasi totalmente superiori ai 30 anni per le ex sovietiche e polacche o di oltre 50 per le folkloristiche americane, hanno a loro volta prezzi assurdi. Oggi, si vedono circolare molte Peugeot, Citroen, Renault, Volkswagen, oltre a varie marche asiatiche di media cilindrata che costano quasi come Ferrari o anche alcune auto tipo Mercedes, Audi, BMW o Suv 4x4 seppure non in modo massiccio, le quali raggiungono (quasi) il prezzo di una Rolls Royce. Vero è che molte hanno la targa “E” (Embajada), “D” diplomatico, “K” se con bollino azzurro di impresa mista o straniera e se priva di bollino indicano la proprietà privata di tecnico straniero con residenza temporanea, “T” con bollino blu per turismo o comunque a noleggio, oppure “B” con bollino azzurro che indicano la proprietà di azienda o organismo statale, ma molte esibiscono la targa “P” ovvero particular (privata). Vero anche è che alcune di queste vetture non recentissime, magari sono state importate da chi fosse autorizzato, in tempi in cui era ancora permesso o acquistate con i risparmi e l’autorizzazione, poi revocata, di chi aveva compiuto missioni internazionaliste. Altro problema è rappresentato da accessori e ricambi, praticamente introvabili e solo di possibile importazione (questa è consentita), però solo cambiare una gomma può costare oltre un anno di stipendio normale.
A questo si aggiunge, nonostante lo stato disastrato delle strade, il moltiplicarsi delle moto, maggiormente di piccola cilidrata, se a motore, oppure a trazione elettrica si provenienza cinese o comunque asiatica. Di tanto in tanto si intravvede ancora qualche “Ural” con sidecar, la brutta copia sovietica delle BMW tedesche degli anni ’40 usate in guerra, oppure le “Soyuz”, più voluminose che potenti o ancor più rare le “MZ” o “Java”. La scarsa conoscenza del codice o il menefreghismo di questi  motociclisti rappresenta un pericolo, sopratutto, per la loro incolumità e problemi per conducenti di veicoli a quattro ruote che peraltro, molti di loro, non sono il massimo di educazione e/o abilità.

La maggior parte di questi veicoli elettrici è di poca potenza, ma ce ne sono alcuni abbastanza veloci e potenti fatti ad imitazione di grosse cilindrate a motore tradizionale. Il bello è che questi piccoli bolidi sono esenti da immatricolazione e relativa targa. Non mi sembra il caso dell’estremismo del Guatemala dove anche le biciclette sono targate, ma penso che almeno per i veicoli di maggior dimensione e potenza, seppure a trazione elettrica si dovrebbe prendere qualche misura amministrativa.




































Aeromorto



giovedì 31 gennaio 2019

La strana coppia


giovedì 10 gennaio 2019

Amare riflessioni di un vecchio rincoglionito


Da quando ho l’uso del comprendonio, sento sempre le varie generazioni (me compreso) che criticano le successive (a torto o ragione) per il loro modo di essere o di comportarsi. In merito all’essere, mi sembra normale con l’evoluzione e il progresso: non possono essere uguali persone che non conoscevano, per esempio e per non andare più indietro, la luce elettrica o l’acqua corrente in casa, da altre che a tre anni usano già PC, Tablet, I-Phone e apparati del genere che chissà cosa riserverà (ad altre generazioni) il futuro. In merito al comportamento invece sono stupìto, proprio perché col passare del tempo e col progresso l’intelligenza, la conoscenza e la cultura, migliorano, o dovrebbero, non capisco come mai si perdono sempre più le basi di un minimo di educazione, rispetto e socialità con il prossimo. Sono quotidiani ed evidenti i segni di disprezzo del prossimo, vandalismo o maleducazione. Per fare altri esempi: come quelle di non cedere il posto a sedere sui mezzi pubblici a persone anziane, sofferenti, vibilmente discapacitate o donne in dolce attesa, così come tenere apparecchi musicali a tutto volume giorno e notte, dalle auto alle case, strade o medesimi mezzi pubblici. Si diventa sempre più dipendenti dalla tecnologia della comunicazione arrivando al punto che due persone, sedute fianco a fianco, si scambino, tramite i telefoni portatili, messaggini in lingua semi criptica invece di guardarsi in faccia e parlarsi. Personalmente non sono contrario al progresso e la tecnologia, infatti uso questi mezzi per esprimere le mie, discutibili, opinioni al plurale e con persone non raggiungibili fisicamente, ma non certo per propagandare astruse teorie sul fatto che la Terra è piatta, come succede. Ben venga il progresso tecnologico se ci deve, come lo vedono i progettisti, aiutare a migliorare la vita, non per peggiorarne la qualità. Ma, forse, la qualità è migliore scrivendosi nell’etere stando a due centimetri di distanza. Chissà.
Questa dipendenza, tecnologica, sembra avere le stesse radici e i sintomi delle dipendenze da stupefacenti o dall’abuso di droghe legali come alcol, tabacco o caffè.

