Premesso che fra le tante cose che "non sono" c'è anche l'economista, ma ho due spalle con al centro un collo sul quale appoggia una testa all'interno della quale c'è qualcosa che ogni tanto lavora.
Quindi ho fatto questa riflessione: in un commercio "socialista" si suppone che lo Stato, proprietario della distribuzione, acquisisca beni per effetto di importazione o da produttori locali, ne valuti i costi di gestione e distribuzione in tutto il Paese e su questi ne tragga un prezzo di vendita unitario ed equo.
Stranamente, all'Avana questo non succede, ma nelle cosiddette "shopping" o tiendas in valuta si trova lo stesso identico articolo in posti diversi con prezzi diversi. Magari si tratta di pochi centesimi di CUC, ma ricordiamo che 10 centesimi equivalgono a 2,5 Pesos "nazionali". Come mai queste differenze? I magazzini statali vendono senza indicare quale deve essere il prezzo di vendita al dettaglio? Oppure gli amministratori delle varie unità di vendita al pubblico li pongono a loro piacimento? I magazzini statali forniscono le merci in "conto vendita", oppure le singole unità devono pagare le merci e quindi gestire perdite e profitti? In questo caso il "socialismo" dov'è?
Sarebbe bello sapere come funziona.
giovedì 27 ottobre 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento