Mi è capitato di
leggere, su FB, commenti che mettono in dubbio la capacità di Cuba di produrre
vaccini per la Covid-19 beffeggiando la posizione di “potenza medica” in quanto
le farmacie sono sprovviste dei più elementari prodotti da banco o farmaci di uso
comune cosa senz’altro vera, ma non si dovrebbe confondere la “potenza medica” da “potenza
farmacistica”, da non confondere con farmaceutica. Cuba ha a suo credito,
da anni, decine di prodotti biotecnologici d’avanguardia anche nei Paesi
sviluppati, come il fattore di crescita epidermica, la cura dell’ulcera del
piede diabetico, il vaccino per il cancro ai polmoni, l’interferone, altri
fattori ricombinanti, gli anticorpi monoclonali o la melagenina di cui si meravigliavano giá negli anni
’80, fior di scenziati anche italiani. Sicuramente nel Terzo Mondo, ma non
solo, Cuba è una potenza medica, cerificata dalla OMS o dalle centinaia di
missioni svolte in altri Paesi per combattere l’Evola (Africa), le calamità
naturali e guarda caso, il Covid-19 recentemente anche in Italia, Paese del
Mondo Sviluppato e una delle principali potenze economiche mondiali. La Brigata
Medica Henry Reeve è stata proposta da
più parti per il Premio Nobel per la Pace.
Questi denigratori
evidentemente conoscono la realtà cubana, ma solo per un verso quello fatto
vivere dalle loro amichette che nei loro
soggiorni sessuali hanno fatto pesare le difficoltà economiche per offrire
prestazioni che in Italia, i “conquistadores”, non avrebbero mai ottenuto per
prezzo e qualità.
I negozi sono vuoti,
non solo le farmacie, ma noi che viviamo qua facciamo buon viso a cattiva sorte
e stiamo vivendo un periodo differente, ma per certi versi anche peggiore del
“Periodo Especial de Guerra en Tiempo de Paz” degli anni ’90. Trascurano, i “trombeurs de femmes” di riconoscere che
questo peggioramento della situazione economica è dovuto a un anacronistico e
criminale embargo che dura da oltre 60 anni e che negli ultimi quattro è stato
reso ancora più feroce e spietato dal grande Donald Strunz. Molti semplificano
il problema pensando che se non possono comprare negli USA, possono comprare da
un’altra parte, ma non pensano che non si tratta solo di comprare, ma anche di
vendere per avere un’economia sostenibile e senza esportazioni nei mercati
naturali o linee di credito per gli acquisti, dovuti alle pressioni economiche
e diplomatiche verso Paesi terzi, vorrei vedere quale altro Paese riuscirebbe a
stare a galla seppure con le rimesse famigliari che risolvono, quando
possibile, necessità individuali, non certo collettive. È comprovato che il
marxismo non è certo la soluzione migliore per l’economia nel mondo dell’Homo
Sapiens, ma in attesa della nascità, se ci sarà dell’Homo Utopicus, un
socialismo sostenibile tipo Cina o Vietnam potrebbe essere una soluzione
accettabile, ma non attuabile fino a che ci sarà l’ostilità del gigante a 90
miglia che non consente di creare un po’ di ricchezza da suddividere.