In
questi ultimi anni il “traffico” veicolare è notevolemente aumentato rispetto
agli anni precedenti al “periodo especial”, quando la benzina super era
razionata (a me toccavano 120 litri al mese), la normale quasi introvabile e il
diesel era solo per l’agricoltura o alcuni veicoli statali tipo autobus o pochi
altri, i camion “Kamaz” erano a benzina. Con l’avvento del periodo di emergenza
i carburanti erano ancora più scarsi e venivano venduti solamente in valuta, ma
liberamente, secondo la disponibilità, cosa che poi è rimasta definitivamente. Iniziava
il breve regno delle goffe e pesantissime biciclette cinesi, poi trasformate in
bicitaxi.
Quei
tempi mi ricordavano il secondo dopoguerra italiano fino alla metà degli anni
’50, quando è “nata” la Fiat 600, seguita poi dalla 500 che hanno accompagnato
il “boom” economico, la crescita esponenziale del traffico e migliorato la
tecnologia costruttiva dei veicoli a quattro ruote nazionali con i loro
impianti produttivi, ma non solo, abbattendo i costi di produzione. Oltre a
tutta una serie di veicoli storici e gloriosi, le prime ad essere pensionate,
in quel periodo, furono le “Topolino” nelle loro versioni A, B e C, le auto
della piccola borghesia. Le classi meno abbienti hanno cominciato ad avere
accesso alla mobilità su ruote.
Una
delle tante stranezze di Cuba è che un litro di carburante costa l’equivalente
di oltre una giornata di lavoro, ma il traffico è in costante aumento con
densità non ancora preoccupante, ma con piccole code e rallentamenti, allora impensabili. Inoltre il costo dei veicoli è superiore a
quello delle case. Il prezzo di un auto nuova è calcolato col “coefficiente 8”
vale a dire che il suo costo di mercato è moltiplicato x 8, ovvero un’auto da 10
mila dollari ne costa 80 mila, si acquistano unicamente tramite i canali dello
Stato e l’importazione è severamente vietata. Contestualmente è stata
autorizzata la compravendita tra privati.
Quelle
usate e quasi totalmente superiori ai 30 anni per le ex sovietiche e polacche o
di oltre 50 per le folkloristiche americane, hanno a loro volta prezzi assurdi.
Oggi, si vedono circolare molte Peugeot, Citroen, Renault, Volkswagen, oltre a
varie marche asiatiche di media cilindrata che costano quasi come Ferrari o
anche alcune auto tipo Mercedes, Audi, BMW o Suv 4x4 seppure non in modo
massiccio, le quali raggiungono (quasi) il prezzo di una Rolls Royce. Vero è
che molte hanno la targa “E” (Embajada), “D” diplomatico, “K” se con bollino
azzurro di impresa mista o straniera e se priva di bollino indicano la
proprietà privata di tecnico straniero con residenza temporanea, “T” con
bollino blu per turismo o comunque a noleggio, oppure “B” con bollino azzurro
che indicano la proprietà di azienda o organismo statale, ma molte esibiscono
la targa “P” ovvero particular (privata). Vero anche è che alcune di queste
vetture non recentissime, magari sono state importate da chi fosse autorizzato,
in tempi in cui era ancora permesso o acquistate con i risparmi e
l’autorizzazione, poi revocata, di chi aveva compiuto missioni
internazionaliste. Altro problema è rappresentato da accessori e ricambi,
praticamente introvabili e solo di possibile importazione (questa è consentita),
però solo cambiare una gomma può costare oltre un anno di stipendio normale.
A
questo si aggiunge, nonostante lo stato disastrato delle strade, il
moltiplicarsi delle moto, maggiormente di piccola cilidrata, se a motore,
oppure a trazione elettrica si provenienza cinese o comunque asiatica. Di tanto
in tanto si intravvede ancora qualche “Ural” con sidecar, la brutta copia
sovietica delle BMW tedesche degli anni ’40 usate in guerra, oppure le “Soyuz”,
più voluminose che potenti o ancor più rare le “MZ” o “Java”. La scarsa
conoscenza del codice o il menefreghismo di questi motociclisti rappresenta un pericolo, sopratutto,
per la loro incolumità e problemi per conducenti di veicoli a quattro ruote che
peraltro, molti di loro, non sono il massimo di educazione e/o abilità.
La
maggior parte di questi veicoli elettrici è di poca potenza, ma ce ne sono
alcuni abbastanza veloci e potenti fatti ad imitazione di grosse cilindrate a
motore tradizionale. Il bello è che questi piccoli bolidi sono esenti da
immatricolazione e relativa targa. Non mi sembra il caso dell’estremismo del
Guatemala dove anche le biciclette sono targate, ma penso che almeno per i veicoli
di maggior dimensione e potenza, seppure a trazione elettrica si dovrebbe
prendere qualche misura amministrativa.