Da parte mia, sono contento di essere nato e aver mosso i primi passi in un mondo che usciva da una guerra che non ha aggettivi per essere definita. Di non aver vissuto l’infanzia sotto dittature più o meno “morbide” e contro la mia volontà. Poi con la crescita (legata anche alla tecnologia) aver visto il miglioramento della qualità di vita, la caduta di regimi di destra e sinistra i cui dirigenti interpretavano il progresso sociale a beneficio proprio o malinterpretavano i Dogmi e le Ideologie, in buona o mala fede. Indubbiamente non si è finito lì, c’era ancora moltissimo da fare anche nell’Occidente Cristiano, ma oggi mi sembra che con la globalizzazione si stiano facendo strada movimenti che rimpiangono o vorrebbero peggiorare certi malanni del passato. Ricordo, in Italia, l’ultimo dopoguerra fino agli anni ’80 quando si è cominciato ad avere un certo degrado, dopo la lenta e costante ricostruzione dalle macerie economiche e morali. “Prima” i capitalisti che non erano certo dame della carità, vivevano nel lusso sfrenato che si erano creati in modi leciti o a volte no o che avevano ereditato. I lavoratori, ovviamente, non erano contenti e si erano creati sindacati e leggi che seppur non impoverendo i ricchi impedivano, a loro, di abusare oltre un certo limite. La classe “alta” mangiava a quattro palmenti, ma lasciava gli avanzi al proletariato, poi si è creata la “recessione”. Quasi da un giorno all’altro si sono susseguiti fallimenti, licenziamenti, disoccupazione, lavoro “nero”, chiusure o trasferimenti di fabbriche che davano lavoro a decine se non a centinaia di migliaia di lavoratori di ogni categoria. Allora (meglio tardi che mai) ho capito che il vero potere è quello economico, i politici sono solo lo strumento che mostra la faccia. Guarda caso non ci sono più “borghesi illuminati”, ma solo affaristi senza scrupoli. A fare le nuove leggi e provvedimenti ci sono i “nuovi politici”, sic!!! Nuovi partiti o movimenti che predicano il cambio, da una parte o dall’altra, ma che alla fine pur di raggiungere o mantenersi al Governo che si nutre e a sua volta alimenta il vero potere, quello economico e che si prestano, come i loro disprezzati predecessori, ad alleanze quantomeno contraddittorie nei termini di programmi o promesse e nel terzo millennio, avanzano prepotentemente fazioni che praticano o vorrebbero praticare l’esatto contrario di quello che predicava l’ispiratore dell’Occidente Cristiano, ovvero lo stesso Gesù Cristo, disputato fra palestinesi ed ebrei per le sue origini il quale, pur essendo nato in Palestina, era discendente dalla religione ebraica e non era certo di razza ariana né avea capelli biondi e occhi azzurri. Sicuramente Lui non avrebbe detto (sempre per esempio): America first!

venerdì 21 dicembre 2018

Come cambiano i tempi

Come cambiano i tempi! Dopo la vittoria della Rivoluzione e fino alla prima metà degli anni ’80 c’era una rivista in bianco e nero, edita dal Ministero del Commercio Interno che si chiamava “Opina”. Il suo Direttore responsabile era l’allora vice Ministro Eugenio Rodríguez Balari. La pubblicazione, settimanale, andava letteralmente a ruba, anche per la relativa tirata limitata. Piaceva molto, specie alle signore, per i suoi contenuti leggeri fra i quali anche l’oroscopo. Una delle sue sezioni era data dagli annunci economici. Improvvisamente, Opina sparì come, poco dopo, il suo Direttore responsabile col quale avevo avuto una piacevole cena in compagnia di amici. La o le ragioni di questa scomparsa erano per le difficoltà affrontate dalla stampa scritta in generale o anche perché considerata di stampo “capitalista”? Ai postini l’ardua sentenza. Intanto, recentemente, è apparsa “Offerta” che ha il taglio che aveva “Opina”, ovviamente adeguato ai tempi e guarda caso ha un inserto dedicato agli annunci economici...